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Articolo n 32 della Convenzione Internazionale dei diritti dell’infanzia
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Gli Stati Parti alla presente Convenzione riconoscono il
diritto del bambino ad essere protetto dallo sfruttamento economico e dal
compiere qualsiasi lavoro rischioso o che interferisca con la sua educazione o
che sia nocivo per la sua salute o per il suo sviluppo fisico, mentale,
spirituale, morale e sociale.
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Gli stati parti devono prendere misure legislative ed
amministrative, sociali ed educative per garantire l'applicazione di questo
articolo. A questo fine, e con riferimento alle pertinenti previsioni di altri
strumenti internazionali, gli Stati Parti devono in particolare :
a) stabilire lo/e età minima/e per essere ammessi ad un
lavoro ;
b) stabilire un'appropriata disciplina in materia di orario
e condizioni di lavoro ;
c) stabilire pene o altre sanzioni adeguate per garantire
l'efficace applicazione di questo articolo.
Per fortuna io sono una bambina come tante e non come quei
poveri bambini che lavorano ogni giorno costretti al lavoro nero. I miei
genitori non mi sfruttano facendomi lavorare però normalmente mi chiedono di
fare qualche servizio in casa ; io la maggior parte delle volte rifiuto
perché devo studiare o perché non ne ho voglia.
Alcune volte eseguo qualche lavoretto di mia volontà quando
mi garba farlo. Ad esempio dei sabati, visto che per i compiti c'è tempo anche
la domenica, mi metto fuori nel cortile a scopare le foglie cadute con la
saggina, come fanno gli spazzini. Questo lavoro mi piace molto e dopo che ho
finito mia mamma si complimenta con me dicendomi " brava". Un altro
servizio che mi piace fare è lavare a terra con lo spazzolone, però questo non
me lo fanno fare molto perché ritengono che io non lo sappia fare molto bene e
che potrei affaticarmi. Allora mi dispiaccio e quando decidono di farmelo fare,
per dispetto, non lo faccio più.
Valeria
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Nel mondo vi sono molti casi di sfruttamento
minorile. La maggior parte del lavorominorile è diffuso in Asia, in
Africa e nell'America Centrale e Meridionale. I bambini vengono impiegati come
minatori, lustrascarpe, lavavetri, braccianti agricoli, tessitori, facchini,
manovali, fabbricanti di mattoni. Nei Paesi poveri i bambini che lavorano sono
moltissimi.In India, per esempio, si ritiene che vi siano circa 44
milioni di bambini lavoratori; i tessitori di tappeti lavorano in capanne senza
aria per otto ore al giorno, respirando i fumi tossici dei coloranti ;
altri bambini sono impiegati nelle fabbriche di fiammiferi e di fuochi
d'artificio, lavorano dodici ore al giorno rinchiusi in stanze buie e
maleodoranti, manipolando prodotti chimici tossici e pericolosi. I padroni delle
fabbriche preferiscono impiegare bambini perché più abili e veloci e perché
le loro paghe sono irrisorie.
Anche in Thailandia c'è un diffuso sfruttamento minorile
nelle fabbriche di giocattoli o in quelle di borse di cuoio, dove lavorano fino
a diciotto ore al giorno. I piccoli operai tailandesi, immigrati dalle campagne
con il consenso dei genitori che vengono spesso pagati in anticipo, lavorano
come schiavi con orari pesantissimi. Paradossalmente è migliore la situazione
dei loro coetanei che vivono facendo gli ambulanti sulle strade e che sono più
liberi
nella gestione del loro tempo. Il lavoro minorile è diffuso anche in
Africa ed in Medio Oriente ; nella gran parte di questi paesi la legge
proibisce il lavoro per i minori di 12 o 15 anni, ma i controlli sono del tutto
assenti. In Sudan per esempio, ragazzi di età compresa tra 6 e 16 anni, giunti
dalla campagna per guadagnarsi da vivere e sfuggire alla miseria, si ritrovano
in una realtà cittadina già sovrappopolata e sono costretti a fare di
tutto : portare i pacchi della spesa ; caricare e scaricare
camion ; lavare vetri. Le malattie che colpiscono questi piccoli
"schiavi" sono: scabbia, tubercolosi, difficoltà respiratorie,
perdita della vista,...
Anche in America Latina è diffuso il lavoro minorile. Nella
zona delle Ande il lavoro dei bambini è una tradizione : i bambini
lavorano al seguito dei genitori. In Brasile i bambini lavorano a partire dai
7/8 anni : tagliano canne, raccolgono cotone, riso, mais, fagioli, soia,
arachidi, patate ; raccolgono legna dal taglio degli eucalipti. Alcune
stime parlano per il Brasile di 7 milioni di bambini al lavoro.
