IL MINISTERO DELL'AMBIENTE HA PRESENTATO LO SCHEMA DEI LIMITI DI ESPOSIZIONE
Campi elettromagnetici pericolosi per decreto
La
controversia degli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici emessi dai
cavi dell'alta tensione alla frequenza di 50 hertz torna alla ribalta grazie a
due studi pubblicati da Lancet, e alla presentazione, da parte del Ministero
dell'ambiente, dello schema di un decreto legge per la determinazione dei limiti
di esposizione.
I due studi provengono, rispettivamente, dal Regno Unito e dalla Nuova Zelanda
ed entrambi concludono che non esiste alcuna associazione fra l'esposizione a
questi agenti e la leucemia infantile. Ma se il primo, con poco più di cento
casi di leucemia presi in considerazione, si inserisce nella letteratura
scientifica senza troppo clamore, il secondo, mastodontico, merita più
attenzione. I ricercatori che hanno partecipato allo UK Childhood Cancer Study (UKCCS)
hanno infatti esaminato l'intera popolazione di Inghilterra, Galles e Scozia,
includendo nello studio più di 2.200 minori di 14 anni, che hanno contratto la
leucemia o altre forme tumorali all'inizio degli anni novanta. Per verificare se
l'esposizione ai campi elettromagnetici potesse essere all'origine della
malattia - o meglio, per stabilire se questi agenti possano avere svolto un
ruolo nel promuovere un processo tumorale già in atto, visto che è ormai
dimostrato che le radiazioni non ionizzanti non possono rappresentare la causa
primaria del male - i ricercatori hanno esaminato l'esposizione cui erano stati
sottoposti i bambini nei dodici mesi antecedenti alla diagnosi. Dal punto di
vista metodologico la ricerca è inappuntabile anche se, come osservano Michael
Repacholi, dell'OMS, e Anders Albhom, del Karolinska Institutet di Stoccolma,
non sono state prese in considerazione le variazioni temporanee dell'intensità
del campo elettromagnetico. Gli autori dello studio concludono: «Non abbiamo la
prova che il campo magnetico associato all'uso e al rifornimento domestico di
energia elettrica aumenti il rischio di leucemia infantile, tumori al cervello o
altre forme tumorali infantili».
Il risultato non è una sorpresa. Infatti, dopo gli allarmi suscitati dagli
studi condotti fra gli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta, che
sembravano dimostrare l'esistenza di una relazione fra l'esposizione ai campi
elettromagnetici a 50/60 hertz e alcune forme tumorali, la risoluzione di alcune
questioni metodologiche (come per esempio quella relativa alla determinazione
dell'intensità del campo cui sono stati esposti i soggetti in esame) e numerose
metanalisi hanno permesso di ottenere risultati che puntano con decisione nella
direzione opposta. Tralasciando le fantasiose relazioni che alcuni ritengono di
aver individuato fra i campi elettromagnetici e le condizioni più varie - dal
morbo di Alzheimer all'impotenza - i ricercatori sono concordi nell'affermare
che il rischio di sviluppare un tumore, ammesso che esista, è piccolissimo. I
più pignoli lo definiscono trascurabile. Tenendo in considerazione la soglia di
intensità di 0,2 microtesla, tradizionalmente considerata dagli studi di
epidemiologia, uno studio condotto dall'Istituto superiore di sanità stima che,
nella peggiore delle ipotesi, i casi di leucemia infantile dovuti ai campi
elettromagnetici emessi dai cavi dell'alta tensione sono 2,5 all'anno, su tutto
il territorio nazionale. Un numero esiguo, soprattutto se confrontato con i 400
casi che, in media, si registrano in Italia nell'arco di 12 mesi.
La bozza di decreto legge presentata dal Ministero dell'ambiente si inserisce in
questo contesto e sembra andare in controtendenza rispetto ai risultati delle
ricerche più recenti. I legislatori dimostrano la buona intenzione di voler
tutelare la popolazione dagli effetti a lungo termine dell'esposizione ai campi
elettromagnetici (la normativa vigente infatti, ponendo un limite per
l'esposizione di 100 microtesla, tutela soltanto dagli effetti acuti). E la
soglia proposta, di 0,5 microtesla, è dovuta al fatto che fra 0,2 e 0,5
microtesla gli studi epidemiologici dimostrano che il rischio resta costante. Il
punto è che raggiungere questo obiettivo comporta un investimento economico che
venti anni di studi sugli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici non
giustificano. Si calcola che risanare 200-300 metri di linea elettrica costi tra
i 200 e i 300 milioni, e che circa il 20 per cento dei comuni italiani avrebbe
bisogno di questi interventi.
L'ENEL stima che per evitare che quei 2,5 bambini si ammalino di leucemia si
dovrebbero spendere circa 10.000 miliardi. Sarebbero soldi spesi male. E non
perché non si voglia salvare da una malattia terribile quei presunti 2,5
bambini, ma perché investire la stessa somma, per esempio, in una campagna
contro il radon o contro il benzene permetterebbe di salvare molte più vite.
Per parare il colpo delle critiche puntualmente piovute, nella relazione con cui
il sottosegretario all'ambiente, Valerio Calzolaio, ha presentato la bozza del
provvedimento legislativo viene sottolineato che «prima dell'entrata in vigore
dei decreti sarebbe opportuna una attenta valutazione del loro impatto economico
e sociale». Si spera che la promessa venga mantenuta.
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