del Sarto Andrea (Nato
Andrea d'Agnolo)
Fiorentino
(1486-1531)
La sua
formazione artistica prese le mosse da Leonardo da Vinci, in seguito, in omaggio a
Michelangelo, ingrandì il suo stile pur mantenendo la delicatezza e la correttezza che
gli erano innate. Si può considerare uno dei massimi coloristi fiorentini, e sarebbe da
elencare fra i pittori più grandi se fosse riuscito ad abbandonare la sua timidezza e
convenzionalità. Sua opera gigantesca fu la decorazione in terra verde e chiaroscuro del
Chiostro dello scalzo iniziata con un Battesimo del Cristo, continuata con
rappresentazioni della Vita di S. Giovanni e ultimata con la Nascita del Santo. Nel 1508
iniziò gli affreschi del Chiostrino dell'Annunziata, raffigurandovi le storie di San
Filippo Benizzi. Nel 1515 decorò la facciata posticcia del duomo di Firenze, eretta da
Jacopo da Sansovino. Nel 1518 si trasferì in Francia dove eseguì il ritratto del delfino
Francesco I e dipinse una Carità (Louvre). Nel 1521 iniziò l'affresco del Tributo di
Cesare per la villa Medicea di Poggio, nel 1524 dipinse la Deposizione (oggi alla Galleria
Pitti), nel 1528 una Madonna coi Santi (Berlino). Nel 1530, durante l'assedio, furono
salvati dalla distruzione il suo Cenacolo (1527) e una Madonna, distrutta poi dal tempo.
Morì nel 1531 e fu sepolto nel chiostro dell'Annunziata.
Dalì, Salvador.
Pittore,
scrittore e poeta spagnolo (Figueras, 1904 - 1989)
Si stabilì a
Parigi fino allo scoppio della seconda guerra mondiale e recatosi poi negli Stati Uniti,
acquistò grande fama specialmente come pittore surrealista, il che si adattava al gusto
del tempo. Tra le sue opere: Medio burocrate atmosferocefalico nell'atto di mungere
un'arpa craniale, Costruzione morbida con fagioli bolliti, Preannunzio di guerra civile,
Famiglia di centauri marsupiali.
David Jacques-Louis
Francese
(Parigi, 1748 - Bruxelles, 1825)
Sebbene
avesse studiato da maestri celebri come Bouchen e Vien agli inizì incontrò molte
delusioni e difficoltà, finché con il quadro Gli amori di Antioco e di Stratonice, ebbe
il premio Roma. Si trasferì allora a Roma, dove rimase per cinque anni e diresse
l'Accademia di Villa Medici. Nella permanenza in Italia il suo stile fu caratterizzato da
influssi classici e nello steso tempo dalle tendenze dell'epoca, sebbene un po' fredde e
astratte, ed è proprio questa commistione di stile a caratterizzare la sua arte.
Rientrato in patria dal suo secondo viaggio in Italia, cominciò ad acquisire larga fama
soprattutto grazie al quadro Il giuramento degli Orazi, già lodato dal noto ritrattista
Pompeo Batoni. Anche il re Luigi XVI ne fu entusiasta. Durante la rivoluzione aveva
ricevuto l'incarico di ritrarre Il giuramento nella sala della Pallacorda, ma non potè
ultimarlo per la scomparsa di numerosi protagonisti finiti sotto la ghigliottina. Nello
stesso periodo fu membro della convenzione e come tale votò la morte del re, ma quando
subentrò il governo moderato rischiò di finire come Robespierre e solo grazie al grande
favore che godeva presso il popolo evitò la condanna a morte, ma non la prigione da dove
fu poi liberato nel 1795 per amnistia. Abbandonate le idee estremiste, si entusiasmò di
Napoleone dal quale ebbe onori, cariche e commissioni. In quest'epoca dipinse: Napoleone
che attraversa il S. Bernardo, Napoleone in costume imperiale e due delle quattro tele
ordinategli dall'imperatore stesso per le sale delle Tuileries: L'incoronazione di
Napoleone a Notre-Dame e La distribuzione delle aquile. Caduto l'impero fu esiliato. Non
potendo andare a Roma, si ritirò a Bruxelles dove riprese il lavoro su soggetti classici
come: Amore e Psiche, Marte disarmato da Venere e le tre grazie, nei quali si riscontra
però un tratto ormai stanco. Morì poco dopo. La sua influenza sulla pittura fu notevole
non solo in Francia, ma in tutta l'Europa, durando a lungo dopo la sua scomparsa, sebbene
la critica avesse riscontrato in questo pur grande artista, limitata fantasia,
eccessiva imitazione degli antichi, pochissima inventiva. Tutti invece sono concordi nel
riconoscerlo un grande ritrattista come si può constatare nei ritratti di Madame
Récamier, Mr et M.me Sériziat, le Figlie di Giuseppe Bonaparte e altri, conservati nei
musei di Francia e di altri stati.
