RIGUARDO a SPAZI AMPI di VERDE

 

Nel Febbraio del 2006 ho partecipa-

to ad un forum di architettura, su inter-

net. Si trattava di una discussione che

avevo iniziato io, dal titolo "How about

experimental projects" (cioè “Proget-

ti sperimentali”, il sito era in inglese),

proponendo un'immagine del "Settore

Urbano". Ho ricevuto diverse critiche,

tra cui sono state dette diverse falsità

senza senso, la più assurda delle quali

era che dei campi di erba, di vegeta-

zione, dei prati, se non sono un giardi-

no di un'abitazione privata, vengono

ignorati, trascurati, ed infine abbando-

nati al degrado, perchè non apparte-

nendo a nessuno in particolare, a nes-

suno starà a cuore la loro sorte ed il

loro mantenimento. Così, mentre sud-

dividendo degli appezzamenti di terreno in giardini privati da assegnare a singole abitazioni al piano terra si

provvederà a che gli abitanti si prendano cura della loro proprietà e la mantengano in buono stato, dei più

vasti territori dovrebbero essere inutili, ed, anzi, uno spreco di risorse.

 

Nel progettare il "Settore Urbano", io non ho pensato alla questione delle proprietà, a quanto debba essere

pubblico, quanto privato, a come possano essere suddivisi e gestiti i territori e le risorse. Mi sono solo occu-

pato della questione architettonica e dell'Urbanisme, di quello che mi sembrava prioritario, importante e fon-

damentale, e di come organizzarlo e comporlo, senza badare molto al modo o agli strumenti. Ma l'idea più su

riassunta con le mie parole è indubbiamente priva di senso.

 

Giusto ieri (uno dei primi giorni di primavera), sono andato al parco di Monza, una risorsa di verde e natura

inestimabile per la città, e, seduto su delle panchine o su un prato d'erba, ho letto delle pagine di un libro.

Quando viene la bella stagione, mi piace molto andare al parco il fine settimana o quando posso. Il sabato

e la domenica, o nei giorni di vacanza, ci vedo molto spesso un notevole affollamento di persone che lì

vanno a passeggiare, a fare "jogging", da soli o in compagnia, con la famiglia e parenti o con amici, a fare

pic-nic, a prendere il sole e quant'altro. Ieri mi è venuto da pensare ai diversi prati e parchi urbani che ho

visitato anche in altre città, a Versailles, per esempio, che (seppure diverso dal parco di Monza, e secondo

me eccessivamente rifinito e curato nei suoi tagli geometrici)  io ho visto altrettanto apprezzato e frequentato.

 

Mi pare che in tutte le città, e soprattutto in quelle più grandi e costipate di spazi insufficienti, inquinate, rumo-

rose e dove i mezzi motorizzati hanno troppo facilmente la priorità sulle esigenze degli abitanti, le zone pub-

bliche più importanti e prioritarie siano quelle verdi, quelle naturali, dove si possano trovare del terreno,

dell'erba, degli alberi.

 

Sono numerose  le lettere di lamentele, che vengono pubblicate nei giornali, da parte di cittadini che richiedo-

no più spazi verdi, più giardini e prati, dove i bambini possano andare a distrarsi e giocare, e dove si possa

avere una tregua dalle strade di traffico, e dal frastuono delle grandi città. Quando queste aree sono insuffi-

cienti (cioè sempre), il fine-settimana i cittadini, se possono, vanno in montagna, al mare, in campagna, dove

potersi davvero riposare e distrarre. 

 

Suppongo che tali zone della città debbano essere pulite e mantenute, così come qualsiasi area di pubblica

utilità, ma trovo che il verde, la natura, di vasta estensione e non di un singolo giardino privato, sia fondamen-

tale, essenziale al benessere degli abitanti.

 

 

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