Stanza da letto di una coppia sciatta. E' buio. Entrambi dormono. Lui è tipo un colonnello, lei ha la maschera di bellezza sul viso. Qualcuno entra dalla finestra e con passo felpato si avvicina alla donna. E' un francese dall'aria romantica con un berretto ed una baguette. La bacia sulla fronte. Lei si sveglia. MAURICE: Vera... Vera... cara! Svegliati mio rabarbarino. Vieni tra le mie braccia.
VERA: Maurice! Cosa ci fai qui?
MAURICE: Non posso restare lontano da te. Devo averti per tutto il tempo.
VERA: Ma... sarebbe indecoroso.
MAURICE: Non parlarmi di decoro, l'amore consuma la mia mente scellarata, sto delirando di desiderio. (le bacia la mano ripetutamente. Il marito improvvisamente si sveglia e si siede guardando dritto davanti a sé) MARITO: Cos'è stato, Vera?
VERA: Oh, niente, caro. Solo un gioco di luci.
MARITO: Tutto a posto! (torna a dormire di botto) VERA: Uff! C'è mancato poco.
MAURICE: Adesso mia bananina, mia macedonina, non riesco più ad aspettarti. Devi essere mia completamente...
VERA: Oh, Maurice! (improvvisamente dietro di loro appare un tipo universitario con cravatta e pipa) ROGER: Vera! Come puoi!
VERA: Roger!
ROGER: Cosa significa questo?
VERA: Oh, posso spiegarti tutto, caro!
ROGER: Chi è questo?
VERA: Questo è Maurice Zatapathique... Roger Thompson... Roger Thompson... Maurice Zatapathique.
MAURICE: Piacere.
ROGER: Piacere. (inginocchiandosi) Come hai potuto farmi questo, Vera... dopo tutto quello che abbiamo passato? Dannazione, io ti amo!
MAURICE: Vera! Non capisci, sono io che ti amo. (il marito si sveglia di nuovo) MARITO: Cos'è stato, Vera?
VERA: Oh, niente caro. Solo una fronda che ha sfiorato la finestra.
MARITO: Tutto a posto! (torna a dormire di botto) ROGER: Vieni con me, Vera!
VERA: Oh... non ora, Roger.
MAURICE: Vera, mio porcospinetto! Non abbandonarmi!
VERA: Oh, non posso, Maurice. (entra Biggles, eroe letterario della Prima Guerra Mondiale. Appeso al collo ha scritto: Biggles) BIGGLES: Giù le mani, maledetto mangiarane schifoso! (si inginocchia) VERA: Oh, Bruno, Bruno Biggles!
BIGGLES: Sì, anche Algy è qua.
VERA: Algy Braithwaite? (Algy viene alla luce. Lacrime scorrono lungo la sua faccia. Appeso al collo ha scritto: Anche Algy è qua) ALGY: Esatto... Vera... (ricaccia dentro le lacrime) Dio, lo sai che noi ti amiamo ancora entrambi maledettamente.
VERA: Oh, Biggles! Algy. Oh, che meraviglia! (comincia a piangere. Il marito si sveglia ancora) MARITO: Cos'è stato, Vera?
VERA: Oh, niente caro. Solo lo sciacquone che si sta ricaricando.
MARITO: Tutto a posto! (torna a dormire di botto. A questo punto tutti gli uomini hanno messo delle sedie in circolo attorno al lato del letto di Vera. Chiacchierano tra di loro. Biggles le tiene la mano. Maurice ha tirato fuori una bottiglia di vino francese. Quattro musicisti messicani appaiono dal lato del letto del marito. Il capobanda scuote il marito, che si sveglia) MESSICANO: (leggendo da un foglio spiegazzato) Escusa... può dire me dove està... senora Vera Jackson... per favor.
MARITO: Sì... a destra e poi di nuovo a destra.
MESSICANO: Muchas gracias...
MARITO: Tutto a posto! (torna a dormire di botto. I messicani strisciano attorno al letto e si uniscono al gruppo. Cominciano a suonare una conga con una chitarra, una tromba e maracas. Il capo si gira e si avvicina a Vera con uno sguardo di rimprovero) MESSICANO: Oh, Vera... Non ricordi Acapulco in primavera...
