Intervistatore: Bene, vi presentiamo ora un nostro ospite che non solo vive in Maremma, ma per di più pronuncia solo la fine delle parole, il signor Rio Si. Signor Si, buona sera.
Si: ...na ...ra.
Intervistatore: Ci fa molto piacere averla qui stasera.
Si: ...lto ...ere ...che ...a ...rte ...ia.
Intervistatore: Signor Si, non trova molto difficile farsi capire dagli altri?
Si: Sì, in effetti è estremamente difficile.
Intervistatore: Un momento, lei è un imbroglione!
Si: Oh, no. La 3° e la 4° frase le riesco a dire perfettamente.
Intervistatore: Capisco. Quindi la sua prossima risposta sarà di nuovo composta solo dalle parti finali delle parole?
Si: ...tto.
Intervistatore: Bene, ora vedremo un uomo che dice solo l'inizio delle parole. Signor Ma Ro, buona sera.
Ro: Bu... se...
Intervistatore: Bene, vi siete mai visti prima?
Ro: N...
Si: ...o.
Ro: N...
Si: ...o.
Intervistatore: Be', questa si preannuncia davvero una grande serata, perché abbiamo qui sul palco anche il signor Ar Os, che dice solo la parte centrale delle parole. Buonasera.
Os: ...uon... ...er...
Intervistatore: Da dove viene lei?
Os: ...a... ...nie... ...e... ...iu...
Intervistatore: San Daniele del Friuli. Bene, lasci che le presenti il signor Rio Si...
Si: ...na ...ra.
Os: ...uon... ...er...
Intervistatore: ...e il signor Ma Ro.
Os: ...uon... ...er...
Ro: Bu... se...
Intervistatore: Ha ha ha, sì, un momento. Magari vi piacerebbe augurare al pubblico una buona serata tutti assieme!
Ro: Bu...
Os: ...o...
Si: ...na
Ro: Se...
Os: ...ra...
Si: ...ta
UOMO: Buongiorno, vorrei comprare un gatto.
NEGOZIANTE: Certo signore. Ho un bellissimo terrier. (indica una scatola sul bancone) UOMO: (guardando nella scatola) No, veramente vorrei un gatto.
NEGOZANTE: (tirando via la scatola dal bancone, e rimettendola sopra come se fosse una scatola diversa) Oh sì, che ne pensa di questo?
UOMO: (guardando nella scatola) No, è il terrier.
NEGOZIANTE: Va be', è lo stesso, quante storie.
UOMO: Ma che dice? Io voglio un gatto.
NEGOZIANTE: Senta, le dico una cosa. Gli limo un po' le gambe, gli tiro via il muso, gli pianto dei fili di ferro nelle guance. Ed ecco, un simpatico gattino.
UOMO: Non è un gatto vero.
NEGOZIANTE: Cosa vuol dire?
UOMO: Non miagolerebbe.
NEGOZIANTE: Be' guairebbe un po'.
UOMO: No, no, no, no. Ehm, non ha un pappagallo?
NEGOZIANTE: No, non proprio, temo, abbiamo appena finito i pappagalli. Le dico una cosa però... Gli tronco le gambe dietro, guardi, gli strappo il pelo, gli appiccico un paio di ali e gli attacco un becco di sua scelta. (prende una piccola scatola e la scuote) Nessun problema. Un simpatico pappagallo.
UOMO: E quanto tempo ci vorrebbe?
NEGOZIANTE: Oh, dunque... ehm, strappare il pelo, via le gambe... (chiama) Gianni... riesci a fare subito un pappagallaggio su questo terrier?
GIANNI: (da fuori) No, sto ancora facendo le pence sul cocker, e poi ho le rane da allargare.
NEGOZIANTE: (al cliente) Venerdì?
UOMO: No, mi servirebbe per domani. E' un regalo.
NEGOZIANTE: Oh Dio, è un lavoro piuttosto lungo. Vede, il pappagallaggio... le dico una cosa però, senza sovrapprezzo, coi terrier si fanno dei simpatici pesciolini. Voglio dire, posso farglielo subito qua. Via le gambe, su le pinne, un tubicino piantato dietro al collo per respirare, un tocco di vernice rossa, guardi...
UOMO: Ci vorrà una grossa vasca.
NEGOZIANTE: È un grande spunto per la conversazione.
UOMO: Sì, va bene, va bene... Ma, ehm, solo se posso guardare.
