logoleo.gif (31344 byte)

logo1.gif (2949 byte)barc.gif (233 byte)
logo2.gif (415 byte)
barc.gif (233 byte)

barc.gif (233 byte)
Il Nudo Nell'Arte

Biografie " R "
barc.gif (233 byte)

Raffaello Sanzio

Pittore e architetto italiano (Urbino, 1483 - Roma, 1520)

Fu probabilmente allievo del padre Giovanni Santi, e quindi, dopo la sua morte, a Perugia, nello studio del Perugino con il quale operò sino all'inizio del secolo XVI affermandosi subito nonostante la giovane età. Di questi primi anni, salvo alcune non sempre accettabili attribuzioni, sono da ricordare il Sogno del cavaliere a Londra, lo stendardo di città di Castello, la tavola andata perduta con l'Incoronazione di S. Nicolò da Tolentino, la Resurrezione del museo di S. Paolo, e, verso il 1503, la Incoronazione della Vergine della Vaticana e la Crocifissione della National Gallery. In queste opere si notano ancora influenze tipicamente umbre della pittura del Perugino e del Pintoricchio, pur denotandosi già un distacco dai troppo decorativi motivi chiaroscurali dei maestri per tendere a una maggiore consistenza plastica nella costruzione delle figure. Primo esempio grandioso di questa concezione costruttiva è lo Sposalizio della Vergine di Brera (1504) nel quale il valore coloristico e compositivo dell'architettura di fondo denota la mano di un artista già profondamente capace. La ritmicità delle figure in primo piano ricorda l'opera, forse contemporanea, le Tre Esperidi di Chanttilly, nella quale si nota anche il perfetto rapporto tra i personaggi e il paesaggio come del resto avviene anche nella Madonna Connestabile di Leningrado. Nel 1505 il giovane pittore si reca per un breve periodo a Firenze dove esegue il S. Michele e i S. Giorgio del Louvre e di Washington, poi si trasferisce a Perugia dove dipinge la Pala Morgan, la Madonna degli Ansidei (National Gallery), l'affresco della Trinità per la chiesa di S. Severo, tutte opere che denotano i contatti con l'arte di fra Bartolomeo. Dell'epoca successiva, dopo il suo ritorno a Firenze, sono la Muta di Urbino (che richiama lo stile leonardesco) e le numerose Madonne, la Terranova di Berlino, quella del Granduca del Pitti, la Cowper di Filadelfia, la Niccolini di Washington, la Colonna di Berlino, l'Orléans di Chantilly, Tempi di Monaco, accanto alle altre figurazioni sacre, alle Madonne con il Bambino e S. Giovannino quali quelle del "Belvedere" di Vienna, del Cardellino degli Uffizi, la Bella Giardiniera del Louvre, la Sacra famiglia dell'Agnello del Prado, quella di Casa Canigiani di Monaco. La predilezione di Raffaello per le immagini sacre non gli fa tuttavia trascurare altri soggetti, si ricorda in proposito l'opera di stampo michelangiolesco Deposizione della Galleria Borghese (1507) la cui predella, con i monocromi delle Virtù Teologali è alla Vaticana, la S. Caterina di Londra e gli splendidi ritratti quali, oltre alla già accennata Muta, quelli di Francesco Maria della Rovere agli Uffizi, di Maddalena, di Agnolo Doni e della Gravida del Pitti, i due