LA TUTELA DELL’AMBIENTE IN ITALIA La lunga Storia del nostro paese è lo sfascio ambientale che oggi tristemente costatiamo ci potrebbero far pensare a un millenario scempio del territorio che solo recentemente ha subito un’inversione di tendenza. Ciò non è assolutamente vero e un po’ di storia ci potrebbe aiutare. Per gli antichi Romani la natura non solo andava protetta, ma era sacra: il sole, la terra, i boschi, i fiumi, le sorgenti, perfino alcuni animali erano altrettante divinità alle quali si dedicavano feste e sacrifici. Successivamente con l’avvento del Cristianesimo la natura non è più deificata ma diviene l’opera dell’unico Dio. Proteggere la natura; così ecco che diversi ordini monastici quali: i Benedettini, i Camaldolesi, i Cistercensi svolgono per secoli un ruolo prezioso nella riorganizzazione dell’agricoltura, nella riforestazione delle montagne, nella regolazione delle acque correnti. Nel 1200 con S. Francesco e il suo Cantico delle Creature la natura acquista un ruolo e una dignità mai raggiunti prima. Passano i secoli ma il concetto di conservazione del territorio è sempre molto vivo anche in quell’Italia divisa in stati diversi. Infatti nel 1461 fu posto il vincolo sui boschi di Montello nel Veneto; nel 1500 vennero emanati dalla R.Veneta numerosi provvedimenti di difesa delle aree forestali; risalgono al ‘600 le Regie patenti che vietavano il taglio indiscriminato dei boschi in Valle D’Aosta; nel ‘700 Pio VI promulgò provvedimenti a favore delle aree verdi dello Stato Pontificio. Il grosso impulso allo studio delle scienze che produsse l’illuminismo fornì nuove ragioni alla salvaguardia della natura. Fra il 1700 e il 1800 risultò infatti chiaro per la prima volta il rapporto fra disboscamento, erosione dei suoli e alluvionali. Anche in Italia pertanto si determinarono le condizioni per promulgare leggi e decreti che interessano proprio tutti gli Stati dal Regno di Sardegna fino al Regno di Napoli. I guai per noi cominciarono dopo il 1860 con l’unificazione e la nascita del Regno d’Italia "I Piemontesi", infatti, in nome del profitto, avviando una politica di cosiddetto "Sviluppo" della nuova nazione. Essa consisteva, in estrema sintesi, nell’anteporre sistematicamente l’interesse privato a quello pubblico. I frutti di questa politica si manifestarono presto, con uno sconvolgimento del territorio in generale, delle città e del loro rapporto con la circostante campagna. L’esempio di Roma fu purtroppo quello più drammatico del centro storico operato tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, ma non meno gravi furono gli interventi di bonifica e gli scriteriati insediamenti industriali. Solo nel 1919 il Re Vittorio Emanuele III sembrò mostrare una certa sensibilità ambientalista con la donazione allo Stato di 2100 ettari di sua proprietà entro la riserva reale di Gran Paradiso per un parco pubblico che venne istituito nel 1922.
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