PRESENTATORE: Buona sera. Questa sera a "C'è" cercheremo una risposta alla domanda "C'è vita dopo la morte?". Ad aiutarci abbiamo qui con noi tre persone morte... il compianto signor Biagio Quadri, ex curatore del museo delle guerre coloniali... (degli inservienti portano dentro gli ospiti e li sistemano sulle sedie) il compianto professor De Santis, fino a poco tempo fa docente, critico e personaggio tv... e per il punto di vista del Vaticano, il molto compianto Vescovo di Udine. Miei gentili ospiti, c'è vita dopo la morte o no? Signor Quadri? (silenzio) Professore? Sua Eminenza? Bene, "no" per tutti e tre. A "C'è" la settimana prossima discuteremo la questione "C'è di che averne piene le scatole?". Fino ad allora, buona notte.
Ambulatorio. Un dottore parla ad un paziente dall'aria imbarazzata. Dottore: Be', signor Cotone, lei ha ciò che noi medici chiamiamo un malanno bastardo. Le consiglio di infilarsi questo sacchetto di carta in testa - vede, qui ci sono i buchi per gli occhi - e di suonare questa campanella, mentre porta questo foglio al suo ospedale. (gli dà un foglio lungo un metro, recante la scritta "Trattamento speciale"). Ah, ci penserò io ad avvisare i suoi parenti, i suoi genitori e chiunque mi capiti a tiro. OK... pagamento in contanti, vero? (l'uomo gli porge un mazzetto di banconote) Grazie mille. Se ne vada. (l'uomo se ne va) Meschinello... (prende un librone recante la scritta "La pratica medica" e ne sfoglia le pagine) Hmm... Giuramento d'Ippocrate... Non c'è... splendido, molto utile. Il prossimo! Urlo fuori campo. Un uomo barcolla dentro lo studio tenendosi lo stomaco sanguinante. Il sangue sprizza ovunque nella scena. Dottore: Ah, sì, lei deve essere Signorelli.
Signorelli: (evidentemente colpito a morte) Sì, s... sono io...
Dottore: Bene, si sieda pure. Qual è il problema?
Signorelli: Son... sono appena stato pugnalato d... dalla sua infermiera...
Dottore: Oh, cielo! Allora penso che farei meglio a darle un'occhiata. Però prima potrebbe compilare questo modulo?
Signorelli: M... mi ha appena pugnalato...
Dottore: Sì, è un tipo imprevedibile. Guardi, lei sta sanguinando parecchio, credo che sia meglio che si sbrighi a compilare il modulo.
Signorelli: N...non potrei farlo d... dopo?
Dottore: No, no, per allora potrebbe essere già morto. Ce la fa ad impugnare la penna?
Signorelli: Ci proverò... Con un grande sforzo stacca una delle sue mani dallo stomaco e prende la penna. Dottore: Eh, sì, tutte queste maledette formalità sono una vera seccatura, lo ammetto... (si alza e passeggia per la stanza, preso dai suoi ragionamenti) sono davvero un incubo, questi pezzi di carta, un vero fastidio del diavolo. Andrebbero tolti di mezzo, non hanno ragion d'essere...
Signorelli: Devo rispondere a tutte le domande, dottore?
Dottore: No, no, risponda solo a quelle che riesce, non c'è bisogno che scendiamo troppo nel dettaglio. Non so neanche perché badiamo a tutto questo, tanto è seccante. Be', vediamo come le è andata. (Signorelli collassa) Oh, cielo, cielo.. Non va tanto bene, eh? Guardi, la numero 4 la sapeva di sicuro!
Signorelli: N... no, non la...
Dottore: Da "Il mercante di Venezia", lo sapevo pure io!
Signorelli: (sanguinando copiosamente) Sta finendo tutto sul tappeto, dottore!
Dottore: Oh, non si preoccupi per quello! Guardi questa, la 6, il Trattato di Versailles, non la sapeva? O, mio Dio...
Signorelli: Ahgg... aghhh.
Dottore: E la numero nove...Michael Schumacher! (sguardo torvo su Signorelli) Gabriella Sabatini? Dev'essere pazzo, lei! Sparo. L'infermiera entra con una pistola ancora fumante. Infermiera: Ah, dottore? Ho appena sparato ad un altro cliente, non credo che ci sia più bisogno di visitarlo.
Dottore: Non l'avrà mica ucciso?
Infermiera: Temo di sì.
Dottore: Le ho detto mille volte che non me li deve uccidere, signorina!
