di Morrison
- Truog; covers di Brian Bolland
Apologia
di un eroe inutile
* Animal Man 1
- 10 (DC Comics)
* American Heroes
9 - 19 (Play Press)
* Animal Man
TPB 1 (Magic Press)
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Chi
è Animal Man? Prima del 1988, uno dei tanti eroi dimenticati
della Detective Comics. Dimenticato a tal punto da far parte di
un gruppo chiamato “Eroi Dimenticati” (non sto scherzando, giuro!).
Personaggio squal- lido dalle origini squallide, dalla psicologia squallida
e dalla vita editoriale squallida. Questo fino al 1988. Anno in cui la
DC, spinta in una fase innovativa, decise di tentare il grande rilancio.
Un rilancio in cui credevano in pochi, a dire la verità, tanto che
per realizzarlo venne scelto un giovane autore inglese dal futuro ancora
incerto (al suo primo lavoro in casa DC) ed un disegnatore certamente veloce
e puntuale, ma dal tratto poco supereroistico (Chas Truog). Il progetto
si componeva di una miniserie di quattro numeri, nei quali il personaggio
di Animal Man sarebbe dovuto essere approfondito e rilanciato in una chiave
moderna ed accattivante. Nessuno certo si immaginava cosa ne sarebbe uscito. |
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Grant
Morrison (questo il nome del giovane scrittore) rivoluzionò
il concetto di supereroe introducendo in quella mini tematiche e riflessioni
lontane dal comic medio, conquistandosi un posto nel cuore di critica e
pubblico. Fiutato l’affare, la casa editrice decise di trasformare la miniserie
in serie regolare, lasciando invariato il team creativo. Inizialmente forse
un po’ spiazzato, probabilmente non ancora avvezzo all’ambiente, Morrison
programmò un paio di episodi di assestamento (fa eccezione il cross
over con Invasion), dando inizio col numero 8 alla trama
principale del suo ciclo, che avrebbe tenuto viva l’attenzione dei lettori
fino alla sua degna conclusione nel numero 26 (ultimo della gestione
Morrison). Se siete lettori abituali di comics probabilmente avrete già
sentito parlare di Animal Man. |
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I
morrisoniani più convinti lo esibiscono a giorni alterni quale bandiera
di come un fumetto dovrebbe essere, simbolo della genialità narrativa
dell’anticonformista autore scozzese (lo so che prima ho scritto inglese…
che volete, esiste un equivalente italiano di “abitante del regno unito”
che non suoni quantomeno ridicolo? Per dovere di cronaca Morrison
è nato a Glasgow, e quindi risulta scozzese di nascita). E con altrettanta
probabilità avrete sorriso di fronte a tanta cieca adorazione… Sicuri
che nessun opera di un autore, soprattutto se seriale e supereroistica,
possa rivelarsi degna di essere elevata su un gradino tanto elevato. E
avreste avuto tutte le ragioni per mantenere le vostre riserve, se proprio
in questo caldo agosto la Magic Press non avesse deciso di ristampare
in un elegante volume i primi dieci episodi del suddetto ciclo, costringendo
chi a suo tempo non ebbe la |
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fortuna
di fruirne nelle epiche pagine di American Heroes, defunta testata
della sempreverde Play Press, a rimediare. Non avendo ancora potuto
mettere le mani sul succitato volume, vi risparmierò le noiose critiche
del caso sulla nuova edizione, concentrandomi sulle storie che potreste
avere modo di leggere. Come accennato qualche riga più in alto,
la serie era stata concepita originariamente come mini di quattro. Proprio
per questo i primi quattro episodi rappresentano un arco narrativo completo
e coerente, che inquadra il personaggio adattandolo agli anni ’80 e rimodernando
il cast dei comprimari. Animal Man/Buddy Baker viene descritto come
supereroe per caso, tristemente inadeguato, lontano dall’eroismo che i
suoi colleghi super sembrano trasudare. Buddy è solo un uomo comune,
sposato con figli, pure un po’ fallito se vogliamo, che fatica |
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a
trovare il suo spazio nel mondo e decide di provare ancora una volta la
carriera del supereroe… ma giusto perché si ritrova con questi strani
poteri, non perché realmente motivato in tal senso. Solo col procedere
della vicenda, e con il suo scontrarsi con problematiche lontane dal mondo
di Superman, Buddy si interroga sul suo ruolo, inizia ad identificare connotazioni
morali lontane dalla dicotomia bene/male… e decide il suo ruolo non come
preesistente, ma come esperienza acquisita sul campo. E’ qui che nasce
il supereroe ecologista, mosso non dalla fama o dal denaro ma dalla volontà
di proteggere un patrimonio a cui tutti gli altri eroi voltano irresponsabilmente
le spalle. Non un fanatico ambientalista, seppure il fanatismo si mantenga
come possibilità… piuttosto un uomo cosciente, consapevole, finalmente
in pace con se stesso e con il suo ruolo. In tutto questo processo Morrison
non ci risparmia aperte critiche |
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all’ambizione
scientifica, e denuncia l’etica “politically correct” degli eroi che si
accontentano di affrontare i criminali, fuggendo la reale complessità
della vita di tutti i giorni in favore della loro felice visione dicotomica.
