Monte Paterno 2744 m     

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Cartina stradale

Cartina escursionistica

Punto di partenza Rifugio Auronzo (2320 m), raggiungibile da Misurina (14 km da Cortina d'Ampezzo, 21 km da Dobbiaco) attraverso una strada asfaltata a pedaggio (7,5 km), o con servizio di autobus di linea (conveniente, soprattutto se non si è in molti).
Descrizione Dal rifugio la vista è già superba: alle spalle, sopra i vasti ghiaioni, si erge il versante meridionale delle Tre Cime di Lavaredo, il meno ardito ma comunque imponente; di fronte, svettano i pinnacoli e le guglie dei Cadini di Misurina, a destra dei quali occhieggia il bel lago omonimo, dominato dal Sorapiss (3205 m); ancora più a destra, ecco le imponenti pareti del Gruppo del Cristallo (3221 m), seguito dal Gruppo di Fanes e dalla Croda Rossa d'Ampezzo (3145 m). A sinistra dei Cadini, invece, la vista spazia sulla Val d'Ansiei, con il bel Lago d'Auronzo sul fondo, sovrastato dal lembo più orientale delle Marmarole; oltre la valle, di nuovo sul nostro versante, emerge il poderoso bastione della Croda dei Toni (3094 m), una delle cime più imponenti ed insieme slanciate delle Dolomiti di Sesto. Dal grande parcheggio, affollatissimo d'estate, si prende la larga stradetta che pianeggia alla base delle Tre Cime: lasciata sulla destra una traccia (104) che scende con numerosi tornanti nel profondo Vallon di Lavaredo (confluente più in basso in Val Marzòn, tributaria di Ansiei), si raggiunge in breve una graziosa cappelletta (Cappella degli Alpini, 2314 m, h 0,15), da dove si amplia la vista sulla Catena delle Marmarole e sui settori più selvaggi dei Cadini di Misurina (soprattutto sul Ramo di Croda Liscia). Oltre la cappella, si tocca in breve un ampio ed ondulato altopiano erboso (Piani di Lavaredo), che verso Sud precipita però con bruschi salti rocciosi sul selvaggio Vallon di Lavaredo, al cui centro sorge il bel Rifugio Lavaredo (2344 m, h 0,25). Proprio di fronte, dalle ghiaie, si staglia l'affilato Spigolo Giallo, torrione secondario emergente dallo stesso basamento della Cima Piccola di Lavaredo (2857 m), che costituisce una delle più celebri e ripetute arrampicate classiche del mondo. A destra, oltre la larghissima sella detritica di Forcella Lavaredo (2454 m), fa capolino la cima del Monte Paterno (2744 m), da cui si allunga verso di noi la turrita appendice della Croda Passaporto (2714 m) e della Torre Pian di Cengia (2700 m), che svetta all'estrema destra del complesso roccioso, prima che questo si abbassi sensibilmente sfilacciandosi in una serie di arditi torrioni rocciosi dominanti il Pian di Cengia. Oltre i torrioni, fortemente accentrante, si erge maestosa la Croda dei Toni. Dal rifugio, per raggiungere Forcella Lavaredo, ci sono due possibilità: o seguire la traccia 101 sulla sinistra della conca, che rasenta la base di Cima Piccola e sale ripida in forcella, oppure con la stradina, che risale l'opposto versante con percorso meno ripido ma anche meno diretto, fino a toccare le ghiaie della forcella (a circa metà percorso, sulla destra, stacca la traccia 104 per il Rifugio Pian di Cengia, 2528 m); con ambedue i percorsi, comunque, la forcella si raggiunge in circa h 0,20 dal rifugio. Da qui si apre la vista sulla zona settentrionale (altoatesina) delle Dolomiti di Sesto: da sinistra, oltre le imponenti pareti Nord delle Tre Cime che si scorgono d'infilata (è questo il versante più celebre, immortalato su migliaia di cartoline), ecco il complesso di Monte Rudo (2826 m), seguito dalla bella parete striata di cenge della Croda dei Rondoi (2859 m); più avanzata, la Torre dei Scarperi (2687 m) si erge sull'altopiano dell'Alpe Mattina, mentre più lontana spunta la seghettata cresta sommitale della Rocca dei Baranci (2966 m), la vetta più elevata del sottogruppo dei Rondoi-Baranci, costituente tutto il lato occidentale delle Dolomiti di Sesto. L'ardito castello roccioso della Torre di Toblin (2617 m) domina la forcella omonima, su cui è visibile la bianca sagoma del Rifugio Locatelli (2405 m); a destra, la mole rocciosa del Paterno non riesce a coprire del tutto il sottogruppo dei Tre Scarperi, con la tondeggiante sagoma del Lastron dei Scarperi (2957 m). A destra, dominano la forcella