Infermiera: Oh, mi dispiace, dottore, ma è stato un attimo. Non c'ho nemmeno pensato... Veramente sciocca sul serio. Esce, dopo aver preso una spada dalla parete. Durante le prossime battute si odono strilli e urla di morte. Signorelli: Mi dispiace per il tappeto, dottore.
Dottore: Signor Signorelli, mi dispiace ma non le posso dare nessun voto, il ciò significa che non potrò indirizzarla verso alcun ospedale. Le dico una cosa, io le fermo l'emorragia, ma, a dirgliela tutta, non lo potrei fare, visti i suoi voti... L'infermiera entra completamente imbrattata di sangue. Infermiera: Non ci sono più pazienti in sala d'attesa, dottore.
Dottore: Oh, bene. Allora propongo di andare a pranzo.
Infermiera: E cosa ne facciamo di... ehm... (indica Signorelli, agonizzante) Dottore: Ah, sì, giusto. Guardi, signor Signorelli, noi ce ne andiamo un attimino per mettere qualcosa sotto i denti, ora che abbiamo un momento libero, sa com'è... guardi, dia un'altra occhiata al modulo... se mi riesce a rispondere giusto alle domande di storia, bene, così le potremo dare qualcosina, tipo un po' di morfina, OK?
Signorelli: Grazie, dottore, grazie mille!
Ufficio comunale con impiegato. 1° Uomo: Mi scusi, vorrei sposarmi.
Impiegato: Mi dispiace, ma sono già sposato, signore
1° Uomo: No, no, io voglio solo sposarmi...
Impiegato: Potrei divorziare, credo, ma sarebbe una discreta seccatura.
1° Uomo: Ma no, no, non è necessario, perché...
Impiegato: Viene lei a stare da me o vengo io da lei, io avrei la casa ipotecata.
1° Uomo: No, no, io voglio sposarmi qui.
Impiegato: Oh, cielo. Ci tenevo a un matrimonio in chiesa.
1° Uomo: Guardi, io voglio solo che lei sposi ME... con...
Impiegato: Ma anch'io voglio sposarla, signore, ma non è così facile. Sicuro di volersi sposare?
1° Uomo: Sì, mi voglio sposare, e in fretta.
Impiegato: Mi sta bene. Mi sta bene.
1° Uomo: Ma non voglio sposare lei!
Impiegato: Questo si chiama infrangere le promesse, signore.
1° Uomo: Io voglio solo che lei si comporti come un normale impiegato e mi sposi!
Impiegato: Ma certo, la sposo, signore, ma la prego di decidersi. Non giochi coi miei sentimenti, la prego.
1° Uomo: Mi dispiace, ma...
Impiegato: Tutto a posto, signore, la perdono. Bisticci d'innamorati. Comunque non è la prima persona che me lo chiede, oggi. Ho già respinto parecchi pretendenti.
1° Uomo: Guardi, sono già fidanzato!
Impiegato: (pensando) Già, e anch'io sono già sposato. Ma in qualche modo ce la faremo.
2° Uomo (entrando): Buon giorno. Vorrei sposarmi.
Impiegato: Mi dispiace, ma sto già sposando questo signore.
2° Uomo: Beh, posso sposarmi dopo di lui?
Impiegato: Divorziare non è così veloce, signore. Ma se ne è convinto...
3° Uomo: (entrando) Vorrei sposarmi, prego.
Impiegato: Cielo, se oggi non è il mio giorno fortunato! Va bene, ma dovrà aspettare che io sposi questi due, prima.
3° Uomo: Cosa, questi due, sposati... Franco! Perché stai sposando questo qui?
Impiegato: Prima deve sposare me, signore.
3° Uomo: Ma se è fidanzato con me!
4° Uomo: (grande e grosso) Dai, Enrico.
Impiegato: Cielo, mia moglie.
2° Uomo: Vuole sposarmi lei??
4° Uomo: Sono già sposato. Immortalati, tipo foto, sorridenti e felici come dopo un matrimonio Voce: Be', alla fine tutto è finito bene, ma non chiedetemi come, sporcaccioni. Ora sono tutti sposati e vivono felici in una casa popolare dalle parti di Verona.
Uomo (cliente)
Negoziante
Ragazza suggeritrice
Primo grullo
Secondo grullo
Ximinez
Borghese
Bruno Schiffo
Taccheggiatore
Amico del taccheggiatore
Agente di polizia
UOMO: Buongiorno.
NEGOZIANTE: Buongiorno signore! Posso esserle utile?
