CIRANO DI BERGERAC

Riduzione di Jean-Paul Rappeneau e Jean-Claude Carrière

Traduzione di Oreste Lionello

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ATTO I - TEATRO

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PORTIERE: Olà! Quindici soldi.

CAVALIERE: Io entro gratis.

PORTIERE: Perché?

CAVALIERE: Sono cavalleggero di sua maestà il Re.

PORTIERE: E voi?

2° CAVALIERE: Non pago. Io sono moschettier.

PORTIERE: Per l'ultima volta, restate nel parterre!

BORGHESE: Vieni. Vedrai, stasera, attori senza pari: Montfleury, Bellerose…

PAGGIO: Luce ai lampadari!

RAGAZZO: E che reciteranno?

BORGHESE: "Clorise".

RAGAZZO: E chi è l’autore?

BORGHESE: È monsieur Balthazar Baro, grande scrittore.

LADRI: Lascia, è mio, lascia. – Ho vinto. – Quello è mio! – A rubare sono più bravo io!

BORGHESE: E pensare che diedero in questa sala, qui, del Rotrou, figlio mio, del Corneille…

LIGNIERE: Corneille, sì, ricordo alla prémière del "Cid" io ero là.

LADRI: Tagliate soprattutto le frange. Presto, va’.

LIGNIERE: Ragueneau, amico mio, ristoro di ogni vate!

RAGUENEAU: Oh, troppo onore.

LIGNIERE: Tacete, moderno mecenate. Tutti questi da lui si servono a credenza.

RAGUENEAU: Lignière, son poeta anch’io…

BORGHESE: Ne ho avuto scienza.

RAGUENEAU: … così, per un sonetto o per una quartina…

LIGNIERE: Voi date una torta.

RAGUENEAU: Oh, no, una tartina.

LIGNIERE: Il posto oggi a teatro, così a tu per tu, quanti polli costò?

RAGUENEAU: Sei flan, quattro chou. Manca Cirano, sembra, e questo mi stupisce.

LIGNIERE: Perché?

RAGUENEAU: C’è Montfleury.

LIGNIERE: Ma quando la finisce? Recita anche stasera?

RAGUENEAU: Nel ruolo di Fedone.

LIGNIERE: Che importerà a Cirano?

RAGUENEAU: Non vuol l’esibizione, ha in odio Montfleury, lo ha messo in quarantena e lo ha diffidato dal riapparire in scena.

BORGHESE: Perciò non si vedrà?

RAGUENEAU: Reciterà lo stesso.

RAGAZZO: Ed il signor Cirano verrà?

RAGUENEAU: Io ci ho scommesso.

CRISTIANO: Lignière, ve ne andate?

LIGNIERE: Sì, ho sete.

CRISTIANO: No, restate, sta arrivando, un istante, Lignière, su aspettate.

LIGNIERE: Mio caro, sono entrato a vostro benefizio. La dama non appare, mi restituisco al vizio.

CRISTIANO: Non conosco Parigi, per questo vorrei che mi diceste il nome.

LIGNIERE: Domandatelo a lei.

CRISTIANO: Ogni volta che parlo prendo una cantonata, sono privo di spirito… ah, mio Dio, è arrivata.

LIGNIERE: Maddalena Robin, detta Rossana: fine, preziosa…

CRISTIANO: Oh, no!

LIGNIERE: Sì… snob, orfana, cugina del famoso Cirano.

MARCHESI: Si direbbe una pesca che sorride a una fragola. - È così tanto fresca che potresti, sfiorandola, prendere un reuma al cuore.

CRISTIANO: Quell’uomo lì chi è? Chi è quello spettatore?

LIGNIERE: È il Conte de Guiche.

