di Warren Ellis –
Brian Hitch / Mark Millar – Frank Quitely
su WILDSTORM nn. 4 -
18, spillati a colori, 4 euro
MAGIC PRESS
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The Authority, per i pochi
malcapitati che non lo sapessero, è la serie più cool
del momento, almeno in Italia. A questo punto, i più puristi tra
voi avranno già storto il naso, sentendola etichettare con quel
termine, abitualmente utilizzato per definire una testata destinata a fare
tendenza per un po’, per poi accasciarsi su se stessa priva di idee, trascinando
nel baratro anche le innumerevoli serie-fotocopia nate sull’onda del successo
iniziale, esattamente come accadde con i fumetti Image, nemmeno
troppo tempo fa. E tutto ciò avverrà, o meglio è già
avvenuto, visto che negli U.S.A. la pubblicazione di Authority è
stata interrotta con il numero 29 per motivi imputabili al buonismo e alla
paura che hanno invaso i media nel post-11 settembre. D’altro canto, per
quel che riguarda il nostro Paese, la Magic Press ha ancora nel
cassetto un buon numero di episodi del gruppo capitanato da Jack Hawksmoor,
quantità perlomeno sufficiente a soddisfare la necessità
(dipendenza?) degli appassionati. Purtroppo, siccome è noto che
piove sempre sul bagnato, la casa editrice romana non brilla nella puntualità
delle uscite e nella chiarezza quanto ai piani editoriali futuri, ma tant’è. |
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In sostanza, io dico di godercela
finché possiamo, che c’è parecchio da godere. Soprattutto
da quando Mark Millar (Ultimate X-Men) e Frank Quitely
(New X-Men) hanno preso in mano la testata, rendendo sempre più
poliedrico quello che sotto la gestione Ellis era già un
ottimo fumetto d’azione, accentuando la caratterizzazione dei personaggi
ed imprimendo svolte inaspettate alla serie. Nel corso delle sue prime
quattro storie, che compongono il ciclo narrativo intitolato “Natività”,
lo scrittore scozzese ha contrapposto Authority ad un palese omaggio a
Jack
Kirby: il malefico, sarcastico e mentalmente instabile Jacob Kriegstein,
un ometto distortamente geniale, creativo ed idealista, dapprima stretto
collaboratore del governo degli Stati Uniti, in seguito |
licenziato perché contrario al
capitalismo senza freni, infine messosi a capo di un esercito di superumani
con il quale assumere il controllo del pianeta. Ovviamente, l’Authority
non permetterà che questo avvenga, e come suo solito eliminerà
ogni ostacolo alla creazione di un mondo migliore… oppure no? Leggere per
scoprire, perché il finale non è assolutamente scontato,
e merita un’abbondante riflessione.
I cambiamenti e le innovazioni apportate
da Millar, insieme ai tratti caratterizzanti consolidati di questa nuova
Authority, rendono i personaggi sempre più interessanti e sfaccettati,
anche se l’autore ha preferito non calcare troppo la mano sull’introspezione
psicologica, |
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probabilmente per non distaccarsi
troppo dalle linee guida fornite dal suo predecessore e per avere modo
di creare le atmosfere adatte all’indirizzo generale della serie. In ogni
caso, si possono facilmente evincere le qualità morali dei protagonisti
in battaglia, quanto mai cinici e freddamente distaccati, capaci di atti
talmente spietati ed originalmente brutali da risultare più cattivi
(il termine esatto sarebbe “bastardi”) dei maniaci che combattono. Naturalmente,
questi aspetti caratteriali -abitualmente considerati negativi- sono visti
con gli occhi degli stessi personaggi, ed è |
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difficile non giustificarli ed apprezzarli,
se ci si è calati a sufficienza nel fumetto; certamente, sarebbe
bene evitare di ripetere le inenarrabili atrocità descritte da Millar
sul primo che passa… E’ da notare che non è tanta la violenza
rappresenta- ta dalle eloquenti illustrazioni di Quitely, quanto quella
cui si allude in certe situazioni, magari solo accennate da una vignetta,
ma che lasciano presagire terribili torture ed ampi spargimenti di sangue.
