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Il Nudo Nell'Arte

Biografie " D "
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del Sarto Andrea (Nato Andrea d'Agnolo)

Fiorentino (1486-1531)

La sua formazione artistica prese le mosse da Leonardo da Vinci, in seguito, in omaggio a Michelangelo, ingrandì il suo stile pur mantenendo la delicatezza e la correttezza che gli erano innate. Si può considerare uno dei massimi coloristi fiorentini, e sarebbe da elencare fra i pittori più grandi se fosse riuscito ad abbandonare la sua timidezza e convenzionalità. Sua opera gigantesca fu la decorazione in terra verde e chiaroscuro del Chiostro dello scalzo iniziata con un Battesimo del Cristo, continuata con rappresentazioni della Vita di S. Giovanni e ultimata con la Nascita del Santo. Nel 1508 iniziò gli affreschi del Chiostrino dell'Annunziata, raffigurandovi le storie di San Filippo Benizzi. Nel 1515 decorò la facciata posticcia del duomo di Firenze, eretta da Jacopo da Sansovino. Nel 1518 si trasferì in Francia dove eseguì il ritratto del delfino Francesco I e dipinse una Carità (Louvre). Nel 1521 iniziò l'affresco del Tributo di Cesare per la villa Medicea di Poggio, nel 1524 dipinse la Deposizione (oggi alla Galleria Pitti), nel 1528 una Madonna coi Santi (Berlino). Nel 1530, durante l'assedio, furono salvati dalla distruzione il suo Cenacolo (1527) e una Madonna, distrutta poi dal tempo. Morì nel 1531 e fu sepolto nel chiostro dell'Annunziata.

 

Dalì, Salvador.

Pittore, scrittore e poeta spagnolo (Figueras, 1904 - 1989)

Si stabilì a Parigi fino allo scoppio della seconda guerra mondiale e recatosi poi negli Stati Uniti, acquistò grande fama specialmente come pittore surrealista, il che si adattava al gusto del tempo. Tra le sue opere: Medio burocrate atmosferocefalico nell'atto di mungere un'arpa craniale, Costruzione morbida con fagioli bolliti, Preannunzio di guerra civile, Famiglia di centauri marsupiali.

 

David Jacques-Louis

Francese (Parigi, 1748 - Bruxelles, 1825)

Sebbene avesse studiato da maestri celebri come Bouchen e Vien agli inizì incontrò molte delusioni e difficoltà, finché con il quadro Gli amori di Antioco e di Stratonice, ebbe il premio Roma. Si trasferì allora a Roma, dove rimase per cinque anni e diresse l'Accademia di Villa Medici. Nella permanenza in Italia il suo stile fu caratterizzato da influssi classici e nello steso tempo dalle tendenze dell'epoca, sebbene un po' fredde e astratte, ed è proprio questa commistione di stile a caratterizzare la sua arte. Rientrato in patria dal suo secondo viaggio in Italia, cominciò ad acquisire larga fama soprattutto grazie al quadro Il giuramento degli Orazi, già lodato dal noto ritrattista Pompeo Batoni. Anche il re Luigi XVI ne fu entusiasta. Durante la rivoluzione aveva ricevuto l'incarico di ritrarre Il giuramento nella sala della Pallacorda, ma non potè ultimarlo per la scomparsa di numerosi protagonisti finiti sotto la ghigliottina. Nello stesso periodo fu membro della convenzione e come tale votò la morte del re, ma quando subentrò il governo moderato rischiò di finire come Robespierre e solo grazie al grande favore che godeva presso il popolo evitò la condanna a morte, ma non la prigione da dove fu poi liberato nel 1795 per amnistia. Abbandonate le idee estremiste, si entusiasmò di Napoleone dal quale ebbe onori, cariche e commissioni. In quest'epoca dipinse: Napoleone che attraversa il S. Bernardo, Napoleone in costume imperiale e due delle quattro tele ordinategli dall'imperatore stesso per le sale delle Tuileries: L'incoronazione di Napoleone a Notre-Dame e La distribuzione delle aquile. Caduto l'impero fu esiliato. Non potendo andare a Roma, si ritirò a Bruxelles dove riprese il lavoro su soggetti classici come: Amore e Psiche, Marte disarmato da Venere e le tre grazie, nei quali si riscontra però un tratto ormai stanco. Morì poco dopo. La sua influenza sulla pittura fu notevole non solo in Francia, ma in tutta l'Europa, durando a lungo dopo la sua scomparsa, sebbene la critica avesse riscontrato  in questo pur grande artista, limitata fantasia, eccessiva imitazione degli antichi, pochissima inventiva. Tutti invece sono concordi nel riconoscerlo un grande ritrattista come  si può constatare nei ritratti di Madame Récamier, Mr et M.me Sériziat, le Figlie di Giuseppe Bonaparte e altri, conservati nei musei di Francia e di altri stati.