CRISTIANO: È preso di…

LIGNIERE: Infiammato. Ma c’è un dettaglio che…

CRISTIANO: Ed è?…

LIGNIERE: Che è ammogliato con la nipote di Richelieu. Ma spera fare sposar Rossana a un tizio da galera, Visconte di Valvert, ruffiano compiacente. Rossana non lo vuole, ma de Guiche è potente, e può ben tormentare una semplice borghese. Ho raccontato tutto in una sirventese, e quante gliene ho aggiunte! Di crude e di cotte! La chiusa è micidiale!

CRISTIANO: Restate.

LIGNIERE: Sh! Buonanotte. (esce)

PUBBLICO: Montfleury! Fuori, fuori! Montfleury! Fuori, fuori!

BORGHESE: L’Accademia ha preso posto. Che scrittori! Porchères, Colomby, Bourzeys, Bourdon, Arbaud... Tutti nomi di cui non un morrà, ohibò!

LADRO: Se mi lasci ti dico un segreto.

CRISTIANO: Di’!

LADRO: Lo scrittore, il tuo amico…

CRISTIANO: Ebbene?

LADRO: Vive le sue ultime ore. Ha indispettito un grande con una canzonetta. Cent’uomini stasera chiederanno vendetta.

CRISTIANO: Cento uomini?

LADRO: … È un grande.

CRISTIANO: Traboccante di fiele.

LADRO: Previenilo.

CRISTIANO: L’agguato?…

LADRO: Alla porta di Nesle. (Cristiano esce)

RAGUENEAU: Cirano manca, ho perso la mia posta, presumo.

LE BRET: Per me è meglio, molto meglio.

PUBBLICO: Basta col fumo! – Montfleury! – Montfleury!

MONTFLEURY: (entra) "Tu lungi dalle corti, nel luogo solitario, imponi a te felice esilio volontario, e tu soffiando Zefiro fra gli alberi cortese…"

CIRANO: Buffone, non ti avevo cacciato per un mese?

PUBBLICO: Eh? – Chi è?

LE BRET: Questo è lui.

RAGUENEAU: Ho vinto!

CIRANO: Re dei guitti, fuori di scena, subito!

MONTFLEURY: Signore!

CIRANO: Non t’azzitti?

MARCHESI: Ehi, basta. – Montfleury, coraggio. – Avanti, ancora.

MONTFLEURY: "Tu lungi dalle corti, nel luogo sol…"

CIRANO: Oh là là, volete dunque che, o Re degli imbecilli, con un frondoso bosco le spalle vi titilli?

MONTFLEURY: "Tu lungi…"

CIRANO: Su, sparisci!

MONTFLEURY: "Tu lungi dalle corti…"

CIRANO: Attento che m’arrabbio!

MONTFLEURY: Nessun che mi conforti! Pietà!

MARCHESE: State tranquillo!

CIRANO: (entra) Occorre che tu taccia! Emetti un solo suono e ti sculaccio la faccia!

MARCHESE: Orsù…

CIRANO: I marchesi tacciano sui loro scranni o appoggerò il mio bastone ai loro panni.

MARCHESI: È troppo! - Montfleury!

CIRANO: Che Montfleury se n'esca, se no gli strappo il gozzo e gli strippo la ventresca.

MONTFLEURY: Ma…

CIRANO: Sparisci!

MONTFLEURY: Signore…

CIRANO: Perbacco, ancora in scena? Mi vuole in palcoscenico? Va bene, salgo a cena, e quella mortadella italiana farò mia.

MONTFLEURY: Per insultarmi voi offendete Talìa!

PUBBLICO: Montfleury! Montfleury! Fuori di qui Cirano!

CIRANO: Abbiate un po' pietà del mio fodero malsano. Sapete, dài e dài darà fuori di lama. Via, via, via, via! Allora? Chi reclama?

PUBBLICO: Vogliamo Montfleury, il dramma di Baro!

CIRANO: Se sento ancora questa sciocchissima canzone vi schiaccio in una volta.

VOCE: Ma non siete Sansone!

