Giovedì 13 agosto sono finalmente riuscito a realizzare un escursione a cui tenevo molto, arrivare in cima al monte Chaberton, luogo in cui nel 1897 fu iniziata la costruzione dell'omonimo forte, l'opera difensiva più alta d'Europa.
Da Claviere (in provincia di Torino, e si raggiunge prendendo l'autostrada per il traforo del Frejus, prendere l'uscita di Oulx e poi uscire allo svincolo di Cesana e seguire per Claviere), appena prima della vecchia frontiera italiana, superato un piccolo torrente, si prende il sentiero segnato da un vistoso cartello di legno. Si segue una strada sterrata che costeggia il torrente, e dopo una quindicina di minuti un cartello fa girare a sinistra e si entra nel bosco di larici, per uscirne dopo una ventina di minuti su uno stradone pianeggiante. Lo si segue camminando quasi sempre in piano, levato qualche breve impennata della strada. Al termine di quest'ultima si traversa il greto del torrente e si inizia la vera salita allo Chaberton. Dopo una decina di minuti in piano si inizia a salire in maniera decisa. Non ci sono più pause fino al Passo dello Chaberton. Il sentiero è sempre ben battuto, e si snoda completamente al sole, non c'e più vegetazione e nemmeno sorgenti o ruscelli dove rimfrescarsi. Il paesaggio e spoglio, solo rocce e prati.
Giunti al passo dello Chaberton si prende la vecchia strada militare che arriva da Fenils, e che portava fino in vetta, davanti al forte e alle caserme sottostanti. Mancano ancora 450mt di dislivello da superare. Al passo dello Chaberton sono presenti 2 opere in caverna che difendevano il passo, e le rovine delle due caserme. (Scendendo abbiamo visitato una di queste) la pendenza della strada militare che arriva in vetta non è elevata. Si sale bene senza strappi. Poco prima della vetta (2900mt) si incontra l'inizio del reticolato con il filo spinato ancora steso, e un avamposto di guardia alla strada di accesso. Continuando a salire si arriva alle due caserme, una per la truppa e l'altra per gli ufficiali. Ormai manca poco, e dopo ancora una ventina di minuti si arriva sulla grande spianata della vetta del Monte Chaberton.
Non avendo portato con me nulla se non delle luci e nemmeno troppo potenti, non ho potuto effettuare una visita completa al forte. Visto da fuori l'opera dello chaberton e davvero un miracolo della tecnologia di quel tempo. I lavori per la sua realizzazione sono stati davvero prodigiosi, sia per le difficoltà di costruire in una zona così impervia una struttura di quel genere, sia perché per realizzarla e stata spianata una montagna abbassandola addirittura di 30 metri. Nascoste dalla spianata della vetta della montagna spuntano le otto torri che ospitavano sulla sommità 8 cannoni.149/10 di calibro a tiro teso che battevano tutta la valle di Briancon. Tre sono in pessime condizioni, centrati dai colpi dei francesi, le altre 5 ancora in buone condizioni, di cui su due si riesce ancora a salire per mezzo di scale in ferro di ottima fattura. In cima alle torri sono ancora presenti i grossi bulloni filettati dove era fissato l'armamento.
Al piano sottostante ci sono gli alloggi truppa, ufficiali, e altre stanze x la logistica del forte. Restano ancora i resti di un generatore elettrico in una stanza, e di vasche dell'acqua in un altra. Un lungo corridoio che corre parallelo al forte mette tutte queste stanze in comunicazione. A circa meta corridoio, un uscita porta verso l'arrivo della teleferica (la partenza si trova a Cesana). Il forte si protende verso valle, e una grossa stanza con un grande basamento in centro dove era fissato il motore della teleferica. Frontalmente una grande apertura permetteva l'entrata del materiale, e subito sotto è presente una grande piattaforma. Un altro corridoio, che fa da intercapedine tra gli alloggi e la parete della montagna corre parallelo all'altro corridoio e permetteva un isolamento dall'umidità. In fondo al forte dalla parte opposta a quella dell'entrata sono presenti i locali ufficiali (riconoscibili xche ancora pitturati di blu) e i servizi igienici.
Dalla parte opposta invece dopo un breve corridoio si arriva davanti a una scala, con ancora presente il montacarichi. Le scalinate, scavate all'interno della roccia portano al locale di spolettamento e agli altri locali. Ma questa parte nn ho potuto visitarla, tutta l'opera a partire dal piano sotto le torrette è invasa da neve e ghiaccio, che durante il periodo estivo nn riesce a sciogliersi. La visita è pericolosa, e per scendere è necessario avere corde e ramponi.
Durante la discesa abbiamo effettuato una visita alla caserma ufficiali, ormai in rovina, una costruzione su due piani, sono ancora visitabili i locali centrali dei due piani, mentre nelle due parti esterne i piani sono crollati su se stessi x il peso della neve e frane. Anche quà un intercapedine corre dietro tutta la caserma arrivando ai locali igienici e poi all'uscita. La caserma sovrastante, quella x la truppa non e facilmente raggiungibile, per via del terreno molto franoso. Ma anche qui torneremo attrezzati.
Scendendo, come accennato prima abbiamo visitato un opera in caverna che proteggeva il passo dello Chaberton. Rimane sul lato sinistro scendendo. Ci sono dei resti di una caserma ormai distrutta dal tempo, e subito sotto due grosse feritoie a guardia del passo. L'ingresso si trova spostato a sx rispetto alla seconda casamatta. Una scala appoggiata, e nn assicurata, alla roccia permette di scendere su una piccola piattaforma di cemento, e da quà tramite una foro discretamente largo si accede al bunker. C'è ancora presente la porta garitta, perfettamente funzionante, e all'ingresso è presente la presa d'aria con il filtro per l'aspirazione dell'aria. Internamente il bunker è in perfette condizioni.
Si segue un breve corridoio e si arriva al locale per la cisterna della benzina, da qua si entra nella grossa stanza per il ricovero truppa, nella stanza e ancora presente il gruppo per l'aspirazione dell'aria, da cui partono tutta una serie di tubazioni che proseguono lungo tutto il bunker fino ad arrivare alle due casematte. Usciti dalla camerata due scale collegate tra loro da un corridoio portano alle due bocche da fuoco perfettamente conservate. E che comunicavano tramite impianto di fotofonica con l'opera di fronte. Uscendo dall'opera si può anche fare un sentiero esterno, ma è pericoloso perché franato.
Sul sentiero subito dopo l'uscita si può notare la vasca per l'acqua. Sul colle sono presenti anche dei cavi ancora posati con dei mattoni scanalati internamente che servivano x far comunicare tra di loro le due opere. Da evidenziare che l'opera molto probabilmente e abitata o cmq se ne serve qualcuno, all'interno abbiamo trovato una tanica di benzina, un impianto elettrico che dall'entrata arriva fino al camerone, con luci ogni 2 metri, e un tavolo con sedie e provviste x mangiare.