PRIMA NOVELLA (FILOMENA)
Rinuccio Palermini e Alessandro Chiarmontesi erano due esiliati da Firenze che dimoravano a Pistoia. Entrambi erano innamorati della stessa donna, madonna Francesca che però non ricambiava il loro amore, anzi, disturbata dal loro corteggiamento, se ne voleva liberare. Per questo, il giorno della morte di un uomo di nome Scannadio, conosciuto ovunque per le sue malefatte, gli venne in mente un modo per liberarsi dei suoi spasimanti. Inviò la sua servetta dai due uomini in momenti diversi, con l’ordine di affidare a loro un compito e nel caso lo avessero eseguito , lei avrebbe accettato il loro amore. ad Alessandro, fa dire di andare quella stessa notte dal defunto, disseppellirlo, mettersi i suoi vestiti, mettersi nella bara e aspettare senza dire mai una parola. Nonostante molta titubanza Alessandro fa come richiesto. A Rinuccio fa dire di andare sempre quel giorno a mezzanotte a prendere il cadavere del defunto e portarglielo a casa. Anche lui fa come ordinato e una volta arrivato a casa di madonna Francesca con Alessandro in spalla, trovò la famiglia di una signoria appostata per la cattura di un bandito. Vedendoli arrivare li attaccarono e Rinuccio si scrollò da dosso Alessandro e scappò. Mentre scappava, non si accorse che anche Alessandro, da lui creduto morto, fuggiva. Tornando indietro per terminare il compito assegnato, non trovò Alessandro. Entrambi, inconsapevoli l’uno dell’altro, rientrarono a casa. La mattina seguente spiegarono alla donna quanto accaduto chiedendo il suo perdono, ma la donna rifiutò liberandosene.
SECONDA NOVELLA (ELISSA)
In un convento lombardo vive Isabetta,bella e giovane suora, che un giorno conosce un giovane di cui si innamora,un amore che viene ricambiato dall’uomo. Cosi tra loro nasce una relazione, il giovane infatti spesso, tramite un passaggio nascosto, si introduce nel convento fino alla camera di Isabetta. Uno sfortunato giorno però la giovane suora viene vista dalle altre suore, che però non si fanno notare, esse decidono di chiamare la badessa e di cogliere Isabetta in fallo. Bussano alla porta della badessa che,”ospitando” anche lei nella camera un prete, si veste in fretta e per sbaglio si mette il cappello da prete, esce ma le altre suore prese dalla foga non notano l’errore, dopo aver colto Isabetta la vogliono punire ma essa fa notare alla badessa del suo cappello che messa alle corde non solo non la punisce ma rende possibili le visite notturne nell’invidia delle altre suore che non avevano nessuno da invitare.
TERZA NOVELLA (FILOSTRATO)
In questa novella si parla di Calandrino, il quale eredita da una sua zia defunta una piccola somma di denaro che vuole spendere per acquistare un podere, nonostante gli amici, Bruno e Buffalmacco, vedendo la esigua somma, gli suggeriscono di spenderla festeggiando con loro ma Calandrino rifiuta. Per punire la sua avarizia, con l’aiuto di un altro amico Nello e di un dottore Simone di star male o meglio di essere gravido, Calandrino si dispera ma il dottore gli propone un rimedio, un infuso, che lo farà guarire ma che gli costerà molto, non curante di ciò Calandrino accetta. Per tre giorni beve la bevanda e si sente cosi guarito e uscendo comincia a lodare tutti. Intanto gli autori dello scherzo sono soddisfatti di averlo schernito.
QUARTA NOVELLA (NEIFILE)
Due uomini maturi, entrambi di nome Cecco, il primo della famiglia Angiolieri e il secondo della famiglia Fortarrigo, diventarono amici uniti dall’odio verso i loro padri. Un giorno Angiolieri decise di andare per sei mesi da un suo amico cardinale e chiese a suo padre il denaro necessario. Saputo ciò, Fortarrigo gli propose di accompagnarlo come aiutante. Nonostante un iniziale rifiuto, Angiolieri accettò. Partirono e, arrivati alla prima località di sosta, Angiolieri andò a riposare in una locanda. Invece Fortarrigo durante la notte si ubriacò e perse al gioco denaro e vestiti. Volendo riguadagnarlo, Fortarrigo prelevò furtivamente il denaro di Angiolieri, ma perse al gioco anche quello. La mattina seguente, Angiolieri scoprì di essere stato derubato da Fortarrigo. andò su tutte le furie e decise di ripartire da solo. Vedendo ciò, Fortarrigo decise di inseguirlo. Arrivati ad un campo dove stavano lavorando dei contadini, Fortarrigo fece credere loro di essere stato derubato da Angiolieri. Inteso il fatto, i contadini si scagliarono contro l’accusato e lo catturarono. Per estrema beffa, Fortarrigo privò Angiolieri dei suoi vestiti e lo abbandonò là.