CIRANO: Io ordino che non si muova foglia e colettivamente sfido chi ne abbia voglia. Mi segno i nomi! Avanti, eroi di ogni età, distribuirò dei numeri per le priorità. Suvvia, chi vuole aprire la gloriosa lista? Voi signore? No. Voi? No. Il primo duellista sia certo che con tutti gli onor sarà servito. Tutti quelli che vogliono morire alzino il dito! Il pudore non tollera vedere un'arma al nudo? Non un nome? Non un dito? Bene, io qui concludo: io voglio liberare il teatro con lo spurgo di questo ascesso immondo. Sarò, ebbene… il chirurgo! (Montfleury esce)

BELLEROSE: Incliti spettatori, miei signori, nobili…

JODELET: Razza di iene!

PUBBLICO: Bravo! - Bene!

JODELET: No, no, altro che bene. Il ventre più amato di questi nostri giorni si è inteso male: andato di corpus.

PUBBLICO: Che ritorni! - No! - Sì!

GIOVANE: Però si può sapere la ragione per cui odiate Montfleury?

CIRANO: Giovin bestione, ho due ragioni sole, e ognuna basta sola. Primo: è un cane in sentina che abbaia a squarciagola e che solleva, neanche fosse Atlante col mondo, il verso che senz'ansimi sa volare. Secondo: è un segreto.

VECCHIO: Ma voi avete messo al bando una splendida "Clorise".

CIRANO: Somaro venerando, i versi del Baro non son poesia, perciò li avverso senza cruccio.

PREZIOSE: Mio Dio, il nostro Baro!

BELLEROSE: E l'incasso che va restituito?

CIRANO: È questa, Bellerose, la sola cosa intelligente e onesta. La coperta di Tespi non bucherò giammai, acchiappa questa borsa, al volo, prendi e vai!

PUBBLICO: Bravo!

IMPORTUNO: Osteggiare Montfleury, un attore cotal! Che scandalo, è protetto dal Duca di Candale. Avete un padrone?

CIRANO: No.

IMPORTUNO: Un protettore?

CIRANO: No.

IMPORTUNO: Nemmeno un gran signore che vi sostenga un po'?

CIRANO: Lo dissi già due volte, la terza ora vi dice: non ho dei protettori, ma una protettrice. Bene, alzate i talloni, subito.

IMPORTUNO: Ma…

CIRANO: Andate! Oh, dite, perché mai il naso mi guardate?

IMPORTUNO: Io?

CIRANO: Che cos'ha di strano?

IMPORTUNO: Ma, vostra eccellenza…

CIRANO: Molle e vagabonda, questa sovraeccedenza?

IMPORTUNO: Di posarvi gli occhi m'ero ben guardato.

CIRANO: E perché non guardarlo, fa parte del creato.

IMPORTUNO: È che…

CIRANO: Che vi disgusta.

IMPORTUNO: Signore!

CIRANO: Un'amarena vi sembra il suo colore?

IMPORTUNO: Ma no!

CIRANO: Di forma oscena?

IMPORTUNO: Ma perché…

CIRANO: Perché IO faccio le domande. Forse vostra disgrazia vi trova un che di grande?

IMPORTUNO: Lo trovo pi-pi-piccolo, il minimo anatomico.

CIRANO: Eh? Come? Mi si accusa di avere un che di comico? Piccolo il mio?… Olà! Enorme è il mio naso! Vile camuso, testa rotonda, liscia, vaso! Sono molto orgoglioso di questa mia appendice, se è vero com'è vero ch'essa è rivelatrice d'uomo affabile, buono, cortese, liberale, coraggioso, e di spirito come io sono e quale voi non ci arrivereste a credere che esista, o stupido marrano. Perché la faccia trista che la mia mano cerca su questo vostro busto è così nuda…

IMPORTUNO: Aie!

CIRANO: … di slancio, di buongusto, lirismo, grinta, genio, pittoricità, di naso insomma, come quella rotondità che il mio calcio vi cerca nel fondo dei calzoni.