de Chirico Giorgio
Italiano
(Volo, Grecia, 1888 - Roma, 1978)
Dopo aver
studiato ad Atene ed a Monaco, si recò a Parigi dove rimase fino allo scoppio della prima
guerra mondiale e dove ritornò poi dal 1924 al 1929. Partecipò alle più importanti
mostre italiane e internazionali. Ha svolto una polemica accesa nei riguardi di tutte le
forme dell'arte contemporanea. Il periodo più interessante della sua pittura è senza
dubbio quello "metafisico" che inizia già nel 1910, poco prima di recarsi a
Parigi, con l'Enigma di una sera d'autunno; tale gusto pittorico raggiunge il suo più
alto livello artistico nella serie parigina delle Piazze d'Italia e nei manichini che
popolano le scene dipinte da lui in Italia durante la guerra. Nel 1919, contemporaneamente
a Picasso, mostra un ritorno al neoclassicismo che in lui si esprime specialmente
attraverso scene di cavalieri, ispirati al gusto umanistico, e numerosissimi autoritratti
nei quali l'artista si raffigura in costumi rinascimentali e secenteschi. Anche le scene
mitiche del resto, come l'Ettore e Andromaca e Il ritorno di Ulisse, pur vicine
nell'impostazione generale alle forme metafisiche, mostrano un maggior accento
naturalistico. Dopo un breve periodo in cui riprende forme architettoniche e decorative,
con nature morte, l'artista si accosta a Rubens e alla pittura barocca, con un gusto che
si appesantisce negli anni, in una sterile polemica antimodernista che annulla, attraverso
una pittura di maniera, le conquiste pittoriche di questo grande artista italiano
contemporaneo.
Degas Edgar
Francese
(Parigi, 1834 - 1917)
Di famiglia borghese agiata e colta, fu allievo di Lamothe e fu grande ammiratore di
Ingres e di Delacroix. Durante un soggiorno a Roma (1856) si soffermò in particolare sui
quattrocentisti italiani che ebbero grande influenza sui suoi primi dipinti (Alessandro e
il Bucefalo, Giovanette di Sparta, Semiramide, Le sciagure d'Orléans) che si distinguono
per la raffinata tonalità, per un delicato equilibrio di forme, per una squisita
raffinatezza di osservazione. Verso il 1861 incominciò la serie dei ritratti (La famme
aux mains jointes, M.me Camus, M.lle Dihau, Donna con crisantemi) che insieme ad alcune
delle sue opere migliori (Orchestra, Ufficio dei cotoni a New Orleans) continuò a esporre
nei Salons benchè si fosse ormai legato al gruppo degli impressionisti in lotta contro
l'accademismo. Disertate infine le esposizioni ufficiali, partecipò alle otto esposizioni
che i dissidenti tennero tra il 1874 ed il 1886 mantenendosi sempre all'avanguardia
e facendosi notare come il più grande inventore di nuove impressioni pittoriche,
costantemente alla ricerdca di nuovi modi di esprimere la realtà. Le sue composizioni di
Ballerine, di Jockeys, di Modiste, di Lavandaie (1872-1880) lo fecero apparire come un
rivoluzionerio. Nella Suite de nuds de femmes se bagnaint, se lavant, se séchant,
s'essuyant, se peignant ou se faisant peigner, coronò felicemente lo sforzo di
sorprendere la vita in atto, di liberarsi dai metodi e dai modelli di studio con una
concezione nuovissima della forma, del movimento e dei valori plastici. Questi studi
che durarono per una ventina d'anni dal 1886, sono fatti quasi tutti a pastello in uno
stile tumultuoso e grandioso. Colpito da una grave malattia agli occhi si isolò, cessando
di esporre e di dipingere quasi completamente. Non ebbe disc epoli, ma il suo
esempio istruì le generazioni di Toulouse-Lautrec e di Bonnard.
de Kooning Willem
Americano
di origine olandese (Rotterdam 1904 - New York 1997)
Emigrato
negli Usa, a New York, nel 1925, lavorò come imbianchino-decoratore, quindi come
esecutore di opere indirizzate a un pubblico non specialista. Nel 1948 tenne la sua prima
esposizione di opere astratte in bianco e nero, affermandosi come espressionista astratto.
