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ULTIMATE
X MEN
n. 1
M. Millar
(w), A. Kubert (p),
A. Thibert
(i)
colore,
spillato, pag. non numerate
Marvel Italia - Lire
4500
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Non è vero che l’Ultimate
è un universo nuovo; non credo che la Marvel
“ricominci da zero”, non l’ha mai fatto e non può bellamente dimenticare
quasi 50 anni di continuity: si sa che i suoi universi prima o poi (in
genere “prima”) devono in qualche modo intersecarsi, interagire, fare i
conti l’uno con l’altro. E’ già successo, succederà ancora,
probabilmente con le usuali modalità. Dunque la solita operazione
acchiappalettori? Dubito anche di questo, perlomeno qui in Italia. L’acquisto
di Ultimate X Men coinvolgerà prevalentemente chi già conosce
il gruppo mutante più qualche curioso e qualche scettico. Ho ancora
in mente l’operazione Marvel 2099… (Veramente ho ancora gli albi di quella
big thing e non |
riesco a piazzarli ché nessuno
li vuole). Che le vere novità siano l’affrontare i tabù di
sesso e morte –come viene promesso- non sconvolge più di tanto:
in fumetteria, proprio a lato del reparto supereroi, ci sono un sacco di
bei fumetti che questi tabù li affrontano da anni, in maniere spesso
sublimi. In ogni modo senza scomodare padroni e direttori della Marvel,
è lo stesso Mark Millar, giovanotto scozzese autore di Ultimate
X Men (e dell’ottimo Authority, della JLA in coppia con Morrison, di Swamp
Thing, Vampirella, Judge Dredd e un sacco di altri fumetti) a dichiarare
onestamente lo scopo dell’operazione: “UXM è un ottimo punto di
partenza per chiunque abbia apprezzato il film sugli Uomini X e vuole saperne
di più su questi personaggi.” E aggiunge: “Anche finanziariamente
è una cosa buona per i nuovi lettori, perché devono solo |
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investire due o tre dollari al mese
per seguire la storia, in quanto non ci sono spin-off né titoli
interdipendenti. E’ un formato molto attraente per nuovi lettori e sarei
veramente sorpreso se UXM non avesse molto, molto successo.” In effetti
lo sarei anch’io, sorpreso. E’ vero, però, che gli autori sotto
contratto Marvel non hanno potere assoluto sulle proprie storie, dato che
i personaggi sui quali lavorano non sono di loro proprietà. Insomma,
può essere un Elseworld, un What if…, ma questi non sono gli X Men:
gli X Men hanno quasi quattro decenni di continuity sulle spalle e nessuno
si può illudere di cancellarli semplicemente facendo ricominciare
la storia con altri presupposti. Ovviamente credo ciecamente nella |
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buona fede di Millar, ma nessuna
major si accontenta di nuovi lettori che leggano solo una delle sue serie
spendendo due o tre dollari al mese. Se l’Ultimate è un universo
strutturato (non è, infatti, il medesimo in cui agisce il novello
Spiderman?), avrà i suoi crossover, i team-up, gli spin-off e tutti
gli ammennicoli su cui si regge un universo fumettistico che si presuppone
in |
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espansione. Questa è l’ottica
dell’industria. Ci saranno ben presto almeno due universi Marvel in evidente
contraddizione tra loro e prima o poi qualcuno, pianificando l’ennesima
operazione commerciale, dovrà risolvere la contraddizione. Crisis
on Infinite Marvel Universes… “Se ti piacciono gli X Men, ti piacerà
anche questo fumetto”, continua Millar; “UXM è la ri-creazione del
super-team nel 21° secolo, per un pubblico mainstream”. “Scrivo UXM
perché voglio essere parte di ciò che salverà la fottuta
industria del fumetto.” Le operazioni commerciali –dichiarate o meno che
siano- non |
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necessariamente coincidono con il
buon fumetto (nemmeno lo escludono a priori) pertanto credo sia normale
avvicinarsi a prodotti del genere con una buona dose di pregiudiziali.
Spesso le varie Next Big Thing nel mondo del fumetto si sono rivelate vuote,
sterili operazioni di restyling pilifero. Con Nicola, dell’ottimo Comics
Planet ci siamo scambiate alcune opinioni sull’operazione Ultimate: siamo
entrambi d’accordo che le grandi storie acchiappa-lettori hanno, in fine
dei conti, come nucleo di sostanziale cambiamento, un nuovo taglio di capelli,
vedi i codini di Zio Ben e Hank McCoy, la zazzera corta di Jean Grey
… per tacere del vecchio Supes, che in quanto a restyling non ha nulla
da invidiare a nessuno. |
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Fortuna che su Xavier c’è
poco da lavorare in quel senso(ma c’è sempre un orecchino con cui
“modernizzare” Colosso). Anche la linea fisica, aggiungo io, vuole la sua
parte: supereroine già magre diventano scheletriche, mentre per
i maschi abbiamo muscoli gonfiati all’eccesso e altezze sensibilmente lievitate.
Con queste premesse era chiaro che Ultimate X Men non avesse le carte per
diventare il mio fumetto preferito. Questa first issue fa trascorrere dieci
minuti in relax, non appassiona particolarmente e anzi mette in moto quell’inevitabile, |
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fastidioso meccanismo di continuo
confronto con i veri X Men. Certo, le promesse vengono fatte per i numeri
successivi: “Un X Man morirà in battaglia!”, “Qualcuno farà
sesso con qualcun altro!”, recitano più o meno gli strilli pubblicitari.
Bene, staremo a vedere chi passerà al regno dei più e chi
gioirà con le delizie del consesso carnale. I disegni di Adam Kubert
(che personalmente ho sempre considerato il meno dotato tra i membri della
Kubert family) sono uguali a quelli della maggior parte dei fumetti supereroistici
attuali. Non mi entusiasmano né li giudico pessimi; sono, appunto,
i soliti disegni che vanno di moda da qualche anno a questa parte. Ma davvero:
devo ancora capire cosa distingue, oggi, i vari disegnatori di superesseri.
Colorazione standard, un paio di belle splash page, posterino double-face
in omaggio, cosa volere di più?
Orlando Furioso
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