INTRODUZIONE
Sotto il reggimento di Fiammetta, si ragiona di ciò che ad alcuno amante, dopo alcuni fieri o sventurati accidenti, felicemente avvenisse.
PRIMA NOVELLA (PANFILO)
Cimone, figlio molto bello ma putroppo rozzo di Aristippo, ama Efigenia, promessa sposa a Pasimunda, giovane ricco di Rodi, e per lei diventa un uomo nuovo, ben vestito, abile lavoratore nonché filosofo. Così la rapisce ma naufraga a Rodi a causa di una terribile tempesta e immediatamente viene imprigionato da Lisimaco, somma magistratura di Rodi, e condannato assieme ai suoi compagni alla prigione perpetua. Anche Lisimaco è però follemente innamorato di una donna, la sorella di Efigenia, Cassandrea, promessa sposa a Ormisda; ed è proprio per questo motivo che decide di accordarsi con il prigioniero. Il piano è molto semplice: rapiscono insieme le due amate poco prima del loro matrimonio e fuggono a Creti, dove sono al sicuro grazie ad alcuni amici. La situazione dopo un periodo di tempo non precisato torna normale e così entrambe le coppie possono tornare ai loro paesi originari, Cimone e Efigenia a Cipri, mentre Lisimaco e Cassandrea a Rodi.
SECONDA NOVELLA (EMILIA)
Nell’isola di Lipari Martuccio Comito, giovane povero, s’innamora di Gostanza, donna molto bella e ricca. Lui, non potendola sposare a causa di un secco rifiuto da parte del padre di lei, si fa corsaro. Dopo un po’ di tempo, Martuccio viene rapito assieme ai suoi uomini dai Saraceni e viene imprigionato in Barberia. Lei, per farla finita dato che a Lipari era giunta la notizia della morte del suo amato, si butta in mare su un barca e si lascia trasportare dal vento; anch’essa però giunge in Barberia, precisamente a Susa, dove comincia a lavorare la lana in casa di un’anziana ma molto caritatevole signora, che la ricondurrà assieme a Carapresa, donna che aiutava i pescatori cristiani, dal suo innamorato. Martuccio, intanto, con uno stratagemma fa vincere la guerra al re di Tunisi, Meriabdela, il quale per riconoscenza lo libera e lo ricopre di ricchezze. Libero e ricco il giovane tornerà in Italia con Gostanza, dove si sposeranno e vivranno felicemente.
TERZA NOVELLA (ELISSA)
Pietro Boccamazza, uomo nobile, ama Agnolella, che ricambia il sentimento ma che purtroppo è povera. I due giovani, avendo i genitori di lui impedito il matrimonio, decidono di fuggire verso la cittadina di Anagni; Pietro non sa bene la strada, così si perdono e vengono assaliti da dodici fanti. Fortunatamente però riescono a sfuggire ai ladroni e successivamente lui si perde in una selva, all’interno della quale alcuni lupi gli mangeranno il cavallo. Lei intanto trova ricovero da due vecchietti nel bosco, sfugge a una razzia di briganti e viene portata in un castello, che si scoprirà essere di alcuni suoi amici; i due si ritrovano e tornano a Roma dove si sposeranno.
QUARTA NOVELLA (FILOSTRATO)
Lizio da Valbona ebbe una sola figlia, Caterina, che ben presto ricambiò l’amore di un certo Ricciardo Manardi, frequentatore della casa del padre; l’unico problema era il luogo dove potersi incontrare e la soluzione venne in mente al giovane innamorato…. I due si videro per la prima volta sul balcone della casa di lei e, dopo molti baci, passarono la notte assieme. Sfortunatamente però si addormentarono nudi e, quando si fece giorno, Lizio li scoprì; questo, uomo molto costumato, non fece alcuna scenata, anzi acconsentì il loro amore purché si fossero sposati. E così avvenne.