 

de Chirico Giorgio

Italiano (Volo, Grecia, 1888 - Roma, 1978)

Dopo aver studiato ad Atene ed a Monaco, si recò a Parigi dove rimase fino allo scoppio della prima guerra mondiale e dove ritornò poi dal 1924 al 1929. Partecipò alle più importanti mostre italiane e internazionali. Ha svolto una polemica accesa nei riguardi di tutte le forme dell'arte contemporanea. Il periodo più interessante della sua pittura è senza dubbio quello "metafisico" che inizia già nel 1910, poco prima di recarsi a Parigi, con l'Enigma di una sera d'autunno; tale gusto pittorico raggiunge il suo più alto livello artistico nella serie parigina delle Piazze d'Italia e nei manichini che popolano le scene dipinte da lui in Italia durante la guerra. Nel 1919, contemporaneamente a Picasso, mostra un ritorno al neoclassicismo che in lui si esprime specialmente attraverso scene di cavalieri, ispirati al gusto umanistico, e numerosissimi autoritratti nei quali l'artista si raffigura in costumi rinascimentali e secenteschi. Anche le scene mitiche del resto, come l'Ettore e Andromaca e Il ritorno di Ulisse, pur vicine nell'impostazione generale alle forme metafisiche, mostrano un maggior accento naturalistico. Dopo un breve periodo in cui riprende forme architettoniche e decorative, con nature morte, l'artista si accosta a Rubens e alla pittura barocca, con un gusto che si appesantisce negli anni, in una sterile polemica antimodernista che annulla, attraverso una pittura di maniera, le conquiste pittoriche di questo grande artista italiano contemporaneo.

 

 

Degas Edgar

Francese (Parigi, 1834 - 1917)

 

Di famiglia borghese agiata e colta, fu allievo di Lamothe e fu grande ammiratore di Ingres e di Delacroix. Durante un soggiorno a Roma (1856) si soffermò in particolare sui quattrocentisti italiani che ebbero grande influenza sui suoi primi dipinti (Alessandro e il Bucefalo, Giovanette di Sparta, Semiramide, Le sciagure d'Orléans) che si distinguono per la raffinata tonalità, per un delicato equilibrio di forme, per una squisita raffinatezza di osservazione. Verso il 1861 incominciò la serie dei ritratti (La famme aux mains jointes, M.me Camus, M.lle Dihau, Donna con crisantemi) che insieme ad alcune delle sue opere migliori (Orchestra, Ufficio dei cotoni a New Orleans) continuò a esporre nei Salons benchè si fosse ormai legato al gruppo degli impressionisti in lotta contro l'accademismo. Disertate infine le esposizioni ufficiali, partecipò alle otto esposizioni che i dissidenti tennero tra il 1874 ed il  1886 mantenendosi sempre all'avanguardia e facendosi notare come il più grande inventore di nuove impressioni pittoriche, costantemente alla ricerdca di nuovi modi di esprimere la realtà. Le sue composizioni di Ballerine, di Jockeys, di Modiste, di Lavandaie (1872-1880) lo fecero apparire come un rivoluzionerio. Nella Suite de nuds de femmes se bagnaint, se lavant, se séchant, s'essuyant, se peignant ou se faisant peigner, coronò felicemente lo sforzo di sorprendere la vita in atto, di liberarsi dai metodi e dai modelli di studio con una concezione nuovissima  della forma, del movimento e dei valori plastici. Questi studi che durarono per una ventina d'anni dal 1886, sono fatti quasi tutti a pastello in uno stile tumultuoso e grandioso. Colpito da una grave malattia agli occhi si isolò, cessando di esporre e di dipingere quasi completamente. Non ebbe disc   epoli, ma il suo esempio  istruì le generazioni di Toulouse-Lautrec e di Bonnard.

