Articolo n 32 della Convenzione Internazionale dei diritti dell’infanzia
Per fortuna io sono una bambina come tante e non come quei
poveri bambini che lavorano ogni giorno costretti al lavoro nero. I miei
genitori non mi sfruttano facendomi lavorare però normalmente mi chiedono di
fare qualche servizio in casa ; io la maggior parte delle volte rifiuto
perché devo studiare o perché non ne ho voglia. Valeria Nel mondo vi sono molti casi di sfruttamento
minorile. La maggior parte del lavorominorile è diffuso in Asia, in
Africa e nell'America Centrale e Meridionale. I bambini vengono impiegati come
minatori, lustrascarpe, lavavetri, braccianti agricoli, tessitori, facchini,
manovali, fabbricanti di mattoni. Nei Paesi poveri i bambini che lavorano sono
moltissimi.In India, per esempio, si ritiene che vi siano circa 44
milioni di bambini lavoratori; i tessitori di tappeti lavorano in capanne senza
aria per otto ore al giorno, respirando i fumi tossici dei coloranti ;
altri bambini sono impiegati nelle fabbriche di fiammiferi e di fuochi
d'artificio, lavorano dodici ore al giorno rinchiusi in stanze buie e
maleodoranti, manipolando prodotti chimici tossici e pericolosi. I padroni delle
fabbriche preferiscono impiegare bambini perché più abili e veloci e perché
le loro paghe sono irrisorie. Il problema del lavoro minorile però non interessa solo i Paesi del Sud del mondo, l'UNICEF ha calcolato che in Italia vi sono 400/500 mila lavoratori minorenni. A tale scopo riportiamo le seguenti notizie : " Palermo - come a Singapore, a Taiwan, in India
centinaia di schiavi bambini sono costretti a trascorrere almeno 12 ore al
giorno a cucire, davanti a rudimentali telai, spesso nascosti in cantine per
eludere ispezioni e controlli. A Catania, a Palermo, a Trapani, la mappa del
lavoro minorile, in Sicilia, non risparmia nessuna provincia, Ma, secondo le
stime dei sindacati e dell'INPS, è soprattutto nel Messinese - nella fascia tra
i comuni di Brolo e Sant'agata di Militello, e nei casolari sparsi sui monti
Nebrodi- che lo sfruttamento ha raggiunto livelli scientifici : le grandi
aziende di abbigliamento del Nord subappaltano a intermediari la produzione di
maglie e camicie. E questi caporali li affidano a officine- fantasma. O a
domicilio, a famiglie indigenti, che sono costrette a far lavorare anche i più
piccoli. Non è facile rintracciare queste fabbrichette fantasma. Ma con l'aiuto
di alcuni sindacalisti locali, i giornalisti sono riusciti a contattare uno dei
ragazzini che sopravvive con la sua attività di camiciaio. Ha 13 anni, ha
lasciato la scuola senza nemmeno portare a termine la seconda elementare. Lavora
per un uomo che vive nella sua stessa comunità montana, e che i bambini del
luogo chiamano " lo zio ". Il ragazzo è stato reclutato per la prima
volta un paio di anni fa : " Venne lo zio - dice un po' spaventato- e
mi disse di andare al magazzino, che mi avrebbe pagato ". Quanto ?
All'inizio non lo dice, teme di essere identificato. Solo quando viene
rassicurato sul fatto che la baby-paga è uguale per tutti fra i tessili della
zona si decide a parlare : " Ho cominciato a 100 mila a settimana,
adesso certe volte se lavoro molto arrivo a 200 mila ".
Lo sfruttamento dei minori è un fatto che ci deve far discutere e riflettere molto. Questo caso riguardante appunto i minori è uno dei molti reati di cui i bambini sono vittime. Come letto nell'articolo precedente, questo è un problema che colpisce maggiormente le zone del Sud e la testimonianza di ragazzi che subiscono questi sfruttamenti ci deve far riflettere.I ragazzi, chi per costrizione, chi per necessità di portare a casa qualche soldo per sopravvivere, vivono tutti nel buio rinchiusi dentro scantinati per 12 ore al giorno. Invece, questi ragazzi dovrebbero essere liberi di vivere la loro età, di poter andare a scuola, di giocare e non essere costretti a diventare adulti prima del tempo. In fondo essi non chiedono molto, chiedono di poter vivere la loro infanzia in modo spensierato perché così essi l'infanzia non l'hanno proprio, costretti come sono a lavorare 12 ore al giorno per 100 mila lire alla settimana. In questo modo essi non sono trattati da bambini ma neanche da adulti perché gli adulti non accetterebbero di vivere così: sono trattati come bestie. |