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"Se
n'è andata..."
"Poveretta,
questa volta l'hai fatta proprio incazzare."
"Guarda
che è a te che ha dato del frocio..."
"Lei
è stata meno volgare... Vuoi che me ne vada?"
"No...
l'ho sempre saputo, o almeno immaginato..."
"Non
ti crea problemi?"
"Siamo
amici, no? E adesso dormi."
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Volume stravagante,
sicuramente curioso, uscito quasi in sordina e del quale sono venuto a
conoscenza quasi per caso, attraverso il canonico passaparola. Se avete
letto la prima serie della collana Mondo Naif, probabilmente ricorderete
Gente di Notte, una storia affascinante che esplorava il
mondo della notte attraverso un paio di suoi protagonisti, divisi tra la
voglia di divertirsi e la drammaticità delle loro vicende.
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Gli stessi autori tornano quindi
a dedicarsi ai personaggi, ormai divenuti una coppia affiatata di amici,
spostando le ambientazioni ad una dimensione più tipicamente diurna.
Tema centrale dell'opera è l'amore nelle sue diverse forme, nel
suo manifestarsi ad un'età critica (i famigerati venti) in
cui le prime esperienze sessuali sono ormai superate, mentre l'Amore con
la a maiuscola inizia a presentarsi come un inquietante interrogativo.
Disillusi, ma ben lontani dal distruttivismo tipicamente americano, i personaggi
trascinano le loro vite in una palpitante Bologna divisi tra vita mondana
e università, cercando di fare i conti con le pulsioni differenti
che li animano, contesi tra una fanciullezza già tinta di malinconia
ed un'età adulta che si tenta inutilmente di rinviare. Quattro i
personaggi chiave: Matteo e Enrico, gli amici di cui sopra, Veronica e
Francesca, loro complementi-nemesi lungo tutta la narrazione. I quattro
nella migliore tradizione soapoperistica sono attraversati da attrazioni
inconciliabili, sorrette da geometrie al limite del paradosso. Ma dove
la tentazione di ricorrere alla narrazione di un gradevole quadrilatero
amoroso è forte, solo la determinazione dell'autore ad aprire uno
squarcio più profondo sulle vite dei personaggi ci salva dall'enne- |
simo plot sentimentale. La sottotrama
thriller che fa da sfondo alla storia ha solo una funzione secondaria,
ovvero quella di introdurre la tematica forte e dominante dell'opera: l'omosessualità.
Uno dei protagonisti risulta infatti essere gay, e vive una doppia vita
diviso tra la propria inclinazione ed il desiderio di accettazione sociale,
risultando di fatto ipocrita anche nei confronti dei suoi amici più
cari. Quando poi le sue pulsioni si manifestano trasformando l'oggetto
della sua amicizia in qualcosa di ben diverso, il gruppo si ritrova ad
affrontare tensioni inconfessate e gelosie ingiustificate, rischiando di
sfaldarsi attorno alla storia d'amore che sembra poter germogliare. Ma
proprio la scoperta dell'omosessualtà del personaggio, che avviene
solo a metà storia, diventa strumento politico di veicolazione di
un messaggio di tolleranza. Scopriamo le sue tendenze solo quando ormai
ci siamo affezionati al personaggio, quando abbiamo imparato ad amarlo.
I nostri pregiudizi inevitabilmente crollano, perchè ormai tutte
le etichette che saremmo stati pronti ad attribuirgli in un caso differente
vengono a cadere: |
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non ci troviamo più a discutere
la sessualità di un emerito sconosciuto, ma di quel protagonista
nella cui vita ci siamo calati fin dall'inizio della storia. E mentre la
naturalezza di un approccio in un bar parigino ci fa interrogare sull'universalità
delle esperienze, non imbrigliate dal sesso del partner, la necessità
di nascondere l'incontro stesso ci fa riflettere sull'insormontabile barriera
che avvolge il personaggio, sulla sua incapacità di condividere
con chi gli è più caro le emozioni che noi "maggioranza dominante"
possiamo dichiarare orgogliosamente. Quando poi le avance di una |
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persona amica del sesso opposto rendono
palese ciò che si cercava invano di nascondere, il quartetto finisce
coinvolto in una vorticosa sequenza finale che porta finalmente al confronto
a lungo rinviato. Non nascondo di aver trovato piuttosto patetiche alcune
scene,fortemente
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sostenute dal desiderio di generare
empatia verso la diversità del protagonista; tuttavia in gran parte
delle sequenze il ritmo ed i tempi sembrano attentamente calcolati, e l'autore
mantiene un basso profilo nei confronti della vicenda. Forse i personaggi
secondari risultano un po' troppo piatti, appena accennati nei loro tratti
caratteristici, ma data la mole di eventi e l'esiguità delle pagine
era difficile pretendere di più. I disegni, nettamente evoluti rispetto
alla prima opera, continuano a trasmettermi l'idea di una contaminazione
Giappone-Italia, positiva nel suo evitare la stilizzazione tipicamente
nipponica. L'uso delle ombre non mi è sembrato molto omogeneo, alternando
pagine nettamente oscure ad ambientazioni fin troppo luminose. In compenso
le espressioni dei personaggi mi sono apparse sempre fedeli e calcolate,
in linea con la mimica facciale dei |
differenti protagonisti. Esattamente
come per il lato psicologico, anche a livello grafico i comprimari sono
soggetti ad un trattamento ben meno accurato. Personalmente ho trovato
l'opera molto interessante, anche
perchè avendo all'epoca la stessa età dei protagonisti, l'identificazione
era totale: ho riconosciuto come mie la innata complessità dell'amicizia,
la problematica dell'affrontare una relazione a due divisi tra la spinta
sessuale ed il desiderio di innamorarsi sul serio. Ho apprezzato molto
anche l'approccio all'omosessualità dell'opera: venendo da una chiusa
provincia ed affrontando per la prima volta una città universitaria,
io stesso ho provato molti dei pregiudizi che l'opera tenta di superare.
Leggendo, progressivamente, mi sono reso conto della vacuità delle
mie posizioni, e |
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così ho iniziato a
guardare con minore sospetto a vite diverse dalla mia, consapevole di quanto
in comune resti al di là delle lampanti differenze. Un volume quindi
che insegna, diverte, coinvolge. E fa riflettere. Un fumetto che tratta
di persone complesse, tridimensionali nei loro difetti e nelle loro piccole
manie, assolutamente non preoccupi di poter talvolta sembrare "leggeri"
come la generazione che rappresentano. Non un inno omosessuale, non un
calcolato messaggio politico: uno squarcio di vita piuttosto, che lascia
al lettore più sensibile le riflessioni del caso.
NAT
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giugno 02 |