VERA: Oh. Il quartetto Herman Rodrigues! (il marito si sveglia) MARITO: Vera! (immediato silenzio) Ho distintamente sentito una fusione di ritmi messicani.
VERA: Oh no, caro... era solo la coperta elettrica che si spegneva.
MARITO: Hm. Be' devo andare a fare un filino. (scende dal letto e scompare nel bagno) VERA: Oh no, non puoi farlo. Non abbiamo ancora finito la scena!
ALGY: Lascia stare, manca solo una cacchio di pagina.
ROGER: Sì, ma non c'è nessuno a cui reagire.
MAURICE: Non parlare al pubblico.
ROGER: Oh scusa. (entra un omone vestito come un Dio azteco. Stende le braccia e sta per parlare quando è interroto da Vera) VERA: E' inutile che entri... Ha lasciato la scena.
BIGGLES: E' andato a fare un filino. (fa capolino il marito abbracciato ad una ragazza) MARITO: Sh! Credo che mia moglie stia cominciando a sospettare qualcosa... (collegamento: vari personaggi assurdi che fanno qualcosa di assurdo e intanto parlano:) Penso che il finale fosse prevedibile.
Sì davvero mancava di originalità.
Comunque non è necessariamente una buona cosa voler essere sempre diversi.
No, davvero, c'è altrettanta comicità nel convenzionale.
Ma d'altra parte è questo che il pubblico vuole? Voglio dire, col nuovo permissivismo, senza contare il debito pubblico. È un fatto inconfutabile che...
Sono completamente d'accordo.
Bene. Usciamo da qui prima che sia troppo tardi... Troppo tardi!
Riunione per la programmazione dei palinsesti. 1° Programmista: (leggendo delle statistiche) ... e le nostre statistiche dimostrano che le autostrade sono estremamente popolari. Voglio dire, l'ultima volta che abbiamo mandato in onda una replica dello svincolo di Bergamo abbiamo fatto il 99,9% di share, e la RAI è andata in bianco. Così ritengo che dovremmo produrre una serie TV dedicata alle autostrade.
Produttore Esecutivo: Eh, no, mi dispiace... non possiamo proprio aumentarvi il budget.
2° Prog.: Baguette?
1° Prog.: (al 2° Prog.) No, credo se ne sia andato. (al Prod. Esec.) Perché no?
Prod. Esec.: Non siamo l'unica fetta della torta, sapete.
3° Prog.: Non mi dispiacerebbe una fettina di torta... Una buona torta al cioccolato... deliziosa...
2° Prog.: Una volta avevo una baguette, sapete, e un simpatico giovanotto voleva incastrarsi la testa in una campana... come si chiamava... Joey? Serse?
1° Prog.: Potremmo ripassarle...
3° Prog.: Riscaldarle?
1° Prog.: No, ripassarle...
3° Prog.: Non si riscaldano le torte. Specialmente quelle al cioccolato!
Prod. Esec.: Ripassare le torte?
2° Prog.: Baldassarre Forte, ecco come si chiamava quello della baguette!
Prod. Esec.: (guardando l'orologio) Santo cielo, il bar è aperto! (tutti scattano in piedi) Oh. No. Non è ancora l'ora... stavo guardando la lancetta che va più veloce...
Tutti: Dannazione. Sconforto. (Si siedono, riluttanti. Breve pausa) 1° Prog.: Potremmo rinominare le repliche.
2° Prog.: Cosa... dare titoli diversi agli stessi programmi?
Prod. Esec.: Non vorrebbe dire rinominarle?
3° Prog.: Geniale!
Prod. Esec.: Okay, tutto quello di cui abbiamo bisogno sono nuovi titoli. E devono essere dannatamente nuovi!
2° Prog.: Cosa ne dite di "La flotta di papà"?
Prod. Esec.: Hmm... buono, buono...
1° Prog.: "La mamma della porta accanto"
Prod. Esec.: Anche meglio...
3° Prog.: "Dottore al caffè"!
Tutti: CHE? Bussano alla porta. 1° Prog.: Qualcuno ha bussato alla porta.
Prod. Esec.: Abbastanza buono, anche se credo sia un po' lungo.
3° Prog.: Decisamente troppo lungo.
2° Prog.: "Ho sposato Lucy"
Prod. Esec.: Ma non l'avevano già fatto?