esemplari del Tommaso Inghirami (Pitti e Boston), l'Autoritratto (Uffizi), la Giovane donna dall'unicorno (Borghese). Nel 1508 Raffaello, lasciata incompiuta a Firenze la Madonna del Baldacchino, parte per Roma dove, su pressione del Bramante, l'aveva chiamato papa Giulio II. Qui gli venne affidato l'incarico di affrescare alcune pareti della Stanza della Segnatura. Sul soffitto dipinge in tondi ed in scomparti rettangolari alternati la Teologia, il Peccato originale, la Giustizia, Il giudizio di Salomone, la Filosofia, la Contemplazione dell'Universo, la Poesia, Apollo e Marsia. Al di sotto di queste, intercalate da scene minori, sono nelle lunette le figure delle Virtù e il Parnaso e, sulle pareti, gli stupendi affreschi della Disputa del Sacramento e della Scuola di Atene e le più piccole composizioni con Giustiniano che porge a Triboniano le Pandette e Gregorio IX che promulga i Decretali. Dopo queste opere, specialmente vive nei pannelli maggiori, tipiche nell'armonia raffaellesca che ben si manifesta sia nella forma espressiva, sia nell'interpretazione compositiva, l'artista realizza nel 1511 altre decorazioni delle Stanze Vaticane dipingendo nella stanza detta di Eliodoro le scene della Cacciata di Eliodoro, del Miracolo della Messa di Bolsena, della liberazione di S. Pietro e quattro episodi del Vecchio Testamento. E' evidente invece la mano degli aiuti nel meno interessante Incontro di papa Leone e Attila. Infine, dal 1514 al 1517, esegue la Terza Stanza, con gli affreschi dell'Incendio di Borgo, della Battaglia d'Ostia e dell'Incoronazione di Carlo Magno, opere di minor risultato pittorico in quanto rivelano disorganicità in modo da giustificare, con questa decadenza del pur giovane artista, l'inizio di quei motivi accademici che snatureranno la rigogliosa bellezza del Rinascimento italiano. Contemporaneamente a queste opere del periodo romano, in parte da considerarsi egregia e interessante raccolta di ritratti, sono altre scene sacre e altre immagini di illustri e ignoti personaggi. Ricordiamo le Madonne del Diadema (Louvre), d'Alba (Washington), di Foligno (Vaticana), della Tenda (Monaco), del Pesce (Prado), di Bindo Altoviti (Washington), di Baldassar Castiglione (Louvre), della creduta Fornarina (Galleria Borghese), di Leone X (Pitti), l'affresco di Galatea e le Storie di Psiche nella villa della Farnesina, la decorazione delle Logge Vaticane, la S. Cecilia di Bologna, le Sibille in S. Maria della Pace, la Visione di Ezechiele (Uffizi), S. Giovanni Battista nel deserto (Louvre), la Sacra Famiglia detta di Francesco I (Louvre) e infine l'immensa tavola della Trasfigurazione (Vaticana), iniziata nel 1517, rimasta interrotta dalla morte dell'artista e quindi portata a termine da Giulio Romano e da Gian Francesco Penni, gli allievi maggiori la cui mano era del resto ormai largamente presente in tutti gli affreschi e nelle ultime opere del periodo romano quasi a testimonianza dell'immenso lavoro gravante sulle spalle dell'artista prediletto dalla corte papale.

