INTRODUZIONE
Quando sorse il sole dieci giovani passeggiarono lungo il prato per poi andare alla messa. Ritornati a casa, dopo aver mangiato, si abbandonarono al canto e alla danza, quindi la regina decise di far riposare la compagnia. Passato mezzogiorno, si sedettero in cortile e la regina ordinò a Neifile di raccontare.
PRIMA NOVELLA (NEIFILE)
La novella è ambientata a Milano ed ha come protagonista Gulfardo, un giovane molto leale nel restituire i soldi, che si innamorò di madonna Ambrogia, moglie di un suo amico mercante, Guasparruolo Cagastraccio. La donna, per far ciò che a Gulfardo piaceva, pose due condizioni: che non si fosse riferito il fatto ad alcuno e che le donasse duecento fiorini d’oro. Egli, sdegnato dalla sua avarizia, mutò in odio il suo amore e pensò di beffarla, così finse di accettare la proposta. Allora andò dal marito e gli chiese in prestito duecento fiorini, che egli ricevette. Quando Guasparruolo partì, Gulfardo si recò a casa di lei con un compagno e in presenza di questo le diede i duecento fiorini dicendole di consegnarli al marito. Ambrogia rimase un po’ perplessa ma pensò che lui aveva detto ciò solo perché davanti all’amico. Così i due andarono in camera di lei e si sollazzarono. Dopo che Guasparruolo tornò, il giovane, accompagnato dall’amico, andò in casa sua dove era pure la donna e disse al mercante che aveva già restituito alla moglie i soldi che gli furono prestati. Questa, vedendo il testimone, si vide costretta a dare i soldi al marito cosicché lei rimase scornata e il furbo amante ne poté godere senza costo.
SECONDA NOVELLA (PANFILO)
La novella è ambientata a Varlungo e il protagonista è un prete che seppur leggesse poco riusciva a ricreare i parrocchiani, in particolare le donne. Tra queste ce ne era una che gli piaceva maggiormente: monna Belcolore, moglie di un contadino. Per entrare in amicizia con lei il prete le mandò dei doni, ma questa li ignorava fino a quando un giorno il prete la andò a trovare. Il prete cercò di farle alcune proposte ma lei non cedeva finché ella disse che le servivano cinque lire; allora il prete le promise che gliel’avrebbe date la domenica successiva ma lei non si fidava cosicché fu costretto a lasciarle in pegno un mantello che valeva molto più di cinque lire. Fatto ciò i due andarono in una capanna dove si sollazzarono. Tornato in chiesa però si pentì di averle dato quel mantello così pensò a come riprenderlo. Il giorno dopo mandò un ragazzo da Belcolore per chiederle in prestito un mortaio e la donna accettò. In seguito disse a un chierico di andare dalla donna per ridarle il mortaio e riprendere il mantello che il giovane lasciò come pegno. Il chierico, consegnato il mortaio, riferì ciò che gli aveva detto il prete al marito il quale si adirò con lei per aver chiesto un pegno da un prete; così il chierico poté prendere il mantello e riconsegnarlo. La donna rimase scornata e non parlò al prete per molto tempo fino a quando questo la minacciò di mandarla all’Inferno; allora si riparlarono e si sollazzarono altre volte.
TERZA NOVELLA (ELISSA)
La novella è ambientata a Firenze e il protagonista è il pittore Calandrino, vittima di una burla di Maso del Saggio e suoi amici. I buontemponi gli raccontarono che vicino Firenze c’era un fiume dove si trovavano pietre nere e di diversa grandezza che davano l’invisibilità. Saputo ciò Calandrino decise di cercarle con suoi due amici, Bruno e Buffalmacco, che appresa questa notizia, capiscono subito che si tratta di una burla, finsero meraviglia e decisero di andare con lui. Una mattina andarono vicino questo fiume in cerca delle pietre; dopo un po’ di ore i due amici, come stabilito, vedendo Calandrino carico di pietre, finsero di non vederlo più, così pensò di essere invisibile. Allora i due se ne andarono e Calandrino li precedeva, pensando di non essere visto; ma i due amici, come era stato preparato, si dissero che se avessero visto Calandrino gli avrebbero tirato le pietre per essersi preso gioco di loro: così iniziarono a tirare pietre davanti a loro prendendo sempre Calandrino il quale però soffriva in silenzio il dolore per non farsi scoprire. Prima di tornare a casa alcuna persona fermò o rivolse la parola al pittore: infatti tutti erano stati avvisati da Bruno e Buffalmacco. Però la moglie, non essendo stata avvertita, vide Calandrino e gli parlò: allora egli, pensando che la moglie gli avesse tolto l’invisibilità, la menò. Quindi i due amici lo andarono a trovare a casa e videro la moglie picchiata e lui affannato così vollero delle spiegazioni; Calandrino narrò loro tutti i fatti infuriato con la moglie. I due con una gran voglia di ridere riuscirono a riappacificare marito e moglie con grande fatica e se ne andarono ridendo.
