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Una breve novella a fumetti scritta da Neil Gaiman, uscita originariamente per Dark Horse e proposta in Italia con l’usuale, ottima cura dalla Magic Press di Pasquale Ruggiero, è di per sé un evento che merita ben più di un breve commento scritto. Eppure questa volta l’attenzione è da focalizzare principalmente sui disegni del grandissimo John Bolton, un artista nel vero senso della parola, a cui la definizione di “disegnatore” sta senz’altro stretta. Per la prima volta, infatti, i disegni di una graphic novel, pur scritta da un autore-culto, sovrastano con la loro magnificenza le parole, i dialoghi, la storia stessa; la graphic supera la novel per l’esclusivo, quasi doloroso piacere degli occhi. Spesso succede di restare incantati di fronte a certe soluzioni grafiche e interpretative di un artista: ci si sofferma a guardare i disegni, a osservarli minuziosamente perdendosi nelle linee e nei colori (o nei grigi), ci si distrae persino dal filo della storia, per un lungo momento, e poi si prosegue nella lettura; perché se è vero che l’Arte Sequenziale è (dovrebbe essere) il perfetto |
equilibrio
tra testo e disegno, è pur vero che tutti vogliamo sapere come va
a finire la storia… Ma, professionisti a parte –ché si sa, loro
debbono studiare, capire e carpire- quante volte è successo di restare
così affascinati dalle tavole di un’opera arrivando a dimenticarsi
del filo del discorso, perdendo addirittura interesse per il racconto in
quanto tale? Mi son trovato non a rileggere, ma a riguardare (leggendo,
cioè, a un livello diverso di quello delle parole) più e
più volte ogni singola tavola de Il San Valentino di Arlecchino,
rimanendo ogni volta più stupito e completamente catturato dalla
maestria di Bolton, dalle meravigliose linee, colori, espressioni, prospettive,
inquadrature che l’artista ha così sapientemente profuso in quest’opera.
Perché tanta enfasi? Probabilmente si tratta di una faccenda squisitamente privata: la mia posizione non-allineata (e, sospetto, persino un po’ scorretta), prevede un tiepido interesse per la parte grafica dei fumetti; interesse che diventa, invece, supremo nei riguardi della storia, della sceneggiatura originale, dei dialoghi. E il bello dei fumetti è anche che ognuno/a li prende un po’ come gli pare e che ce n’è per tutti i gusti. A parte Andrea Pazienza, il Druillet |
degli
anni ’70, quel poco di Bodé che c’è in giro
e i pochi altri artisti dei quali amo il tratto e il disegno disinteressandomi
delle storie che racconta(va)no, mai epoi mai mi sarei sognato di
consigliare l’acquisto di un opera a fumetti esclusivamente per i suoi
bellissimi disegni; lo faccio, invece, appassionatamente per Il
San Valentino di Arlecchino, perché entrare in quelle tavole
magnifiche per perdercisi dentro vale veramente l’acquisto, l’avesse pure
scritta l’autore di gregory hunter…
La parte scritta che ho maggiormente apprezzato in questo volume è la postfazione dello stesso Gaiman, divisa in tre parti: la prima riguardante la storia e le origini di Arlecchino e della Commedia dell’Arte; la seconda sul disegnatore John Bolton; la terza, brevissima, riguardante una finta biografia dell’autore, divertentissima e magica, come sempre. Quella che da noi viene considerata un’innocua maschera di carnevale |
–Arlecchino-,
ha invece origini antichissime, misteriose e inquietanti (come del resto
già avevo letto altrove) e sarebbe oltremodo interessante approfondire
l’argomento, come mi sono personalmente ripromesso di fare. La storia.
E’ il giorno di San Valentino e Arlecchino è nuovamente, perdutamente,
pericolosamente innamorato…Sarà per questo che la bellissima Missy
trova un cuore umano ancora sanguinante appuntato sulla porta di casa sua
con uno spillone d’argento? Basta così, è tutto quanto è
necessario sapere (si sa quanto detesto gli spoiler). Neil Gaiman,
com’è suo uso, prende un Personaggio Mitico e se lo lavora tirandone
fuori potenzialità nascoste e, naturalmente, inquietanti. La storia
è crudele pur parlando d’Amore, o forse proprio per questo; la fine
della storia, se di fine vera e propria si può parlare, lascia spiazzati
e confusi; il tutto non lascia indifferenti: se può interessare
(ma temo di no…) la notte successiva alla lettura de Il San Valentino di
Arlecchino ho fatto spaventosi sogni a tema…
Nonostante il coinvolgimento emotivo non mi sento di porre quest’opera tra le |
cose
migliori scritte dall’autore inglese; un Gaiman che mi è apparso
un
pochino svogliato e sottotono, con dell’ottimo materiale tra le mani che forse poteva essere sviluppato meglio. O può essere che il Maestro mi abbia talmente viziato coi suoi magnifici lavori, che un suo lavoro men che magnifico(e comunque tutt’altro che scarso, intendiamoci!), chissà forse un semplice divertissement, mi susciti dubbi e perplessità. Certo non è gradevole come impressione, e ovviamente non è supportata da nulla di concreto, ma leggendo ho avuto talvolta la sensazione che Gaiman avesse una sorta di scadenza da rispettare o che avesse perso un po’ interesse per un’idea originariamente stimolante, chissà. E’ però quasi sicuro che i dialoghi e le didascalie risultino più tirati via del solito, meno passionali insomma. Certo, sempre sopra lo standard di tanto fumetto che va per la maggiore. Ma aldilà di tutte le personali e soggettive considerazioni, ci sono sempre i dipinti di John Bolton a far sì che i 12,50 euro restino comunque ottimamente spesi, senza rimpianti. Orlando
Furioso
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