L'interesse per la grande produzione pittorica raffaellesca non deve far dimenticare l'attività di Raffaello come architetto. In questo campo richiama inevitabilmente lo stile del Bramante mantenendo anche in architettura quella sovrana armonia compositiva che è presente nella maggior parte delle sue opere pittoriche. Tra le sue opere architettoniche, interessanti per le pratiche soluzioni di ricerca spaziale, sono da ricordare a Roma la cappella Chigi in S. Maria del Popolo ed a Firenze il palazzo Pandolfini.

 

 

Redon Odilon

Pittore e incisore francese (Bordeaux, 1840 - Parigi, 1916)

Fu un virtuoso del colore, creatore di forme fantasiose. Famose, oltre alle tele, le sue litografie: A Edgar Poe, Le origini, Omaggio a Goya, Tentazione di S. Antonio, Omaggio a Flaubert.

 

 

Rembrandt Harmenszoon van Rijn

Pittore e acquafortista olandese (Leida, 1606 - Amsterdam, 1669)

Figlio del mugnaio Harmen Gerritsz, fu iscritto all'Università di lettere di Leida, dove però si dedicò più all'arte che agli studi. Allievo di van Swanenburg e influenzato dal giovane amico Jan Lievens, con il quale nei primi tempi dipinse anche alcune opere, Rembrandt si rivelò ben presto un artista esperto, come appare dai primi dipinti noti, Cristo caccia i profanatori dal tempio, Balaam in viaggio, il Vecchio Tobia con la moglie e altre opere tutte eseguite tra il 1626 e il '27. Queste opere giovanili rivelano un profondo studio della figura, una preparazione molto accurata, come del resto testimoniano i numerosi disegni nei quali s'ispira ai propri parenti. Di poco posteriore è il famoso Vecchio addormentato (Galleria Sabaudia, Torino) unitamente alle prime celebri acqueforti, i ritratti del padre e della madre. Dal 1630, l'anno della morte del padre, è il primo dei suoi celebri autoritratti, quello di una collezione svizzera. Ad essi molti altri ne seguiranno, i più famosi: quello degli Uffizi del '34 e le due splendide figure del museo di Vienna del '55 e del '56-58. Nel 1631, ancora giovane ma già circondato da larga fama, si stabilì ad Amsterdam, dove, l'anno successivo dipinse una delle sue opere più famose, la Lezione di anatomia, questa tipica forma olandese di "ritratto di gruppo" era già stata trattata da alcuni artisti che si erano preoccupati soprattutto di rappresentare fedelmente i personaggi, studenti e maestri, per eseguire veri e propri ritratti, questo, come del resto anche nella celebre Ronda di notte, altro ritratto di gruppo, non avviene per l'artista che per primo si era preoccupato dell'avvenimento nel suo insieme, dando maggior vita e movimento a tutti i personaggi che animano la scena.

Nel 1634 sposa Saskia van Uylenburgh. Successivamente, ormai ricco e con una casa propria, comincia, senza badare a spese, a raccogliere un'importante collezione di opere d'arte, una delle maggiori in quel tempo nelle mani di un privato. Per questa sua passione spese somme enormi, acquistò una nuova, più ampia casa, iniziò quella serie di debiti che poi, unitamente alla crisi economica olandese, saranno la causa della sua rovina finanziaria. Questo tuttavia è uno dei periodi più fecondi della sua vita nel quale dipinse alcune delle sue opere maggiori (Sacrificio di Abramo, Accecamento di Sansone, Susanna al bagno, Il ponte di pietra, numerosi ritratti e autoritratti e infine, nel 1642, la compagnia delle guardie civiche del capitano Frans Banning Cock, la celeberrima Ronda di notte). Appena portata a termine l'opera colossale, gli morì la moglie alla quale sopravvisse uno solo, Tito, dei suoi quattro figli. I dolori familiari, la malattia della moglie, l'inizio della crisi economica, sono già presenti in quest'ultima opera in cui riesce, con un gioco essenzialmente di luci e cromatico, a dare un aspetto drammatico alla scena, a scavare, come farà poi sempre di più, nell'anima dei personaggi che egli è chiamato a rappresentare. Nei dipinti e anche nelle incisioni da questo momento cessa di essere ben compreso dalla critica contemporanea, per assurgere ai nostri occhi a ben più alta capacità interpretativa, per innalzarsi di gran lunga al di sopra di tutti i maestri del suo tempo, soprattutto per questa sua capacità, forse insuperata in tutto il corso dell'arte, di capire e di rendere, anche talvolta con scarsa ricerca di particolari, quello che è l'animo dei personaggi, visto spesso attraverso il suo stesso sentimento, sempre più triste e angosciato. L'amicizia con Jan Six sembra placare, in questo suo primo periodo di vedovanza e di crisi economica, la sua tristezza ormai evidente in tutti i dipinti, nei ritratti, nel Cristo e la donna adultera, nelle acqueforti, come la drammatica scena de I tre alberi. Nel 1650 una fedele compagna, la giovane Hendrickje Stoffels, entra nella sua vita. Mentre il maestro abbandonato da tutti per vivere è costretto a vendere tutti i suoi tesori accumulati, a sopportare le più pesanti privazioni, lei gli rimane fedelmente accanto e, nel 1654, gli dà la figlia Cornelia, l'unica che gli sopravviverà. L'avversa fortuna economica non interruppe tuttavia la sua attività artistica: pur sfiduciato Rembrandt continua a operare trovando ancora chi ha ammirazione per la sua arte, come il messinese Antonio Ruffo. E' anzi questo il periodo delle sue opere più famose, dall'interpretazione più profonda, dal colore più scabro e appunto per questo più significativo. E' l'epoca degli stupendi Ritratti del figlio Tito, della Flagellazione, della Betsabea (dove ha per modella Hendrickje), del Ritratto di vecchio degli Uffizi, della Navigazione di S. Pietro, de I cinque sindaci dell'arte della lana, del Convito notturno di Claudio Civile, ed accanto a questi dipinti le sue incisioni più belle: Cristo Maestro e guaritore del genere umano (La stampa dei cento fiorini), Dottor Faust, La predicazione di Gesù (La petite Tombe), Le tre Croci, La Presentazione al Tempio, La Deposizione della Croce, L'Ecce Homo, Cristo deposto nel sepolcro, Cristo nell'orto, gli autoritratti, i ritratti di Clement de Jonghe, di Jan Lutma (L'orefice), di Thomas Haringh.