UOMO: Sì. Vorrei un dopobarba.
NEGOZIANTE: Ah. (imita uno slogan) "Del bagno un requisit-t-t-t-t-t..." Provi questo. È l'ultimo che ci e arrivato, si chiama Bruma di Mare.
UOMO: (lo annusa) Mi piace abbastanza.
NEGOZIANTE: Che ne dice di qualcosa di più muschiato? Questo si chiama Mimmo.
UOMO: No, non proprio. Ha qualcosa di più pesciato?
NEGOZIANTE: Più pesciato?
UOMO: Più pesciato.
NEGOZIANTE: (guardando gli scaffali) Pesce, pesce, pesce. "Del pesce un requisit-t-t-t-t..."
UOMO: Tipo aringa o acciuga.
NEGOZIANTE: O sardina?
UOMO: Sì.
NEGOZIANTE: No, non ne ho nessuno di quelli... ah, ho sgombro... o merluzzo... o nasello...
UOMO: Non ha niente di più acciugoso?
NEGOZIANTE: Ehm... gatto? Che ci fa lì? O salmone con un lieve accenno di gamberetti? O granchio, anguilla e mandorla, molto particolare.
UOMO: È che volevo proprio l'acciuga.
NEGOZIANTE: Be', signore, abbiamo avuto una consegna di pesciati questa mattina, quindi potrei fare un salto giù nel seminterrato e vedere se posso trovare qualcosa su questo particolare requisit-t-t-t-t-t. Allora era acciuga o...?
UOMO: Aringa.
NEGOZIANTE: Aringa. Faccio in un moment-t-t-t-t-t.
UOMO: (aspetta per qualche secondo, comincia a stare a disagio, guarda l'orologio, borbotta. Parla al pubblico, cercando di essere affabile) Scusate... pom pom pom... Di solito cerchiamo di evitare queste piccole... pause... prolungamenti... sapete, solo teatralmente è sceso nel seminterrato. Perché, non c'è veramente un seminterrato, lui è solo uscito di scena e facciamo finta... Quello che succede in realtà è che lui esce di là, dietro le quinte, e aspetta là così sembra che sia andato giù... nel seminterrato. In effetti mi sembra che stia un po' strafando. Ah!
NEGOZIANTE: (viene vistosamente spinto dentro da un paio di mani) Scusi per l'attesa, signore. (col fiato corto) Sono tante scale. (l'uomo ammicca verso il pubblico) Temo che non sia arrivato questa mattina, signore. Ma ne abbiamo un po' alla nostra sede di Sant'Ambrogio. Faccio un salto là e glielo prendo.
UOMO: Quanto ci vorrà?
NEGOZIANTE: Venti minuti.
UOMO: Venti minuti! (il negoziante parte. Mentre l'uomo resta lì e comincia ad essere imbarazzato, una ragazza da dietro le quinte gli passa goffamente un messaggio con un lungo bastone. Lui lo prende e lo legge) Oh... mi chiedo cosa usano gli altri come dopobarba. (cala la luce su di lui. Passaggio di diversi personaggi in proscenio) PRIMO GRULLO: Io uso una frizione che si chiama Alitosi per far sembrare dolce il mio respiro.
SECONDO GRULLO: Io uso un dopobarba che si chiama Semprini. (viene portato via da un poliziotto) NEGOZIANTE: (passando di corsa) Scusate, non posso fermarmi, devo correre a Sant'Ambrogio.
XIMINEZ: Io uso due tipi di lozione dopobarba: Incenso, Mirra... Tre tipi di lozione dopobarba: Incenso, Mirra, Sandalo... Quattro tipi di lozione dopobarba: Incenso...
BORGHESE: Ogni mattina mi faccio una doccia fredda giusto prima di dare di matto, e poi do di matto 1, matto 2, matto 3, matto 4...
BRUNO SCHIFFO: Io uso Puzzola Rancida numero 2. Rende la mia pelle incantevole e squamosa.
NEGOZIANTE: (passando di corsa) Scusate di nuovo. Non posso fermarmi, devo tornare indietro. (tornano le luci sull'uomo in negozio, mentre lui sta girando avanti la lancetta di un orologio a muro di venti minuti. Si gira verso il pubblico, scoperto, e torna colpevolmente al suo posto. Il negoziante entra) Purtroppo non ne hanno alla sede di Sant'Ambrogio. Ma ne abbiamo giù al deposito. UOMO: Dov'è?
NEGOZIANTE: Messina.
UOMO: Messina?