IMPORTUNO: Aiuto, all'assassino!

CIRANO: Attenti a quei burloni che troveran ridicolo il centro del mio viso. E se poi il mattachione è nobile, l'avviso che io uso piazzargli come intralcio fatale, davanti e in su, del ferro e non dello stivale.

DE GUICHE: Però costui alla fine annoia.

VALVERT: Smargiassate!

DE GUICHE: Nessuno dunque sa rispondergli?

VALVERT: Aspettate. Vado a complimentargli della sua faccia il vanto. Voi! Voi avete un naso… che è grande. Tanto!

CIRANO: Tanto.

VALVERT: Ha!

CIRANO: Basta?

VALVERT: Sì.

CIRANO: Ah no. Non è molto, messere. Ce n'erano, oh Dio, ce n'erano a volere. Variando il tono dire… Per esempio, sentite: Aggressivo - se avessi per naso un monolite io me l'abbatterei sulla pubblica piazza. Amichevole - deve sguazzarvi nella tazza, munitevi di giara quando voleste bere. Descrittivo - è una rocca, è un picco, è un belvedere, che dico un belvedere, penisola, altroché. Curioso - a cosa serve quell'oblungo canapé? Nasconde uno scrittoio? Oppure un portaombrelli? Grazioso - Amate forse a tal punto gli uccelli che padre, sposo e amante, offrite una torretta perché vi si ristorino dal becco alla zampetta? Catastrofico - quando, signore, voi pipate, gli sbuffi dal naso vengon fuori a folate, non vi gridano intorno: "S'è incendiato il camino"? Cortese - se la testa vi inciampa in quel gradino, attento a non cadere e lasciarci le cuoia. Dolce - dovete alzarvi una minima tettoia, se no il color nasale al sole si sbiadisce. Saggio - "Solo una bestia," Aristofane ammonisce, "chiamata ippocampelefantocamaleonte, può avere tanta carne sull'osso sotto fronte." Drammatico - è un Mar Rosso, quando ha l'emorragia. Ammirativo - oh, insegna di gran profumeria! Lirico - è una fontana, e voi siete Tritone? Naif - il monumento quand'è in esposizione? Militaresca - carica con la cavalleria! Pratico - lo infiliamo in qualche lotteria? Non v'è dubbio, signore, sarà il premio più grosso. E parodiando - Piramo, piangente a più non posso: "Ecco quel naso che del volto del padrone distrusse l'armonia! Ne arrossisce il fellone!" Ecco che cosa più o meno avrei sentito se di lettere e spirito foste stato unito. Ma di spirito voi, bel saccone di pelle, non ne aveste un sol alito, e di lettere quelle con cui si scrive la parola "Scarafaggio". Aveste per ipotesi avuto poi il coraggio di provocarmi in pubblico, in piena galleria, servendovi di simile, amara allegoria, non sareste riuscito a balbettar l'inizio della metà di un suono, perché io mi delizio di dirmele da me, facendone anche incetta, ma non permetto mai che un altro si permetta.

DE GUICHE: Valvert, per carità!

VALVERT: Che arie arroganti! Un signorotto senza il comlpemento di guanti, di nastri, di alamari, di sbuffi in seta e lino!

CIRANO: Ma io è moralmente che sono un figurino. Io non uscirei mai con, sì, per negligenza, un affronto non ben lavato, la coscienza gialla ancor di dormita nell'angolo dell'occhio, con l'onore gualcito, gli scrupoli in ginocchio, ma io procedo e sono, in piena lucentezza, piuma di indipendenza, pennacchio di franchezza.

DE GUICHE: Basta là!

CIRANO: Io non porto guanti? Il fatto è che me ne avanzava uno, di un paio demodé, e ciò malgrado ancora me lo sentivo in più, tanto da darlo in faccia, non ricordo a chi fu.

VALVERT: Marrano, lercio, zotico, gran pezzo di villano!