La cattiva sorte non dà scampo all'ormai anziano maestro: da un lato lo angustia il rifiuto da parte dei committenti del suo Convito, dall'altro le sventure familiari continuano a colpirlo. Nel 1662 muore la fedele Hendrickje, nel 1668 scompare Tito, il figlio tanto caro, che già sotto la guida del padre si era mostrato più che una promessa nel campo artistico. L'anno successivo anche il maestro morirà. Tra le sue ultime opere lascerà due dei suoi dipinti più belli: la dolorosa Sposa ebrea di Amsterdam e La famiglia di Brunswick. Con lui scomparve il più grande maestro del '600 olandese e uno dei più grandi artisti di ogni tempo.

 

 

Reni Guido

Italiano (Calvenzano, Bologna, 1575 - Bologna, 1642)

Allievo del fiammingo Dionigi Calvaert, studiò con lui fino a venti anni, pur cominciando già a sentire una profonda attrazione per il gusto pittorico del Carracci, allora dominante a Bologna. Giunto a Roma, protetto dal Cavalier d'Arpino, soprattutto per odio del Caravaggio, ottiene numerosi incarichi. Qui rimane a lungo, eseguendo molte opere che, dopo la Vergine in gloria di Bologna e la copia da Annibale Carracci dell'Elemosina di S. Rocco, contribuiscono ad accrescere la sua fama. Tra le sue opere romane sono da ricordare, oltre all'innegabilmente caravaggesca Crocifissione di S. Pietro della Vaticana: S. Paolo nel deserto, il Concerto d'angeli e S. Andrea che va al martirio, nella chiesa di S. Gregorio Magno e la celebre Aurora del casino Rospigliosi. Tornato in patria, dipinge alcune tra le sue opere più note: SS. Pietro e Paolo, Strage degli Innocenti, Madonna della Pietà, Madonna del Rosario e numerosi dipinti a soggetto biblico o mitologico. A Ravenna, nel 1620 dipinge la cappella del Santissimo nel duomo, nel 1627 ritorna a Roma per un breve soggiorno. Negli ultimi anni l'artista, oberato di debiti, si dedica all'esecuzione di una grande quantità di dipinti assai affrettati nell'esecuzione. Questa rapidità di tratto tuttavia, giustificata dall'urgente bisogno di denaro che assillava l'artista eccessivamente dedito al gioco, mostra la profonda abilità del pittore tuttora stimato ingiustamente, sulla scorta della critica romantica, artista di maniera, lezioso nelle forme e privo di una profonda sensibilità pittorica.

