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le avventure del coniglio Meo

 

 

In un bosco grande grande, un coniglio  piccolo piccolo, che si era allontanato dalla tana per giocare a nascondino, si perse, senza riuscire a ritrovare la strada di casa.

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"Scusi, signora Talpa , potrebbe dirmi dov’è la mia tana?" Ma la Talpa non rispose.

Il coniglietto ripeté la domanda, ma la Talpa, sorda e miope com’era, si ritirò nella sua buca senza rispondere.

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"E adesso? A chi posso chiedere aiuto? Scusi, signora Riccio , sa dov’è la mia tana, per favore?"

"Cosa fai in giro da solo nel bosco? Non sai che ci sono tanti pericoli? Tua mamma dovrebbe averti insegnato a non allontanarti! Guarda i miei figli come mi seguono!"

Il povero coniglietto rimase mortificato ad ascoltare il rimprovero di mamma Riccio e sentì gli occhi inumidirsi, mentre la fila dei ricci scompariva sotto i cespugli. Sì, certo, sua madre gli aveva parlato dei pericoli del bosco e gli aveva detto di non allontanarsi mai troppo dalla loro tana, ma lui non aveva fatto apposta a perdersi.

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Un rumore improvviso lo mise in allarme e il coniglietto si raggomitolò tutto, cercando di farsi più piccolo che poteva. 

"E se fosse il lupo?" Si chiedeva rabbrividendo. Ma un musetto umido si affacciò su di lui: "Cosa fai qui tutto solo?"

"Mamma mia, che paura mi hai fatto! Tu sei il figlio del Cervo ?"

"Sì, mio padre è qui vicino"

"Io mi chiamo Meo, ma ho perso la strada di casa e non riesco a ritrovare la mia tana. Non potrei venire con voi?"

"No, perché mio padre non vuole estranei in famiglia. E poi lui mi ha insegnato a correre molto veloce quando c’è pericolo e tu non potresti correre come noi! Ah, ecco mio padre…devo andare! Ciao!"

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Meo rimase di nuovo solo e cominciò a saltellare da un cespuglio all’altro, dietro gli alberi e le macchie del bosco, guardandosi intorno senza farsi vedere. Fu così che tutto a un tratto vide una mamma con i suoi quattro figli avanzare verso di lui. Non aveva mai incontrato degli abitanti del bosco così, neppure a casa sua aveva mai sentito parlare di qualcuno vestito di nero e di bianco come i nuovi venuti.

"Non hanno l’aria cattiva!" Pensò fra sé. "Quasi quasi mi faccio vedere!"

Uscì fuori dal nascondiglio alzandosi sulle zampette posteriori pronto a salutare. Ma appena lo videro la mamma e i suoi figli si avvicinarono a lui alzando la coda e lo spruzzarono…

Povero Meo: aveva incontrato la Puzzola   e i suoi figli. Meo scappò via da quella famiglia maleodorante, ma nonostante provasse a sfregarsi contro le piante, l’odore nauseante non lo lasciava. Provò a rotolarsi nell’erba alta e umida, ma l’unico risultato fu di accorgersi che anche l’erba prendeva quel cattivo odore. 

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L’impazienza di togliersi di dosso la puzza gli fece perdere ogni precauzione; correva e saltava in ogni direzione senza prudenza, e ad un tratto si trovò davanti alla  Volpe .

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Da principio tutti e due, sorpresi di vedersi all’improvviso, rimasero immobili a guardarsi per un attimo. Meo, coi battiti del cuore che si erano improvvisamente fermati dalla paura, la Volpe stupefatta di vedersi arrivare davanti senza fatica un boccone così prelibato.

"Papà, che puzza!" Dissero ad un tratto i due volpacchiotti girando il naso dall’altra parte. "Che puzza, che puzza!" 

La Volpe ricacciò in gola l’acquolina che le era venuta e starnutì. L’istinto la portava ad azzannare il coniglio per non lasciarlo scappare: fece per avvicinarsi, ma l’odore era così forte che retrocesse e, giratasi verso i figli disse: "Lasciamo perdere" 

Meo era salvo!

