[Intro] Quand'è cominciata
l'esplosione dei cartoni animati giapponesi in Italia, la Nippon Invasion,
ero troppo grandicello per godermela e la tivù non suscitava in
me alcuna attrattiva. Ho fatto però in tempo a vedere la serie Atlas
Ufo Robot (ricordo corse folli con la biciletta per non perdermi neppure
una puntata), Heidi, qualcosa di Remy e ben poco d'altro.
La scoperta ex novo dei cartoni giapponesi è arrivata per me una
dodicina di anni dopo, per caso, e ha coinciso con la coeva scoperta dei
manga, con le prime edizioni Granata. E' stata una felice scoperta
in quanto credo di rappresentare il target ideale (anche se anomalo, a
causa della mia non-più-verdissima età...) di molte produzioni
animate nipponiche, sia recenti che "storiche". A quarant'anni suonati
da un bel pezzo, riesco letteralmente ad incantarmi davanti ai disegni,
ai colori ed alle storie. |
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Non avendo un background da difendere,
né ricordi o miti robotico-giovanili a cui appellarmi e dai quali
farmi condizionare, mi posso permettere di godermi tutto come se fosse
(e spesso lo è davvero) "la prima volta". Date le premesse, forse
(senz'altro, diranno i maligni) il mio senso critico si appanna, ma ammetto
e confesso che sono più contento così: pur avendo i miei
gusti e le mie preferenze, mi godo quei mondi immaginari senza farmi distrarre
da considerazioni critiche troppo seriose. Scoprire il mondo dell'animazione
giapponese a 30 anni passati, mettersi a cercare -con grandi difficoltà
-anche economiche- le serie più famose e quelle meno famose, entrare
in possesso della tal serie completa mai più trasmessa dagli anni
'80 (benedetti |
videoregistratori!), è un'avventura
che continua ad appassionarmi e che, spero, non avrà mai fine. Non
posso ancora -né probabilmente potrò mai- "competere" con
quei giovanotti che, bambini all'epoca, passavano ore e ore davanti alla
tivù e che ora hanno una conoscenza enciclopedica dell'animazione
giapponese... Ma nel mio piccolo, ecco, insomma... [/ intro]
Tra le serie che non ho ancora mai
visto, una delle più famose è Hello Spank!, andata
in onda per la prima volta in Italia su Rai Uno nel 1983. Prodotto dalla
Tokyo
Movie Shinsha nel 1981-82 -notate quanto breve fosse negli ’80 il tempo
intercorrente tra la messa in onda giapponese e quella italiana-, consta
di 63 episodi, e non ho idea se siano stati tutti trasmessi in Italia.
Il manga di Hello Spank!, invece, è una novità relativa
per gli appassionati italiani, dato che venne pub- blicato (non integralmente,
anzi in modo filologicamente scorretto e ricolorato, com’era “buona” usanza
all’epoca) negli anni 80, in conco- mitanza con la messa in onda del cartone
animato,sul Corriere dei Piccoli, ottenendo un buon successo e conquistando
i cuori dei fan. |
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La Panini pubblicò all’epoca
anche l’album con le figurine di Spank. In Giappone la prima serializzazione
risale al 1978 per i tipi della Kodansha e consta di sette tankobon
(volumetti). Ho acquistato il manga attratto dalla fama che questo titolo
si porta ancora dietro a oltre 20 anni dalla sua prima pubblicazione, e
anche per leggere un pezzetto di storia del manga che –sinceramente- mi
mancava. (E, ancora, perché acquisto caparbiamente ogni “numero
uno” di ogni fumetto che esce in Italia, ma questo non c’entra…) Un brevissimo
cenno sui personaggi e la storia di Hello Spank!. In questo primo
volumetto facciamo subito conoscenza coi protagonisti della vicenda: Aiko
Morimura, un’adolescente molto affezionata al suo cagnolino, e sua madre;
Ryo e Shinako, amici di Aiko e decisi ad aiutarla nella ricerca di …(leggetevi
il manga!); il sig. Fujinami; Rei Ikegami, un giovane affascinante appassionato
di barche, e finalmente Spank, uno strano, dolcissimo cagnolino, dalle
particolari capacità e con enormi orecchie, che “parla” con balloons
contenenti parole umane che però solo noi lettori possiamo leggere.
Aiko è potenzialmente orfana di padre, scomparso in mare un decennio
prima; pur tuttavia continua ad attendere il suo |
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ritorno, confortata anche dalle
parole ottimiste della madre. Il manga dunque, seppur denso di gag comiche
(datate, ma deliziose) principalmente opera di Spank, comincia subito con
due tragedie, a cui si sommano subito situazioni drammatiche che vedremo
dipanarsi (e risolversi, presumo) nei volumetti successivi. Il manga immagino
fosse originariamente concepito per un target infantile-adolescenziale
(femminile?), ma a mio parere non mancherà di affascinare gli amanti
di certe atmosfere oggi viste come “retrò”; il suo stile è
scarno, essenziale, oserei definirlo espressionista. Come dicevo in Hello
Spank! s’intersecano atmosfere anche molto diverse tra loro: comiche,
drammatiche, non-sense, realistiche, sentimentali e questa |
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non è certo una novità
dato che molti manga hanno questa caratteristica mescolanza. Ma Hello
Spank! mantiene una cappa di cupezza e malinconia pesante e affascinante
al tempo stesso. Quest’effetto è dovuto per la maggior parte ai
disegni, essenziali e ruvidi, appunto retrò (terribilmente e deliziosamente
anni 70!) volti principalmente a tratteggiare atmosfere ed emozioni, più
che particolari. Ammetto che il disegno potrà sembrare “tirato via”,
frettoloso e tecnicamente povero, e forse lo è, chissà…,
ma a me ha ricordato piacevolmente il tratto undergrund di certe produzioni
dei 70’s di molti disegnatori anche occidentali, per i quali l’urgenza
narrativa superava la cura del tratto e la “bellezza estetica” delle
tavole. Mi è capitato di soffermarmi incantato, per interi minuti,
su vignette “minori”, brandelli di tempo fermato e indefinito che potrebbe |
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appartenere al Giappone degli anni
’50 come all’Europa del XXI secolo… Scambio volentieri questo tipo di emozioni
con quelle offertemi da molti manga moderni, con disegni perfetti e occhioni
tutti uguali. Non ho detto nulla sulla vicenda, è vero; ma in questo
modo non vi ho tolto il gusto della lettura e della scoperta. Sconsigliato
a chi già odia i manga, consigliato a tutti gli altri. Da parte
mia aspetto con ansia il prossimo volumetto…
Orlando Furioso
febbraio 02 |
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