2° Prog.: Oh, sì, ma tanto tempo fa, nessuno se lo ricorderà.
3° Prog.: "Dottore alle tre"! Bussano alla porta. 1° Prog.: Penso che qualcuno stia bussando alla porta.
Prod. Esec.: Ma è ancora più lungo!
2° Prog.: "Ho sposato un albero"
Prod. Esec.: "E la mamma fece l'albero"
3° Prog.: "Dottore alla torta"! Insistenti colpi alla porta. 1° Prog.: Sentite, non ne sono completamente sicuro, ma ho proprio l'impressione che ci sia effettivamente qualcuno che in questo momento sta bussando alla porta!
Prod. Esec.: Questo è assolutamente ridicolo. Metà del programma è bruciata, così. La smetta di allungare il titolo!
3° Prog.: (disperato) "Ho sposato una torta"?
2° Prog.: (eccitatissimo) "Ho sposato tre coniglietti di gelatina"!
3° Prog.: Preferisco le torte... specie quelle al cioccolato... Ora la porta viene incessantemente martellata. Uomo della sicurezza: (da fuori) Aprite questa fottutissima porta!
Prod. Esec.: No, no, non si può dire "fottutissima" in un programma per famiglie. Tutti scuotono la testa. La porta viene sfondata. Entra un uomo della sicurezza vestito da Naziskin, sulla sedia a rotelle e con una spada giapponese che gli trapassa il cranio. Prod. Esec.: Perché non ha bussato prima di entrare?
Uomo sicurezza: Scusi, signore, ma ci sono dei disordini allo studio 5!
2° Prog.: Lei è della sicurezza, no?
Uomo sicurezza: Sì, signore.
2° Prog.: (trionfante) Bene, non le è permesso suggerire nuovi titoli. (sorride vittorioso agli altri) Uomo sicurezza: Signore! Nello studio 5 fanno la Seconda Guerra Mondiale ma non la prendono più sul serio!
1° Prog.: Non può suggerire titoli di programmi!
Uomo sicurezza: (accendendo la TV) Guardate! Tutti corrono al monitor, uno di loro colpisce la spada ficcata nella testa dell'uomo della sicurezza. Uomo sicurezza: Ahia! La mia ferita di guerra!
Tutti: Eccolo! Ottimo titolo!
Studio con due sedie. Ci sono un Intervistatore e un ospite. Intervistatore: Buona sera. Ho con me in studio questa sera il signor Nunzio San Marco Pollevatore, che, da qualche tempo a questa parte, non fa altro che contraddire la gente. Signor Pollevatore, perché lei contraddice la gente?
Pollevatore: Non lo faccio!
Intervistatore: Ma mi aveva detto che lo faceva, eccome!
Pollevatore: Sono assolutamente sicuro di non averlo fatto.
Intervistatore: Oh. Capisco. Ricomincio da capo.
Pollevatore: No, non lo faccia!
Intervistatore: Shh! Signor Pollevatore, vedo che lei non contraddice la gente.
Pollevatore: E invece sì!
Intervistatore: E da quant'è che non lo fa?
Pollevatore: Be', dall'86.
Intervistatore: '86?
Pollevatore: '83!
Intervistatore: Da ventitrè anni, quindi.
Pollevatore: NO!
Portavoce: Eccetera, eccetera, eccetera...
Due piloti nella cabina di pilotaggio di un aereo. C'è anche una hostess. 1° Pilota: Qui è il capitano Nobile che vi parla e vi dà il benvenuto a bordo da parte della AliTirreno. Tra poco vi verrà servito un piccolo rinfresco. La nostra destinazione è Roma. Niente panico. Si apre la porta della cabina. Entra il Sig. Bagnale, isterico. Bagnale: C'è una bomba su quest'aereo, e vi dirò dov'è per 10.000 euro!
2° Pilota: (calmo) Io non ci credo.
Bagnale: Se non mi dite dov'è la bomba... (si interrompe) se non vi do i soldi... a meno che voi non mi diate la bomba...
Hostess: I soldi, forse?
Bagnale: I soldi! Sì, grazie, bella signorina... la bomba esploderà uccidendo tutti!
2° Pilota: (calmo) Compreso lei.
Bagnale: (riflette) Vi dirò dov'è per un euro.