La sua tecnica pittorica, caratterizzata da pennellate vigorose, gestuali e ben visibili,
diede luogo all'espressione action painting. Tra le opere più significative di questo
periodo vanno ricordate Asheville (1948) ed Excavation (1950).
Nel
1953 De Kooning espone sei quadri intitolati Donne, figure primordiali e inquietanti dai
colori aspri e corposi, la cui novità consiste nel coniugare la pittura figurativa
con l'arte astratta. Successivamente la ricerca dell'artista si indirizza verso immagini
che evocano forme di paesaggio, usando entrambi gli stili, l'astratto e il figurativo,
alternandoli e spesso fondendoli. Realizzò anche numerose litografie e sculture in
bronzo.
Nel
1953 De Kooning espone sei quadri intitolati Donne, figure primordiali e inquietanti dai
colori aspri e corposi, la cui novità consiste nel coniugare la pittura figurativa
con l'arte astratta. Successivamente la ricerca dell'artista si indirizza verso immagini
che evocano forme di paesaggio, usando entrambi gli stili, l'astratto e il figurativo,
alternandoli e spesso fondendoli. Realizzò anche numerose litografie e sculture in
bronzo.
del Cossa Francesco
Pittore e
scultore (Ferrara, 1436 - Bologna, 1478)
Operò in un
primo momento nella sua città lavorando al monumentale ciclo di affreschi nel palazzo
Schifanoia nel quale dominano simboli mitologici e scene bucoliche associate ai segni
dello zodiaco. Poiché Borso d'Este rifiutò l'aumento del compenso chiesto dall'artista e
dai suoi collaboratori, Cossa lasciò Ferrara nel 1470 per stabilirsi a Bologna dove
lavorò intensamente fino alla morte prematura. Tra le sue opere, ricche di colore,
perfette nella prospettiva, precise nel disegno, nelle quali si notano gli influssi del
contemporaneo Andrea Mantegna, si devono ricordare: l'Annunciazione alla Pinacoteca di
Dresda, I miracoli di S. Giacinto alla Pinacoteca Vaticana, La Beata Vergine col Bambino,
S. Petronio e S. Giovanna alla Pinacoteca di Bologna, il S. Pietro e il S. Giovanni alla
Pinacoteca di Brera.
Delacroix Eugène
Pittore e
incisore francese (Charenton-Saint-Maurice, 1798 - Parigi, 1863)
Dopo aver
ricevuto una buona preparazione umanistica al liceo, fu allievo poco brillante di Guérin
e della Scuola di belle arti. Inizialmente romantico e grande amico e ammiratore di
Géricault, di Victor Hugo e di Dumas, si dedica in seguito alla costruzione di grandi
opere di vitalità, di passione e di potenza drammatica, spesso ispirate ai grandi della
letteratura come Dante, Shakespeare, Byron, Goethe. Il suo primo lavoro di grande impegno
Dante e Virgilio (1822) stupì e lasciò ammirati i contemporanei. Seguirono altre tele
dalla notevole forza espressiva per disegno, colore, luce: Il massacro di Chio, La morte
di Sardanapalo, L'assassinio del vescovo di Liegi, Il ratto di Rebecca. Di grande
interesse anche le diciannove litografie che illustrano la traduzione del Faust. In
diversi lavori echeggiano i ricordi di un viaggio in Marocco e in Spagna, mentre una
specie di ossessione del mondo antico si manifesta con l'Ingresso dei crociati a
Costantinopoli, la Giustizia di Traiano, la Medea, la Cleopatra, la Morte di Marco
Aurelio. L'ultima fase della sua attività comprende le grandi composizioni murali di
Palazzo Borbone e del Lussemburgo; del Salone della Pace dell'antico Hotel de la Ville,
della cappella dei Santi Angeli, dove egli si rivela sempre attratto dalla maestà del
mondo greco e romano, mentre si ispira ancora a Dante nei Campi Elisi della cupola del
Lussemburgo. Tra le sue quasi 2000 opere si trovano quasi tutti i generi: soggetti
storici, nature morte, paesaggi, soggetti di genere. E tutte le tecniche: affresco, olio,
pastello, acquerello. Uomo di vasta cultura, ebbe idee chiare ed originali sull'arte che
manifestò in un ricco epistolario, in un diario e in articoli, qualcuno dei quali di
grande interesse, come quelli su Michelangelo e su Raffaello. Fu accolto nell'Accademia
soltanto nel 1857.
