MORIHIRO SAITO
Morihiro SAITO Sensei nacque il 31 marzo del 1928 nella Prefettura di Kii, ora Ibaragi, e morto, il 13 maggio 2002. Egli era un ammiratore dei grandi spadaccini del Giappone feudale quali Matabe Goto e Jubei Yagyu. I ragazzi in Giappone, prima e durante la seconda guerra mondiale, dovevano conoscere il Judo ed il Kendo, e infatti, queste arti erano inserite nel programma scolastico. Morihiro Saito Sensei scelse di praticare dapprima il Kendo poi passò alla pratica del Karate Shito Ryu dove raggiunse il grado di cintura nera III Dan. Dopo un pò riuscì a trovare lavoro nelle ferrovie dello stato del Giappone (Japan National Railways). Da quel momento in poi, grazie a varie vicissitudini, volle praticare il Judo pensando che la conoscenza di questa disciplina unita a quella del Karate lo potesse rendere molto forte in caso di un eventuale scontro fisico. Però Saito Sensei era insoddisfatto dei suoi allenamenti, infatti diceva che la scuola di Karate era abbastanza tranquilla, mentre il dojo del Judo era quasi un parco di divertimenti, con bambini che facevano schiamazzi e correvano dappertutto; inoltre diceva che il Judo non lo soddisfaceva perché in un eventuale combattimento una persona può colpire quando e come vuole e, un esperto di Judo, non ha una difesa reale per questo tipo di pratica.
Un'altra cosa che Saito Sensei non gradiva era quella che, durante l'allenamento, i Sempai (gli allievi anziani della pratica) proiettavano ripetutamente e con cattiveria i poveri Kohai (i giovani praticanti), permettendo a questi ultimi di provare rare volte le tecniche. Un giorno, però, qualcuno disse che c'era un vecchio con la barba bianca che stava eseguendo delle strane tecniche sulle montagne vicino ad Iwama e si diceva che quell'uomo praticasse una misteriosa arte marziale. Qualcuno disse che praticava Karate, mentre un maestro di Judo disse che la sua arte era chiamata Ueshiba Ryu Judo. Saito Sensei ricorda che quel luogo era spaventoso e lui aveva paura di andarci. Aveva una strana impressione di quel posto che gli faceva accapponare la pelle, ma con alcuni amici decise di andarci per dare un'occhiata. Però all'ultimo momento, i suoi amici ebbero paura e decisero di non accompagnarlo. Così andò da solo. Era estate e arrivò di mattina. Ô Sensei stava facendo l'allenamento mattutino. (In quel tempo Morihei UESHIBA viveva con la moglie Hatsu nel villaggio di Iwama dove si era ufficialmente ritirato nel 1942. La famiglia conduceva una vita frugale, allevando bachi da seta e coltivando riso; era aiutata da un piccolo numero di uchideshi (Allievi interni) e sotodeshi (Allievi esterni - occasionali) che seguivano il fondatore nello studio dell'Aikido. In quel periodo il Giappone era uscito provato dalla II guerra mondiale; la pratica delle arti marziali fu vietata, cosicché Ueshiba decise di ritirarsi a Iwama, chiamando la sua residenza di campagna Aiki-En (la fattoria Aiki) per minimizzare il fatto che in quel luogo si insegnassero le arti marziali).
Minoru Mochizuki lo condusse dove Ô Sensei si stava allenando con alcuni studenti. Entrato nel dojo si sedette e vide entrare Ô Sensei e Tadashi Abe. Ô Sensei vide Saito, lo chiamò e gli chiese per quale motivo voleva imparare l'Aikido. Morihiro non sapendo cosa dire rispose che avrebbe voluto impararlo se glielo avesse insegnato; Ô Sensei continuò chiedendogli se sapesse cos’era l'Aikido: non c’era modo che lo sapesse e così tacque. Quindi il fondatore aggiunse: " T'insegnerò come servire la società e la gente con quest'arte marziale". ( Saito Sensei allora non aveva la minima idea di come un'arte marziale potesse servire la società e la gente, il suo pensiero era solo quello di diventare forte. A questo punto Ô Sensei disse a Morihiro: "Attaccami", così lo attaccò con un pugno e cadde. Non sapeva esattamente se fosse kote gaeshi o qualche altra tecnica, ma si sentì proiettare come un fuscello. Poi disse: "Dammi un calcio". Quando provò a calciare, fu gentilmente rovesciato a terra. "Vieni e prendimi", lui cercò di afferrarlo come si fa nel judo ma fu ancora proiettato senza sapere come. Il keikogi (costume tipico di allenamento) si strappò. A questo punto Ô Sensei disse: "Vieni ad allenarti, se vuoi" e se ne andò. Tirando un sospiro di sollievo, Saito Sensei pensò di essere stato accettato. Sebbene Ueshiba avesse accettato il giovane Saito come allievo, i sempai nel dojo, misero spesso a dura prova la sua volontà. Saito raccontò che sarebbe stato meglio partecipare a un combattimento reale. Anche se sentiva dolore ai polsi, i sempai non avevano riguardo per questo ed eseguivano le tecniche con la stessa determinazione.
