Sono una bambina molto fortunata perché ho una
famiglia
splendida, e come direbbero gli inglesi "super". I miei genitori sono
stupendi e gli anni che ho trascorso con loro sono stati magnifici. Mi
dimostrano sempre il loro amore, si preoccupano di me, mi aiutano e mi
consolano. Soprattutto si preoccupano della mia salute. Quando per sfortuna
prendo un raffreddore mi consigliano di non uscire fuori al freddo e di vestirmi
pesante. Se la sfortuna mi perseguita e prendo l’influenza mi portano subito
da un dottore e si assicurano che prenda di giorno in giorno le medicine, visto
che sono un po’ sbadata. Quando ho poco appetito si preoccupano e forse un po’
troppo, ma a volte fanno bene. Se sono triste loro sono il mio conforto e se
sono emozionata sono il mio calmante. La sera, anche se sono stanchi, giocano
con me e chiacchieriamo insieme. L’estate giocano con me anche a tennis e a
volte a ping-pong.Sono proprio magnifici come genitori, e per questo mi posso
considerare una bambina fortunata. Ci sono però alcune persone che i genitori
non li hanno, oppure li hanno ma non si occupano di loro.
MANGIARE TROPPO - MANGIARE MALE Se nel dopo guerra il problema per moltissime persone era cercare il modo di sfamarsi data la grandissima povertà, oggi il problema è la scorretta utilizzazione del cibo. La conseguenza più grave e allarmante dell’eccesso di cibo assunto è senza dubbio, l’aumento del sovrappeso e dell’obesità. "Stiamo diventando i più grassi d’Europa e stiamo
avvicinandoci alle percentuali americane anche se li è ancora più diffusa che
da noi l’obesità di terzo grado, quello estremo". Così dice una
denuncia del medico e ricercatore di Francesco Branca. L’obesità si sta
diffondendo anche tra i bambini, risulta che il 35% dei bambini italiani ha
problemi di sovrappeso e di obesità. Bruna Lancia, esperta dei problemi dell’alimentazione
in fase evolutiva dell’Istituto Nazionale della Nutrizione (INN) mette sotto
accusa le madri italiane le quali pensano di far bene ad aumentare l’apporto
calorico nella dieta dei loro figli senza sapere che l’obesità è un fattore
di rischio per molte malattie in particolare quelle cardiocircolatorie.Da uno studio realizzato da due ricercatori dell’INN emerge
che il peso-classe sociale si è modificato nel corso degli ultimi 30 anni.
Infatti inizialmente hanno rivelato che i bambini del centro e del nord erano
più alti e robusti dei loro coetanei del sud, inoltre vi erano differenze anche
tra bambini residenti in città e bambini residenti in campagna, questi ultimi
presentavano ritardi di crescita e statura più bassa. Col passare del tempo
queste differenze sono quasi scomparse, mentre hanno cominciato a manifestarsi l’influsso
socio-economico sulla crescita e sulla prevalenza del sovrappeso cioè i bambini
appartenenti a un livello socio-economico più basso tendevano ad essere più
bassi e con tassi di sovrappeso più alti. Questo fenomeno è da mettere in
relazione come abitudini alimentari che si sono modificate con il passare del
tempo. Infatti molti prodotti della tradizione alimentare italiana sono
scomparsi dalle diete. Da tutto questo emerge la necessità di impegnarsi in una
attività di educazione alimentare indispensabile per prevenire l’obesità ed
evitare che essa diventi una malattia sociale. (Da "IL MONDO DOMANI" n. 12 dicembre 1997)
BAMBINA UCCISA DAL GRASSO, E’ COLPA DELLA MADRE. MUORE A TREDICI ANNI, PESAVA PIU’ DI TRECENTO CHILI. In California Christina Corrigan, 13 anni, è morta tra i suoi stessi escrementi schiacciati dai 3 quintali di peso del suo corpo. La morte di questa bambina, considerata già a due anni di vita obesa, la tortura dei suoi ultimi mesi trascorsi in un letto dentro un corpo piagato da, cento ulcere da immobilità, sono l’ingresso di un inferno fisico e morale sempre più affollato: i grassi. Christina in questo inferno era scivolata insieme a sua madre Marlene. E nessuno si preoccupava di lei neanche i professori o i medici della mutua. La sua storia era cominciata normalmente. Appena nata e pesava circa tre chili e mezzo, ma già a due anni un pediatra l'aveva dovuta metterla a dieta ordinando alla madre di darle meno da mangiare. A tre anni pesava 55 chili. A sette, 85 chili, il peso di un maschio adulto. A otto, quando il peso di una ragazza normale dovrebbe essere attorno ai 27 chili. Christina superò il quintale e a nove, quando nello studio del dottore la bilancia superò i 120 chili il dottore raccomandò: «latte scremato, esercizio fisico e riduzione delle calorie», senza neppure consigliare il ricovero in un ospedale o l'intervento di una specialista. «Se la tendenza a ingrassare fosse continuata, avrei consigliato di consultare uno specialista» ha testimoniato il medico in tribunale, come se 120 chili a nove anni non fossero già una tendenza a ingrassare. E dopo quella desolante visita Marlene si arrese. Da allora, 1991, non portò mai più la figlia da un medico e la mutua si guardò bene dall'andarla a trovare. Christina coraggiosamente, eroicamente finì le elementari,. entrò in prima media nel 1993 e crollò. L’ingenua ferocia dei bambini diventa alle medie la crudeltà competitiva dell'adolescenza. Christina si chiuse in casa. Rifiutò di uscire. Mangiava. Mangiava. Mangiava. La madre doveva lasciarla sola tutto il giorno. Era una donna single, cioè senza compagno o marito. Lavorava a tempo pieno e doveva accudire ai suoi genitori, la mamma sofferente di diabete e il padre di Alzheimer. Christina rimaneva sola nel letto a guardare la televisione e la madre le lasciava sacchetti di cibarie per tenerla buona. Consumava, tra l’altro, 30 candy bars ricoperti di caramello e cioccolato al latte. 