Derain André
Francese
(Chatou, Seine-et-Oise, 1880 - 1954)
Iniziò
giovanissimo come paesaggista, poi la sua evoluzione fu molto rapida anche per l'influenza
esercitata su di lui da Cézanne da cui fu influenzato per il classicismo. I suoi quadri
più noti del periodo precedente la prima guerra mondiale (a cui tra l'altro partecipò
interrompendo la sua attività ) sono la Veduta di Vers, Serie di Martigues, la Pineta. Le
opere successive a questo periodo mostrano uno stile ormai sicuro. Nei suoi paesaggi, nei
nudi, nei personaggi, domina l'accuratezza del disegno e della composizione. Produsse
inoltre pregevoli acquerelli e creò alcune scenografie per i balletti di Djagilev e per
le Soirées de Paris.
di Paolo Giovanni
Italiano
(Siena, circa 1403 - 1483)
Allievo forse
di Andrea di Vanni e di Bartolo di Fredi, risente il profondo contatto con la pittura
senese trecentesca, come traspare soprattutto nelle sue opere giovanili, come la Natività
della Madonna. Vanno anche ricordate: le Madonne in trono della collezione Chigi Sracini e
della collezione Goodhart e la Madonna col Bambino del Duomo di Siena.
Doré Gustave
Incisore
francese (Strasburgo, 1832 - Parigi, 1883)
Si dedicò
molto presto al disegno e appena quindicenne cominciò a pubblicare vignette sulla
Caricature. Ventiduenne, era già celebre per una serie di illustrazioni sulla Russia: da
allora le sue incisioni vennero richieste per illustrare i maggiori classici della
letteratura internazionale. Tra le serie più famose, da segnalare quelle della Bibbia,
della Divina Commedia, del Don Chisciotte, del Milton, dell'Orlando Furioso. Creò un'arte
profondamente romantica e di chiara interpretazione, che - pur non essendo di altissimo
livello - contiene una propria affascinante e misteriosa aura di mito. Vanno comunque
ricordati i suoi quadri: Battaglia di Balaklava, Cristo mentre lascia il pretorio,il
monumento a Dumas padre.
Dossi Dosso
Italiano
(Ferrara, 1480 - 1542)
Il vero nome
è Giovanni de' Luteri, suo padre era di origine trentina. Si ritiene che il suo primo
maestro fu Lorenzo Costa, ma le sue opere giovanili denunciano l'influenza di Giorgione e
di Tiziano. Nel 1512 fu a Mantova, nel 1516 a Ferrara dove operò tutta la sua vita al
servizio della corte estense, tolto il breve periodo in cui eseguì alcuni affreschi nel
Castello di Trento. Grazie alla grande potenza inventiva, alla grande immaginazione e ai
brillanti colori si meritò il titolo di Ariosto della pittura. Tra le sue opere più
celebri: Circe e Ninfa seguita da un satiro.
Duchamp Marcel
Pittore
americano di origine francese (Blainville 1887 - Neuilly-sur-Seine 1968)
Fratello
dello scultore Raymond Duchamp-Villon e fratellastro del pittore Jacques Villon, cominciò
a dipingere nel 1908 allineandosi per breve tempo alla moda del fauvismo, per dedicarsi
immediatamente dopo alla sperimentazione e all'avanguardia. L'opera più rappresentativa
di questo periodo è il celebre Nu descendant un escalier n. 2 (1912), il cui movimento
continuo deriva dalla sovrapposizione a catena di figure cubiste. Dopo il 1915, rallentò
l'attività, continuando tuttavia a lavorare fino al 1923, anno del suo capolavoro, La
mariée mise à nu par ses célibataires même (1923), opera astratta in cui alla pittura
a olio si sovrappongono metalli e vetri. Nota anche come Grand verre (Grande vetro),
l'opera fu accolta dai surrealisti con entusiasmo.
Scultore
dotato, Duchamp fu il precursore di due fondamentali innovazioni: l'arte cinetica e il
ready-made. Quest'ultimo, in particolare, consiste nell'impiego di materiali d'uso
quotidiano (già pronti), come uno scolabottiglie o un orinale. Un primo esempio di arte
cinetica, invece, è la famosa ruota di bicicletta montata su uno sgabello il cui
originale è andato perduto.
Le opere di Duchamp, sebbene poco numerose, ebbero una forte influenza sullo sviluppo
delle avanguardie del Novecento, in particolare il dadaismo, il surrealismo e la Pop Art.
