RIGUARDO a SPAZI AMPI di VERDE
to ad un forum di architettura, su inter-
net. Si trattava di una discussione che
avevo iniziato io, dal titolo "How about
experimental projects" (cioè “Proget-
ti sperimentali”, il sito era in inglese),
proponendo un'immagine del "Settore
Urbano". Ho ricevuto diverse critiche,
tra cui sono state dette diverse falsità
senza senso, la più assurda delle quali
era che dei campi di erba, di vegeta-
zione, dei prati, se non sono un giardi-
no di un'abitazione privata, vengono
ignorati, trascurati, ed infine abbando-
nati al degrado, perchè non apparte-
nendo a nessuno in particolare, a nes-
suno starà a cuore la loro sorte ed il
loro mantenimento. Così, mentre sud-
dividendo degli appezzamenti di terreno in giardini privati da
assegnare a singole abitazioni al piano terra si
provvederà a che gli abitanti si prendano cura della loro
proprietà e la mantengano in buono stato, dei più
vasti territori dovrebbero essere inutili, ed, anzi, uno spreco di
risorse.
Nel progettare il "Settore Urbano", io non ho pensato
alla questione delle proprietà, a quanto debba essere
pubblico, quanto privato, a come possano essere suddivisi e
gestiti i territori e le risorse. Mi sono solo occu-
pato della questione architettonica e dell'Urbanisme, di
quello che mi sembrava prioritario, importante e fon-
damentale, e di come organizzarlo e comporlo, senza badare molto
al modo o agli strumenti. Ma l'idea più su
riassunta con le mie parole è indubbiamente priva di senso.
Giusto ieri (uno dei primi giorni di primavera), sono andato al
parco di Monza, una risorsa di verde e natura
inestimabile per la città, e, seduto su delle panchine o su un
prato d'erba, ho letto delle pagine di un libro.
Quando viene la bella stagione, mi piace molto andare al parco il
fine settimana o quando posso. Il sabato
e la domenica, o nei giorni di vacanza, ci vedo molto spesso un
notevole affollamento di persone che lì
vanno a passeggiare, a fare "jogging", da soli o in
compagnia, con la famiglia e parenti o con amici, a fare
pic-nic, a prendere il sole e quant'altro. Ieri mi è venuto da
pensare ai diversi prati e parchi urbani che ho
visitato anche in altre città, a Versailles, per esempio, che
(seppure diverso dal parco di Monza, e secondo
me eccessivamente rifinito e curato nei suoi tagli
geometrici) io ho visto altrettanto
apprezzato e frequentato.
Mi pare che in tutte le città, e soprattutto in quelle più grandi
e costipate di spazi insufficienti, inquinate, rumo-
rose e dove i mezzi motorizzati hanno troppo facilmente la
priorità sulle esigenze degli abitanti, le zone pub-
bliche più importanti e prioritarie siano quelle verdi, quelle
naturali, dove si possano trovare del terreno,
dell'erba, degli alberi.
Sono numerose le lettere di
lamentele, che vengono pubblicate nei giornali, da parte di cittadini che
richiedo-
no più spazi verdi, più giardini e prati, dove i bambini possano
andare a distrarsi e giocare, e dove si possa
avere una tregua dalle strade di traffico, e dal frastuono delle
grandi città. Quando queste aree sono insuffi-
cienti (cioè sempre), il fine-settimana i cittadini, se possono,
vanno in montagna, al mare, in campagna, dove
potersi davvero riposare e distrarre.
Suppongo che tali zone della città debbano essere pulite e
mantenute, così come qualsiasi area di pubblica
utilità, ma trovo che il verde, la natura, di vasta estensione e
non di un singolo giardino privato, sia fondamen-
tale, essenziale al benessere degli abitanti.
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