Tutte le città Latino/Americane sono piene di ragazzi di
strada, laceri e sporchi, che svolgono i lavori più diversi legali ed illegali.
Nella sola Lima circa diecimila bambini al di sotto dei 10 anni fanno i
lustrascarpe, i venditori di giornali, i facchini, i lavamacchine.
C'è disoccupazione e fame: il capofamiglia non trova lavoro,
i figli minorenni invece sì, perché pagati molto meno, e dunque i bambini
devono lavorare, mentre continua la disoccupazione degli adulti.
Il problema del lavoro minorile però non interessa solo i
Paesi del Sud del mondo, l'UNICEF ha calcolato che in Italia vi sono 400/500
mila lavoratori minorenni.
A tale scopo riportiamo le seguenti notizie :
" Palermo - come a Singapore, a Taiwan, in India
centinaia di schiavi bambini sono costretti a trascorrere almeno 12 ore al
giorno a cucire, davanti a rudimentali telai, spesso nascosti in cantine per
eludere ispezioni e controlli. A Catania, a Palermo, a Trapani, la mappa del
lavoro minorile, in Sicilia, non risparmia nessuna provincia, Ma, secondo le
stime dei sindacati e dell'INPS, è soprattutto nel Messinese - nella fascia tra
i comuni di Brolo e Sant'agata di Militello, e nei casolari sparsi sui monti
Nebrodi- che lo sfruttamento ha raggiunto livelli scientifici : le grandi
aziende di abbigliamento del Nord subappaltano a intermediari la produzione di
maglie e camicie. E questi caporali li affidano a officine- fantasma. O a
domicilio, a famiglie indigenti, che sono costrette a far lavorare anche i più
piccoli. Non è facile rintracciare queste fabbrichette fantasma. Ma con l'aiuto
di alcuni sindacalisti locali, i giornalisti sono riusciti a contattare uno dei
ragazzini che sopravvive con la sua attività di camiciaio. Ha 13 anni, ha
lasciato la scuola senza nemmeno portare a termine la seconda elementare. Lavora
per un uomo che vive nella sua stessa comunità montana, e che i bambini del
luogo chiamano " lo zio ". Il ragazzo è stato reclutato per la prima
volta un paio di anni fa : " Venne lo zio - dice un po' spaventato- e
mi disse di andare al magazzino, che mi avrebbe pagato ". Quanto ?
All'inizio non lo dice, teme di essere identificato. Solo quando viene
rassicurato sul fatto che la baby-paga è uguale per tutti fra i tessili della
zona si decide a parlare : " Ho cominciato a 100 mila a settimana,
adesso certe volte se lavoro molto arrivo a 200 mila ".
Molto , qui tra i Nebrodi, vuol dire oltre le dodici ore al
giorno. Settimane che si succedono tutte uguali. " Siamo una decina, molti
vanno e vengono - prosegue il ragazzo - ma io resisto perché porto i soldi a
casa ; a volte anche mia madre riesce ad avere un lavoro " Un '
esistenza che si consuma nella clandestinità : " Ci nascondono nel
sotterraneo, hanno paura degli sbirri. Ma loro non arrivano mai ". Poche
ispezioni ? Forse nelle zone più impervie si, Anche se dalla centrale
regionale dell'INPS, il responsabile, Giuseppe Lo Bello, afferma che i controlli
non sono affatto sporadici. " Nel 97 abbiamo visitato e raccolto dati su
3.115 aziende, in tutta la Sicilia - racconta - scoprendo un'evasione
contributiva per 86 miliardi ".
(Da Repubblica dell'8/01/98)
Lo sfruttamento dei minori è un fatto che ci deve far
discutere e riflettere molto. Questo caso riguardante appunto i minori è uno
dei molti reati di cui i bambini sono vittime. Come letto nell'articolo
precedente, questo è un problema che colpisce maggiormente le zone del Sud e la
testimonianza di ragazzi che subiscono questi sfruttamenti ci deve far
riflettere.I ragazzi, chi per costrizione, chi per necessità di portare
a casa qualche soldo per sopravvivere, vivono tutti nel buio rinchiusi dentro
scantinati per 12 ore al giorno. Invece, questi ragazzi dovrebbero essere liberi
di vivere la loro età, di poter andare a scuola, di giocare e non essere
costretti a diventare adulti prima del tempo. In fondo essi non chiedono molto,
chiedono di poter vivere la loro infanzia in modo spensierato perché così essi
l'infanzia non l'hanno proprio, costretti come sono a lavorare 12 ore al giorno
per 100 mila lire alla settimana. In questo modo essi non sono trattati da
bambini ma neanche da adulti perché gli adulti non accetterebbero di vivere
così: sono trattati come bestie.
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