2° Pilota: (gli dà una moneta) Ecco un euro.
Bagnale: (la osserva) Non voglio soldi tedeschi. Sono numerati, potrebbero essere rintracciabili.
2° Pilota: Ecco un euro spagnolo. Ora, dov'è la bomba?
Bagnale: (riflette) Non me lo ricordo.
2° Pilota: Se l'è dimenticato?
Bagnale: Già... mi sa che le devo un euro... (gli porge la moneta) oh! (prima la strofina sui pantaloni) impronte digitali!
1° Pilota: Allora, dov'è la bomba?
Bagnale: Un momento, un momento... (chiude gli occhi e pensa) Vuoi saper dov'è il mio covo, no nel bagno non mi trovo, sto rinchiusa qua in valigia, ... (riapre gli occhi) Vi dico dov'è per un euro.
2° Pilota: È nella sua valigia.
Bagnale: Bravo! Eccole un euro. Entra un uomo con le cuffie. Cuffie: Questo qua vi sta dando problemi?
1° Pilota: Ha appena rovinato questa scena.
2° Pilota: Sì, del tutto rovinata.
Cuffie: Okay, allora passiamo alla prossima.
Bagnale: Un momento, un momento... no. Non vi rovinerò la scena per un euro.
2° Pilota: No, no.
Bagnale: 75 centesimi.
Cuffie: La prossima. (escono)
(Musica. Tutti si irrigidiscono, si alzano ed escono neutri, tranne due, A e B, che si piazzano di fronte al pubblico in posizione neutra, ad un braccio di distanza. Voce registrata, monotona) Impariamo le parti del corpo. (con movimenti ostentati A indica un piede di B, e gira la testa verso il pubblico. Voce registrata:) Numero uno. Il piede. (c.s. A indica una spalla di B) Numero due. La spalla. (mentre A cambia posizione, B si gira di 180° a piccoli passetti. A indica l'altro piede) E numero tre. L’altro piede. (c.s. B si gira di nuovo faccia al pubblico. A indica il naso, dall'alto) Numero quattro. La gobba del naso. (B si slaccia i pantaloni e li tira giù, rivelando dei boxer bianchi con grandi pallini rossi. A indica l'inguine di B) Numero cinque. I pallini. (B ruota un po' il gomito verso l'esterno. A indica il braccio di B) Numero sei. Un po’ più su del gomito. (B si gira di 90° dando le spalle ad A, e sporge in fuori il sedere. A indica il sedere di B) Numero sette. Due centimetri a destra di un pallino. (Entra il personaggio della scena successiva e si mette in posizione per iniziare. A indica la mano del personaggio, mentre B esce) Numero otto. La mano. (A esce mentre la musica sfuma)
(Musica. Tutti si irrigidiscono, si alzano e sgombrano la scena neutri, tranne due, C e D. Con movimenti ostentati C indica un orecchio di D, e gira la testa verso il pubblico. Voce registrata:) Numero nove. L’orecchio. (D si sfila la scarpa e alza l'alluce guardando il pubblico. C indica l' alluce) Numero dieci. L’alluce. (D si rimette la scarpa, si slaccia i pantaloni e li cala rivelando un altro paio di mutandoni a pallini. C indica l'inguine di D) Numero undici. Altri pallini. (D si tira su i calzoni ed esce, mentre A entra e si cala i pantaloni c.s.. C indica) Numero dodici. I pallini di una signora. (A esce ed entra E travestito cavallo con i mutandoni a pallini, con D che lo conduce) Numero tredici. I pallini di un cavallo. (escono. C indica il pavimento) Numero quattordici. I pallini di una formica. (entra D con la faccia di Silvio Berlusconi e con i mutandoni a pallini) Numero quindici. I pallini di Silvio. (Esce. Entrano B e E della scena successiva, e si mettono in posizione per iniziare. C indica la schiena di E) Numero sedici. La schiena. (la musica sfuma, C esce)
(Musica c.s.) Numero diciassette. Il retro della testa. (tutti escono tranne D che apre un libro e mostra le pagine iniziali al pubblico) Numero diciotto. L'indice. (entra C che si mette in posizione. Ha un naso finto enorme, D lo indica e poi esce) Numero diciannove. Il naso.