 

 

Renoir Pierre-Auguste

Pittore, incisore e scultore francese (Limoges, 1841 - Cagnes, Alper Maritimes, 1919)

Allievo del Gleyre e del Diaz, mostrò fin dalle prime opere un contatto con le forme del Coubet e del Delacroix, specie con Diane chasseresse e Parisiennes habillées en Algeriénnes. Ma ben presto l'arte dei suoi compagni di scuola, Bazille, Monet e Sisley, e l'esempio di Manet, lo portarono sulla via dell'impressionismo al quale aderì sia pure per poco tempo (Moulin de la Galette). Un viaggio in Algeria, ma soprattutto la sosta in Italia, a Roma e Pompei lo allontanarono dall'impressionismo per suggerirgli nuove visioni pittoriche ispirate allo studio degli antichi maestri, soprattutto nella ricerca plastica della figura che egli prediligeva molto. Nudi e bagnanti, soprattutto nell'ultimo decennio del secolo, divennero il suo soggetto preferito, pretesto per ritratti, ma soprattutto per una costruzione della figura che si rivela anche, ed in modo assai indicativo, nelle sue numerose statue. Tra le opere più significative di questo periodo basta ricordare le Bagnanti della collezione di Durand Ruel, la collezione Gold e, negli anni successivi, il Jugement de Paris, le Bagnanti del Louvre, opere nelle quali esplode, nella luce e nella leggerezza delle forme, tutta la sua felicità creativa e coloristica che fa di lui uno dei più insigni pittori dell'età moderna, l'erede diretto delle tradizioni plastiche, che già in Rubens si erano particolarmente affermate.

 

 

Reynolds Joshua Sir

Inglese (Plympton, Devonshire, 1723 - Londra, 1792)

Allievo di Husdon a Londra, si specializzò sulle orme del maestro, come ritrattista, lavorando soprattutto a Plymouth e quindi a Londra. Dopo un soggiorno di tre anni in Italia, riprese, nel 1752 la sua attività di ritrattista, divenendo in breve il pittore preferito dalla nobiltà inglese, in accesa rivalità con il Gainsborough ed il Romney. Non di grande valore nei dipinti a soggetto, Reynolds, senza dubbio, insieme con il Gainsborough, è il maggior ritrattista inglese, autore di numerosissime opere nelle quali si notano gusti pittorici di diversa origine e una profonda abilità tecnica, caratterizzata dai numerosi accorgimenti pittorici e dai particolari colori ideati dall'artista. Tra le sue opere più note, sono da ricordare i ritratti del commodoro Keppel, il suo primo ritratto importante, di Charles James Fox, di Georgina Spencer, di Catherine Pelham Clinton, della duchessa di Devonshire ed alcuni autoritratti.

 

 

Rodin Auguste

Scultore francese (Parigi, 1840 - Meudon, 1917)

Bocciato all'ammissione alla scuola di belle arti, fece prima l'ornamentista, poi lentamente affermatosi lavorando presso il Carrir-Belleuse, si fece notare nel 1877 con l'Age d'airain esposta al Salon. Da quel momento la sua attività non ebbe soste producendo busti e statue che spesso, per l'audacia impressionista della realizzazione, suscitarono forti polemiche. Profondamente drammatico si sforzò di imprimere alle sue figure un valido senso dinamico, espresso soprattutto attraverso un accurato, sapiente impiego dei valori chiaroscurali. Tra le sue opere più celebri, oltre ai ritratti di Victor Hugo, Balzac, Laurens, Clemenceau, Geffroy, Benedetto XV, per non citarne che alcuni, sono la michelangiolesca Porte de l'Enfer e quindi Adam, Le Penseur, Ugolino, i Bourgeois de Calais, La Belle Haulmière, il Bacio, Paolo e Francesca, il Figliol Prodigo, Fugit Amor, il Dolore e numerose altre statue ispirate ad una visione pagana e letteraria del mondo dei sensi.

