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C’è una stupida “sfida” in America, della quale chiunque stia leggendo queste righe è perfettamente a conoscenza: la “sfida” –chissà quanto autentica o non piuttosto orchestrata ad arte per questioni di marketing- per evitare la chiusura del mensile di Capitan Marvel. O per accelerarla, dipende dai punti di vista. Se l’albo di Capitan Marvel chiudesse avremmo un’ulteriore prova che gli ormai tristemente famosi lettori medi americani, i noti adolescenti brufolosi, non capiscono un tubo di fumetti (e forse d’altro). E’ da anni che tutto ciò che viene toccato da quel genio di Peter David si trasforma in oro puro e il ciclo di storie di Capitan Marvel pubblicato attualmente in Italia non fa eccezione. Il nostro amato Capitano è il comprimario (?) dei Fantastici Quattro sul loro omonimo mensile-sottiletta (sì, quegli albi che passano agevolmente sotto la porta di una camera… stagna). In un universo fumettistico di continuity infinite e incomprensibile a chiunque abbia un budget per i comics
inferiore a 150 euro al mese, Capitan Marvel è un’oasi di intrattenimento intelligente, persino più divertente di Dharma & Greg. Il centro focale non è propriamente la storia, seppur bella, narrata da David, né gli splendidi disegni di Chrisscross –né troppo avantgarde né pomposamente classici: semplicemente perfetti!-, ma sono i dialoghi e le vere e proprie “scenette” che costellano le sequenze. Già: ecco le vere star di Capitan Marvel! “Scenette” (mi si scusi il termine, che vuol essere tutto tranne che negativo) perfettamente costruite, inserite nel continuum della narrazione che vanno dalla pura autoreferenzialità –divertente e mai noiosa, però- al metafumetto, all’autocitazione [Peter David: lui può!] alla caustica presa in giro degli stessi fumetti della “Casa delle Idee”… Il tutto condito con un umorismo sopraffino e intelligente che, appunto, potrebbe giusto non divertire lettori poco sopraffini e di scarsa intelligenza (fumettisticamente parlando, per carità). Tant’è vero che in America il nostro Capitano vende pochino, o comunque tale era la situazione prima della famosa “sfida” e se è vero che questa situazione potrebbe essere automatica garanzia di superiore qualità, è di per sé spiacevole che il valore non sia riconosciuto. Allora andiamo avanti con lo spot pubblicitario, per quelle poche anime sfortunate che, magari per pregiudizi contro i supereroi, non leggono –ahiloro- le avventure del nostro Capitano. Non ha troppa importanza quel che stanno raccontando Peter David e Chrisscross; in fondo è un fumetto della Marvel, quindi sostanzialmente scazzottate tra supertizi colorati e poco d’altro. Anche se, in effetti e al di là dei dialoghi, bisogna dire che David riesce felicemente a scrivere delle storie in marvel-style con un tasso di originalità per soggetto e intreccio superiori alla media. Ma lascio volentieri ed eventualmente ad altri l’onere di una recensione vera e propria: questo è solo uno spot. Dicevo delle “scenette”: esse sono inserite nella storia con un sapiente e
rodato uso della scansione e dell’alternanza drammaticità/comicità, stemperando, mai banalizzando, il pathos, scatenando l’attesa ilarità del lettore e favorendo anche –in modo né scontato né moralistico- certe riflessioni civili ed umanitarie (magari un po’ liberal…) scavalcando elegantemente il comics code. Messaggi, insomma; piccole e non invasive chicche su questioni importanti che nei fumetti marvel sono spesso evitabili ed evitate come la peste: cosette come per esempio l’infibulazione femminile o lo scontro di culture ed etnie talmente diverse da apparire incompatibili. Ma attenzione: niente banalità buoniste e melense alla Dylan Dog, tanto per restare in casa, o predicozzi sul povero-mutante-che-tutti-amano-odiare. Perle che scintillano senza abbagliare poggiate lì con delicatezza tra una vignetta e l’altra, che fan pensare e divertire, che si 
possono raccogliere o lasciare senza problema.  E i disegni? Ah, l’espressività delle tavole, delle vignette di Chrisscross! L’artista è capace di infliggere certe pose ai visi e ai corpi dei personaggi… Assolutamente vivi, veri, reali, comici; certe espressioni di Marlo, di Marvel stesso, di Dragoluna che valgono, da sole, l’acquisto dell’albo!, e spiacente per chi non sa di cosa sto parlando. I disegni di Chrisscross rendono Capitan Marvel un fumetto godibile anche per chi di sol disegno si nutre, si possono anche solo guardare le figure e ci si diverte ugualmente. Un plauso doverosissimo, al di là delle figure, al lettering sempre perfetto di Claudia Sartoretti, ovvero l’arte di rendere arte le paroline scritte dentro i ballons.
Si diceva che Capitan Marvel è serie comprimaria dei Fantastici Quattro: beh, credo che invece sempre più lettori accettino di spendere quei 2,25 euro al mese proprio per lui, il nostro Capitano preferito, dato che le storie del fantastico quartetto sono, da alcuni numeri a questa parte, di una fantastica noia e inconsistenza.
Orlando Furioso
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settembre 02