Opere minori di Giovanni Boccaccio
Poema allegorico in 50 canti in terzine dantesche, scritto tra il 1342 e i primi mesi del 1343, e fu rielaborata tra il 1555 e il 1560.
Boccaccio con quest'opera (come Petrarca con i Trionfi) cercò di emulare la Divina Commedia senza riuscirci.
I primi tre sonetti seguono lo stile acrostico: le prime lettere del verso iniziale di ogni terzina vengono a costituire le parole dei tre sonetti introduttivi. La sua struttura è quella della visio in somnis: il poeta addormentatosi, sogna di trovarsi in riva al mare. Qui incontra una donna bellissima che lo invita a seguirla in luogo dov'egli troverà l'appagamento di ogni suo desiderio; i due s'incamminano e arrivano ad un castello, identificato con il Castelnuovo di Napoli, al quale si accede per due porte: una, larga e aperta, è la porta della ricchezza, della gioia e della gloria mondana, l'altra, più stretta e socchiusa, la porta della virtù.
Il poeta, cedendo alle lusinghe di due giovinetti, entra per la porta più spaziosa, e arriva in una grande sala, sulle cui pareti sono dipinti i trionfi allegorici della Scienza, della Gloria, della Ricchezza e dell'Amore. Il Boccaccio si dilunga moltissimo nella descrizione di questi dipinti, producendosi così anche nell'erudita descrizione degli illustri personaggi mitologici, classici e medievali. Il poeta e la guida passano poi in una seconda sala dov'è affrescato il trionfo della Fortuna. La guida, servendosi di molti esempi, svolge il tema della volubilità della fortuna e della vanità dei beni mondani. A questo punto il poeta è attratto dalla vista di un giardino e, invitato dai due giovinetti, vi entra nonostante l'opposizione della sua guida. In mezzo ad un verde prato sorge una grande fontana di marmo, e sulle rive del limpido fiumicello che ne deriva passeggiano delle donne alcune conosciute dal poeta. Tra loro spicca quella definita "la bella Lombarda", davanti a cui il poetasi prostra. In disparte egli nota infine la sua donna, la "Ninfa sicula" (Fiammetta). Il poeta trascorre momenti di gioia, e la bellissima donna lo esorta ad essere docile discepolo della guida che riconduce gli erranti sul retto cammino. Poeta e donna poi, allontanandosi dalla guida, s'inoltrano in un boschetto, dove il poeta sta per cogliere il bellissimo fiore del suo desiderio, quando la visione si rompe (sogno nel sogno) ed egli si ritrova accanto alla sua guida che lo rimprovera, promettendogli, se egli la seguirà docilmente, il soddisfacimento di quell'alta brama ch'egli aveva sognato di essere sul punto di saziare.
Qui finisce il poema,
che rimane, senza giustificazione, incompiuto, in quanto la narrazione della
purificazione dell'animo del poeta sotto il benefico influsso dell'amore, ch'è
il concetto informatore del poema, doveva esserne l'ultimo compimento, e insieme
giustificazione e chiave dell'allegoria. Il poema, dantesco nello schema, nel
procedimento allegorico e nello stile, è ben lontano dallo spirito della
Commedia; e non a torto il De Sanctis ha parlato di un'inconscia parodia del
poema dantesco.
Edizioni:
- Giuseppe Billanovich, redazione B (1945, 1946, 1947)
- Vittore Branca, redazione A (1944 e poi 1947)
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