Una lunga storia divisa in quattro capitoli, caratterizzata da uno stile
profondo ed incisivo che predilige la narrazione alla propaganda, accennando
le idee dell’autore e facendole sposare ai personaggi senza però
cadere in eccessi retorici (ovvero a fronte delle opinioni viene sempre
fornito un parametro di moderazione, rendendo la situazione sempre aperta
a differenti letture). Il quinto episodio è forse il mio preferito
di questa raccolta. “Il vangelo del Coyote”. Un racconto sopra le
righe della vicenda di un coyote cartone animato che Dio per punizione
condanna alla vita terrena. Racconto emblema del tema del meta fumetto
che Morrison introdurrà nella sua |
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Trama
(intenzionalmente con la t maiuscola), che esplora tanto i fanatismi religiosi
quanto l’impossibilità di comunicare (per citare Melville “Non
ho mai conosciuto un essere profondo che avesse qualcosa da dire al mondo”).
Interessante l’incrocio tra i punti di vista dei diversi personaggi, e
non può lasciare indifferenti il finale in cui viene spontaneo domandarsi
se il bene abbia realmente trionfato… Gli episodi 6 e 7, “Uccelli da
preda” e “La morte della maschera rossa”, sono rispettivamente
un cross over con Invasion ed un episodio comunque collegato a tale saga.
In essi l’esigenza narrativa imposta dall’evento non mette in secondo piano
l’introspezione, che affronta tematiche interessanti come il suicidio e
la vecchiaia, la complessità dei conflitti generazionali e la geometria
frattale (?!?). |
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E’
però con gli ultimi tre episodi della raccolta, che suddetta Trama
prende il via. In “Gioco di specchi” Animal Man affronta per la
prima volta un vero supercriminale, mentre in “Modifiche alla casa”
e “Volpe in fuga” si pongono le basi per le vicende future. Il tutto
contornato da indizi ed accenni che troveranno spiegazione solo a conclusione
dei ventisei episodi. Da sottolineare inoltre l’interessante tematica introdotta
da Morrison nel 10° racconto: la follia è una risposta ragionevole
all’insanità della realtà che ci circonda, alternativa all’opprimente
conformazione che impedisce di vedere oltre il velo dell’illusione (temi
ed atmosfere ripresi in seguito dall’autore in Arkham Asylum e Doom
Patrol).
Giunti
a questo punto, perché leggere Animal Man?
Cosa
lo rende così diverso da una varietà pressoché infinita
di prodotti supereroistici? Difficile dirlo in modo convincente. |
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L’unico
consiglio sensato sarebbe, per l’appunto, quello di leggerlo. Ma questa
non sarebbe una recensione, se non si proponesse di offrire qualcosa di
più di una pacifica imparzialità. Animal man rappresenta
l’eroe moderno, nella sua esasperante inadeguatezza e nella sua maldestra
incapacità ad assumere pose “alla Superman”. Come spesso accade
nei lavori di Morrison, le vicende strettamente eroistiche vengono messe
in secondo piano, allontanate dai riflettori per sottolineare le dinamiche
umane dei protagonisti e per dare ai comprimari una valenza superiore a
quella di comparse. La famiglia di Buddy assume consistenza via via
che si approfondiscono le idee della moglie Ellen, che si osservano
le passioni infantili della piccola Maxine, o che si sorride agli
atteggiamenti da bullo del giovane Cliff. |
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La narrazione
non è qui un semplice processo di addizione, in cui si sommano i
differenti elementi: il tutto assume una valenza complessiva, ogni elemento
si integra con i rimanenti in un grosso affresco complessivo. I momenti
di meta fumetto (fumetto nel fumetto: quando cioè l’utilizzo di
tale espediente fornisce l’impressione che il fumetto stesso sia la “vera”
realtà) accrescono la sensazione di verosimiglianza, creando un
netto distacco tra il sense of wonder dei comuni supereroi e il realistico
coinvolgimento di questo eroe per caso. Ma oltre la narrazione in senso
stretto, di per sé da manuale,
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Animal
Man colpisce per l’ampiezza e la varietà delle tematiche trattate,
per il suo approccio mai bigotto ma al contempo non spiccatamente retorico,
che tollera atteggiamenti morali ambigui pur non giustificandoli. Proprio
nella sua definizione di non eroe Buddy acquista la sua umanità:
non incarna l’ideale, l’uomo dagli alti principi; è piuttosto l’uomo
della porta accanto, lo sfaccendato padre trentenne dei monelli che fanno
disperare la loro povera madre… E proprio per questo la sua opinione non
è legge, dettame da seguire: è solo uno spunto di riflessione,
un ulteriore controverso punto di vista che si aggiunge al grande quadro
della percezione. In tal senso vanno apprezzate queste storie: per la loro
capacità di coinvolgere ed animare, spingendo il lettore ad interrogarsi
ed a riflettere su questioni tanto vicine a noi che ci appaiono paradossalmente
lontanissime quando sfogliamo un albo a fumetti, troppo avvezzi ad attendere
l’intervento risolutore dell’eroe per accettare l’idea che il potere non
sia sufficiente, in quanto tale, a rendere un uomo qualcosa in più
di un buffone in calzamaglia.
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luglio 2002 |