(Musica c.s.) Numero venti. La pancia. (C indica la nuca di B che si gira di 90°) Numero ventuno. I due terzi di sotto della nuca. (entra A con una sporta della spesa da cui sporge un sedano. Si congela. B, malizioso, va verso la sporta e indica dentro) Numero ventidue. Il pisello. (B esce, la musica sfuma)
(Musica c.s.) Numero ventitre. Il polpaccio. (Entra D con una foto di Berlusconi sulla faccia. E indica il suo polpaccio) Numero ventiquattro. Il polpaccio di Silvio.
(D esce. E indica una testa aperta) Numero venticinque. Il cervello.
(entra C con una foto della Gelmini sulla faccia. E indica il suo ginocchio) Numero ventisei. Il cervello della Gelmini.
(C esce. Tirano fuori una fotona del David di Michelangelo, con i mutandoni a pallini. E indica l’inguine) Numero ventisette. Altri pallini.
(E strappa via i mutandoni a pallini, che erano solo appiccicati sopra. Indica l’inguine del David) Numero ventotto. I pallini del parlamento.
(Esce con la fotona. Entra dietro la scrivania l’ufficiale della scena successiva) Numero ventinove. La dogana.
Un dirigente nel suo ufficio: un cartello sulla sua scrivania reca la scritta: Presidente Necchia. Sta aspettando che il telefono squilli. Quando squilla, risponde. Necchia: Pronto? Ah, signor Vittima, sono fiero di annunciarle che hanno approvato il prestito di cui aveva bisogno. Certo, ovviamente terremo a garanzia gli atti di proprietà di casa sua, della casa di sua zia, della casa della sua seconda cugina, della casa dei genitori di sua moglie e della baita di sua nonna. Dovrà affidarci inoltre la gestione della sua azienda, l'accesso illimitato al suo conto bancario, il deposito dei suoi tre figli nel nostro caveau come ostaggi e una liberatoria completamente legale su atti di appropriazione indebita da parte di membri del nostro staff durante lo svolgimento dei loro compiti. No, temo che non potremo accettare il suo cane al posto del figlio più piccolo, ma vorremmo suggerirle un nuovissimo pacchetto che prevede che il 51% del suo cane e di sua moglie passi a noi se lei dovesse subire un incidente grave. Bene. No, di niente, piacere di fare affari con lei. (riattacca il telefono, quindi parla all'interfono) Signorina, può fare accomodare il signor Agnelli. (tra sé e sé) Ora, dov'è il dizionario? Ah, ecco - ecco qui... anima... anima... (bussano alla porta) Avanti. (entra il signor Agnelli, che sta raccogliendo delle offerte in una scatolina) Il signor Agnelli, giusto?
Agnelli: Giusto.
Necchia: Come va? Io sono un consulente bancario.
Agnelli: Buongiorno signor...
Necchia: Ehm... non mi ricordo come mi chiamo al momento, ma sono un consulente bancario.
Agnelli: Mi domandavo se volesse contribuire alla costruzione della casa per gli orfani.
Necchia: Be', non vorrei sbilanciarmi troppo, ma al momento alla Squarter Nazi siamo piuttosto interessati alla questione degli orfani, capisce, sviluppare il mercato e cose così... che somma aveva in mente?
Agnelli: Beh... lei... lei è un uomo ricco.
Necchia: Sì, lo sono. Sì. Sì, molto molto ricco. Quasi fenomenalmente abbiente. Sì, possiedo una strabiliante quantità di denaro. Sì, direi di sì... Lei è un giovanotto bello sveglio, vero? Potremmo prendere qualcuno come lei per dar da mangiare ai gasteropodi. Veramente sveglio.
Agnelli: Grazie, signore.
Necchia: Bene, dicevamo... io sono molto, molto, molto, molto, molto, molto, molto ricco.
Agnelli: Quindi, ehm... che ne dice di 10 euro?
Necchia: 10 euro. Sì, capisco. Questo prestito sarebbe garantito da...
Agnelli: Non è un prestito, signore.
Necchia: Prego?
Agnelli: Non è un prestito.
Necchia: Ah.
Agnelli: Le do una di queste, signore (gli dà una bandierina) Necchia: È un po' piccola come obbligazione. No? Guardi, penso sia meglio che ne parli prima con il nostro dipartimento legale. Se può ripassare venerdì...
