I PALANGARI
Il palangaro può essere paragonato
ad un lunghissimo bolentino, armato con molti ami ed adagiato orizzontalmente
sia sul fondo del mare, secondo modalità che dipendono dalle specie insidiate,
che a pochi metri al di sotto dalla superficie del mare per la pesca alle specie
pelagiche.
I palangari di superficie (vedi fig.1) vengono lasciati alla deriva e
se molto lunghi, come quelli per la pesca al tonno, costituiti anche da 15.000
ami e molti chilometri di lunghezza, vengono seguiti con i satelliti o con il
radar mentre quelli di fondo sono ad esso fissati mediante degli opportuni
piombi o zavorre.
Palangaro di superficie per la cattura di specie pelagiche
Il palangaro può essere distinto in tre parti:
§ Una sagola o lenza madre principale su cui sono posizionati gli ami mediante fili di nylon, chiamati “braccioli”, di diametro inferiore a quelli della lenza madre.
§ Una serie di sagole su cui ad una estremità è fissato un galleggiante per l’individuazione in superficie del palangaro stesso ed una zavorra per tenere la lenza madre sul fondo.
§ Un recipiente in cui sistemare la lenza madre su cui sono collegati i braccioli e gli ami (vedi fig.2).
Palangari di piccola dimensione riposti in una cesta e in una cassetta
La
distanza tra un bracciolo ed un altro, ed i diametri della lenza madre e dei
braccioli, sono variabili a seconda della specie che si vuole insidiare e della
superficie marina coperta. Generalmente per la pesca al sarago si utilizza la
lenza madre di diametro 0.60mm o 0,70mm (per i meno esperti anche 0,80mm), i
braccioli di lunghezza di 1,5 m circa e diametro 0,30mm o 0,35mm; la distanza
tra un bracciolo ed un altro varia tra i 5 e 7 m. Per insidiare questa specie
sulla lenza madre si posizionano alternativamente piombi e galleggianti in modo
che il palangaro non sia adagiato completamente sul fondo ma vari la sua
distanza dal fondo stesso. Un piombo sarà posizionato a 5 o 7 ami di distanza
da un galleggiante.
Per la pesca all’orata, invece aumentano sia i diametri del nylon
utilizzato che la distanza tra un bracciolo ed un altro; mediamente il diametro
della lenza madre utilizzata è di 0,80mm o 0,90mm mentre quello dei braccioli,
che raggiunge una lunghezza di 2,5 m, è 0,35mm o 0,40mm. La distanza tra due
braccioli è di circa 9 m. In questo caso il palangaro è completamente adagiato
sul fondo.
I palangari di fondo, utilizzati per la pesca dei gronghi, cernie,
scorfani , etc., sono costituiti da una lenza madre avente diametro del 120mm o
140mm, spesso sostituito da un cordino, e braccioli di diametro 0,70 o più.
Spesso si utilizzano dei braccioli il cui terminale è costituito da un piccolo
cavetto in acciaio intrecciato.
Nella pesca al dentice con il palangaro, si utilizza una lenza madre di
diametro di 100mm mentre i braccioli hanno il diametro di 0,50mm o 0,60mm e
lunghezza di circa 3,0 m. La distanza tra i braccioli è di circa 9 m.
Caratteristica di questa pesca è l’utilizzo di esca viva (piccoli pesci:
acciughe, sardine, bope etc), per cui l’uso di questa tecnica è abbastanza
complessa e delicata e richiede molta esperienza.