CIRANO: Ah sì? E io Cirano Ercole Savignano de Bergerac.

VALVERT: Buffone!

CIRANO: Ahie!

DE GUICHE: Che altro ancora dice?

CIRANO: Bisogna un po' sgranchirla, la spada è cacciatrice, certo, questo succede a lasciarla inoperosa, ah!

PUBBLICO Che avete?

CIRANO: Ecco, io ho… del prurito alla cosa.

VALVERT: Soit!

CIRANO: Adora queste uscite, le ama carnalmente.

VALVERT: Poeta!…

CIRANO: Ci pigliaste, poeta, e talmente che mentre sferragliamo, hop!, all'improvvisata, vi comporrò, ecco, una ballata.

VALVERT: Una ballata?

CIRANO: Tre ottave, una ripresa e la fine.

VALVERT: Vostra!

CIRANO: Mia? Ballata del duello che in brutta compagnia vinse de Bergerac senza nemmeno un graffio.

VALVERT: E questo è forse il titolo, signore?

CIRANO: È l'epitaffio.

PUBBLICO Silenzio! - Tacete! - Non un fiato! - Ascoltate!

CIRANO: Scelgo le rime. "-accio" e "-ono", le ho trovate. Getto con grazia il cappellaccio / lentissimamente abbandono / il ferraiuol che mi dà impaccio / e, col mio spadone tenzono. / Celadone adesso io qui sono, / Scaramuccia, re dello stocco, / e vi avverto, o poi che canzono / che a fin di ripresa io tocco. / Neutral dovea restarvi il braccio. / Dove, tacchino vi schidiono? / Nel fianco, sotto il vostro straccio? / Al petto, dove il cuore ha il trono? / Le cosce din! Di che suono. / Una mosca eviro e inchiocco / e a te poi non minchiono, / lì, deh, a fin ripresa, tocco. / E mi manca una rima in -accio! / Rinculate bianco di tono? / È per darmi il motto "Scacaccio!" / Paro l'affondo, e vi abbuono / l'idea di ripetermi il dono. / Invito il tuo tiro, lo blocco. / Reggi lo spiedo o ti accappono / tanto a fin di ripresa io tocco. / Ripresa: principe, chiedi a Dio perdono / io giro di quarto, io m'incocco / io fendo, io infilzo, io buon###ono / Giusto a fin di ripresa io tocco. (escono tutti tranne Cirano e Le Bret)

LE BRET: Dove ti condurrà il tuo stile di vita? Nemici dappertutto…

CIRANO: Sì, è questo che m'invita.

LE BRET: I soldi che hai gettato in scena…

CIRANO: Cento scudi? Tutto quello che avevo. Una sera e poi chiudi.

LE BRET: In che modo vivrai adesso?

CIRANO: Assai modesto.

LE BRET: Buttar la propria borsa è da pazzi.

CIRANO: Ma che gesto!

LE BRET: Come ci sei arrivato?

CIRANO: Ero in un ginepraio di scelte da decidere, di dubbi un tavanaio. Ho scelto…

LE BRET: Cosa?

CIRANO: Il massimo della semplicità. D'esser meraviglioso, per me e per la città.

LE BRET: Soit! Ma stringendo: perché quel veleno per Montfleury? Qual'è il motivo?

CIRANO: Quel Sileno! Ah, io lo odio da quando quel viso di sedere posò il suo sguardo su lei. Ah, m'è parso vedere su un fior di una lumaca i viscidi ripassi.

LE BRET: Eh, come? Ma sarebbe possibile?

CIRANO: Che amassi? Amo.

LE BRET: È la prima volta, non te l'ho mai sentito.

CIRANO: Chi amo? Su, rifletti, forza. A me è proibito il sogno di un amore con questo naso al piede, che almen di un quarto d'ora ovunque mi precede. Allora per chi amo? Ma questo va da sé. Amo - ma è inevitabile - la più bella che c'è.