 

de Kooning Willem

Americano di origine olandese (Rotterdam 1904 - New York 1997)

Emigrato negli Usa, a New York,  nel 1925, lavorò come imbianchino-decoratore, quindi come esecutore di opere indirizzate a un pubblico non specialista. Nel 1948 tenne la sua prima esposizione di opere astratte in bianco e nero, affermandosi come espressionista astratto. La sua tecnica pittorica, caratterizzata da pennellate vigorose, gestuali e ben visibili, diede luogo all'espressione action painting. Tra le opere più significative di questo periodo vanno ricordate Asheville (1948) ed Excavation (1950).

Nel 1953 De Kooning espone sei quadri intitolati Donne, figure primordiali e inquietanti dai colori aspri e corposi,  la cui novità consiste nel coniugare la pittura figurativa con l'arte astratta. Successivamente la ricerca dell'artista si indirizza verso immagini che evocano forme di paesaggio, usando entrambi gli stili, l'astratto e il figurativo, alternandoli e spesso fondendoli. Realizzò anche numerose litografie e sculture in bronzo.

 

Nel 1953 De Kooning espone sei quadri intitolati Donne, figure primordiali e inquietanti dai colori aspri e corposi,  la cui novità consiste nel coniugare la pittura figurativa con l'arte astratta. Successivamente la ricerca dell'artista si indirizza verso immagini che evocano forme di paesaggio, usando entrambi gli stili, l'astratto e il figurativo, alternandoli e spesso fondendoli. Realizzò anche numerose litografie e sculture in bronzo.

 

del Cossa Francesco

Pittore e scultore (Ferrara, 1436 - Bologna, 1478)

Operò in un primo momento nella sua città lavorando al monumentale ciclo di affreschi nel palazzo Schifanoia nel quale dominano simboli mitologici e scene bucoliche associate ai segni dello zodiaco. Poiché Borso d'Este rifiutò l'aumento del compenso chiesto dall'artista e dai suoi collaboratori, Cossa lasciò Ferrara nel 1470 per stabilirsi a Bologna dove lavorò intensamente fino alla morte prematura. Tra le sue opere, ricche di colore, perfette nella prospettiva, precise nel disegno, nelle quali si notano gli influssi del contemporaneo Andrea Mantegna, si devono ricordare: l'Annunciazione alla Pinacoteca di Dresda, I miracoli di S. Giacinto alla Pinacoteca Vaticana, La Beata Vergine col Bambino, S. Petronio e S. Giovanna alla Pinacoteca di Bologna, il S. Pietro e il S. Giovanni alla Pinacoteca di Brera.

 

Delacroix Eugène

Pittore e incisore francese (Charenton-Saint-Maurice, 1798 - Parigi, 1863)

Dopo aver ricevuto una buona preparazione umanistica al liceo, fu allievo poco brillante di Guérin e della Scuola di belle arti. Inizialmente romantico e grande amico e ammiratore di Géricault, di Victor Hugo e di Dumas, si dedica in seguito alla costruzione di grandi opere di vitalità, di passione e di potenza drammatica, spesso ispirate ai grandi della letteratura come Dante, Shakespeare, Byron, Goethe. Il suo primo lavoro di grande impegno Dante e Virgilio (1822) stupì e lasciò ammirati i contemporanei. Seguirono altre tele dalla notevole forza espressiva per disegno, colore, luce: Il massacro di Chio, La morte di Sardanapalo, L'assassinio del vescovo di Liegi, Il ratto di Rebecca. Di grande interesse anche le diciannove litografie che illustrano la traduzione del Faust. In diversi lavori echeggiano i ricordi di un viaggio in Marocco e in Spagna, mentre una specie di ossessione del mondo antico si manifesta con l'Ingresso dei crociati a Costantinopoli, la Giustizia di Traiano, la Medea, la Cleopatra, la Morte di Marco Aurelio. L'ultima fase della sua attività comprende le grandi composizioni murali di Palazzo Borbone e del Lussemburgo; del Salone della Pace dell'antico Hotel de la Ville, della cappella dei Santi Angeli, dove egli si rivela sempre attratto dalla maestà del mondo greco e romano, mentre si ispira ancora a Dante nei Campi Elisi della cupola del Lussemburgo. Tra le sue quasi 2000 opere si trovano quasi tutti i generi: soggetti storici, nature morte, paesaggi, soggetti di genere. E tutte le tecniche: affresco, olio, pastello, acquerello. Uomo di vasta cultura, ebbe idee chiare ed originali sull'arte che manifestò in un ricco epistolario, in un diario e in articoli, qualcuno dei quali di grande interesse, come quelli su Michelangelo e su Raffaello. Fu accolto nell'Accademia soltanto nel 1857.

