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Che giornata stressante pensò Mattew.

Con la sua auto si stava dirigendo nella sua nuova casa, o meglio quella che sarebbe stata la sua nuova casa fino a quando avrebbe finito il suo ultimo libro.

 In città non riusciva a concentrarsi, troppe distrazioni, o per meglio dire troppe donne! Non ne poteva più di essere inseguito ogni volta che metteva piede fuori dalla porta, solo perché era ricco e prestante. Lì nella sua nuova casa si sarebbe sicuramente rilassato e avrebbe finalmente finito il libro. Aveva un mese di tempo per consegnarlo, sperava di farcela. Comunque lì non avrebbe avuto distrazioni, ce l'avrebbe fatta sicuramente.

La neve continuava a scendere copiosa i tergicristalli non ce la facevano a tenere il ritmo, e il parabrezza era quasi coperto di neve. Per fortuna era quasi arrivato.

Arrivato a casa sarebbe andato a letto subito, la solita doccia serale avrebbe dovuto aspettare fino all'indomani ora, era troppo stanco, il viaggio in auto l'aveva molto spossato.

Vide la stradina sterrata all'ultimo momento, era proprio impossibile viaggiare con quel tempo.

La tranquillità di quel posto già lo conquistò, si sentiva sereno, ed era sicuro che lì nessuna donna l'avrebbe disturbato, nessuna che lo inseguisse, che gli telefonasse agli orari più impossibili, nessuno che fosse fuori dalla sua porta ad attenderlo la mattina quando usciva per fare una corse e qualche esercizio nel parco di fronte al suo appartamento.

Finalmente vide la casa era molto piccola, ma sarebbe bastata per un uomo solo, il suo appartamento era molto più ampio, ma non importava sarebbe rimasto un mese e poi sarebbe ritornato in città con il libro finito, almeno sperava.

Sì, si disse ce l'avrebbe fatta, ne era convinto.

Parcheggiò l'auto davanti alla casa in un piccolo spazio dove la neve non era molto alta. Perse le chiavi di casa e scese.

La neve era abbastanza alta, una decina di centimetri pensò.

Con un po’ di fatica arrivò alla porta di casa. Tre gradini portavano all'ingresso e una piccola veranda occupava la facciata anteriore della casa. Sarà bello passare i pomeriggi seduti lì, al riparo dal vento freddo, immerso nella natura, a scrivere il suo libro, pensò. E si sentì ancora più felice di aver accettato di passare lì un mese. Entro, accese le luci. Alle valige avrebbe pensato l'indomani con più calma. Ora aveva solo bisogno di una buona dormita. Salì i gradini per dirigersi al piano di sopra dove sapeva ci sarebbe stata la sua camera da letto. Non trovò l'interruttore per accendere la luce nella stanza ma non importava ne avrebbe fatto a mano, la luce delle scale era a sufficienza per non inciampare, andò in bagno e si spogliò. Poi ritornò di nuovo in camera e si distese a letto. Subito si assopì.

Fu una notte molto movimentata, alcuni sogni invasero la sua mente. Donne che lo rincorrevano, che lo rimproveravano di essere troppo serio con loro, alcune addirittura che gli chiedevano di sposarle per poi abbandonarlo all'altare. Incubi, ancora incubi, non ne poteva più di quelle donne. E poi una cosa strana lo pervase, una donna si era una donna che gli dava certe sensazioni indescrivibili, non la vedeva, ma lo sentiva. Non era come le altre, lei non cercava i suoi soldi la sua popolarità, ma chi era? Si sentiva bene, finalmente a casa, non si sarebbe voluto svegliare mai più. Era quello che aveva sempre cercato, sì, aveva trovato la sua donna.

Era eccitato, era felice, no non si sarebbe svegliato per niente al mondo.

D’un tratto si destò di colpo, c’era qualcuno vicino a lui o meglio aggrappato a lui. Una donna, o no, non era possibile che l’avessero seguito fino a lì, non l’avrebbe sopportato!

Però doveva ammettere che la sua vicinanza gli dava emozioni indescrivibili ma era una donna e se era lì era perché l’aveva seguito e questo non lo poteva accettare!

« Che ci fai qui? Chi ti ha dato il permesso di entrare? » urlò Mattew.

La donna aprì lentamente gli occhi, era molto dolce ed era quasi dispiaciuto di averla svegliata in quel modo.

Appena la donna lo vide sdraiato lì accanto urlò di terrore.

Si staccò dal suo corpo e Matt già ne sentiva la mancanza, perché provava quelle sensazioni, non capiva, era una donna e si era intrufolata nel suo letto di nascosto, per di più fingendosi terrorizzata.

« Che ci fai qui, donne, sempre donne, quando vi deciderete a lasciarmi in pace? E ora vattene » quando vide che lei non si mosse urlò « Vattene, immediatamente! »

« Questo è il mio letto e non so che cosa ci faccia tu qui, se avessi avuto intenzione di farmi del male lo avresti già fatto, quindi, proprio non capisco » dichiarò la donna.

