...EVANESCENCE...
"Siamo un gruppo rock, senza dubbio. Ma rock epico,
teatrale, dark" (Amy Lee).
L'intreccio e il contrasto di voce angelica e chitarre primordiali generano
chiaroscuri suggestivi. La formula non è nuova, almeno in Europa (tra gli
esponenti più recenti ed evoluti: The Gathering e Lacuna Coil).
Dalla provincia americana, invece, emergono gli Evanescence, artefici di
un'eterea danse macabre condotta dalle melodie della cantante Amy Lynn
Lee. Vengono da Little Rock, nell'Arkansas: stando a sentire la band, terra
generosa solo di death metal e ballate elegiache per nostalgici di mezza età.
Una band rock con voce femminile, da queste parti, è un fatto decisamente
insolito.
La nascita degli Evanescence è legata all'incontro tra Ben Moody (chitarrista e
mente creativa) e l'affascinante musa Amy (classe 1981) in occasione di un campo
ricreativo. Sono ancora adolescenti, ma la voce di lei già seduce: galeotta è "I'd
Do Anything For Love" di Meat Loaf cantata da Amy al pianoforte, che attrae Ben
irresistibilmente. Poche parole, e tra i due si instaura un rapporto artistico
di autentica simbiosi. L'entità chiamata Evanescence (scartati i nomi Childish
Intentions e Stricken) comincia la sua esistenza sul finire degli anni Novanta,
proponendo un'alchimia musicale – rock oscuro, gotico, potente e insieme diafano
– influenzata nelle melodie da Bjork e Tori Amos.
I due (insieme al tastierista David Hodges, che lascerà nel 2002) incidono un
paio di EP autoprodotti e un album, "Origin" (2000). Inaspettatamente una radio
locale decide di trasmettere la canzone "Undestanding", che fa guadagnare loro
una certa popolarità nei dintorni, anche grazie all'alone di mistero che li
circonda: non suonano mai dal vivo e nessuno sa chi siano.
Il che costituisce un'identità perfetta (e commercialmente appetibile) per un
ensemble di anime crepuscolari. Poco dopo, infatti, gli Evanescence si ritrovano
catapultati da Little Rock a Los Angeles, dove registrano il loro primo disco
per una major con l'apporto del produttore Dave Fortman (Boysetsfire, Superjoint
Ritual).
"Fallen" (2003) alterna canzoni dilatate a pezzi solidi e compressi, spalmati di
un'aura di malinconia esistenziale. Il singolo e video "Bring Me To Life", una
fragile ballata di pianoforte e chitarre monolitiche su cui si annodano le voci
di Amy e di Paul McCoy dei 12 Stones, viene inserito nella colonna sonora del
film "Daredevil". Strategia azzeccata: la fortuna della pellicola scaraventa la
creatura di Amy e Ben in vetta alle classifiche rock americane. A conti fatti, "Fallen"
venderà 14 milioni di copie e porterà alla band due Grammy: Best New Artist e
Best Hard Rock Performance.
Costretti dal successo ad uscire dalla cripta dell'anonimato, gli Evanescence
arruolano nuove forze per far fronte alle esigenze live (un anno e mezzo di
concerti in giro per il mondo...): entrano in formazione il chitarrista John
LeCompt, il batterista Rocky Gray e poco dopo il bassista William Boyd. Alla
fine del 2003, però, nel bel mezzo del tour europeo Moody abbandona bruscamente
i compagni, ufficialmente per 'divergenze artistiche'.
Ansia e panico tra i fan, ma il sostituto, Terry Balsamo dei Cold, si rivela
all'altezza della situazione. Nel 2004 esce il DVD live con CD extra "Anywhere
But Home". Si avvia il processo creativo per il nuovo album, ma il lavoro viene
rallentato da alcuni progetti solisti, da un turbolento cambio di manager, dalla
rottura fra Amy e il fidanzato Shaun Morgan dei Seether e dai problemi di salute
di Balsamo, colpito da un ictus a fine 2005. Come se non bastasse, a giugno 2006
anche Boyd fuoriesce dai ranghi, sostituito da Tim McCord, chitarrista dei
Revolution Smile convertito al basso per l'occasione.
A fine anno, alleluia, "The Open Door" sbarca nei negozi accompagnato dal
singolo "Call Me When You're Sober". Ed è di nuovo pura magia Evanescence.