 

Derain André

Francese (Chatou, Seine-et-Oise, 1880 - 1954)

Iniziò giovanissimo come paesaggista, poi la sua evoluzione fu molto rapida anche per l'influenza esercitata su di lui da Cézanne da cui fu influenzato per il classicismo. I suoi quadri più noti del periodo precedente la prima guerra mondiale (a cui tra l'altro partecipò interrompendo la sua attività ) sono la Veduta di Vers, Serie di Martigues, la Pineta. Le opere successive a questo periodo mostrano uno stile ormai sicuro. Nei suoi paesaggi, nei nudi, nei personaggi, domina l'accuratezza del disegno e della composizione. Produsse inoltre pregevoli acquerelli e creò alcune scenografie per i balletti di Djagilev e per le Soirées de Paris.

 

di Paolo Giovanni

Italiano (Siena, circa 1403 - 1483)

Allievo forse di Andrea di Vanni e di Bartolo di Fredi, risente il profondo contatto con la pittura senese trecentesca, come traspare soprattutto nelle sue opere giovanili, come la Natività della Madonna. Vanno anche ricordate: le Madonne in trono della collezione Chigi Sracini e della collezione Goodhart e la Madonna col Bambino del Duomo di Siena.

 

Doré Gustave

Incisore francese (Strasburgo, 1832 - Parigi, 1883)

Si dedicò molto presto al disegno e appena quindicenne cominciò a pubblicare vignette sulla Caricature. Ventiduenne, era già celebre per una serie di illustrazioni sulla Russia: da allora le sue incisioni vennero richieste per illustrare i maggiori classici della letteratura internazionale. Tra le serie più famose, da segnalare quelle della Bibbia, della Divina Commedia, del Don Chisciotte, del Milton, dell'Orlando Furioso. Creò un'arte profondamente romantica e di chiara interpretazione, che - pur non essendo di altissimo livello - contiene una propria affascinante e misteriosa aura di mito. Vanno comunque ricordati i suoi quadri: Battaglia di Balaklava, Cristo mentre lascia il pretorio,il monumento a Dumas padre.

 

Dossi Dosso

Italiano (Ferrara, 1480 - 1542)

Il vero nome è Giovanni de' Luteri, suo padre era di origine trentina. Si ritiene che il suo primo maestro fu Lorenzo Costa, ma le sue opere giovanili denunciano l'influenza di Giorgione e di Tiziano. Nel 1512 fu a Mantova, nel 1516 a Ferrara dove operò tutta la sua vita al servizio della corte estense, tolto il breve periodo in cui eseguì alcuni affreschi nel Castello di Trento. Grazie alla grande potenza inventiva, alla grande immaginazione e ai brillanti colori si meritò il titolo di Ariosto della pittura. Tra le sue opere più celebri: Circe e Ninfa seguita da un satiro.

 

Duchamp Marcel

Pittore americano di origine francese (Blainville 1887 - Neuilly-sur-Seine 1968)

Fratello dello scultore Raymond Duchamp-Villon e fratellastro del pittore Jacques Villon, cominciò a dipingere nel 1908 allineandosi per breve tempo alla moda del fauvismo, per dedicarsi immediatamente dopo alla sperimentazione e all'avanguardia. L'opera più rappresentativa di questo periodo è il celebre Nu descendant un escalier n. 2 (1912), il cui movimento continuo deriva dalla sovrapposizione a catena di figure cubiste. Dopo il 1915, rallentò l'attività, continuando tuttavia a lavorare fino al 1923, anno del suo capolavoro, La mariée mise à nu par ses célibataires même (1923), opera astratta in cui alla pittura a olio si sovrappongono metalli e vetri. Nota anche come Grand verre (Grande vetro), l'opera fu accolta dai surrealisti con entusiasmo.

Scultore dotato, Duchamp fu il precursore di due fondamentali innovazioni: l'arte cinetica e il ready-made. Quest'ultimo, in particolare, consiste nell'impiego di materiali d'uso quotidiano (già pronti), come uno scolabottiglie o un orinale. Un primo esempio di arte cinetica, invece, è la famosa ruota di bicicletta montata su uno sgabello il cui originale è andato perduto.

 

Le opere di Duchamp, sebbene poco numerose, ebbero una forte influenza sullo sviluppo delle avanguardie del Novecento, in particolare il dadaismo, il surrealismo e la Pop Art.