Dürer Albrecht
Pittore e
incisore (Norimberga, 1471 - 1528 )
Figlio di un
orafo, lavorò prima alle dipendenze del padre, che notando la sua inclinazione per la
pittura lo mandò nella bottega del maestro Michael Wohlgemut. A diciannove anni
intraprese un viaggio per la Germania, che lo portò a Colmar, Basilea e Strasburgo. In
queste città, dove si fermò complessivamente per quattro anni, si perfezionò nelle
incisioni su rame e su legno; tra le opere di questo periodo, da ricordare: un ritratto
del padre, un Bambino Gesù benedicente, un Autoritratto e una Madonna della Farfalla.
Tornato in patria, si sposò, ma nello stesso anno si recò a Venezia, della quale
ritrasse una veduta e dove, imitando Mantegna ed altri artisti, si impadronisce della
grandiosità italiana, pur conservando intatta certa scabrezza germanica. Sono di questo
periodo i paesaggi all'acquerello dell'Austria e del Trentino. Tornato nuovamente in
patria, inizia gli studi sulle proporzioni del corpo umano, culminati con Adamo ed Eva.
Durante il ventennio che va fino al 1915 l'artista ci dà la sua produzione migliore: le
serie incise dell'Apocalisse e della Passione, gli innumerevoli grandi olii di soggetto
religioso, alcuni dei quali purtroppo persi, i vigorosi acutissimi ritratti a olio o a
carbone e i tre capolavori dell'incisione: Il cavaliere, la morte e il demonio, S.
Girolamo nello studio, la famosissima Malinconia. Entra poi al servizio dell'imperatore
Massimiliano, del quale ritrae le glorie nel gruppo delle incisioni Arco trionfale e
Corteo trionfale, in cui la grandiosità di Mantegna, che egli ammirava tanto, è
arricchita dalla propria originalità. Alla morte di Massimiliano si reca nei Paesi Bassi
per ottenere da Carlo V una riconferma della pensione goduta fino ad allora. Di questo
viaggio ci lascia un interessante diario, che testimonia la profonda impressione
esercitata su di lui dall'arte fiamminga. Aderente alle dottrine di Martin Lutero,
produce ancora alcuni grandi quadri di carattere religioso, ma forse i germi della
malattia contratta nella Zelanda rallentano la sua foga creativa, questo non gli impedisce
però di darci alcuni meravigliosi ritratti, in cui la penetrazione e l'interpretazione
dei soggetti ricordano l'arte di Leonardo. E molti, infatti, sono i punti di contatto tra
di loro: anch'egli si occupò teoricamente della pittura, lasciandoci in proposito vari
libri. Avido di sapere, vagò con le sue ricerche nei campi più aridi della scienza:
abbozzò un trattato di geometria descrittiva, s'immerse nei problemi matematici,
nell'architettura militare, nelle fortificazioni. Ma questi suoi studi non riuscirono mai
a inaridirne la personalità artistica, che rimase sempre unitaria e non si lasciò
sviare nè dall'entusiasmo per l'arte italiana, nè da quello per l'arte fiamminga. Il suo
carattere eminentemente nordico gli permise di infondere nella propria opera un sentimento
di appassionata malinconia, che a volte raggiunge attraverso la meditazione interiore,
stasi di vera depressione (come appunto nella Malinconia). Ed anche i suoi ritratti, i
suoi paesaggi, i suoi studi del vero, sono tutti permeati di una sensibilità interiore,
che domina il segno grafico e fa risaltare l'inconfondibile personalità dell'artista.
della Francesca Piero
Italiano
(Borgo San Sepolgro, 1415 - 1492)
Allievo di
Domenico Veneziano, forse sin dal 1430, fu con lui in diverse città della Toscana, Marche
e Umbria, finché verso il 1442, ormai riconosciuto valido artista, cominciò a ottenere
le prime commissioni. La prima sua opera certa è il polittico eseguito nel 1445 per i
Confratelli della Misericordia del paese natale, dello stesso periodo è forse il
Battesimo di Cristo, oggi a Londra. Più tardi lavorò a Urbino, Ferrara e Rimini, dove
nel 1451 eseguì il celebre affresco di Sigismondo Malatesta dinanzi a S. Sigismondo. Nel
frattempo aveva eseguito altre opere, non chiaramente databili, quali S. Girolamo e
Girolamo Amadi di Venezia e la Flagellazione di Cristo di Urbino che, accanto alle
evidenti derivazioni dell'arte di Masaccio e di Paolo Uccello, mostrano già quella
particolare aura di monumentalità architettonica, di splendido senso delle proporzioni
che costituiranno la sua grande conquista pittorica, motivo per cui egli per primo sa
rompere completamente le rigide forme medioevali per costruire una più solida e viva
pittura rinascimentale. Verso il 1452, chiamato ad Arezzo, dipinse nel coro di S.