NEGOZIANTE: Esatto. Aspetti qua... Ho la macchina.
UOMO: No, no, no. Prendo l'altro, il Granchio, Anguilla e...
NEGOZIANTE: Di mandorla il requisit-t-t-t-t?
UOMO: Lo prendo. (il negoziante si gira verso gli scaffali. Un taccheggiatore entra. Sono due uomini dentro un grande cappotto. Le braccia dentro le maniche sono finte. L'uomo lo guarda. Si avvicina al bancone e due braccia escono dal cappotto a rubare varie cose. Un terzo braccio esce dal cappotto e si unisce al saccheggio. L'uomo batte sulla spalla del negoziante e gli indica il taccheggiatore. Il negoziante vede e suona un fischietto. Subito un poliziotto entra nel negozio - è Paolo Afferra) AGENTE: Bene. Bene. BENE! Adesso! Adesso! Tocca a lei.
NEGOZIANTE: Non dice "Che sta succedendo qua?"?
AGENTE: Oh! Giusto, che sta succedendo, qua?
NEGOZIANTE: Quest'uomo ha taccheggiato, agente.
AGENTE: Oh davvero? Ha?
NEGOZIANTE: Sì.
AGENTE: Sta cercando di insegnarmi il mio lavoro?
NEGOZIANTE: No, ma lui ha taccheggiato.
AGENTE: Guardi! Devo avvertirla che tutto quello che dirà sarà ignorato e per di più alla minima possibilità le sbatterò il pugno nei denti. (mima i pugni) F'tang, F'tang.
UOMO: Ma agente, questo uomo...
AGENTE: Ne ho abbastanza, siete in arresto. (mima un aereo che plana e spara, quindi lo blocca da dietro) NEGOZIANTE: Agente, non è stato lui. (indica il taccheggiatore) È lui il taccheggiatore.
TACCHEGGIATORE: No non lo sono.
AMICO DEL TACCHEGGIATORE: (tirando fuori la testa dal cappotto) Non lo è... io ho visto tutto.
AGENTE: (al negoziante) Un altro gesto e la sistemo per eresia.
NEGOZIANTE: Eresia. Diamine. Non mi aspettavo l'Inquisizione Spagno...
AGENTE: Silenzio! F'tang, F'tang. Oh, carino questo. (prende qualcosa dal bancone e se la mette in tasca) Bene. Vi porto alla centrale.
UOMO: Perché?
AGENTE: Vi accuso per possesso illegale di qualunque cosa abbiamo qui. Bene. (mima di nuovo un aereo) Modulo lunare chiama Buzz Aldrin. Vieni dentro. (canta uscendo) Gocce di pioggia su di me... un gatto mi guarda...
Due signore sono sedute davanti ad un caminetto, sfogliando un album fotografico. Signora Nicolais: Ooh, è un bambino dall'aria così sveglia, proprio come suo padre!
Signora S: Lei crede, Signora Nicolais?
Nicolais: Oh, certamente, sputati come due gocce d'acqua! La porta si apre, entra il figlio in giacca, cravatta e valigietta. Figlio: Buongiorno, mamma. Buongiorno, signora Nicolais.
Nicolais: Oooh, cammina di già!
Signora S: Sì, è un bambino così intelligente, vero, caro? Chi è il cucciolotto della mamma, eh?
Nicolais: Ma ciao, cucciolotto della mamma!
Signora S: Ciao, ciao... (gli danno delle grattatine sotto il mento) Nicolais: Cucciolino cucciolotto. (il figlio sorride, imbarazzato) Ma guardalo che ride... ooh, è proprio un piccolo giocherellone. Vero che è un piccolo giocherellone... eh, eh? E parla, anche, vero? Vero che parla?
Figlio: Certo che parlo, sono il ministro degli Esteri.
Nicolais: Ohh, è proprio un bambino intelligente, un piccolo genietto. (tira fuori un sonaglino) Lo vuoi il sonaglino? Lo vuoi il tuo bel sonaglino? Guarda come lo segue con quegli occhietti... guarda quegli occhiettini porcellini sorrisini... ooh... senti il cuoricino che fa bum-bum. Il cuoricino gli fa tanto bum-bum...
Figlio: (mentre la signora Nicolais sta parlando) Mamma, potrei avere un caffè veloce, per favore? Devo presentare il rapporto sulla Libia in Parlamento, alle sei.
