“11 SETTEMBRE 2001”
L’Uomo Ragno – Speciale 11 settembre 2001 - da Amazing Spider-Man (vol. 2) 36.
di J. Michael Straczynski e John Romita Jr. - Panini Comics
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La prima domanda che mi pongo è: “Ce n’era davvero bisogno?”. No! Assolutamente No!! Obiettivamente. A mente fredda. Dopo un anno dai tragici fatti. No! Come parlare allora di una storia del genere? Con difficoltà, con molta difficoltà, ma anche con determinazione, perché quello a cui abbiamo assistito non dovrebbe mai comparire in una storia a fumetti. E invece è successo. Purtroppo. Forse la mia è un’opinione troppo personale e poco obiettiva, ma secondo me i personaggi dei fumetti non c’entrano nulla con avvenimenti enormi come questi, o meglio, con QUESTO avvenimento in particolare. Anche perché, nel caso, cosa dovrebbero dire e fare i vari personaggi? Già, cosa dovrebbero dire?? Che dovrebbero fare?? Anzi, cosa POTREBBERO fare, visto che il fatto ormai è già avvenuto? Nulla. Nulla se non constatare il disastro…e magari accampare scuse per non essere riusciti ad evitarlo. Ed è proprio quanto succede, ahimè, nella storia dell’UR in questione. Forse tra 5 o 10 anni si potrà leggerla in
maniera diversa, anzi sicuramente sarà così, senza più il peso incombente della tragedia ancora su di noi. Tuttavia, anche allora, come dovremmo leggerla? Cosa dovremmo pensare quando vedremo, ad es, X-Men, Vendicatori e UR dare una mano a sgombrare le macerie quando insieme ci dovrebbero mettere si e no mezza giornata (ovvero 3 vignette)? E i vari cattivi che si piazzano ridicolmente su di un cumulo a constatare i danni (invece di scendere dall’improvvisato “piedistallo” e dare una mano)? E Destino che addirittura piange? No, dico, Destino, “tiranno” di Latveria, mica un’educanda! E Kingpin? E il Fenomeno? E anche Magneto che in passato ha distrutto un sottomarino uccidendo tutti i passeggeri a bordo? Cioè, proprio lui adesso piange i morti di questa tragedia!?! Il punto è questo credo; per quanto i cattivi Marvel siano “cattivi”, non c’entrano nulla con quello che è successo l’11 settembre, ma ancora di più NON possono c’entrare nulla con quanto accade nel mondo reale se non di riflesso essendo di esso un’emanazione, un “derivato” postumo di quanto accade prima “da noi”. Ed è proprio in tal senso, attraverso un’ottica metafumettistica (!!) che penso si possa e si debba leggere questa storia, nell’ottica cioè di un fumetto che pensa di e su se stesso, di un fumetto che pensa di esse-
re un fumetto, o meglio, in questo caso, di essere SOLO un fumetto. Ecco che allora tutto torna, tutto assume un altro significato, più vivo, più vero; ecco che ci troviamo di fronte ad un UR che non riesce a capacitarsi di quanto è avvenuto, che continua a ripetersi che non è possibile, che non è vero, che non avrebbero mai potuto, lui e gli altri eroi, fermare questa tragedia, perché questa tragedia è accaduta nella realtà, mentre loro vivono solo in un mondo di fantasia, non sono reali. E allora anche tutti gli altri personaggi assumono un altro aspetto, assurgono ad un altro ruolo, escono temporaneamente dalla loro solita parte, quella di boss del crimine, di tiranno di uno staterello europeo, di nemico del genere umano difensore dei mutanti, per diventare muti testimoni della vicenda ma anche per sottolineare e rafforzare il messaggio dell’UR. “Siamo solo fumetti, non siamo veri, una cosa del genere nel nostro mondo non sarebbe mai successa, non potrà mai succedere”. Invece succede anche lì, visto che la storia c’è ed è stata stampata, ma non è più una semplice storia o un semplice albo a fumetti, diviene una sorta di portale tra due mondi, quello reale e quello di fantasia, non totalmente uno né totalmente l’altro ma un ibrido, un limbo sospeso veramente tra spazio e tempo dove brutalmente 
irrompe una tragedia VERA del mondo reale e dove gli eroi dei fumetti (in questo senso FALSI, rispetto cioè al mondo reale VERO) parlano fuor di metafora di se stessi e di come vivono, assieme a noi, questa catastrofe. E’ come se dicessero – “finora abbiamo scherzato, ci siamo divertiti ad intrattenervi, ma di fronte a questo anche noi ammutoliamo…”. A questo punto come giudicare la storia? Sinceramente sono perplesso. Da un lato alcuni potrebbero inneggiare a Strac come ad un grandissimo scrittore per essere riuscito ad imbastire una storia che non sarà mai una vera storia a fumetti ma che lo è, ma che è anche un concetto, quello di cui la realtà e la fantasia sono i due aspetti principali, un concetto duale che raffigura le due facce di una stessa medaglia, che evidenzia come, pur essendo ambiti diversi, realtà e fantasia spesso collidono, si intrecciano, si contaminano a vicenda, ciò 
che accade in un reame ha delle ripercussioni anche nell’altro e viceversa, tanto che alla fine non sempre si può distinguere l’uno dall’altro, un tutt’uno che è più dell’unione delle due parti. Quindi bene, bravo, genio!!! Dall’altro lato però…c’era bisogno di questa storia per ricordarsi che i fumetti sono solo fumetti, che non sono assolutamente reali? Scusatemi, ma di fronte a quello che ho visto nella realtà, che mi frega dello sgomento dell’ UR, di Destino e di tutti gli altri?? Un fico secco! Un bel niente!! Loro non c’entrano nulla e quindi perché farceli entrare a forza solo per ricordarci che non c’entrano nulla?? Capisco benissimo lo stato d'animo del momento, ma era ASSOLUTAMENTE NECESSARIO fare una storia dell’UR per ribadire il nostro
...le lacrime di Destino... sconcerto, la nostra rabbia, la nostra impotenza di fronte ad un fatto del genere??? E per di più in una tale maniera??? Chiedetelo a Strac che bisogno c’era…e che bisogno c’era di farlo in maniera così assurda. Ah già, era per beneficenza... …diavolo di uno Strac, ti sei salvato ancora una volta in calcio d’angolo!
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ottobre ‘02