Il metodo d'insegnamento del fondatore in Iwama era molto diverso da quello, adottato prima della guerra. Nei primi anni il fondatore era solito mostrare soltanto alcune volte le tecniche senza quasi spiegarle e gli allievi lo dovevano imitare. Questo era il metodo tradizionale d'istruzione delle arti marziali e gli studenti dovevano fare del loro meglio per rubare le tecniche degli insegnanti. In seguito Ueshiba si dedicò con tutte le energie alla sua ricerca personale con pochi allievi devoti. Saito Sensei disse che, durante la pratica Ô Sensei insegnava le tecniche che aveva sviluppato fino a quel momento come se le stesse organizzando e classificando per se stesso.
"Quando si studiava una tecnica, sistematicamente si aveva la possibilità di apprendere le tecniche a essa correlate. Se si studiavano le tecniche in ginocchio, si continuava a fare solo quelle una dopo l'altra, senza riposo. Quando Ô Sensei introdusse le tecniche di ninin dori (tecniche contro due avversari), quelle successive cominciavano tutte dalla stessa presa". Ô Sensei insegnò due, tre o quattro livelli di esecuzione per ogni tecnica. Cominciava con la forma di base, poi insegnava un livello dopo l’altro e finalmente le forme più avanzate. Il fondatore sottolineò che ogni piccolo particolare deve essere corretto, altrimenti non era una tecnica. I sempai e i kohai praticavano insieme; naturalmente i sempai eseguivano per primi e quando era il turno dei kohai era già ora di cambiare tecnica. Dal momento che i l fondatore aveva pochi studenti in quel periodo, Ô Sensei era solito chiamare come partner un pò tutti. Il fatto che Saito Sensei lavorasse nelle ferrovie dello Stato era una fortuna per il suo allenamento; dal momento che aveva un giorno di riposo dopo ogni giorno lavorativo, egli trascorreva tutto il suo tempo libero nel dojo con Ueshiba.
Gli allenamenti del mattino consistevano in circa quaranta minuti di preghiera in seiza davanti all'altare dell’Aiki Shrine, seguiti da allenamenti con le armi, se il tempo lo permetteva. In questo periodo della sua vita il fondatore si dedicava quasi esclusivamente allo studio dell’Aiki ken e dell’Aiki jo e alle loro relazioni con il tai jutsu. Stava provando le tecniche di base delle armi che poi Saito Sensei avrebbe classificato in un sistema razionale per integrare la comprensione del tai jutsu. Ô Sensei diceva solo di attaccarlo. L’allenamento del ken cominciava cosi: poiché Saito Sensei aveva praticato il Kendo quando era ragazzo, in qualche modo riusciva a far fronte alla situazione. Come allenamento avanzato si veniva istruiti con quello che oggi chiamiamo Ichi no Tachi . Ô Sensei insegnò soltanto questo Kumi Tachi per tre o quattro anni. Negli ultimi anni Saito ricevette dal fondatore insegnamenti privati. Vedendo la devozione di Morihiro ed il suo entusiasmo per l’allenamento, Ueshiba si affezionò sempre di più a lui, non solo nella pratica, ma anche nella vita personale.