Francesco la Storia della Vera Croce, un ciclo di affreschi assai interessante per il
senso del colore che anima tutte le scene, per la costruzione degli ambienti e delle
figure, che si ricollega stupendamente ai soggetti trattati, splendide soprattutto le
scene dell'Incontro di Salomone con la regina di Saba, del Sogno di Costantino, della
Vittoria su Massenzio. Di poco posteriori sono la Madonna del parto eseguita per la
chiesetta del cimitero di Monterchi, nella quale si notano profondi contatti con il ciclo
precedente, e il S. Ludovico e la Resurrezione della pinacoteca di Borgo. Dell'attività
romana dal '50 al '60 rimane solo un S. Luca in S. Maria Maggiore, in condizioni precarie.
L'attività artistica continuò poi in diverse località: a Perugia, dove eseguì il
polittico per le Monache di S. Antonio, Urbino dove dipinse i ritratti di Federico da
Montefeltro e di Battista Sforza, tra i più splendidi esempi del genere nella storia
della pittura, legati nell'insieme ad una visione paesaggistica fiamminga che influisce
anche sui contemporanei Presepe e S. Michele di Londra e S. Nicola di Tolentino del Museo
Poldi-Pezzoli di Milano. Fondamentale, sebbene qualche critico lo ritenga posteriore, è
in questo periodo la celeberrima Madonna e santi di Brera, di una mirabile sinfonia
architettonica. Questo dipinto rappresenta però il culmine della sua arte, sempre attivo
negli anni successivi con lo stendardo dell'Annunciazione per Arezzo, con la pala di S.
Agostino andata perduta, con gli affreschi peraltro perduti, della cappella della Madonna
della Badia di Borgo, con la Madonna di Senigaglia e con numerose altre opere, in parte
scomparse. In questi ultimi anni di vita si dedicò anche ad un'attività più nettamente
teorica scrivendo il celebre trattato De prospectiva pingendi e il De quinque corporibus
regolaribus, cui attinse poi largamente fra Luca Pacioli, nella sua opera De Divina
proportione.
di Cosimo Piero
Italiano
(Firenze, 1462 - 1521)
Collaborò
agli affreschi della Sistina con Rosselli, di cui fu allievo. Per novità di
immaginazione, intimità di sentimento e ricchezza cromatica è considerato uno dei
maestri della scuola fiorentina. Delle sue opere di carattere mitologico si ricorda
specialmente la Morte di Procri, la Venere con Adone dormiente e il Perseo che libera
Andromeda di ispirazione leonardesca negli aggruppamenti. Numerose sue Madonne, come quasi
tutte le sue opere, si trovano all'estero. Fu pure autore di numerosi ritratti, fra i
quali quello celebre della Bella Simonetta. Suoi allievi furono Ridolfo del Ghirlandaio,
Andrea del Sarto, Franciabigio, Pontormo.
de Chevannes Pierre Puvis
Francese
(Lione, 1824 - Parigi, 1898)
Influenzato
soprattutto da Chassériau, si dedicò alla grande pittura decorativa. Citiamo fra
le sue opere, caratterizzate dalla chiarezza del simbolo, dall'equilibrio della
composizione e dalla delicatezza cromatica: Concordia et bellum; Ave Picardia nutrix;
Marsiglia colonia greca e Marsiglia porta dell'Oriente; il trittico Visione antica, Il
bosco sacro caro alle Arti e alle Muse e l'Ispirazione cristiana; Inter Artes
et Naturam, grandi composizioni acquistate da varie città francesi. Puvis de Chevannes
dipinse anche diversi quadri di cavalletto: L'autunno, Povero pescatore, Il sonno.
de Vos, Cornelis
Fiammingo
(Hulst, circa 1585 - Anversa, 1651)
Eccelse
soprattutto nel ritratto con uno stile che risente dell'influsso di Rubens e Van Dyck.
Anche uno dei suoi fratelli Pauwel (Hulst, circa 1590 - Anversa, 1678) si dedicò alla
pittura, lasciando diverse opere (scene di caccia e animali). |