 

Dürer Albrecht

Pittore e incisore (Norimberga, 1471 - 1528 )

Figlio di un orafo, lavorò prima alle dipendenze del padre, che notando la sua inclinazione per la pittura lo mandò nella bottega del maestro Michael Wohlgemut. A diciannove anni intraprese un viaggio per la Germania, che lo portò a Colmar, Basilea e Strasburgo. In queste città, dove si fermò complessivamente per quattro anni, si perfezionò nelle incisioni su rame e su legno; tra le opere di questo periodo, da ricordare: un ritratto del padre, un Bambino Gesù benedicente, un Autoritratto e una Madonna della Farfalla. Tornato in patria, si sposò, ma nello stesso anno si recò a Venezia, della quale ritrasse una veduta e dove, imitando Mantegna ed altri artisti, si impadronisce della grandiosità italiana, pur conservando intatta certa scabrezza germanica. Sono di questo periodo i paesaggi all'acquerello dell'Austria e del Trentino. Tornato nuovamente in patria, inizia gli studi sulle proporzioni del corpo umano, culminati con Adamo ed Eva. Durante il ventennio che va fino al 1915 l'artista ci dà la sua produzione migliore: le serie incise dell'Apocalisse e della Passione, gli innumerevoli grandi olii di soggetto religioso, alcuni dei quali purtroppo persi, i vigorosi acutissimi ritratti a olio o a carbone e i tre capolavori dell'incisione: Il cavaliere, la morte e il demonio, S. Girolamo nello studio, la famosissima Malinconia. Entra poi al servizio dell'imperatore Massimiliano, del quale ritrae le glorie nel gruppo delle incisioni Arco trionfale e Corteo trionfale, in cui la grandiosità di Mantegna, che egli ammirava tanto, è arricchita dalla propria originalità. Alla morte di Massimiliano si reca nei Paesi Bassi per ottenere da Carlo V una riconferma della pensione goduta fino ad allora. Di questo viaggio ci lascia un interessante diario, che testimonia la profonda impressione esercitata su  di lui dall'arte fiamminga. Aderente alle dottrine di Martin Lutero, produce ancora alcuni grandi quadri di carattere religioso, ma forse i germi della malattia contratta nella Zelanda rallentano la sua foga creativa, questo non gli impedisce però di darci alcuni meravigliosi ritratti, in cui la penetrazione e l'interpretazione dei soggetti ricordano l'arte di Leonardo. E molti, infatti, sono i punti di contatto tra di loro: anch'egli si occupò teoricamente della pittura, lasciandoci in proposito vari libri. Avido di sapere, vagò con le sue ricerche nei campi più aridi della scienza: abbozzò un trattato di geometria descrittiva, s'immerse nei problemi matematici, nell'architettura militare, nelle fortificazioni. Ma questi suoi studi non riuscirono mai a  inaridirne la personalità artistica, che rimase sempre unitaria e non si lasciò sviare nè dall'entusiasmo per l'arte italiana, nè da quello per l'arte fiamminga. Il suo carattere eminentemente nordico gli permise di infondere nella propria opera un sentimento di appassionata malinconia, che a volte raggiunge attraverso la meditazione interiore, stasi di vera depressione (come appunto nella Malinconia). Ed anche i suoi ritratti, i suoi paesaggi, i suoi studi del vero, sono tutti permeati di una sensibilità interiore, che domina il segno grafico e fa risaltare l'inconfondibile personalità dell'artista.

 

della Francesca Piero

Italiano (Borgo San Sepolgro, 1415 - 1492)