QUINTA NOVELLA (FIAMMETTA)
Niccolò Cornacchini era un uomo ricco, proprietario di un bel possedimento. Suo figlio Filippo, giovane e scapolo, aveva l’abitudine di portare in tale possedimento le donne per suo divertimento. Un giorno Niccolosa, una di tali donne di piacere, mentre prendeva l’acqua dal pozzo incontrò Calandrino e più per curiosità che per altro lo guardò. Calandrino, ricambiando lo sguardo, se ne innamorò. Tornato a casa raccontò il fatto al suo amico Bruno, che poi a sua volta di nascosto lo raccontò ad altri due amici Nello e Buffalmacco. I tre uomini decisero di prendersi gioco di Calandrino e dopo essersi accordati con la stessa Niccolosa e con Filippo, fecero suonare a Calandrino delle serenate mentre Niccolosa gli inviava lettere d’amore. Dopo ciò, Bruno promise a Calandrino che ella avrebbe fatto tutto ciò che voleva se le avesse toccato il cuore con una pozione preparata da Bruno stesso. Gli ingredienti della pozione erano assai strani: carta, pipistrelli,incenso,ecc. e Calandrino fece molta fatica per trovarli. Intanto Nello andò da Tessa, moglie di Calandrino, per raccontare quanto stava accadendo. La donna infuriata andò a cercare Calandrino. Contemporaneamente Filippo si nascose non lontano, facendo credere a Calandrino di andare via. Quest’ultimo, credendolo partito, andò incontro a Niccolosa e la toccò con la pozione. Fece per andarsene, ma Niccolosa lo seguì dicendogli parole amorose. Anche Bruno e Buffalmacco si erano appostati con Filippo per seguire la scena. Calandrino cercò di baciare Niccolosa, ma nel mentre sopraggiunse la moglie Tessa che lo insulta e lo malmena infuriata. Calandrino rimase impietrito ed iniziò a supplicare la moglie, mentre tutti gli altri ridevano alle sue spalle. Quando la moglie si acquietò, tutti consigliarono a Calandrino di andarsene e non tornare più.
SESTA NOVELLA (PANFILO)
In questa novella si racconta di una singolare storia avvenuta nella piana del Mugnone. Lì possedeva una casa un buon uomo che aveva anche una bellissima moglie e due figli: una ragazza e un bambino ancora in fasce . Egli non era povero, ma in caso di necessità ospitava viandanti in cambio di denaro. Pinuccio, un giovane del paese, già da molto tempo si era innamorato della figlia del brav’uomo e volendo giacere con lei per una notte, uscì da Firenze con dei ronzini presi in affitto e, insieme al suo amico Adriano, si diresse verso la casa della sua amata. Facendo finta di non poter tornare a casa essi furono ospitati da quest’uomo. Dopo aver cenato si divisero nei tre letti a disposizione. Adriano si coricò con Pinuccio, l’oste con la moglie e la fanciulla da sola. Trascorso un po’ di tempo, Pinuccio andò dalla ragazza. Improvvisamente però una gatta svegliò la moglie dell’oste che, spostata la culla accanto al suo letto, cercò ciò che pensava fosse caduto. Nel frattempo Adriano, che ancora non dormiva, trascinò la culla vicino al suo letto. Così la donna scambiò il letto del marito con quello del suo ospite. Accadde però che Pinuccio, ritornando nel suo letto, non trovò la culla e si mise per errore a dormire con l’oste, al quale raccontò le sue peripezie. L’uomo si infuriò e iniziò a rincorrere Pinuccio. Nel frattempo la moglie si accorse del suo sbaglio e, per rimediare al suo errore, convinse il marito che Pinuccio stava farneticando nel sogno e che lei aveva dormito con la figlia. Pinuccio stette al gioco e finse di svegliarsi. In questo modo non accadde alcuno scandalo.
SETTIMA NOVELLA (PAMPINEA)
La settima novella dimostra come a volte i sogni possono diventare realtà. Protagonista di questa storia è Talamo d’Imolese, che da giovane aveva sposato Margherita, una giovane molto bella ma sgarbata e scontrosa. Una notte Talamo sognò che la moglie il giorno seguente passeggiando per il bosco sarebbe stata aggredita da un lupo. Il mattino dopo Talamo, dopo aver raccontato il sogno alla moglie, la pregò di non andare nel bosco, ma lei non si preoccupò del triste presagio. Pensava anzi che quella fosse solo una scusa per incontrare nel bosco un’altra donna indisturbato. Così, entrata nel bosco per spiare il marito, venne sorpresa da un lupo che la attaccò e le sfigurò il viso. Fortunatamente dei pastori che si trovavano nelle vicinanze la riconobbero e la salvarono. Purtroppo però la sua bellezza andò perduta e non osò mai più farsi vedere in giro.