Alla fine soltanto il giovane Saito era rimasto a servire il fondatore. Anche dopo il suo matrimonio, la passione di Morihiro per l’allenamento continuò inalterata. Infatti, la sua giovane sposa cominciò a servire la famiglia Ueshiba, e si prendeva cura personalmente dell'anziana moglie di Ô Sensei, Hatsu. Molti allievi dovettero abbandonare il dojo a causa dei loro impegni familiari, e Saito poté continuare perché era libero durante il giorno. Quando Morihiro prese l’iniziativa di aiutare il fondatore per risolvere un problema a proposito delle sue proprietà, Ô Sensei gli regalò un pezzo di terra. Fu lì che Saito costruì la sua casa, dove visse con la moglie e i figli servendo il fondatore. Alla fine degli anni cinquanta la vita e 1'allenamento intenso con il fondatore fecero di Saito Sensei uno del massimi istruttori dell'Aikikai. Egli insegnò regolarmente nel dojo di Iwama in assenza del fondatore e venne chiamato a sostituire Koichi Tohei, nel suo dojo di Utsunomiya, quando questi partì per le Hawai. Attorno al 1960 anche Saito cominciò ad insegnare settimanalmente all’Aikikai Hombu dojo di Tokyo ed era il solo istruttore, oltre al fondatore, che poteva insegnare le armi in quel luogo. Le sue lezioni erano tra le più popolari nell' Hombu dojo e per molti anni gli studenti di Tokyo s'incontravano la domenica mattina per praticare tai jutsu e buki waza con Saito. Dopo la morte di Ô Sensei, avvenuta il 26 aprile 1969, Saito diventò capo istruttore del dojo di Iwama e guardiano dell’Aiki Shrine. Egli aveva servito il fondatore devotamente per ventiquattro anni e la morte del fondatore rafforzò la sua decisione di fare ogni sforzo per preservare intatto l’Aikido di Ueshiba.
Autore di diversi libri sull’Aikido fra i quali, cinque intitolati: AIKIDO TRADIZIONALE, un manuale intitolato: LE RADICI DELL’AIKIDO, ed altri quattro libri di una nuova serie di nove volumi intitolati: TAKEMUSU AIKIDO. La pubblicazione nel 1970 dei suoi cinque volumi aiutò a far conoscere il nome, di Saito Sensei nel mondo. Questi volumi contengono, centinaia e centinaia di tecniche di Tai jutsu, di Aiki ken e di Aiki jo. I libri contengono inoltre un sistema di classificazione e nomenclatura delle tecniche che oggi è usato in molte parti del mondo. Saito Sensei uscì dal Giappone per la prima volta nel 1974 per dirigere una serie di seminari in California. Per la prima volta un gran numero di praticanti poté sperimentare direttamente l’enciclopedica conoscenza dell'Aikido di Saito Sensei.
Nella metà degli anni settanta Saito Sensei andò in pensione dalle ferrovie, dopo trent'anni di servizio. Libero ormai di dedicarsi completamente all’Aikido, cominciò a viaggiare spesso all'estero. Attualmente è il Capo istruttore dell’IBARAGI DOJO di Iwama e responsabile dell’AIKI SHRINE (Il Tempio dell’Aiki). Attraverso gli anni Saito Sensei ha creato una rete di istruttori al di fuori del Giappone, che insegnano il Takemusu Aikido. Il Takemusu Aikido è diventato sinonimo di un tipo di allenamento in cui si armonizzano perfettamente tecniche di tai jutsu e di buki waza, al contrario di molte altre scuole dove ci si allena soltanto nel tai jutsu. Nel 1989 Saito Soke ha inaugurato un sistema per la certificazione degli istruttori d i Aiki ken e Aiki jo; in questo sistema venivano rilasciati dei rotoli tradizionali scritti a mano, a coloro che si dimostravano esperti nell’uso delle armi dell'Aikido. Separata dal sistema dei gradi di Tai jutsu, l'anima di questa iniziativa è di preservare le tecniche di Aiki ken e Aiki jo, che sono inseparabili dalle tecniche a mani nude dell'Aikido. Questi rotoli includevano i nomi e le descrizioni dettagliate delle tecniche di armi e sono concepiti come gli antichi rotoli della tradizione delle arti marziali. Molte migliaia di persone, attraverso gli anni, sono andate nel dojo di Iwama per vivere la grande esperienza di ricevere direttamente l’insegnamento di Saito Sensei.
Fino a pochi giorni prima della sua morte avvenuta alle ore 2.09 del 13 maggio 2002, Saito Sensei ha insegnato, con suo figlio Hitohiro, sei giorni la settimana a due classi al giorno: la mattina era dedicata al buki waza; la sera al tai jutsu. La domenica mattina, tempo permettendo, il Maestro insegnava buki waza. Nel suo dojo arrivavano spesso classi di universitari per trascorrere un periodo intensivo di allenamento. Forse il successo di Saito Sensei come leader tecnico di Aikido era dovuto al suo atteggiamento verso l’arte, alla sua armonizzazione con la tradizione più pura. Nello stesso tempo, Saito Sensei è stato in grado di organizzare e di classificare centinaia di tecniche di tai jutsu e buki waza e le loro interrelazioni. Inoltre, ha creato metodi di allenamento e di pratica basati su efficaci principi pedagogici tesi ad accelerare i processi di apprendimento.
Con la sua morte abbiamo perduto un grandissimo Maestro di Aikido.