Agnelli: È proprio necessario? Non potrebbe semplicemente darmi i 10 euro?
Necchia: Sì ma, vede, non so per che cosa siano.
Agnelli: Per gli orfani.
Necchia: Sì?
Agnelli: È un regalo.
Necchia: Un cosa?
Agnelli: Un regalo.
Necchia: Oh, un regalo!
Agnelli: Sì.
Necchia: Una detrazione fiscale.
Agnelli: No, no, no, no.
Necchia: No? Beh, mi dispiace molto ma non capisco. Cerchi di spiegare esattamente cosa vuole.
Agnelli: Be', voglio che lei dia 10 euro a me, dopodiché io vado e li do agli orfani.
Necchia: E?
Agnelli: E basta.
Necchia: No, no, no, non riesco proprio a seguirla, voglio dire, non vorrei sembrare stupido ma mi sembra che in tutto l'affare io vada in negativo di 10 euro.
Agnelli: Be' sì infatti.
Necchia: Infatti! E qual è il mio incentivo per darle i 10 euro?
Agnelli: Be' l'incentivo sarebbe - fare felici gli orfani.
Necchia: (sinceramente spiazzato) Felici?... È sicuro di aver capito bene?
Agnelli. Certo, molta gente mi dà dei soldi.
Necchia: Come, così, su due piedi?
Agnelli: Sì.
Necchia: Devono essere pazzi. Non è che mi potrebbe dare una lista coi loro nomi ed indirizzi, vero?
Agnelli: No, io vado semplicemente in giro per la strada e chiedo.
Necchia: Santo cielo! Questa è l'idea più brillante che abbia mai sentito da anni! È così semplice che è geniale! Be', se la sua idea non vale 10 euro, vorrei vedere cosa (prende la scatoletta di Agnelli) Agnelli: Oh, grazie, signore.
Necchia: L'unico problema è che lei mi ha dato l'idea prima che io le dessi gli euro. E questo non è un buon affare.
Agnelli: No?
Necchia: No, temo di no. Così, uhm... arrivederci (un inserviente incappuccia Agnelli da dietro e lo porta via). È un piacere fare affari con lei.
Una badante fa sedere una vecchietta su una sedia, accende la radio e si siede accanto a lei.
Voce della radio: ... e con questo, la puntata di questa settimana di "Come distinguere le varie parti del corpo", è finita. E ora vi presentiamo il primo episodio della nostra nuova serie radiofonica, "La morte di Maria, regina di Scozia". 1° episodio: L'inizio. Sigla. Voce di Uomo: Sei tu Maria, regina di Scozia?
Voce di donna: Sì, sono io! Rumori che indicano che Maria sta venendo ammazzata di botte. Colpi, esplosioni, schiaffi, trapani, seghe, pugni, spari, sovrapposti alle urla stupide di Maria. Le due donne ascoltano con triste calma. La sigla riparte a indicare che la puntata è finita. Voce della radio: Il secondo episodio de "La morte di Maria, regina di Scozia", verrà trasmesso su Radio4 quasi immediatamente. La vecchia alza il braccio e sintonizza la radio su Radio4. Si sente la sigla e ricominciano le urla. Voce di Uomo: Penso che sia morta, ora.
Voce di Donna: No, non lo sono! Ripartono le urla, sfumate sotto la sigla. Voce della radio: E questo era il secondo episodio de "La morte di Maria, regina di Scozia". E ora, Radio4 esploderà. La badante afferra la radio, la lancia in platea appena in tempo e si sente un'esplosione.
Licenza per pesci Pralina
Uomo
Sindaco
Un ufficio postale. Pralina entra e si rivolge al primo sportello, dove c'è un cartello "Bolli e licenze". PRALINA: Buongiorno, vorrei fare la licenza per il mio pesce. (l'impiegato indica lo sportello successivo) Il cartello deve essere errato. Già in passato ho notato una marcata discrepanza tra questi cartelli postali e le attività che vi vengono svolte dietro. Ma via, vediamo se Dama Fortuna sorriderà alla mia prossima avventura postale! (va allo sportello successivo) Buongiorno, vorrei fare la licenza per il mio pesce.
UOMO: Che cosa?
PRALINA: La licenza per il mio pesce domestico, Enrico.