LE BRET: La più bella?

CIRANO: Più fine, colta, brillante e ancora la più dolce, Le Bret. Suvvia, la più signora.

LE BRET: Quante virtù, è il vaso di Pandora?

CIRANO: Un toccasana.

LE BRET: Maddalena Robin, tua cugina.

CIRANO: Sì, Rossana!

LE BRET: Ebbene, tanto meglio, tu l'ami, glielo dici. T'ha visto oggi rifulgere glorioso di nemici.

CIRANO: Ma guardami, mio caro, e dì quale speranza potrebbe mai avere questa protuberanza. Oh, non è che mi faccio illusioni, s'intende. Qualche serata blu, sì, ogni tanto mi prende. A volte, quando vedo sotto un raggio d'argento un cavalier con la sua dama, io sento che a passeggiare dentro il tondo della luna vorrei a braccetto anch'io come lui averne una. Io m'esalto, dimentico, ma è pronta lì vicino l'ombra del mio profilo sul muro del giardino.

LE BRET: Amico mio…

CIRANO: Chi può, beato lui s'arrangi. Io a sentirmi così brutto, solo…

LE BRET: Che, piangi?

CIRANO: Ah no, questo qui mai. Tu pensa che ludibrio, una lacrima che perde sul mio naso il suo equilibrio.

LE BRET: Ma Rossana questa sera, sì, Rossana ella stessa, ha seguito il duello, ancor non si è rimessa, nel cuore e nello spirito è impressa la tua faccia. Osa, parlale, affinché…

CIRANO: Affinché mi rida in faccia? No, questo è proprio quello che non voglio che sia.

LE BRET: Cercano te…

CIRANO: La sua dama di compagnia!

DAMA: Monsieur, vostra cugina mi manda a domandare dov'ella, di nascosto, doman vi può incontrare. Ci son cose da dirvi.

CIRANO: A me? Mio Dio…

DAMA: Dopo la messa, dove le parlereste un po'?

CIRANO: Dove? Ma… ah, mio Dio…

DAMA: Dite, svelto!

CIRANO: Ohimé…

DAMA: Sì?

CIRANO: Sì, sì, Ragueneau, il rosticciere.

DAMA: Ed è…?

CIRANO: In via… mio Dio… no, meno, un santo… Saint Honoré!

DAMA: Ci si vedrà alle sette precise. (esce)

CIRANO: Tutt'e tre! Me! Ella! Un rendez-vous!

LE BRET: Ebben, non sei più triste?

CIRANO: Ah, per lei com'è che sia di me qualcosa esiste!

LE BRET: Sta' calmo ora, sta' calmo, mantieniti.

CIRANO: Mantieniti? Sussulto già fulmineo di fremiti congeniti! Voglio un'intera armata da estinguere in un niente! Ho più cuori che braccia, e non mi è sufficiente spaccare in due dei nani, mi servono giganti!

VOCE: Oh, no…

CIRANO: Che c'è!?

VOCE: Dormiamo… Crepate tutti quanti!

CIRANO: Chi brontola? Di cosa si lamenta una iena? Lignière!

LIGNIERE: Cirano…

CIRANO: Ehi, che fai in quest'arena?

CUIGY: Stanotte non può andarsene a casa.

CIRANO: Non può? Perché?

LIGNIERE: Qualcuno mi ha avvertito: cento contro di me. A causa di satira corro grossi pericoli. Porta di Nesle… è d'obbligo ch'io percorra quei vicoli, perciò non vado a casa. M'offrono loro il tetto.

CIRANO: Cent'uomini, mi dici? Dormirai nel tuo letto! Svelti, in piedi! Con noi! Voi testimonierete!

CUIGY: Ma cent'uomini…

CIRANO: Il minimo, e prima li conterete!

ATTRICE: E perché contro lui solo ci si son messi in cento?

CIRANO: È perché è un amico che io stimo e frequento. (escono)

 

 

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