QUINTA NOVELLA (NEIFILE)
Nella città di Fano l’ormai attempato Guidotto da Cremona, sul punto di morire, affida la giovane Agnesa al suo coetaneo Giacomin da Pavia, affinché la crescesse e la educasse ; ben presto questa divenne la più bella della città così che due concittadini, Giannole e Manghino, se ne innamorarono. Giannole decise di introdursi, grazie al fante Crivello, nella casa della fanciulla per rapirla ma, due informatori, riferirono la cosa a Minghino che, grazie ad un servitore, si introdusse anch’egli nella casa di Agnesa. Non riuscendo i due innamorati a porre fine alla discussione, la lite sfociò in una rissa. La fanciulla fu messa in salvo in casa mentre i contendenti furono arrestati. Crivello e Giacomino decisero di maritare la fanciulla con Giannole; quando i parenti dei due sposi chiesero a Giacomino cosa voleva per ricompensa, egli spiegò tutta la storia e si venne a conoscenza del fatto che la fanciulla era figlia di Barnabuccio e quindi sorella di Giannole. Tutti fecero pace e la fanciulla si sposò con Minghino.
SESTA NOVELLA (PAMPINEA)
Nell’Isola di Ischia viveva marin Bulgaro con la sua bellissima figlia Restituta. Gianni, abitante di procida si innamorò perdutamente della bella Restituta e andava tutti i giorni a Ischia persino a nuoto pur di vederla. Un giorno però ella venne rapita da un gruppo di ragazzi che la portarono al re Federigo d’Aragona che la chiuse nel palazzo arabo-normanno che ha nome Cuba. Sulle tracce della donna amata, Gianni arrivò a Palermo e intravide Restituta dietro una finestra del palazzo. Durante la notte Federigo scoprì i due amanti addormentati e ordinò che fossero legati ed esposti nudi sulla pubblica piazza, prima di essere arsi vivi. Grazie alla testimonianza dell’ammiraglio Ruggeri di Lauria, i due giovani furono perdonati, perché identificati come il nipote di Gian di Procida, un partigiano degli Aragonesi e uno dei capi della rivolta dei Vespri (1282), e come la figlia del famoso Marin Bòlgaro.
settima Novella (LAURETTA)
Teodoro, battezzato come Pietro da messer Amerigo che l’aveva comprato dai pirati mentre era ancora fanciullo, una volta cresciuto si innamora di Violante figlia dello stesso messer Amerigo e in una occasione la mette incinta. Saputo l’accaduto, Pietro viene condannato a morte finchè non si presenta nella storia il suo vero padre, ambasciatore dell’Armenia che lo riconosce e risolve la situazione parlando con messer Amerigo. Infine Violante e Pietro si sposano e vivono felici con un figlio.
OTTAVA NOVELLA (FILOMENA)
Un nobile ravennate, Nastagio degli Onesti, nonostante fosse ancora molto giovane, si ritrovò ricchissimo in seguito alla morte del padre e dello zio; presto s'innamorò di una ragazza di un'ancora più nobile famiglia, quella dei Traversa, e per attirare la sua attenzione, cominciò a spendere smisuratamente in banchetti e feste. La giovane però non si mostrò mai interessata all'amore del ragazzo, e per questo lui più volte si propose di suicidarsi, di odiarla o di lasciarla stare, ma mai riuscì nei suoi propositi. Vedendo che, seguendo questo suo sogno, Nastagio si stava consumando nella persona e nel patrimonio, i suoi amici e parenti gli consigliarono allora di andarsene da Ravenna, in modo che riuscisse poi a dimenticare il suo amore inappagato; il ragazzo, non potendo continuare ad ignorare questo consiglio, si trasferì a Classe, poco lontano dalla sua città. Un venerdì all'inizio di Maggio, Nastagio, addentratosi nella pineta, vide una ragazza correre nuda e in lacrime, inseguita da due cani che la mordevano e da un cavaliere nero che la minacciava di morte: lui si schierò a difesa della fanciulla ma l'uomo a cavallo, dopo essersi presentato come Guido degli Anastagi, disse a Nastagio di lasciarlo fare in quanto, essendo in realtà già morto per essersi suicidato, stava solo scontando la propria pena infernale, accanendosi su colei che disprezzando il suo amore lo aveva portato a togliersi la vita. Rassegnatosi al volere divino, assisté allo strazio del corpo della giovane da parte del cavaliere, al termine del quale i due furono costretti a ricominciare da capo il loro inseguimento, fino a fuggire dalla vista di Nastagio. Il ragazzo decise allora di approfittare di questa situazione, e perciò invitò i propri parenti e la sua amata con i suoi genitori a banchettare in quel luogo il venerdì seguente. Come Nastagio aveva previsto, alla fine del pranzo si ripeté la scena straziante alla quale lui aveva assistito una settimana prima, e questa ebbe l'effetto sperato, infatti, la giovane Traversa, ricordandosi di come aveva sempre calpestato l'amore che il padrone di casa provava nei suoi confronti, per paura di subire la stessa condanna acconsentì immediatamente a sposare Nastagio, tramutando il proprio odio in amore.