 

 

Romano Giulio

Italiano (circa 1499 - 1546)

 

 

Rosso Fiorentino detto Giovan Battista di Jacopo

Italiano (Firenze, 1494 - Parigi, 1540)

La sua prima opera importante fu la Deposizione dalla Croce, di Volterra (ora nella pinacoteca del palazzo dei Priori), rivelatrice di un grande talento pittorico per la prontezza drammatica e l'assoluta padronanza dei mezzi. Seguirono la tavola con la Madonna e santi, ora nella galleria Pitti, e lo Sposalizio in S. Lorenzo, opere mirabili per eleganza di fattura e immaginazione. Trasferitosi a Roma affrescò S. Maria della Pace con il Peccato originale, ispirato a Michelangelo, come anche il dipinto successivo Mosè che difende le figlie di Ietro, ora agli uffizi. Fuggì poi il sacco di Roma e dipinse, a Borgo San Sepolcro, una Deposizione nel sepolcro e a Città di Castello una Gloria di Cristo. Chiamato poi da Francesco I a Parigi, ebbe moltissime ordinazioni: arricchì il castello di Fontainebleau di molti quadri ed altri ambienti. Sua è la famosa galleria di Francesco I, lunga 60 metri e decorata con dodici partimenti di stucco e con pitture di vario tema. Fra le opere dipinte in Francia, si ricorda Cristo rimpianto al Louvre. La sua influenza, che fu grandissima in Francia, può farlo ritenere a buon titolo come fondatore dell'arte italiana del Rinascimento.

 

 

Rubens Peter Paul

Fiammingo (Siegen, Vestfalia, 1577 - Anversa, 1640)

Di antica famiglia belga, emigrata in Germania per sottrarsi alle persecuzioni contro i protestanti, egli poté rientrare con la madre ad Anversa alla morte del padre. Dopo aver ricevuto un'ottima educazione, si dedicò alla pittura, allievo prima di T. Verhaegt, quindi di A. Van Noort ed O. Voenius, quest'ultimo, uno dei più noti "romanisti" del tempo, lo indirizzò allo studio del nudo ed alla pittura allegorica.

Nel 1600, dopo aver ottenuto ad Anversa il titolo di maestro, venne in Italia, prima a Venezia, poi a Mantova, alla corte di Vincenzo Gonzaga, e più tardi a Roma e Genova, ovunque lasciando tracce della sua arte ispirata ai maestri italiani, specialmente al Mantegna, al Tiziano, al Domenichino ed al Caravaggio (Il Cristo morto, L'ultima comunione di S. Francesco, ecc.). Tornato ad Anversa sposò Isabella Brant, si fece costruire un grandioso palazzo ancora in parte esistente e, si dedicò ad un lavoro frenetico per far fronte alle numerose ordinazioni che da ogni parte gli prevenivano. La sua attività fu veramente prodigiosa, dipinti di ogni genere, cartoni per arazzi, frontespizi ed illustrazioni di libri, progetti architettonici. E' l'epoca della Erezione e della Discesa della croce, dell'Adorazione dei Magi, del Colpo della lancia, dei cartoni per gli arazzi con la Storia di decio Mure. Nel 1620-21 progetta e disegna la decorazione della chiesa dei Gesuiti di Anversa (quasi completamente distrutta nell'incendio del 1718). Dal '21 al '25 esegue per Maria de' Medici i dipinti destinati al palazzo del Lussemburgo e l'anno successivo prepara i cartoni per gli arazzi dei Trionfi della religione. Altre sue opere di gran pregio, sono: la Sacra conversione per la chiesa degli agostiniani di Anversa, i soffitti della White Hall di Londra, il postergale di Ildefonso di Bruxelles, quindi le decorazioni a Torre de la Parada, i dipinti di cacce per Filippo IV di Spagna, la lunga serie di nudi dell'ultimo periodo nei quali talvolta ha come modella la giovanissima seconda moglie Elena Forment, da lui sposata nel 1630 dopo la morte di Isabella. Tra gli ultimi suoi dipinti, ormai ricolmo di onori e di ricchezze, vanno segnalati specialmente La società elegante del Prado e la Grande Kermesse del Louvre, per l'evidente influenza da essi esercitata a lungo sulla produzione francese dei secoli successivi.

[ Gallery " R " ]

  

Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com

 

Ultimo Aggiornamento: 05 settembre 2003 00.04