Allievo di Domenico Veneziano, forse sin dal 1430, fu con lui in diverse città della Toscana, Marche e Umbria, finché verso il 1442, ormai riconosciuto valido artista, cominciò a ottenere le prime commissioni. La prima sua opera certa è il polittico eseguito nel 1445 per i Confratelli della Misericordia del paese natale, dello stesso periodo è forse il Battesimo di Cristo, oggi a Londra. Più tardi lavorò a Urbino, Ferrara e Rimini, dove nel 1451 eseguì il celebre affresco di Sigismondo Malatesta dinanzi a S. Sigismondo. Nel frattempo aveva eseguito altre opere, non chiaramente databili, quali S. Girolamo e Girolamo Amadi di Venezia e la Flagellazione di Cristo di Urbino che, accanto alle evidenti derivazioni dell'arte di Masaccio e di Paolo Uccello, mostrano già quella particolare aura di monumentalità architettonica, di splendido senso delle proporzioni che costituiranno la sua grande conquista pittorica, motivo per cui egli per primo sa rompere completamente le rigide forme medioevali per costruire una più solida e viva pittura rinascimentale. Verso il 1452, chiamato ad Arezzo, dipinse nel coro di S. Francesco la Storia della Vera Croce, un ciclo di affreschi assai interessante per il senso del colore che anima tutte le scene, per la costruzione degli ambienti e delle figure, che si ricollega stupendamente ai soggetti trattati, splendide soprattutto le scene dell'Incontro di Salomone con la regina di Saba, del Sogno di Costantino, della Vittoria su Massenzio. Di poco posteriori sono la Madonna del parto eseguita per la chiesetta del cimitero di Monterchi, nella quale si notano profondi contatti con il ciclo precedente, e il S. Ludovico e la Resurrezione della pinacoteca di Borgo. Dell'attività romana dal '50 al '60 rimane solo un S. Luca in S. Maria Maggiore, in condizioni precarie. L'attività artistica continuò poi in diverse località: a Perugia, dove eseguì il polittico per le Monache di S. Antonio, Urbino dove dipinse i ritratti di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza, tra i più splendidi esempi del genere nella storia della pittura, legati nell'insieme ad una visione paesaggistica fiamminga che influisce anche sui contemporanei Presepe e S. Michele di Londra e S. Nicola di Tolentino del Museo Poldi-Pezzoli di Milano. Fondamentale, sebbene qualche critico lo ritenga posteriore, è in questo periodo la celeberrima Madonna e santi di Brera, di una mirabile sinfonia architettonica. Questo dipinto rappresenta però il culmine della sua arte, sempre attivo negli anni successivi con lo stendardo dell'Annunciazione per Arezzo, con la pala di S. Agostino andata perduta, con gli affreschi peraltro perduti, della cappella della Madonna della Badia di Borgo, con la Madonna di Senigaglia e con numerose altre opere, in parte scomparse. In questi ultimi anni di vita si dedicò anche ad un'attività più nettamente teorica scrivendo il celebre trattato De prospectiva pingendi e il De quinque corporibus regolaribus, cui attinse poi largamente fra Luca Pacioli, nella sua opera De Divina proportione.

 

di Cosimo Piero

Italiano (Firenze, 1462 - 1521)

Collaborò agli affreschi della Sistina con Rosselli, di cui fu allievo. Per novità di immaginazione, intimità di sentimento e ricchezza cromatica è considerato uno dei maestri della scuola fiorentina. Delle sue opere di carattere mitologico si ricorda specialmente la Morte di Procri, la Venere con Adone dormiente e il Perseo che libera Andromeda di ispirazione leonardesca negli aggruppamenti. Numerose sue Madonne, come quasi tutte le sue opere, si trovano all'estero. Fu pure autore di numerosi ritratti, fra i quali quello celebre della Bella Simonetta. Suoi allievi furono Ridolfo del Ghirlandaio, Andrea del Sarto, Franciabigio, Pontormo.

 

de Chevannes Pierre Puvis

Francese (Lione, 1824 - Parigi, 1898)

Influenzato soprattutto da Chassériau, si dedicò alla grande pittura decorativa. Citiamo  fra le sue opere, caratterizzate dalla chiarezza del  simbolo, dall'equilibrio della composizione e dalla delicatezza cromatica: Concordia et bellum; Ave Picardia nutrix; Marsiglia colonia greca e Marsiglia porta dell'Oriente; il trittico Visione antica, Il   bosco sacro caro alle Arti  e alle Muse e l'Ispirazione cristiana; Inter Artes et Naturam, grandi composizioni acquistate da varie città francesi. Puvis de Chevannes dipinse anche diversi quadri di cavalletto: L'autunno, Povero pescatore, Il sonno.

 

de Vos, Cornelis

Fiammingo (Hulst, circa 1585 - Anversa, 1651)

Eccelse soprattutto nel ritratto con uno stile che risente dell'influsso di Rubens e Van Dyck. Anche uno dei suoi fratelli Pauwel (Hulst, circa 1590 - Anversa, 1678) si dedicò alla pittura, lasciando diverse opere (scene di caccia e animali).

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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com

 

Ultimo Aggiornamento: 05 settembre 2003 00.04