In principio fu Mao Dante. Sì,
perché prima di dare vita al ben più noto Devil Man,
Go Nagai pubblicò a puntate sulla rivista Bokura Magazine, il
manga che dell’Uomo Diavolo può sicuramente essere il precursore,
se non addirittura la più logica introduzione. Mao Dante è
un’opera incompiuta, perché la rivista su cui venne pubblicato,
decise di accantonarne la pubblicazione, ma la Toei Animation di Tokyo,
rimase così fortemente impressionata dalle pagine di Nagai,
che richiese la riesumazione della storia. Era il 1972, e nacque Devil
Man. |
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Da millenni imprigionato nei ghiacci
perenni dell’Himalaya, il Demone Dante chiama telepaticamente il giovane
Ryo Utsugi, che attira a sé per assorbirne l’energia vitale e fondersi
in un unico spaventoso Demonio, un corpo gigante e mostruoso e una coscienza
conflittuale, frutto della mente del Demonio e di quella di Ryo. Nel frattempo
Tokyo è divisa tra due fazioni: i Satanisti che invocano l’avvento
di Dante e gli adoratori di Dio, fanatici rappresentanti del “bene”. In
questo scenario irrompe il Demone Dante-Ryo, distruggendo la città
di Nagoya e sconfiggendo Zenon, rappresentante di Dio. Ryo ha la possibilità
di ritornare alle sue abituali sembianze umane, ma la sua mente è
sconvolta dall’esperienza vissuta come Mao Dante, la sua coscienza non
è più la stessa. A spiegargli quel che gli è successo
è Medusa, una ragazza che, come lui, vive con sembianze umane, ma
è capace di trasformarsi in un orribile mostro. |
Secondo il suo racconto, 2000 anni
prima, la Terra era un luogo pacifico, distrutto dal volere malvagio di
Dio che attaccò Sodoma e Gomorra. Gli abitanti della città
di Sodoma, tra cui Ryo e Medusa (gli stessi di 2000 anni dopo), assorbirono
la forza di Dio per diventare demoni a lui avversi, quelli di Gomorra si
organizzarono in sette di Satanisti.
In questo conflitto, Ryo decise
di combattere, fondendo il suo corpo con quello di un potente velivolo,
dando vita a Mao Dante, che fu sconfitto da uno scontro con Dio, e per
questo cacciato tra le nevi dell’Himalaya, ma ora il suo compito è
quello di organizzare un esercito di Demoni e combattere Dio. |
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A questo punto il manga si interrompe
e, visto i temi trattati, non deve stupire se in Occidente fu bollato come
un’opera fortemente dissacratrice, a tratti blasfema. |
Come in tutte le opere di Nagai,
più che mai in Mao Dante, è palese l’influenza della cultura
classica occidentale, a partire dal nome del demone. In un’intervista di
qualche tempo fa, è lo stesso autore ad ammettere che il nome scelto
è un omaggio al Sommo Poeta fiorentino e al suo poema, da
sempre fonte di suggestioni, grazie anche alle tavole illustrative di Gustave
Dorè. Ma non finisce qui il tributo all’iconografia classica, pagana
o cristiana: si pensi alla Medusa nagaiana, diretta discendente della gorgone
occidentale, o ai continui rimandi ad episodi biblici, come la distruzione
di Sodoma e Gomorra. Ma il Dio di Nagai è violento, sanguinario
e malvagio, molto più di qualsiasi demone, e i suoi seguaci, dei
fanatici capaci di qualsiasi efferatezza. Al contempo il Demone Dante è
un mostro capace di laceranti riflessioni sulla sua natura di emarginato
da un Dio conformista e tiranno, il cui unico volere è tarpare nell’uomo
ogni impulso vitale. |
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Non solo Nagai sconvolge i valori
abituali dell’antitesi bene-male, ma li capovolge, e alla fine della lettura
di questo splendido manga, si rimane col dubbio di non saper scegliere
per chi parteggiare, quale fazione scegliere. O forse, è fin troppo
evidente che la parte giusta è solo una. E non è quella del
Dio. Non quello di Go Nagai.
Janquito
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marzo 2001 |