Aula di tribunale, atmosfera tetra. Giudice: Massimiliano Regoli, lei è stato giudicato colpevole per l'omicidio di Salvo Genovesi, Luana Kashanian, Filippo Griffini, Mascia Braidich, Rocco Marconi, Pietro Minicozzi, Marina Pugliese, Flavio Pennington, Raffaello Laricchia, Pasquale Orselli, Victoria Montrucchio, Patrick La Rosa, Carolina Taricone, Robert Casalino, Erika Ferri, Jonathan Nardi, Patrizia Spagnolo e Guido Veneziano nella mattina del 19 Dicembre 2004. Ha qualcosa da dichiarare prima che emetta la sentenza?
Regoli: Sì, signore. Sono davvero dispiaciuto.
Giudice: (sbalordito) Che cosa?
Regoli: Sì, signore. È stata una cosa davvero terribile da fare e mi vergogno orribilmente di me stesso. Posso solo dire che non accadrà più. Uccidere così tanta gente in così poco tempo è veramente tremendo e io sono davvero molto, molto, molto, molto dispiaciuto di averlo fatto, e di avere inoltre sottratto così tanto tempo prezioso a questa corte, costretta ad ascoltare i sordidi dettagli di queste mie uccisioni senza senso. In particolar modo io vorrei chiedere scusa a lei, vostro onore, per il mio assolutamente deplorevole comportamento durante il processo. Vorrei anche chiedere perdono alla polizia, per averla trascinata in una tale tribolazione (indica i tre poliziotti esausti e bendati) per un tale numero di ore, costringendola a trovare indizi e identificare cadaveri e così via. Sapete, io penso che certe volte dovremmo comprendere il difficile e spesso pericoloso lavoro di cui c'è bisogno per braccare pericolosi criminali come me e vorrei quindi semplicemente dire che ho trovato il loro lavoro eccellente e che almeno io l'ho apprezzato. I poliziotti sembrano imbarazzati 1° Poliziotto: No, no, abbiamo solo fatto il nostro lavoro.
2° Poliziotto: No, no, no, no.
Regoli: Una cosa molto bella da parte vostra, dirlo, ma so che cosa avete passato.
1° Poliziotto: No, no, c'è andata molto peggio altre volte.
3° Poliziotto: Stavolta è andato tutto liscio come l'olio.
Regoli: Lo so e ve ne sono grato. Vorrei inoltre chiedere scusa al Pubblico Ministero per essersi trascinato qui dentro, mattina dopo mattina, con un tempo così meraviglioso.
Pubblico Ministero: Be', sarei dovuto venire in ogni caso.
Regoli: Ah, va bene, ma come ha gestito il caso!
Pubblico Ministero: (gongolante) Oh, grazie.
Regoli: No, no, è stato un privilegio per me vederla in azione. Non ho mai avuto una sola possibilità.
Pubblico Ministero: Ma sì che ne ha avute.
Regoli: Non dopo quella arringa finale. Grandioso.
Pubblico Ministero: Oh... Grazie (lusingatissimo) Regoli: Per non parlare della giuria. Che posso dire. Vi ho trascinati qua dentro, giorno dopo giorno, tenendovi lontani dalle vostre case, dai vostri lavori, dalle persone che amate, solamente per sentire i particolari delle mie orrende atrocità.
Portavoce: (complimentoso) No, è stato molto interessante, invece.
Regoli: Ma vi poteva capitare un caso molto più leggero...
Portavoce: No, no, quando ci sono degli omicidi ci si diverte molto di più.
1° Giurato: Quando sono tanti, poi!
2° Giurato: Magnifico!
3° Giurato: Ce la siam spassata da matti! (la giuria applaude) Regoli: (soffiandosi il naso) Scusate, sono profondamente commosso. E così, vostro onore, le rimane solo da assegnarmi la più tremenda condanna che la legge possa prevedere.
Giudice: Be', non credo sia necessario...
Regoli: No, vostro onore, la massima pena stabilita dalla legge è a malapena sufficiente. Insisto affinché io possa diventare un esempio per tutti.
Giudice: Be'... sì e no... Voglio dire, la società...
Regoli: Oh, no, vostro onore. Non si transige sull'omicidio di massa.
Giudice: Ma, in questo caso... (alla corte) che ne dite?
Giuria: No, no!
Regoli: Oh, andiamo, vostro onore, mi merito l'ergastolo!
Giuria: No, no, no, no.
Regoli: (alla giuria) Beh, almeno 10 anni, allora!
Giudice: Dieci anni!
Giuria: Vergogna! Vergogna!
