Il primo
rapporto sull'integrazione degli immigrati
Commissione per le politiche di
integrazione degli immigrati
“Primo rapporto
sull’integrazione degli immigrati in Italia”, a cura di Giovanna
Zincone, Il Mulino, Bologna, 2000, pp. 571.
Molte
opere, per varie ragioni, non si prestano facilmente ad una recensione. Il
Primo rapporto sull’integrazione degli immigrati in Italia, redatto
dalla Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati e
pubblicato a cura di Giovanna Zincone, è indubbiamente una di queste. Il Rapporto
è una raccolta di studi approfonditi sugli aspetti più importanti
dell’immigrazione: la demografia dell’immigrazione straniera in
Italia, l’integrazione degli immigrati nel mercato del lavoro, il campo
dell’educazione, la salute degli immigrati, la questione della casa, la
partecipazione politica, la criminalità e, infine, la discriminazione. Si
tratta quindi di studi che hanno preso in esame temi impegnativi e molto
ampi sull’immigrazione, difficilmente prospettabili da una semplice
segnalazione bibliografica.
Fondamentale
il capitolo introduttivo, scritto da Giovanna Zincone, la quale, oltre ad
esporre gli aspetti metodologici dello studio, svolge una seria
riflessione sui vari modelli di integrazione. Secondo la studiosa esistono
tre grandi interpretazioni presenti nei principali studi
sull’integrazione degli immigrati:
-
integrazione come uguaglianza;
-
integrazione come utilità;
-
integrazione come somiglianza.
L’integrazione
come uguaglianza comprende e sottintende l’uguaglianza di risorse e di
posizioni sociali tra gli immigrati e i cittadini, ma anche
l’uguaglianza giuridica, cioè la differenza di trattamento della legge
tra gli stranieri e i cittadini.
L’integrazione
come utilità è un’interpretazione che parte da una “lettura
funzionalista-utilitarista”. L’integrazione dunque viene misurata in
chiave della funzione che gli immigrati adempiono nella macchina
socio-economica del Paese.
Infine,
l’integrazione come somiglianza che si basa sul livello della
condivisione di valori e modi di vita tra gli immigrati e i cittadini
nazionali.
Ognuna
delle interpretazioni fin qui elencate contengono delle difficoltà e dei
rischi: l’approccio ugualitario è improbabile in quanto non
comprensibile per tutti, giacché presuppone di dare agli immigrati gli
stessi diritti di cui godono i cittadini nazionali; la lettura
funzionalistica può trascurare la dimensione umana del fenomeno
immigratorio, mentre l’integrazione come somiglianza comporta - tra
l’altro - i problemi correlati all’assimilazionismo.
Partendo
da queste valutazioni viene formulata una nuova definizione
dell’integrazione. “Per un buon governo”,
scrive Zincone, “integrazione vuol dire due cose: a) integrità
della persona, buona vita; b) interazione positiva, pacifica convivenza.
Naturalmente, le due dimensioni, i due elementi dell’integrazione, si
tengono: la pacifica convivenza richiede che nessun gruppo percepisca
l’altro come una fonte di comportamenti e atteggiamenti nocivi per la
propria integrità e buona vita”.
I quattro tasselli di questo nuovo modello di integrazione sono:
interazione basata sulla sicurezza, un minimo di integrità garantita
anche agli irregolari sulla base dei diritti della persona, piena integrità
garantita ai regolari e interazione basata sul pluralismo e la
comunicazione, che significa anche rispetto per le culture diverse.
Alla
fine del capitolo vengono analizzati i problemi attuali
dell’integrazione in Italia, da cui emergono proposte e suggerimenti che
possono aiutare concretamente le politiche di integrazione.
Il Primo rapporto sull’integrazione degli immigrati in Italia
può sembrare a prima vista, principalmente a causa della diversità degli
autori e degli approcci, un lavoro alquanto disomogeneo; nel corso della
lettura, tuttavia, diventa chiaro che i temi trattati e la metodologia
applicata sono ben rapportati e funzionali ad una migliore e più completa
comprensione del fenomeno.
Roma, dicembre 2000
Rando
Devole
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