Chi con abilità acquista una cosa desiderata o recupera quella perduta.
PRIMA NOVELLA (FILOSTRATO)
In una città vi era un monastero con otto donne tutte giovanissime e in questo monastero prestava servizio come ortolano un signore che si licenziò perché scontento del salario; sentito l'accaduto un giovane di bell'aspetto di nome Masetto studiò come farsi assumere ma temeva di non essere accolto perché troppo giovane e appariscente, allora si finse muto. Così fu assunto e dopo pochi giorni alcune monache dicevano di aver sentito che il piacere che potesse procurare l'unione con un uomo era insuperabile, perciò decisero di sperimentare la cosa sul giovane ortolano e soddisfatte del rapporto lo ripeterono altre volte. Un giorno la badessa scoprì per caso il fatto e decise di non denunciare il fatto ma di divertirsi anche lei in questo modo ma egli non potendo soddisfare tutte le donne svelò di non essere muto e minacciò di fare uno scandalo se non lo avessero promosso castaldo e dopo molti anni tornò a casa ricco. Seconda novella (Pampinea): Un palafraniere del re Agilulfo, umile di aspetto ma bello nella persona, si innamorò perdutamente di Teodolinda e avendo perso ogni speranza pensò di ricorrere all'astuzia. Spiò il re per molte notti e vide che andava dalla regina con un mantello nero e una torcia sempre alla stessa ora così una notte si vestì come il re, andò dalla regina un po’ prima del solito ed ebbe un rapporto con lei. Quando si presentò il re, la regina chiese perché era ritornato ed egli capì il tradimento, perciò pensò che al colpevole avrebbe dovuto battere ancora il cuore per l'emozione e recatosi nel dormitorio di tutti i servi, visto colui al quale batteva il cuore più forte tagliò una ciocca di capelli per riconoscerlo il giorno dopo però, una volta andato via, il servo tagliò i capelli a tutti i servi, allo stesso modo con cui il re li aveva tagliati a lui, e così non fu mai scoperto.
SECONDA NOVELLA (PAMPINEA)
Un palafreniere del re Agilulfo, umile di condizione ma bello nella persona, si innamorò perdutamente di Teodolinda e non avendo speranza, per conquistarla pensò di ricorrere all'astuzia. Spiò il re per molte notti e vide che andava dalla regina con un mantello nero e una torcia sempre alla stessa ora, così una notte si vestì come il re, andò dalla regina un po’ prima del solito ed ebbe un rapporto con lei. Quando si presentò il re, la regina chiese perché fosse ritornato ed egli capì il tradimento, perciò pensò che al colpevole avrebbe dovuto battere ancora il cuore per l'emozione. Recatosi nel dormitorio di tutti i servi, individuato colui al quale batteva il cuore più forte tagliò una ciocca di capelli per riconoscerlo il giorno dopo. Una volta andato via, il servo tagliò i capelli a tutti i suoi compagni, allo stesso modo con cui il re li aveva tagliati a lui, e così non fu mai scoperto.
TERZA NOVELLA (FILOMENA)
Una donna si era innamorata di un giovane che -aveva notato- era in buoni rapporti con un frate. Il giorno dopo questa andò dal frate a confessarsi e disse che questo suo amico la importunava anche se lei era sposata; quando il frate rivide l'uomo, lo redarguì per il gesto ma egli si meravigliò perché non aveva mai fatto una cosa di simile e così andò sotto casa della donna a chiedere spiegazioni e quella si scusò e mostrò a lui tutto il suo interesse e provò a sedurlo; una volta tornato a casa, la donna riandò dal frate e le disse che quel suo amico le aveva fatto delle proposte indecenti. Questi chiamò il giovane e lo sgridò di nuovo, allorchè egli capì subito che la donna si serviva del frate per invitarlo; andò quella notte stessa da lei che lo aspettava nella sua camera e si sollazzarono insieme con l'impegno di ritrovarsi altre volte senza più ricorrere al frate.
QUARTA NOVELLA (PANFILO)
Un uomo chiamato Puccio di Rinieri era molto devoto al Signore e dal momento che non poteva avere figli volle farsi terziario dell’ordine francescano. Conobbe un monaco di nome Don Felice che iniziò a frequentare la casa di Puccio e si invaghì della moglie Isabetta. Allora disse a Puccio che poteva indicargli una penitenza che facevano anche il papa e i prelati per raggiungere il Paradiso più velocemente e cioè stare in preghiera tutta la notte in una stessa stanza della casa da dove si vedesse il cielo, sdraiato per terra e con le mani a guisa di crocifisso. Egli accettò e tutte le sere successive Don Felice lo invitò a eseguire la penitenza e nel frattempo in un’altra stanza egli poteva tranquillamente giacere con sua moglie per tutta la notte.
QUINTA NOVELLA (ELISSA)
Francesco Vergellesi era un cavaliere ricco ma molto avaro e aveva bisogno di un cavallo per partire alla volta di Milano, così andò da un giovane ricco che ne possedeva uno e che era follemente innamorato di sua moglie. Quest’ultimo acconsentì a donarglielo in cambio di una chiacchierata con la moglie, e il cavaliere stupito che non gli avesse chiesto soldi accettò senza battere ciglio. Il giovane manifestò alla donna tutto il suo amore per lei e le disse che comprendeva la sua situazione però se avesse voluto, in assenza del marito, avrebbe potuto stendere due asciugamani alla finestra e lui vedendoli sarebbe accorso subito. Così durante l’assenza del marito lei cadde in tentazione e facendogli il segno stabilito lo fece venire e si abbracciarono e baciarono tutta la notte.