gli appicchi rocciosi della Croda Passaporto. Alla base della forcella si apre un ampio avvallamento erboso e ghiaioso, pianeggiante, che isola nettamente le Tre Cime dal resto del gruppo, e che prende il nome di Grava Longa. Dalla linea della forcella, si segue un sentierino tra le ghiaie che sale verso le pareti rocciose della Croda Passaporto, fino ad un terrazzino dove si possono notare vecchie opere di guerra, posto presso l'ingresso di una buia galleria: è questo l'attacco del sentiero attrezzato a Forcella Passaporto (h 0,10 da Forcella Lavaredo, targa). Si entra nella galleria (necessaria la torcia, attenzione alla volta piuttosto bassa) e se ne esce in corrispondenza di una stretta cengia terrosa (cavi) che porta ad aggirare uno spigolo; ci si ritrova così in piena parete, lungo una cengia artificiale con soffitto e muretti di protezione, opere italiane della I Guerra Mondiale (qui passava la prima linea). Raggiunta un'altra brevissima galleria, che permette di scavalcare un costone, ci si trova al sommo di un muretto di circa 2 m, che bisogna discendere faccia alla roccia (appoggi per i piedi piuttosto in basso, ma la corda aiuta), forse il punto più impegnativo della salita. Toccato il fondo di un piccolo canalino detritico (attenzione, poco più in basso scivola repentino sui ghiaioni basali), si risale dall'altra parte, seguendo le funi o, meno impegnativo, risalendo per pochi metri il canalino e traversando sulle roccette in alto (in questo secondo caso, nessuna assicurazione); un'ultima breve traversata su cengia orizzontale (lavorata dagli alpini) consente di toccare la piatta sella di Forcella Passaporto (2530 m, h 0,30 da Forcella Lavaredo), in splendida vista delle Tre Cime. Sul versante opposto giace l'ampio Cadin Passaporto, circo detritico racchiuso tra le pareti del Passaporto, del Paterno e della Cresta del Camoscio; sullo sfondo la Croda dei Toni ed il Monte Popera. Da qui il sentiero taglia in piano tutto l'allungato rilievo che unisce la Forcella alla Forcelletta Passaporto, stretto intaglio proprio alla base della cresta Sud del Paterno, mantenendosi sul versante del Cadin Passaporto: in questo tratto, si possono visitare alcune belle caverne di guerra, con finestroni che si affacciano sulla Grava Longa e sulle Tre Cime. Senza toccare la Forcelletta Passaporto, la traccia si abbassa lievemente alla base del Paterno, che aggira per un sistema di strette cenge rocciose (ponticello in un punto), fino a toccare il fondo ghiaioso del Cadin Passaporto, nel punto in cui la sua pendenza aumenta per diventare un ripido canale facente capo all'evidente Forcella del Camoscio (2650 m), che separa il Paterno dalla Cresta del Camoscio. Bella veduta, alle spalle, sui torrioni della Croda Passaporto e sulla Torre Pian di Cengia, separata da questi ultimi dall'evidente Forcella Rossa. Si risale il canale, che alterna lunghi tratti detritici a qualche roccetta elementare, fino all'ultima rampa che conduce alla Forcella del Camoscio (2650 m, h 1,15 da Forcella Lavaredo). Si apre la vista sui Tre Scarperi e su Forcella di Toblin, mentre a destra un sentiero traversa orizzontalmente per cenge fino ad alcune caverne di guerra (questo sentiero è in realtà il "Sentiero attrezzato delle Forcelle", che traversa tutta la Cresta del Camoscio e consente di raggiungere il Rifugio Pian di Cengia e il Rifugio Zsigmondy-Comici, con percorso esposto ma non difficile). Per raggiungere la vetta del Paterno, è necessario invece traversare sulle rocce a sinistra sempre sul versante Cadin Passaporto, fino alla base di una paretina verticale di una quindicina di metri, striata di nero: la corda metallica guida in diagonale prima a destra, poi a sinistra e infine dritto negli ultimi metri, fin al sommo del salto, all'inizio di un pendio detritico non troppo ripido (passaggio più impegnativo della gita, richiede un minimo di tecnica o di forza). Si risale il pendio, facendo attenzione agli ometti e ai segni di vernice, fino ad un corto caminetto che si scala facilmente; si risale l'ultimo tratto di cresta fino alla spaziosa sommità ghiaiosa (croce, h 0,30), che spalanca un panorama fantastico: sopra le torri della Cresta del Camoscio, da qui molto più basse, ecco la muraglia della