Regoli: Sia giusto, me ne dia 5!
Giudice: (fermo) No, le darò 3 mesi al massimo.
Regoli: Oh, no, sarebbe così imbarazzante... neanche per sogno. Me ne dia 6, la prego!
Giudice: E va bene, d'accordo. Sei mesi.
Regoli: Grazie, vostro onore.
Giudice: Ma con la condizionale! (batte il martelletto)
Regoli: Oh, no...
Giuia: Hurrà! (applaudono) Portavoce: E per l'imputato, Hip Hip...
Giuria: ... Hurrà!
Portavoce: Hip Hip...
Giuria: ... Hurrà!
Portavoce: Hip Hip...
Giuria: ... Hurrà!
Tutti: Perchè è un bravo ragazzo, perchè è un bravo ragazzo, perchè è un bravo ragazzo...
Voce: (da fuori) Nessuno lo può negar.
Lei
Lui
Ospiti
Uomo del letame
Uomo del gas
Poliziotti
Ispettore
Cena elegante. Due coppie in abito da sera conversano amabilmente a tavola. Musica soffusa e luci abbassate. Lei: La migliore vacanza di tutte, assolutamente fantastica.
Lui: Assolutamente meravigliosa.
Lei: Racconta, Michele.
Lui: No, cara, racconta tu.
Lei: Oh, a te viene molto meglio. Suona il campanello Lui: Scusatemi un attimo. Va ad aprire l'ingresso, che dà direttamente sulla stanza. Entra un tizio lercio e unto con un catino sulle spalle. Mosche ronzano attorno. Uomo del letame: Letame, signore.
Lui: Cosa?
Uomo del letame: Eccole il suo letame.
Lui: Che letame?
Uomo del letame: Il suo letame. Tre belle pizze da un quintale. Dove gliele metto? (si guarda intorno in cerca di un posto) Lui: Ma io non ho ordinato nessuna pizza di letame!
Uomo del letame: Ma certo che l'ha fatto. Le ha ordinate con il Club del Libro.
Lui: Club del Libro?
Uomo del letame: Sì, signore. Lei ha ordinato "Via col vento", "I miserabili" di Victor Hugo e "La donna del tenente francese", e con ogni terzo ordine lei ha in omaggio del letame.
Lui: Non lo sapevo quando ho firmato il modulo.
Uomo del letame: Beh, no, no. Non c'è sul modulo. Hanno scoperto che non fa bene alle vendite. In ogni caso, abbiamo tre quintali di letame nel camioncino. Mi dica dove lo vuole.
Lui: No, mi dispiace. Non abbiamo il giardino.
Uomo del letame: Beh, qui ci starà alla grande. È sterco di prima qualità.
Lui: Non può metterlo qua, stiamo cenando!
Uomo del letame: Va bene, lo lascerò sulla televisione. Va al centro della sala, mentre Lui cerca cortesemente di fermarlo. Gli ospiti lo ignorano. Lui: Cara, c'è un signore col nostro letame del Club del Libro.
Lei: Non abbiamo spazio, caro.
Uomo del letame: Be', quante camere avete, allora?
Lui: Ci sono solo questa sala, la camera da letto e una camera degli ospiti.
Uomo del letame: Va bene, sa che le dico? Se spostate tutto nella camera da letto, potrete usare la camera degli ospiti come stanza del letame. Il campanello suona e alla porta, che era ancora aperta, si presenta un uomo del gas con un indiano morto sulle spalle. Lui: Sì?
Uomo del gas: Indiano morto.
Lui: Cosa?
Uomo del gas: Lei ha comprato una nuova cucina di recente, signore?
Lui: Sì.
Uomo del gas: Bene. Questo è il suo indiano gratis, come c'era scritto sulla pubblicità.
Lui: Ma non era mica scritto sui volantini!
Uomo del gas: Sì, nelle righe molto in piccolo. Vede, signore, è per non perdere i clienti.
Lui: Non abbiamo posto.
Uomo del letame: Va tutto bene, lo può mettere nella camera degli ospiti, in cima alla pila di letame.
Indiano morto: Mia testa... grande male.
Lui: Non è morto!
Uomo del gas: Oh. Avrà qualche difetto la cucina. Il telefono squilla, Lei va a rispondere. Uomo del letame: Allora ehm, le è piaciuto "La donna del tenente francese"?
Lui: No.
Uomo del letame: No... comunque, ne valeva la pena per il letame, no?