UOMO: Come fa a sapere che il mio nome è Enrico?
PRALINA: No, no, no. Il nome del mio pesce è Enrico. Enrico il pesce. È uno sgombro.
UOMO: Un cosa?
PRALINA: È uno sgombro.
UOMO: Ha uno sgombro domestico?
PRALINA: Sì. L'ho scelto tra mille. Non mi piacevano gli altri. Erano tutti troppo piatti.
UOMO: Lei è matto.
PRALINA: Non sono matto! Perché mi si deve marchiare con l'epiteto 'matto' soltanto perché possiedo uno sgombro domestico? Ho sentito dire che Giulio Andreotti ha un gambero domestico di nome Antonio, e lei non darebbe del pazzo ad Andreotti, vero? In più, Federica Pellegrini, la nuotatrice, aveva una vongola di nome Bettino come l'ex Presidente del Consiglio. Umberto Eco ha due lucci, entrambi di nome Cristian, e Luigi Pirandello aveva un merluzzo! E se dà del matto all'autore de "Il fu Mattia Pascal" devo chiederle di venire fuori.
UOMO: Va bene, va bene, va bene. Vuole una licenza.
PRALINA: Sì.
UOMO: Per un pesce.
PRALINA: Sì.
UOMO: Lei è matto.
PRALINA: Senta! È un fottuto animale domestico, no? Ho una licenza per il mio cane Enrico, e ho una licenza per il mio gatto Enrico.
UOMO: Non serve una licenza per un gatto.
PRALINA: Serve sì una fottuta licenza, e io ne ho una. Ho, ho, non mi ci piglia su questo.
UOMO: Non esiste nessuna dannata licenza per gatti.
PRALINA: Sì esiste!
UOMO: Non esiste!
PRALINA: Sì!
UOMO: No!
PRALINA: Sì!
UOMO: No!
PRALINA: Sì!
UOMO: No!
PRALINA: Sì!
UOMO: No!
PRALINA: Sì!
UOMO: No!
PRALINA: Sì!
UOMO: No!
PRALINA: Cos'è questa allora?
UOMO: È una licenza per cani con la parola 'Cani' barrata e la parola 'Gatti' scritta sopra a matita.
PRALINA: L'impiegato non aveva il modulo giusto.
UOMO: Che impiegato?
PRALINA: L'impiegato del furgoncino accalappiagatti.
UOMO: Accalappiamatti vorrà dire.
PRALINA: È gente come lei che minaccia l'ordine pubblico.
UOMO: D'accordo, che furgone accalappiagatti?
PRALINA: Il furgone del Ministero della Sànita.
UOMO: Sànita???
PRALINA: Sì, era scritto così sul furgone. Sono un buon osservatore. Mai viste tante antenne in vita mia. L'impiegato mi ha detto che i loro apparati possono rilevare delle fusa in un raggio di 500 metri... ed Enrico da gatto molto affabile è stato un agevole bersaglio.
UOMO: Quanto ha pagato?
PRALINA: Centoventi Euro, e quaranta per il topo ragno.
UOMO: Che topo ragno?
PRALINA: Enrico il topo ragno.
UOMO: Tutti i suoi animali si chiamano Enrico?
PRALINA: Non c'è niente di strano. Mu'ammar Gheddafi ha un intero zoo con tutti gli animali di nome Abdul.
UOMO: Non è vero.
PRALINA: (prende un libro dalla tasca) È vero, è vero, è vero, è vero ed è vero. Ecco qua. "Mu'ammar Gheddafi, l'Uomo" di Bruno Pizzul con una prefazione di Gigi D'Alessio, pagina 91, prego.
UOMO: (legge) Le devo delle scuse, signore.
PRALINA: Accettate in cordialità. Adesso mi fa questa licenza per pesci?
UOMO: Le giuro che non esiste niente del genere. Non ne ha bisogno.