Croda dei Toni, affiancata dal Monte Popera, dalla Cima Undici (3091 m) e dalla Croda Rossa di Sesto (2965 m); di fronte, oltre l'Alpe dei Piani con gli omonimi laghetti, il possente sottogruppo dei Tre Scarperi, con la Punta dei Tre Scarperi (3152 m, la più elevata delle Dolomiti di Sesto), mentre oltre la sagoma del Rifugio Locatelli, sulla Forcella di Toblin, si individuano via via il Sasso di Sesto, la Torre di Toblin e la lontana Rocca dei Baranci. Il complesso Croda dei Baranci (2922 m) - Croda dei Rondoi - Monte Rudo chiude l'orizzonte a Nord Ovest, mentre, oltre la Grava Longa e la Val Popena, si vede il Cristallo. Ma sono comunque le Tre Cime che la fanno da padrone, inconfondibili e portentose per potenza ed insieme slancio, un trittico forse senza eguali in natura. Oltre l'insellatura di Forcella Lavaredo svettano i Cadini di Misurina, mentre le Marmarole emergono oltre la cresta del Passaporto. Tornati a Forcella del Camoscio (qualche difficoltà nelle belle giornate, per scendere bisogna fare la coda nel tratto attrezzato), la gita può proseguire in due modi: o seguendo il già citato Sentiero delle Forcelle (dal Rifugio Pian di Cengia si può raggiungere il Rifugio Locatelli in circa h 1), oppure scendendo sul versante Nord con il Sentiero attrezzato Innerkofler-De Luca: dalla forcella si scende per il canale Nord, detritico all'inizio ma molto ripido (corda metallica). Il canale diventa quasi subito una rampa rocciosa che scende da destra a sinistra, che il tracciato segue sul suo margine esterno, sempre assicurato da funi metalliche: raggiunto un gradino verticale di 4-5 m, lo si discende (corda), e ci si ritrova su di un ripiano dove si apre l'ingresso di una caverna. Entrati nella caverna (torcia indispensabile!), se ne segue il tracciato, molto ripido e a gradinata, si tralascia un'uscita intermedia e se ne esce in corrispondenza di una cengia rocciosa in un anfratto della parete; traversata la cengia, si entra in un'altra caverna, più breve, meno ripida e saltuariamente illuminata da feritoie, che conduce fino all'inizio della crestina rocciosa che collega il Paterno alla Forcella di Toblin. Seguendola senza difficoltà, si passa alla base della caratteristica guglia chiamata "la Salsiccia" e si giunge al ripiano erboso presso la Forcella di Toblin, nei pressi del Rifugio Locatelli (2405 m, h 1 da Forcella del Camoscio). Bella inquadratura del Paterno, che di qui appare come una svelta guglia, e classica visione delle Tre Cime, che emergono dalle ghiaie della Grava Longa tra Forcella Lavaredo (a sinistra) e Forcella Col di Mezzo (a destra). Dal rifugio si può tornare a Forcella Lavaredo per l'ampio sentiero 101 (che perde un centinaio di metri di quota per poi risalire), oppure per la traccia che attraversa tutto il versante occidentale del Paterno, al limite delle rocce (più diretta, ma con un paio di passaggi fastidiosi per superare piccole frane). In ogni caso, si raggiunge la forcella con h 1 di marcia dal rifugio, dopo di che si segue a ritroso il percorso di salita fino al Rifugio Auronzo (h 0,40 dalla Forcella Lavaredo).     
Tempo totale h 5,30 (h 6,45 per il Rifugio Pian di Cengia)
Difficoltà EA (qualche passaggio impegnativo, ma sempre ben assicurato)
Dislivello 450 m circa
Ultimo sopralluogo agosto '99
Commenti Periodo consigliato: luglio - metà settembre

Itinerario panoramicamente fantastico, in una delle zone più conosciute delle Dolomiti; questo fatto ha l'inconveniente dell'affollamento quasi garantito, cosa che, oltre ad infastidire la serena contemplazione dell'ambiente, rende il percorrimento dei tratti attrezzati (soprattutto quello che conduce alla cima, da percorrere anche a ritroso) difficoltoso. Il Rifugio Locatelli, poi, è uno dei più frequentati della regione, per cui se si volesse pernottarvi, è bene prenotare con congruo anticipo. Desolante, invece, lo spettacolo che offrono le vicinanze del Rifugio Auronzo, con la marea multicolore di auto nei mega-posteggi e i turisti con l'infradito sparsi per i sentieri. Comunque, nonostante queste controindicazioni, l'itinerario merita, anche per l'interessantissima visita alle postazioni degli alpini, possibile grazie all'intelligente sistemazione delle attrezzature su questi vecchi percorsi.