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Ogni lettore di fumetti conosce periodi di crisi: momenti di stanchezza e di noia, insoddisfa- zione per le proposte del mercato anche se quest'ultimo si presenta prodigo di proposte editoriali, ansia non ben definita se non come ricerca di "qualcosa" che possa fare rivivere sensazioni lontane e mai dimenticate. Sono momenti in cui è alto il rischio di trasformarsi in un ex-lettore di fumetti. ma possono anche essere momenti positivi, nei quali concoraggio di sperimentare il nuovo si effettuano tagli, cessando magari acquisti che non hanno più ragione d'essere (se non mera abitudine) e nei quali si drizzano le antenne e si va alla ricerca, finalmente!, di emozioni più che di collezioni da completare. Si può allora scoprire che in un luogo declassato come l'edicola, accanto ai gioca-e-colora c'è un piccolo grande tesoro del Fumetto mondiale, riproposto dalle Edizioni IF, casa editrice cui fa capo Gianni Bono: si tratta di BRACCIO DI FERRO, PER UN PUGNO DI SPINACI, un corposo volume che rinnova la gioia
cover
di leggere volumi i cui tempi di lettura vanno oltre gli otto minuti e mezzo degli albi spillati a 72 pagine! PER UN PUGNO DI SPINACI  ripropone alcune delle mitiche storie di Elzie Chrisler Segar, l'inventore del marinaio guercio e dei deliziosi -quanto assurdi- comprimari. 
Storie che, ricordiamo, datano 1936-37; così come ricordiamo che la creazione del personaggio di Popeye da parte di Segar risale al 17 gennaio 1929. La lettura di questo magnifico volume è stata una vitale boccata di ossigeno; non può che far bene al cuore e alla mente questo fumetto così "antico", concepito pima della invenzione di tutte le sovrastrutture nelle quali spesso ci imprigioniamo noi lettori. Il confronto, la sfida che il lettore moderno di fumetti deve 
ELZIE CHRISLER SEGAR (1894-1938)
affrontare nel leggere questo PER UN PUGNO DI SPINACI non si limita ad un'operazione nostalgica: è come se Segar ci chiedesse di incantarci di fronte a una magia che usufruisce soltanto di se stessa (e di chine, carta e pennello), in un tempo in cui Alan Moore, gli Argentini, Lee & Kirby, la continuity, i dot comics ecc. erano di là da venire. 
una striscia del volume (qui non tradotta)
Le tre storie presenti erano apparse infiniti anni fa sia in un prezioso volumetto edito da Mondadori che -più recentemente- nelle edizioni filologiche della Comic Art, e sono di una bellezza davvero rara; la vis comica è sempre presente, anche se non possiamo pretenderne un'efficacia uguale a quella che aveva certamente oltre sessanta anni fa; è anzi asse portante della narrazione. Ma non si pensi a una mera sequela di gag legate più o meno tra 
loro: qui c'è una storia vera e propria, appassionante e piena di suspence e con personaggi tanto assurdi quanto deliziosi e vivi, che si scoprono poco a poco rivelando col trascorrere delle pagine aspetti sempre nuovi e soprendenti della loro multiforme personalità. C'è Braccio di Ferro il Marinaio (Popeye), modello d'integrità morale e mai desideroso di usare la violenza (che però, poi, usa eccome... fortunatamente per il divertimento di noi lettori), dotato di forza sovrumana, tenero e sgrammaticato, idolo dei monelli del quartiere e mille altre cose ancora. L'ossuta e odiosa Olivia (Olive Oil) fidanzata di Braccio, perennemente sull'orlo di una crisi isterica, violenta e tenera, cinica e romantica insieme, che prende e dà un sacco di botte. Il delizioso Jeep, animaletto dai magici poteri; l'opportunista e perennemente
affamato Wimp; Poopdeck Pappy, il padre di Braccio di ferro, collerico, quasi centenario e in fondo, molto in fondo..., dotato di un cuor d'oro. C’è Toar, gigantesco uomo primitivo (...remember Java?...) zannuto, superforte, un po' gay, tenerissimo e pronto però a uccidere chiunque osi torcere un capello ai suoi amici. 
E poi ancora altri personaggi azzeccatissimi e dalla caratterizzazione forte che non mancano di affascinare vignetta dopo vignetta, pagina dopo pagina: pugili corrotti e streghe, bookmaker e animali favolosi come mostri marini o alati, rielaborati dalla strepitosa fantasia di quel genio che era Segar… Un intero mondo che, per quanto oggettivamente “datato”
temporalmente a livello di creazione (siamo pur sempre negli anni ’30), risulta assolutamente atemporale nel senso migliore del termine per il lettore di oggi: possiamo leggere quelle storie senza sentire assolutamente il peso dell’antichità del fumetto, così come deve succedere per ogni capolavoro che si rispetti. Fatta eccezione per la gabbia regolare nella quale è costruita e contenuta la narrazione (rimontata comunque per la presentazione in volume), costruzione che è indubbiamente di “vecchio stampo” per il lettore odierno, nulla in queste storie puzza di vecchio o di obsoleto, la magia è intatta, il coinvolgimento resta altissimo e il desiderio di rilettura per il puro piacere si fa sentire forte. Pur con tutto il pessimismo che il periodo impone, ci uniamo con tutto il cuore all’auspicio che Gianni Bono fa in seconda di copertina: che Braccio di Ferro possa cioè attirare le giovani generazioni verso un fumetto sì antico, ma sempre in grado di offrire stimoli,
Eugene the Jeep
risate e piacere di lettura. E non ce ne voglia Tito Faraci –notissimo autore, oltre che compilatore della prefazione a questa edizione di Braccio di Ferro- se ci permettiamo qui di citarlo letteralmente: “Psichedelia pura, trent’anni prima della psichedelia… Poche strisce e [Segar] ha già trascinato tutti nell’avventura che state per leggere. Beato chi lo fa per la prima volta.” Condividiamo in pieno, ma aggiungiamo che la beatitudine “colpisce” anche nel- le successive riletture!
la prima apparizione di Popeye (1929)
Orlando Furioso
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marzo 2002