E’ innegabile, inoltre, che ognuno dei protagonisti dia una forte impressione
di intrinseca sicurezza, di risolutezza e quasi di onnipotenza, facendo
sembrare tutto più facile e fattibile di quanto non sia, con l’aria
di chi conosce le proprie capacità e sa di essere ampiamente superiore
all’avversario che gli si para davanti o al problema che impedisce lo svolgersi
degli eventi in un certo verso. |
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Tutto ciò, sul lavoro: i
membri di Authority infatti, in privato, sono delle persone normali che
provano sentimenti d’amore e d’odio, desideri e paure; l’autore ci offre
diversi scorci della loro vita quotidiana, rifinendo le figure di questi
superesseri anche grazie ai dialoghi secchi ed efficaci, nei quali spiccano
alcuni scambi di battute stilisticamente e tecnicamente vicini alla perfezione
e permeati di molto, sano, humour inglese. Una svolta importante e non
trascurabile, tra quelle operate da Millar, è sicuramente la decisione
di rendere pubblica l’esistenza di Authority, i cui componenti diventano,
pressochè dall’oggi al domani, celebrità simili a quelle
del mondo dello spettacolo: le apparizioni in televisione e sui giornali
si moltiplicano, come pure le continue feste sull’immenso Carrier (una
nave semi-senziente che si trova dovunque ed in nessun |
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luogo contemporaneamente, utile
come casa, base e mezzo di trasporto per la squadra) ed i contatti con
politici influenti, con i quali tuttavia non si sviluppa un buon rapporto,
a causa del poco interesse che il supergruppo nutre per le politiche internazionali,
intese come meschino scambio di favori ed indulgenze tra Stati accomunati
da un qualche fine poco chiaro. In questo fumetto, infatti, sono evidenti
le dure critiche al mondo di chi governa solo per trarre profitto e soddisfare
i propri interessi ed evita di contrapporsi con fermezza, ad esempio, alle
violazioni dei diritti umani, per preservare un labile e precario status
quo che in realtà fa comodo solo a pochi, i più ricchi. L’Authority,
quindi, è sempre più un gruppo d’intervento globale, che
non si limita a combattere la superminaccia di turno da cui viene attaccata |
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direttamente, ma preferisce andare
a risolvere problemi di entità più reale, recandosi -per
dirne una- nel sudest asiatico con lo scopo di far cadere una dittatura,
per poi accogliere quarantamila rifugiati nella propria dimora. Millar,
infine, non ha peli sulla lingua, e quello che era sentito come abbastanza
sottinteso durante i primi episodi sceneggiati da Ellis, qui esplode e
diventa palese: la relazione omosessuale tra Apollo e Midnighter viene
finalmente rappresentata graficamente, e sono diverse le scene nelle quali
i due chiacchierano da perfetti innamorati. Da parte mia, ammetterò
che avrei preferito non parlarne, ma non -come sarebbe più o meno
logico pensare- perché io nutra un qualche astio nei confronti dei
gay, anzi. Il punto è che sentire di dover evidenziare una |
questione simile mi fa riflettere:
se i due compagni non avessero avuto questo tipo di rapporto, certamente
non mi sarei soffermato sulla loro eterosessualità, e dispiace doversi
accorgere che questo lato della loro personalità venga considerato
“particolare” (da me quanto dallo stesso Millar), tutto qui. Per quel che
riguarda la parte relativa alle illustrazioni, Quitely sviluppa progressivamente
il suo stile molto personale e particolareggiato, ma non riesce a rendere
dinamiche le figure, che alle volte risultano essere poco naturali. Questa
staticità dà l’impressione, insieme alla scansione della
pagina in vignette rettangolari poste orizzontalmente, di trovarsi di fronte
ai fotogrammi di una pellicola cinematografica, effetto in parte voluto,
in quanto è nota la ricerca degli autori per rendere ogni tavola
più “d’impatto” possibile. In conclusione, Authority è un
gran bel fumetto, e merita di essere letto, oltre che per i motivi sopraelencati,
anche per l’impostazione filosofica del “volere-un-mondo-migliore-e-fare-di-tutto-per-ottenerlo”
che ne è alla base, che fornisce interessanti elementi sui quali
meditare.
Daniele
“Youngest”
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Giugno 2002 |