...LINKIN PARK...
Mettete insieme un cantante dalla voce che suona
come il Dave Gahan epico degli anni ’80, un MC dalla lingua sputafuoco, scratch
ben programmati e pesanti chitarre rock. Quello che ottenete è uno degli ibridi
di maggior successo del Terzo Millennio, i Linkin Park.
La band californiana prende le mosse dal piccolo studio casalingo dell’MC e
vocalist Mike Shinoda, che – insieme all’amico chitarrista Brad Delson –
comincia a incidere il primo materiale sonoro intorno al 1996. I due incontrano
poi alla high school il futuro batterista Rob Bourdon e, più tardi, DJ Joseph
Hahn, che studia illustrazione all’Art Center College di Pasadena. Nel
frattempo, mentre frequenta la UCLA, Delson condivide un appartamento con il
bassista Darren ‘Phoenix’ Farrell che si unisce al gruppo per poi abbandonare
durante il college e ritornare alla carica una volta finiti gli studi. Ultimo
tassello è Chester Bennington, originario dell’Arizona, che aveva cominciato a
incidere già all’età di 16 anni, ispirandosi alle hit dei Foreigners (gruppo
M.O.R. anni ’80).
La combinazione del ricco e maestoso stile vocale di Bennington con il rapido
mitragliare di rime di Shinoda aiutano a definire il sound del sestetto che,
adottato il nome Linkin Park, si afferma come uno dei preferiti nel circuito di
club di L.A., fra cui il rinomato Whisky. Dopo essersi visti sbattere la porta
in faccia da ben tre case discografiche, che li ritengono un fiasco, vengono
addocchiati da Jeff Blue che fa loro firmare un contratto con la Warner Bros nel
1999.
Iniziano così i lavori all’album di debutto, “Hybrid Theory”, che fa capolino a
inizio 2001. Il disco fa bella mostra delle influenze di gruppi come Deftones,
Nine Inch Nails, Aphex Twins e The Roots ma anche degli alfieri dell’electro-synth-pop
britannico, i Depeche Mode. Prodotto da Don Gilmore (Pearl Jame, Eve 6, Sugar
Ray), è tanto melodico quanto pieno di provocazioni, caratterizzato da un forte
messaggio lirico. Per volere dei suoi autori, tratta “delle emozioni universali,
che siano il sentirsi insignificanti, ottimisti o frustrati”. È un’istantanea
della vita di tutti i giorni, dei momenti che accomunano tutti gli esseri umani,
nelle gioie e nei dolori.
Singoli come “One Step Closer”, “Crawling” e “In The End” - riprendendo il
genere nu-metal e crossover portato in voga da band come Korn e Limp Bizkit alla
svolta del Millennio - diventano hit immediate, guadagnandosi la heavy rotation
su MTV e ottenendo il placito di show pomeridiani come TRL.
Segue l’attività on the road, che li porta in tour con Deftones, P.O.D., Papa
Roach e li fa apparire sugli stage del Family Values e del Project:Revolution
Tour insieme ai Cypress Hill, con cui suonano 324 date in tutto il 2001.
Praticamente, un intero anno passato a calcare i palchi internazionali.
A inizio 2002, il disco ha raggiunto un tale successo in tutto il mondo da
ottenere tre nomination ai Grammy Awards, da cui escono vincitori con “Crawling”,
riconosciuta come Best Hard Rock Performance.
Sempre attenti alla sperimentazione e al portare oltre i confini del
suono e dei generi, a luglio danno in pasto alle folle “Reanimation”, ovvero
“Hybrid Theory” rivisto da remixer di spicco, primi fra tutti The X-Ecutioners.
Ovvia conseguenza è un ritorno di fiamma per la band e la costruzione di
un’ancora più trepidante attesa per il secondo album di inediti.
Questo non tarda ad arrivare: è nel marzo 2003 che arriva infatti “Meteora”, il
nuovo LP di inediti, anticipato dal singolo “Somewhere I Belong”. I fan
dimostrano di apprezzare molto quello che Chester, Mike e gli altri hanno
riservato loro: l’album infatti svetta alla nr. 1 delle classifiche USA, UK e
Italia nella prima settimana di pubblicazione, diventando così il ’miglior
performer’ del gruppo californiano.