Opere minori di Giovanni Boccaccio

Elegia di Madonna Fiammetta

(1343-44)

 

Scritta in prosa durante il periodo fiorentino, suddivisa in 9 capitoli e preceduta da un breve prologo, l’Elegia di Madonna Fiammetta è considerato il primo romanzo psicologico della nostra letteratura.

    Boccaccio narra la storia sotto il punto di vista della donna, allontanandosi quindi dai propri dolori sentimentali e descrivendo la realtà sotto un punto di vista oggettivo.

    Si immagina che l’opera sia una lettera mandata da Fiammetta ad altre donne innamorate, più adatte degli uomini a comprendere le sfortunate vicende d’amore.

    La narrazione, in chiave autobiografica, narra l’amore sfortunato tra Boccaccio stesso, che si cela sotto le spoglie di Panfilo, e Madonna Fiammetta, ovvero Maria d'Aquino, la presunta figlia di Roberto d’Angiò, amata dal poeta, il quale, abbandonando Napoli in seguito al fallimento della banca dei Bardi presso i quali lavorava, dovette allontanarsi da lei.

 

TRAMA: Fiammetta incontra Panfilo in una chiesa e ne diviene subito amante; segue un periodo di felicità, interrotta però dalla partenza dell’innamorato per Firenze. Alla sua partenza seguono varie peripezie: prima viene a sapere che Panfilo si è sposato e quindi si rassegna alla triste verità; poi apprende che la notizia è falsa e che il suo amato è felicemente fidanzato con una fiorentina. Fiammetta allora è invasa dalla gelosia e tenta di uccidersi, ma le viene impedito dalla nutrice. Segue a questo punto un tentativo di consolarsi rievocando amori infelici di personaggi mitici o storici, solo per scoprirsi più misera ed infelice di loro e giungere ad una rivendicazione del primato nella sofferenza. Alla fine si viene a sapere di un prossimo ritorno di Panfilo a Napoli, e Fiammetta ritorna a sperare.

    L’opera si conclude con delle raccomandazioni, fatte al libro stesso, di giungere in buone mani evitando critici troppo severi.

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