QUARTA NOVELLA (EMILIA)
La novella è ambientata a Fiesole e il protagonista è un parroco che amava la vedova Piccarda, che viveva con due fratelli in un casale, e voleva che anch’essa gli volesse bene. Questo era anziano ma ancora baldanzoso e presuntuoso e perciò non piaceva alla donna; ma il parroco era molto insistente e le mandava di continuo doni e lettere finché la vedova decise di levarselo di torno definitivamente e si accordò con i fratelli. Così andò dal parroco e gli disse che era disposta ad essere sua ma se si fossero visti nella sua stanza dovevano stare muti e al buio per non farsi scoprire. Il parroco accettò l’invito per la stessa notte. Nel frattempo Piccarda si era messa d’accordo con la sua cameriera Ciutazza, di una bruttezza unica: in cambio di una camicia nuova Ciutazza doveva stare al buio e in silenzio con un uomo. E questa accettò subito. La sera, il parroco andò a casa della vedova e credendo di trovare lei nel letto iniziò a sollazzarsi e a baciare Ciutazza. Allora i due fratelli chiamarono il vescovo per mostrargli una cosa nella loro casa. Il parroco, visto il vescovo, cercò di nascondere il capo sotto le coperte ma quegli glielo tirò fuori e gli fece vedere per lo più con chi era andato a letto. Così il parroco dovette pagare il peccato per quaranta giorni e venne preso in giro da tutti per essere andato a letto con la Ciutazza.
QUINTA NOVELLA (FILOSTRATO)
La storia si svolge a Firenze. Niccola è un Giudice e il suo modo di vestire è piuttosto trasandato. Un giorno mentre Maso va da un suo amico, si accorse che Niccola vestiva malamente. Il particolare che lo colpì furono le braghe che arrivavano a metà della gamba. Subito andò a cercare i suoi amici Ribi e Matteuzzo e li portò a vedere le braghe del Giudice. I tre a vedere quello spettacolo si misero a ridere. A Maso venne l’idea di tirargliele giù: i tre si misero d’accordo sul da farsi. La mattina seguente tornarono dal Giudice che stava seduto sulla panca del tribunale, Maso si accostò ad un lato del Giudice, mentre Ribi si mise dall’altra parte. Matteuzzo si mise sotto al banco dove il Giudice teneva i piedi. Maso e Ribi fecero finta di litigare per un furto. Intanto, mentre il Giudice era intento a seguire la discussione, Matteuzzo da sotto il banco gli calò furtivamente le braghe e scappò senza farsi notare. Il Giudice non capì come era potuto accadere e i complici della burla guardarono il Giudice con scandalo disapprovando tale comportamento e se ne andarono sdegnati.
SESTA NOVELLA (FILOMENA)
Il racconto è ambientato vicino Firenze. Di solito Calandrino andava in una Villa per ammazzare un maiale. Bruno e Buffalmacco, erano due piccoli truffatori di Firenze che venuti a conoscenza della partenza di Calandrino andarono da un loro amico prete, che viveva nei pressi della villa di Calandrino. Calandrino dopo aver ucciso il maiale li invitò a vederlo. Essi videro che il maiale era bellissimo e proposero a Calandrino di venderlo e con il ricavato andare a divertirsi. Calandrino rifiutò l’offerta poiché sapeva che la moglie non gli avrebbe creduto. I tre mentre stavano tornando a casa escogitarono un piano per rubare il maiale. La sera il prete invitò Calandrino e gli offrì da bere secondo i piani e Calandrino si abbandonò al bere. Tornato a casa un po’ ebbro non si curò della chiusura della porta. Bruno e Buffalmacco approfittarono dell’occasione ed entrarono furtivamente nella casa, portandosi via il maiale. La mattina seguente Calandrino accortosi della scomparsa del maiale uscì di casa sconvolto. Bruno e Buffalmacco andarono a vedere la situazione e Calandrino gli raccontò ciò che era successo. Alla fine i due gli proposero di cercare il ladro tra i suoi vicini. I due compari raccontarono a Calandrino di conoscere un metodo che consiste nel preparare delle gallette di zenzero, colui che le avesse sputate sarebbe stato il ladro. Prepararono queste gallette e alcune le ricoprirono di zucchero dividendole da altre. Il primo che assaggiò le gallette fu lo stesso Calandrino, al quale i due gli diedero quelle amare. Calandrino appena mangiò la prima galletta la risputò immediatamente. Mentre gli altri, avendo avuto le gallette zuccherate, le mangiarono tranquillamente. I due compari lo accusarono di essere stato lui l’autore del furto e per non far parola alla moglie dell’accaduto si fecero regalare due paia di capponi.