50 pacchetti di patatine e 20 secchielli di gelato. Giorno dopo giorno Christina aumentava di peso. Il suo corpo, arrivato a oltre 220 chili, era ormai oltre ogni taglia. Si vestiva di camicioni informi, teli, pareo, lenzuola con un buco per la testa, poi quando decise di adagiarsi sul letto a guardare la TV e a continuare a mangiare, più nulla. Quando il medico legale la trovò nel novembre del 1996 morta d'infarto sul letto era completamente nuda, vestita ormai solo dai suoi escrementi essiccati nelle pieghe della carne e nelle cento piaghe che ulceravano la pelle. Christina segnò 680 libbre. Trecento e otto chili, a 13 anni, e un falegname ha dovuto fabbricare una bara su misura, XXXLarge, perché nessuna di quelle disponibili era capace di contenerla. Al processo l’accusa ha chiesto sei anni di carcere ma si è dovuta accontentare di sei mesi. « Non è quella povera donna, la colpevole», sosteneva l'editrice di Fatso, «Ciccione», la pubblicazione più diffusa della lobby dei grassi americana. «E’ la società che condanna gli obesi a una vita di indifferenza, di torture e di discriminazioni che non sarebbero tollerabili per qualsiasi altro gruppo sociale». Il precedente esiste ed è chiaro: un genitore che non cura l’obesità del proprio figlio. Ma questa non è materia da tribunali né da giornalisti che si occupano di casi orribili ed estremi, come la storia di una bambina morta soffocata nel grasso e morta sola, mentre la madre era corsa al supermercato per andare a comperarle ancora qualcosa da mangiare . Un ultimo bouquet di patatine fritte gettate sulla bara Extra Extra Extra Large di Christina. LA MALNUTRIZIONE Il 75% dei decessi
infantili nel mondo avvengono per cause associate alla malnutrizione, perchè
molto spesso, a un apporto nutritivo insufficiente, si affianca la presenza di
infezioni. Un bambino malnutrito
ha peso e altezza inferiori al normale. Le conseguenze della malnutrizione La malnutrizione infantile non è limitata al mondo in via di sviluppo. In alcuni paesi industrializzati le crescenti disparità di reddito, associate a livelli sempre più bassi di previdenza sociale, stanno compromettendo il benessere alimentare dei bambini. La malnutrizione è considerata una conseguenza di povertà ma ne è anche una concausa. In alcuni paesi del mondo, particolarmente nell’America Latina e nell’Asia orientale, sono stati compiuti sensazionali progressi nella lotta alla malnutrizione. Ciò nonostante , il numero assoluto dei bambini nel mondo è aumentato. La metà dei bambini dell’Asia meridionale è malnutrita. In Africa un bambino su tre è sottopeso. I bambini malnutriti hanno maggiori possibilità di morire a causa di malattie comuni rispetto a quelli nutriti in maniera adeguata. Dei circa 12 milioni di bambini sotto i cinque anni che ogni anno muoiono nei paesi in via di sviluppo la maggior parte per malattie prevenibili, sette milioni pari al 55% , si possono attribuire sia direttamente sia direttamente alla malnutrizione . Quasi 2,2 milioni di decessi infantili sono dovuti a disidratazione causata da una diarrea prolungata, spesso aggravata dalla malnutrizione. Ma il problema va oltre la sopravvivenza; i bambini affetti dalla malnutrizione oltre ad avere invalidità fisiche permanenti e un sistema immunitario deficitario, difettano di capacità di apprendimento. Un bambino denutrito sarà un adulto con capacità fisiche e intellettive ridotte, bassi livelli di produttività e frequenti malattie croniche. La malnutrizione è anche un fenomeno dei paesi cosiddetti ricchi. Negli USA dove circa il 20% dei bambini vive in condizioni di povertà, è stato stimato che oltre 13 milioni di bambini sotto i 12 anni hanno difficoltà a soddisfare il proprio fabbisogno alimentare, problema che diventa particolarmente acuto nell’ultima settimana del mese, quando i benefici sociali o i salari sono esauriti. Nel Regno Unito, secondo un recente studio che ha esaminato i tassi elevati di anemia tra i bambini e gli adulti, le nascite premature e sottopeso, le malattie dentali, il diabete, l’obesità e l’ipertensione, i bambini e gli adulti di famiglie povere sono esposti a malattie legate al regime alimentare. Nella Federazione russa il grado di diffusione dei disturbi della crescita tra i bambini sotto i due anni è passato dal 9% al 15% nel 1994.
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