SESTA NOVELLA (FIAMMETTA)
Un giovane ricco di nome Ricciardo a Napoli si innamorò di Catella che dicevano essere la più bella di Napoli, però essendo questa sposata non faceva caso al corteggiamento di quest’ultimo, il quale decise di ricorrere all’astuzia; sapendo che era molto gelosa, la chiamò e le disse che il marito se la intendeva con sua moglie e che avrebbero avuto appuntamento in un bagno il giorno dopo e disinteressatamente le consigliò di presentarsi lei al posto di sua moglie, che era già stata avvisata, così avrebbe potuto smascherarlo. Il giorno seguente Ricciardo andò lui nel bagno prestabilito ed essendo una camera oscurissima si mise a letto e quando venne Catella goderono molto insieme; dopo il rapporto Ricciardo spiegò che era tutta una messinscena e Catella comprendendo che aveva fatto tutto per amore suo, lo amò e si divertirono altre notti insieme.
SETTIMA NOVELLA (EMILIA)
C’era a Firenze un giovane di nome Tedaldo che amava Monna Ermellina, moglie di Aldobrandino Palermini, la quale ricambiava questo amore però un giorno non ne volle più sapere di lui. Tedaldo non capendo il perché, se ne rattristò molto e fuggì ad Ancona al servizio di un signore, però sentendo cantare una canzone che lui una volta aveva dedicato alla sua amata, gli tornarono in mente i bei ricordi e tornò a Firenze. Nel frattempo si era sparsa la voce della sua morte e lui capì che si trattava di Faziuolo al quale somigliava molto, allora si travestì da pellegrino per non essere riconosciuto e introdottosi in casa di lei si fece credere religioso e la costrinse a confessare perché aveva costretto all’esilio Tedaldo. Quando questa gli disse che era colpa di un frate che le aveva detto di on tradire il marito, questi gli rispose con abile discorso che era molto più grave mandare in esilio una persona che tradire, e vedendola pentita si tolse il mantello e si manifestò a lei e dopo le spiegazioni dovute si riconciliarono e ritornarono amanti come una volta.
OTTAVA NOVELLA (LAURETTA)
In un monastero vi era un abate a cui piaceva molto la moglie di un certo Ferondo, che però era molto geloso. Allora riuscì a parlare con la donna che era stanca di questa gelosia e finse di dirle un segreto: che il marito per guarire doveva morire, purificarsi in Purgatorio e dopo con determinate preghiere sarebbe ritornato in vita, però in cambio del segreto lei doveva donare all’abate il suo amore. La donna fiduciosa nelle sue parole accettò e passò molte notti con lui che nel frattempo teneva il marito sotto l’effetto di droga in una cella sotterranea. Ogni tanto andava dietro la cella e camuffando la voce gli fece credere di essere in Purgatorio e che era stato punito per la gelosia, e che in pochi giorni sarebbe tornato in vita. Nel frattempo la donna rimase incinta, cosicché l’abate disse al giovane che sarebbe tornato in vita e che Dio gli avrebbe regalato un figlio. Egli ne fu molto contento, ritornò con la moglie e non smisero mai di ringraziare il frate.
NONA NOVELLA (NEIFILE)
Vicino Parigi vi era una donna, Giletta, figlia di un medico, che si era innamorata del conte di Rossiglione e sapendo che egli era alla corte del Re e che il re stava in fin di vita, preparò una pozione insegnatale dal padre e disse al re che in cambio della guarigione le doveva dare in sposo quel suo cortigiano. Così fu e sebbene controvoglia si sposarono però il conte si recò a Firenze e disse alla moglie che non la amava e che voleva che la sua futura moglie si presentasse a lui con il suo anello magico al dito e con un suo figlio in braccio. In seguito la donna scoprì la donna che amava e le disse se poteva chiedere al re farsi inviare in segno del suo amore l’anello e se un giorno si sarebbe potuta sostituire a lei in cambio di una forte somma. Questa che era povera accettò, e così nove mesi dopo si presentò con l’anello e il figlio piccolo e il re riconosciutola e apprezzata la sua tenacia la risposò.
DECIMA NOVELLA (DIONEO)
Nella città di Capsa un signore ricco aveva una figlia quattordicenne bella e avvenente che non essendo cristiana e avendo visto i suoi concittadini che erano felici poiché servivano Dio, si ritirò nel deserto e andò da un eremita, chiedendogli quale fosse il servigio più gradito da Dio; egli si invaghì di questa, cedette alle tentazioni e le disse che il modo più indicato per servire Dio era rimettere il diavolo nell’inferno e questo voleva dire che dovevano avere un rapporto. Alla ragazza questo modo piacque molto e lo volle fare molte altre volte e fu talmente contenta che raccontò ai suoi concittadini che questo era un servigio molto gradito a Dio e tutti si sollazzarono convinti di rendere omaggio al Signore.
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