« Ascoltami bene » pronunciò lui con molta calma, sapeva che continuando ad urlare non avrebbe risolto niente.

« Ascoltami tu invece, vattene subito dal mio letto, se lo farai non chiamerò la polizia altrimenti… » lei non fece in tempo a finire la frase perché Matt prese la parola.

« Io abito qui, non tu, e non riesco a capire che cosa ci fai qui ».

« Vattene subito, scendi in cucina e ne parliamo con calma il letto non mi sembra il luogo adatto » puntualizzò lei.

Che donna penso Matt, lo buttava fuori dal suo letto, non era possibile, prima ci si intrufolava di nascosto e poi lo respingeva, ah le donne non avrebbe mai imparato a capirle.

« Spiacente donna, ma sono completamente nudo, e non è il caso di lasciarmi ammirare da te così, che ne dici? » disse lui con aria molto ironica.

« Non è possibile stai superando tutti i limiti consentiti, ok scendo io per prima ma non fuggire e vedi di sbrigarti » buttò lì lei.

Scese dal letto, bella pensò lui, e quello che ancora più lo sconvolgeva era il fatto che non lo volesse, che non avesse fatto programmi su di lui, ma le donne erano imprevedibili, questo già lo sapeva, se la immaginò di sotto completamente nuda ad attenderlo, e si irrigidì per l’eccitazione, ma che combinava, era una donna, quegli essere docili e meschini che tramavano per far impazzire l’altro sesso, no! doveva svegliarsi da quell’incubo, ma sapeva che non stava sognando, di sotto c’era veramente la donna che poco fa era nel letto affianco a lui e che gli aveva fatto provare emozioni contraddittorie.

Poi con calme si decise ad alzarsi e a scendere dopo essere passato dal bagno per raccogliere i suoi indumenti.

Quando scese lei era lì in cucina, rimase ancora qualche momento ad ammirarla indaffarata per preparargli la colazione. Poi si riscosse e fece un passo per entrare nella stanza, non poteva continuare così altrimenti sarebbe impazzito di certo lei se ne doveva andare, e subito anche, bhe gli avrebbe consentito di consumare la colazione e di cambiarsi, e un’altra volta rimase sconvolto dalla sua immagine mentre si spogliava, no non poteva continuare così.

Fu riscosso dai suoi pensieri da lei che pronunciava « Che hai da guardare, se non ti sbrighi si raffredda e non ho nessuna intenzione di riscaldarti la colazione » era arrogante ma il suo viso era dolce, forse si comportava così solo perché era spaventata.

« Ok, ok rilassati arrivo subito» Matt si sedette dove lei gli indicava e degustò la colazione, si era ottima.

« Complimenti, è squisito» si congratulò con lei, sperando di ottenere un sorriso da parte sua, anche un semplice grazie bastava.

« Non cercare di adularmi, solo per farmi restare buona, perché sono molto arrabbiata » era veramente molto arrabbiata.

« Uff » Matt non pronunciò altro era stanco di lottare, finito la colazione avrebbe cercato di capire quello che stava succedendo, ma ora no!

Lei rimase zitta questa volta.

Quando ebbe ingoiato l’ultimo boccone ed ebbe costatato che anche lei aveva finito inizio: « Bene, ora possiamo discutere, non è mai un bene farlo prima di aver fatto colazione.».

« Va bene allora spiegami che ci fai in casa mia!» sbottò lei.

« Intanto è anche casa mia » voleva fare un bel discorso per spiegarsi in modo definitivo, ma lei fece per interromperlo, e lui la zittì e proseguì « Sono qui in ferie per un mese » la guardò negli occhi, e vide che stava per protestare un’altra volta ma non glie ne diede il tempo perché proseguì. « Ci ho pensato e credo che sia tutta colpa di Mark, lo conosci vero? » lei fece per rispondere ma lui proseguì « Gli ho detto che non voglio più avere a che fare con le donne, ed eccoti qui, bell’amico… » ma questa volta lei prese parola anche se lui non aveva finito di parlare.

« Intanto il cottage lo hanno prestato a me per una settimana, forse sei arrivato una settimana prima, forse non vi siete messi d’accordo bene. In ogni caso il fatto è che l’anno prestato a me questa settimana. Anna non mi farebbe mai vivere con un uomo che non conosco e per di più lontano dalla città ».

Lui rimase pensieroso per qualche minuto, « Ho trovato, chiamerò Mark e ci spiegherà tutto, solo lui può farlo »

« Spiacente « pronunciò « qui non abbiamo il telefono »

« Non preoccuparti ho il cellulare in macchina, vado a prenderlo, almeno chiariremo questa faccenda definitivamente » Matt si alzò e si diresse in salotto per prendere la giacca a vento. Pensava che non era possibile che facesse così freddo, non si poteva vivere nel piano inferiore della casa.

Aprì la porta della casa e…