PRALINA: Allora vorrei una dichiarazione in proposito, firmata dal Signor Sindaco. (fanfara di trombe. Il sindaco vestito sontuosamente con i dignitari entra affiancato dai trombettieri) UOMO: È fortunato. (Il sindaco, alto tre metri, e i dignitari, si avvicinano ad un impressionato Pralina. Musica d'organo e voce in sottofondo che parla:) VOCE: Ed ora, ecco il Sindaco. Sicuramente il terzo sindaco più alto di Parma. Ed ecco i consiglieri sontuosamente risplendenti nelle loro consiglieresche brache. Osservate solo la potenza di quelle code! Per gli All Black le cose non saranno facili nel secondo tempo... lo stesso si può dire per Federica Pellegrini con un giro netto su Andreotti... E ora il Sindaco ha raggiunto il Gran Cliente Signor Enrico Pralina. (il sindaco prende una carta dall'impiegato) E ora l'essere umano sindachese prende la penna sindachese nella mano sindachese e sotto gli occhi della Signora Sindachessa, che naturalmente ha regalato una magnifica prova nel primo tempo, firma l'ittica esenzione (il sindaco la firma e la consegna a Pralina) ed il Gran Cliente, Signor Eric Pralina, che è comprensibilmente stordito dalla magnificenza e anche dall'assurdità di questa grande occasione qui ai Parioli, (Pralina sembra molto confuso) è stato finalmente appagato ed ecco l'evidente senso di appagamento crescere sulla sua fronte. E ora i consiglieri stanno finendo le loro arance ed lasciano l'ufficio postale per l'inizio del secondo tempo.
Ufficio dirigenziale. Il presidente sta leggendo un libro "Swahili per businessmen". Prova qualche parola in swahili. Bussano alla porta. PRESIDENTE: Avanti (entra Rana) Ah, Rana.
RANA: S. Rana, signore.
PRESIDENTE: Silenzio. Voglio dirti due parole, Rana.
RANA: S. Rana, signore.
PRESIDENTE: Silenzio. Riguarda la tua campagna promozionale per il caffè Conquistador. Ho visto il direttore generale del Conquistador questa mattina; ed è molto scontento della tua campagna. MOLTO scontento. In effetti, si è sparato.
RANA: Malamente?
PRESIDENTE: No, estremamente bene. (solleva una gamba appartenente ad un corpo dietro la scrivania, ed un cartello con scritto "Battuta") Be', prima di andarsene ha lasciato una nota al segretario generale (apre una porta vicina; un segretario generale morto cade fuori) specificando quanto fosse insoddisfatto del tuo lavoro, in particolare per aver cambiato il nome da Conquistador Caffè Istantaneo a Conquistador Lebbra Istantanea. Perché, Rana?
RANA: S. Rana, signore.
PRESIDENTE: Silenzio. Perché l'hai fatto?
RANA: Era una battuta.
PRESIDENTE: Una BATTUTA? (solleva il cartello "battuta")
RANA: No, no, non una battuta, una campagna promozionale. (solleva un cartello con scritto "No, una campagna promozionale") PRESIDENTE: Capisco, Rana.
RANA: S. Rana, signore.
PRESIDENTE: Silenzio. Ora, diamo un'occhiata al grafico delle vendite. (indica un grafico in picchiata) Quando hai assunto quest'incarico, Rana, Conquistador era il leader del mercato. Qui, hai inaugurato la tua prima campagna, "Conquistador caffè dà un nuovo significato alla parola vomito". Qui hai introdotto in omaggio un cane morto per ogni confezione, e questo è seguito alla tua seconda campagna, "Lo stuzzicante caffè che ti dà nuovi stimolanti colera, scabbia, idropisia, blenoraggia, calli e piede d'atleta. Da casa Conquistador".
RANA: Si vendeva da sé, signore.
PRESIDENTE: Perché, Rana?
RANA: S. Rana, signore.
PRESIDENTE: Silenzio! Allora?
RANA: Be', ora la gente conosce la marca, signore.
PRESIDENTE: Certo che conoscono la marca, hanno dato fuoco alla fabbrica. Il proprietario è nascosto nel bagno. (sparo) Il proprietario ERA nascosto nel bagno. (solleva il cartello "battuta")
RANA: Non vorrà licenziarmi signore?
PRESIDENTE: Licenziarti? Tre uomini morti, la fabbrica incendiata, il patrimonio perduto e la nostra ditta in completa bancarotta, cosa... cosa... cosa... puoi dire? Che scuse puoi mai fare?
RANA: Mi dispiace, papà. (solleva il cartello "battuta") PRESIDENTE: (sospira) Ahh... va bene.