NONA NOVELLA (FIAMMETTA)
Federico degli Alberighi, un ricchissimo nobile di Firenze si innamorò di monna Giovanna, una delle donne più belle della Toscana. Per sedurla organizzò feste in suo onore e le fece doni fino a sperperare tutti i suoi averi e senza suscitare in lei nessuna attrazione. Si ridusse così a possedere solo un piccolo podere ed un falcone, uno dei migliori del mondo che gli permettevano di sopravvivere. Avvenne però che il marito di monna Giovanna morì e questa andò a trascorrere l'estate con il figlio in una tenuta vicino a quella di Federico. Questo e il ragazzo fecero presto la conoscenza, grazie al grande interesse del giovane per il falcone. Il figlio di Giovanna si ammalò e quando gli chiese cosa lui desiderasse, quello rispose che se avesse avuto l'uccello di Federico sarebbe sicuramente guarito. Il giorno dopo la madre si recò da Federico con una altra donna, non senza vergogna di andare a chiedere a lui che a causa sua si era ridotto in miseria una cosa così preziosa. L'accoglienza fu calda, le donne dissero che si sarebbero fermate per la colazione, ma l'uomo non trovando niente da cucinare tirò il collo al falcone e lo servì a tavola. Il pasto trascorre piacevolmente, fino a quando monna Giovanna, raccolto il coraggio, chiede il falcone per il figlio moribondo. Federico scoppia a piangere davanti a lei e le spiega che glielo avrebbe donato volentieri se non lo avesse usato come vivanda per la colazione uccidendolo proprio perché non aveva niente altro di adatto ad una donna come lei. Giovanna torna a casa commossa per il gesto dell'uomo ma sconsolata e nel giro di pochi giorni il suo unico figlio muore, forse per la malattia, forse per il mancato desiderio dell'uccello. Essendo però ancora giovane viene spinta dai fratelli a rimaritarsi per dare un erede ai beni acquisiti dal defunto marito. La donna non vorrebbe altre bozze, ma essendo obbligata sceglie come sposo Federico per la sua generosità, facendolo finalmente ricco, felice e più accorto nelle questioni finanziarie.
DECIMA NOVELLA (DIONEO)
Pietro di Vinciolo è omosessuale, ma per nasconderlo, si sposa. Sua moglie non è soddisfatta della loro vita matrimoniale, ma capisce che l'unico modo per ricevere soddisfazioni è tradire il marito.La moglie chiede consiglio ad una donna ritenuta santa che le dà ragione e che la aiuta a trovarsi gli amanti.Una sera Pietro va a cena da un suo amico, Ercolano, e la moglie fa venire a casa sua uno degli amanti, ma, quando stanno per cominciare la cena, Pietro torna a casa e la donna nasconde l'amante nella stalla. Pietro racconta alla moglie di essere tornato così presto perché, prima di mettersi a tavola, Ercolano ha trovato l'amante della moglie nascosto in un ripostiglio e la cena è andata a monte.La moglie di Pietro biasima il comportamento della moglie di Ercolano, ma proprio in quel momento un asino calpesta le dita del suo amante che lancia un grido di dolore. Pietro va nella stalla e trova l'amante della moglie che era un garzone che piaceva anche a lui e alla richiesta di spiegazioni del marito, la donna dice chiaramente i motivi del suo comportamento e lui non trova nulla da obiettare perché sa che la moglie ha pienamente ragione. Pietro decide di non interferire più nella “vita sentimentale” della moglie, fa servire la cena per il garzone, la moglie e lui e poi i tre passano la notte insieme.
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