Ogni lettore di fumetti conosce
periodi di crisi: momenti di stanchezza e di noia, insoddisfa- zione per
le proposte del mercato anche se quest'ultimo si presenta prodigo di proposte
editoriali, ansia non ben definita se non come ricerca di "qualcosa" che
possa fare rivivere sensazioni lontane e mai dimenticate. Sono momenti
in cui è alto il rischio di trasformarsi in un ex-lettore di fumetti.
ma possono anche essere momenti positivi, nei quali concoraggio di sperimentare
il nuovo si effettuano tagli, cessando magari acquisti che non hanno più
ragione d'essere (se non mera abitudine) e nei quali si drizzano le antenne
e si va alla ricerca, finalmente!, di emozioni più che di collezioni
da completare. Si può allora scoprire che in un luogo declassato
come l'edicola, accanto ai gioca-e-colora c'è un piccolo grande
tesoro del Fumetto mondiale, riproposto dalle Edizioni IF, casa
editrice cui fa capo Gianni Bono: si tratta di BRACCIO DI FERRO,
PER UN PUGNO DI SPINACI, un corposo volume che rinnova la gioia |
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di leggere volumi i cui tempi di lettura
vanno oltre gli otto minuti e mezzo degli albi spillati a 72 pagine! PER
UN PUGNO DI SPINACI ripropone alcune delle mitiche storie di
Elzie
Chrisler Segar, l'inventore del marinaio guercio e dei deliziosi -quanto
assurdi- comprimari.
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Storie che, ricordiamo, datano 1936-37;
così come ricordiamo che la creazione del personaggio di Popeye
da parte di Segar risale al 17 gennaio 1929. La lettura di questo
magnifico volume è stata una vitale boccata di ossigeno; non può
che far bene al cuore e alla mente questo fumetto così "antico",
concepito pima della invenzione di tutte le sovrastrutture nelle quali
spesso ci imprigioniamo noi lettori. Il confronto, la sfida che il lettore
moderno di fumetti deve |
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affrontare nel leggere questo PER
UN PUGNO DI SPINACI non si limita ad un'operazione nostalgica: è
come se Segar ci chiedesse di incantarci di fronte a una magia che usufruisce
soltanto di se stessa (e di chine, carta e pennello), in un tempo in cui
Alan
Moore, gli Argentini, Lee & Kirby, la continuity, i dot
comics ecc. erano di là da venire.
Le tre storie presenti erano apparse
infiniti anni fa sia in un prezioso volumetto edito da Mondadori che -più
recentemente- nelle edizioni filologiche della Comic Art, e sono di una
bellezza davvero rara; la vis comica è sempre presente, anche se
non possiamo pretenderne un'efficacia uguale a quella che aveva certamente
oltre sessanta anni fa; è anzi asse portante della narrazione.
Ma non si pensi a una mera sequela di gag legate più o meno tra
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loro: qui c'è una storia
vera e propria, appassionante e piena di suspence e con personaggi tanto
assurdi quanto deliziosi e vivi, che si scoprono poco a poco rivelando
col trascorrere delle pagine aspetti sempre nuovi e soprendenti della loro
multiforme personalità. C'è Braccio di Ferro il Marinaio
(Popeye), modello d'integrità morale e mai desideroso di
usare la violenza (che però, poi, usa eccome... fortunatamente per
il divertimento di noi lettori), dotato di forza sovrumana, tenero e sgrammaticato,
idolo dei monelli del quartiere e mille altre cose ancora. L'ossuta e odiosa
Olivia (Olive Oil) fidanzata di Braccio, perennemente sull'orlo
di una crisi isterica, violenta e tenera, cinica e romantica insieme, che
prende e dà un sacco di botte. Il delizioso Jeep, animaletto
dai magici poteri; l'opportunista e perennemente |
affamato Wimp; Poopdeck Pappy,
il padre di Braccio di ferro, collerico, quasi centenario e in fondo, molto
in fondo..., dotato di un cuor d'oro. C’è Toar, gigantesco
uomo primitivo (...remember Java?...) zannuto, superforte, un po'
gay, tenerissimo e pronto però a uccidere chiunque osi torcere un
capello ai suoi amici.
E poi ancora altri personaggi azzeccatissimi
e dalla caratterizzazione forte che non mancano di affascinare vignetta
dopo vignetta, pagina dopo pagina: pugili corrotti e streghe, bookmaker
e animali favolosi come mostri marini o alati, rielaborati dalla strepitosa
fantasia di quel genio che era Segar… Un intero mondo che, per quanto
oggettivamente “datato”
temporalmente a livello di creazione
(siamo pur sempre negli anni ’30), risulta assolutamente atemporale nel
senso migliore del termine per il lettore di oggi: possiamo leggere quelle
storie senza sentire assolutamente il peso dell’antichità
del fumetto, così come deve succedere per ogni capolavoro che si
rispetti. Fatta eccezione per la gabbia regolare nella quale è costruita
e contenuta la narrazione (rimontata comunque per la presentazione in volume),
costruzione che è indubbiamente di “vecchio stampo” per il lettore
odierno, nulla in queste storie puzza di vecchio o di obsoleto, la magia
è intatta, il coinvolgimento resta altissimo e il desiderio di rilettura
per il puro piacere si fa sentire forte. Pur con tutto il pessimismo che
il periodo impone, ci uniamo con tutto il cuore all’auspicio che Gianni
Bono fa in seconda di copertina: che Braccio di Ferro possa cioè
attirare le giovani generazioni verso un fumetto sì antico, ma sempre
in grado di offrire stimoli, |
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risate e piacere di lettura. E non ce
ne voglia
Tito Faraci –notissimo autore, oltre che compilatore della
prefazione a questa edizione di Braccio di Ferro- se ci permettiamo qui
di citarlo letteralmente: “Psichedelia pura, trent’anni prima della
psichedelia… Poche strisce e [Segar] ha già trascinato tutti nell’avventura
che state per leggere. Beato chi lo fa per la prima volta.” Condividiamo
in pieno, ma aggiungiamo che la beatitudine “colpisce” anche nel- le successive
riletture!
Orlando Furioso
marzo 2002 |