SETTIMA NOVELLA (PAMPINEA)
Un giovane studente, chiamato Rinieri, s’ innamorò di una donna, di nome Elena, che, rimasta vedova, fece finta di ricambiare il sentimento. Una sera Elena per burlarsi del ragazzo lo fece rimanere fuori di casa tutta la notte. Il giovine per vendicarsi ingannò la vedova dicendole che lui era un esperto di negromanzia e che se lei voleva rivedere il suo vero amante lui poteva dirle le “parole magiche” per far accadere ciò. La donna si fidò e andò al luogo prestabilito. Per svolgere perfettamente il rituale si spogliò e si mise su una torretta ad aspettare l’amante. Rinieri osservò la scena e appena la vedova salì lui le tolse la scala. Passò tutta la notte quando la donna si accorse che era stata ingannata e rimase lì fino a dopo pranzo tentando di convincere il ragazzo a farla scendere. Due suoi domestici nell’intento di cercarla la trovarono nuda sulla torretta e completamente scottata dal sole. Nel salvarla la sua fantesca si ruppe una gamba. Tornati in città Rinieri si sentì soddisfatto della sua vendetta poiché anche quell’ ancella aveva contribuito allo scherzo fattogli dalla vedova.
OTTAVA NOVELLA (FIAMMETTA)
Di solito Spinelloccio andava a casa di Zeppa e quando non c’era andava a letto con la moglie. Questo intrigo andò avanti per lungo tempo finchè un giorno la moglie di Zeppa fece salire Spinelloccio convinta dell’assenza del marito. Zeppa scoprì il tradimento. Appena la moglie fu sola Zeppa gli rivelò che era a conoscenza della sua tresca con l’ amico. Zeppa chiese alla moglie, se vuolova essere perdonata, di aiutarlo nel suo piano di vendetta. Le ordinò di dare appuntamento all’amico la mattina seguente e di rinchiuderlo dentro una cassa. La moglie per paura acconsentì al piano.Il giorno seguente Spinelloccio e Zeppa si incontrarono e Spinelloccio disse a Zeppa che doveva andare a mangiare da un suo amico, in realtà doveva vedersi con la moglie. Quando Zeppa ritornò a casa, la moglie per non far scoprire Spinelloccio, secondo il piano, lo rinchiuse in una cassa. Zeppa le chiese di invitare la moglie di Spinelloccio a pranzo in quanto il marito stava fuori con un suo amico. Dopo pranzo Zeppa si chiuse in camera con la moglie di Spinelloccio e per possederla gli raccontò dell’intrigo del marito con sua moglie, e adagiandola, proprio sopra la cassa dove era rinchiuso Spinelloccio, riuscì nel suo intento. Successivamente, in presenza della moglie di Spinelloccio, Zeppa fece entrare sua moglie e le ordinò di aprire la cassa, Spinelloccio uscì fuori e vergognandosi di quello che aveva fatto propose di restaurare l’amicizia tra di loro e di condividere le mogli. Zeppa accettò.
NONA NOVELLA (LAURETTA)
Simone è un maestro che ha studiato a Bologna e tornato a Firenze va a vivere vicino a due pittori Bruno e Buffalmacco. Simone è subito attratto dallo stile di vita libero che conducono i due pittori. Così, incuriosito, li conosce meglio invitandoli a cena. Una sera Bruno gli fa credere che il loro stile di vita è dovuto al fatto che frequentano un gruppo di persone le quali si davano al piacere e al divertimento. Il maestro rapito dalla fantasia di questi racconti decide di entrare a far parte del gruppo. I due gli tirano uno scherzo e lo fanno cadere in una fossa. Il povero maestro se ne tornò a casa sconsolato e fu accusato dai di non essere riuscito a far parte del gruppo rovinando la loro reputazione.
DECIMA NOVELLA (DIONEO)
La novella è ambientata a Palermo dove una giovane truffatrice inganna un mercante venuto da Firenze. Il ragazzo si chiamava Salabaetto e accortosi dell’attenzione della donna perde la testa per lei. La signora che si chiamava Biancofiore tese la sua tela e il giovine ci cascò dentro. Dopo varie volte che si furono incontrati la donna, venendo a sapere dell’ingente cifra di cui disponeva il giovane, gli preparò una messa in scena. Una sera Salabaetto andò a trovare Biancofiore in lacrime poiché aveva ricevuto una lettera dal fratello in cui le venivano chiesti otto fiorini. Salabaetto si offrì di darglieli ma nei mesi a venire non ricevette i suoi soldi. Dunque resosi conto della truffa andò da un suo amico a Napoli. Qui viveva Pietro dello Canigiano che disse al giovane come fare a riavere i suoi soldi. Tornato a Palermo la donna restituì i soldi e gliene prestò altri mille per fa arrivare la sua abbondante merce. Salabaetto non tornò più e la ragazza rimase con la merce di poco valore.
Lauretta, finita l’ultima novella, si alzò e diede la corona ad Emilia che impose per il giorno dopo un tema vario. I ragazzi dopo aver mangiato e svagato se ne vanno a dormire.
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