Lei: Caro, è la società del latte. Dice che ogni due pacchi di panna da cucina abbiamo in omaggio l'autostrada A4. Rombi di auto che passano a tutta velocità. Dei poliziotti arrivano. Poliziotto: Buonasera, i signori Ranelli?
Lui: Sì.
Poliziotto: Bene, venite con noi, vi abbiamo vinti in una riffa alla stazione. Lui e Lei vengono trascinati fuori. Rimane in scena solo l'Ispettore. Ispettore: Sì! E questa coppia è solo uno dei premi nella Riffa della Polizia di quest'anno! Tra gli altri premi abbiamo: due anni per rapina con scasso, un blocchetto di mandati di perquisizione, una T-shirt con la scritta "E cosa sarebbe questa? Farina?" e un weekend per due con un black block di vostra scelta!
Salone molto raffinato, contenente molti mobili preziosi. Entra il maggiordomo con un uomo. Maggiordomo: Se attende qui signore, sono sicuro che il signor Thompson non la farà aspettare a lungo.
Uomo: Grazie mille. Il maggiordomo esce. L'Uomo raccoglie una rivista dal tavolino vicino. Lo specchio alle sue spalle cade rovinosamente, facendo un baccano del diavolo. Il maggiordomo ritorna e squadra interrogativamente l'Uomo. Uomo: Lo specchio è caduto dal muro.
Maggiordomo: Signore?
Uomo: Lo specchio è caduto... dal muro... caduto.
Maggiordomo: (vistosamente scettico, ma gentile) Vedo. Aspetti qui. Andrò a prendere la scopa. Non appena il maggiordomo chiude la porta, la libreria si stacca dal muro e crolla sul vassoio delle bevande. Torna il maggiordomo. Uomo: Ah... si... si è staccata dal muro.
Maggiordomo: Sì, signore.
Uomo: Si è proprio staccata del muro.
Maggiordomo: Certamente, signore.
Uomo: Sì, ma... ma io non l'ho toccata.
Maggiordomo: (gentilmente sarcastico) Ma certo che no. Si è semplicemente staccata dal muro.
Uomo: Sì. Si è staccata dalla parete.
Maggiordomo: Non si muova, chiamerò qualcuno. Esce Uomo: Sì, ehm, staccata dal muro... Entra la Cameriera Cameriera: Oh, mio Dio, che disastro. È stato lei?
Uomo: No, no. Non sono stato io. È... è... successo.
Cameriera: Oh? Beh, tenga questa. Vedo che posso farci. Gli dà un pugnale. Uomo: Oh, che splendore. Cos'è?
Cameriera: Un pugnale brasiliano. Ooops! La Cameriera inciampa, cade letalmente sul pugnale che l'Uomo sta impugnando. Si accascia ai suoi piedi. C'è sangue sul pugnale e sulle mani dell'Uomo. Lui la guarda, quando si accorge che un uomo vestito di verde, vicino all'entrata, lo sta osservando con uno sguardo spaventoso. Uomo: Ehm, è caduta su... sul pugnale.
Verde: (tranquillizzante) Certo, è stato così.
Uomo: Sì, mi ha solo dato il pugnale ed è scivolata... ha fatto "Ooops!" Verde si sposta intorno alla stanza, lontano da lui, ma assecondandolo. Verde: Certo, signore, capisco.
Uomo: Voglio dire, io non...
Verde: Oh, no, no, no. Ma certo che no, signore, capisco.
Uomo: Cioè, voglio dire, lei è...
Verde: Caduta?
Uomo: Caduta.
Verde: (Arretra un po' troppo e cade, rotolando giù dal palco) Arrgh!
Uomo: (rivolto all'uomo in verde morto) Sono terribilmente dispiaciuto! Il maggiordomo entra, scortato da un poliziotto Maggiordomo: È lui.
Poliziotto: Bene, signore.
Uomo: Buongiorno, agente. Sembra che ci sia stato un incidente. Be', diversi incidenti, a quanto pare.
Poliziotto: Esatto, signore. Prego, venga da questa parte. (gli si avvicina, poi si afferra il petto) Ah! È... il cuore... (si accascia al suolo, morendo) Maggiordomo: Schifoso maiale! La pagherai per questo! Fa per muoversi, ma un riflettore si stacca dall'americana e lo spiaccica. Uomo: Ehm, non attendo più. Telefonerò. Cerca di uscire ma tutto, al suo passaggio, crolla. Alla fine resta in piedi solo lui. Uomo: Scusate...