OTTAVA NOVELLA (LAURETTA)
Ciacco un uomo molto ghiotto, non potendo sostenere le spese della sua ingordigia si mise a fare il cortigiano per mangiare a spese degli altri. Un giorno incontrò al mercato del pesce Biondello che come lui si industriava per mangiare. Incuriosito dalle due lamprede che stava comprando, Ciacco gli chiese per chi fossero ed egli rispose che quel pesce era per la cena che Corso Donati avrebbe offerto quella stessa sera ad alcuni suoi nobili amici. Così Ciacco si diresse verso la casa di quest’ultimo e incontrandolo prima del desinare si autoinvitò a cena. Si accorse però della beffa di Biondello dal momento che il pesce non era di ottima qualità come lui aveva pensato. Decise allora di fargliela pagare e chiese quindi ad un vagabondo di recarsi da messer Filippo Argenti, uomo scontroso e irascibile, con un fiasco vuoto. Gli raccomanda inoltre di chiedere del buon vino rosso per rallegrare la compagnia di Biondello. Filippo Donati sentendosi preso in giro lo cacciò via. Il giorno seguente Ciacco incontrò Biondello e gli dice che Filippo Argenti lo stava cercando. Accadde poi che Biondello salutasse Filippo il quale però ricordatosi della beffa del giorno precedente lo picchiò in malo modo. Biondello intuì la vendetta di Ciacco e decise che mai più si sarebbe beffato di lui.
OTTAVA NOVELLA (EMILIA)
La novella racconta delle grandissime doti di Salomone al quale molta gente chiedeva consiglio per risolvere i propri problemi. Così un giorno sulla strada per Gerusalemme si incontrarono Giosefo e Melisso; il primo non sapeva come comportarsi con la moglie mentre il secondo non riusciva a farsi amare. Una volta al cospetto di Salomone a Giosefo venne detto di andare al ponte dell’Oca, mentre a Melisso viene detto di amare. Al momento i due non capirono il senso di ciò che Salomone aveva detto loro. Sulla strada del ritorno i due si imbatterono con una carovana di muli che doveva attraversare un ponte. Mentre attendevano il passaggio di questi avvenne che una delle bestie si fermasse sul ponte e non intendeva proseguire. Allorché il pastore per spronare il mulo lo incominciò a prendere a bastonate. I due amici però lo ammonirono, ma il pastore per tutta risposta gli disse di pensare ai loro cavalli e riuscì così facendo a spostare il mulo dal ponte. Giosefo e Melisso gli chiesero quindi di quale ponte si trattasse e il pastore rispose loro che si trattava del ponte dell’Oca. I due infine giunsero a casa di Giosefo in Antiocia il quale ordinò alla moglie di preparare la cena e , al rifiuto di costei, la bastonò come il pastore aveva fatto con il mulo. La donna alloro eseguì i suoi ordini. Melisso quindi dopo alcuni giorni torna a casa sua e confidandosi con un uomo savio su ciò che Salomone gli aveva detto capì che tutto ciò che aveva fatto per essere amato era in realtà un atto di vanagloria e l’unico modo per essere amato era che lui stesso amasse gli altri.
DECIMA NOVELLA (DIONEO)
La decima novella narra delle imprese di Donno Gianni di Barolo un prete di Barletta che viaggiava per la Puglia vendendo la sua mercanzia per racimolare qualche soldo. Durante uno dei suoi viaggi incontra Pietro da Tresanti con il quale diventa amico.Volendo questi ripagare l’ospitalità di Donno Gianni lo invita nella propria casa ma non avendo posto per dormire decide di mandare la moglie da una sua vicina. Donno Gianni però all’offerta risponde che preferisce rimanere a dormire nella stalla con la sua cavalla dicendo che la può trasformare in una bella zitella. La moglie meravigliata per questo fatto chiede al marito di far si che donno Gianni trasformi anche lei in una cavalla per guadagnare così più soldi. Donno Gianni accetta la proposta e ordina ai due sposi di fare tutto ciò che lui avrebbe ordinato. Raccomanda inoltre a Pietro di non pronunciare parola durante il rito altrimenti sarebbe andato tutto a monte. Durante però la messa in scena, nel momento in cui Donno Gianni “attacca la coda”, Pietro si lamenta di non volere una cavalla con la coda; così sia la moglie sia Donno Gianni si arrabbiano con Pietro accusandolo di aver mandato tutto all’aria. Tuttavia il giorno seguente riprendono a viaggiare in cerca di nuove fiere.
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