"Perché nessuno vuole più starmi vicino?" Povero coniglietto senza casa! Dopo l’incontro con la Volpe, ripresosi dalla paura, Meo vagò qua e là nel bosco, finché si trovò davanti all’ingresso di una tana. "Che siano conigli come me? Potrei entrare e chiedere se conoscono qualcuno della mia famiglia!"

S’inoltrò nell’apertura buia, che più avanti si allargava in un’ampia tana circolare: il tempo di annusarlo e mamma Tasso  urlò ai figli: "Fuori! Fuori tutti! La Puzzola ha fatto un’altra vittima! E tu: vattene da dove sei venuto!"

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Cammina, cammina il coniglietto arrivò alla fine del bosco e si trovò davanti a un campo pieno di spighe d’oro curvate dolcemente da un vento leggero. Non aveva mai visto un campo di grano e, addentati due o tre gambi alla base, si mise a rosicchiare le spighe.

"Che buono!" Disse subito rimpinzandosi coi chicchi maturi. Avanti e indietro, avanti e indietro, le sue mascelle continuavano a masticare, finché, ormai sazio, si accorsi che qualcuno molto più piccolo di lui faceva la stessa cosa in alto appeso alle spighe.

"Chi siete?" Chiese stupito, e questi, fra un boccone e l’altro.

"Siamo topini  granaioli!" Risposero. Meo non raccontò ai nuovi amici le sue avventure passate, sperando che non si accorgessero del suo cattivo odore. La conversazione continuava, ma i topini non scappavano e il coniglio, rinfrancato, cominciò a chiedere informazioni: "Questo grano è buono, ma io preferisco l’erba verde e fresca. Dove posso trovarla?"

"Vai sempre avanti e in fondo ai campi troverai delle stoppie bruciate, allora sarai vicino al campo dei cavoli, il paradiso dei conigli".

"Grazie" Rispose Meo "Siete stati proprio gentili!"

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Stava già allontanandosi quando uno dei due topini gli gridò dietro: "Prima di arrivare al campo dei cavoli c’è un fosso pieno d’acqua. Ti consiglio di farci un bel bagno, perché non hai proprio un buon odore!"

Il bagno nel fosso eliminò l’odore della Puzzola e gli dette più energia. Saltando veloce, percorse tutto il campo di grano e, arrivato in fondo, si trovò stupefatto davanti a uno spettacolo meraviglioso: un mare di erba alta, piena di fiori di campo, dove farfalle svolazzavano, mentre pigre lumache si trascinavano sulle foglie e grosse cavallette balzavano in ogni direzione.

Un mondo nuovo che il coniglietto non aveva mai visto. Ma il sasso su cui credeva di essere posato si mosse e Meo fece la conoscenza della Tartaruga . 

"Stai cercando il campo dei cavoli? Ti ci porto io se hai la pazienza di seguirmi, ma guarda che di pazienza dovrai averne tanta, perché io sono molto lenta!" Gli disse questa.

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Ci vollero ore per percorrere un tratto che il coniglietto da solo avrebbe fatto in pochi minuti, ma finalmente arrivarono. E ne valeva proprio la pena! 

"Questa è lattuga, l’insalata più buona che esista!" Indicò la Tartaruga all’ospite stupito da tante ghiottonerie…Ma la carota fu il massimo della felicità.

Valeva la pena di essersi allontanato da casa e di aver corso tante avventure e tanti rischi per arrivare in questo posto meraviglioso. 

"Ma come mai i conigli non vengono qui più spesso?" Chiese Meo disteso e sazio, battendosi con le zampette la pancia piena. 

"Perché c’è l’uomo!" Rispose la Tartaruga. E gli spiegò chi era l’uomo.

Ma Meo non sentiva più: si era appisolato! Si svegliò di scatto al fragore di un tuono, mentre grosse gocce d’acqua, prima rade, poi sempre più fitte cadevano su di lui. 

"Al riparo, al riparo!" Gli suggerì la Tartaruga e finalmente, tutto quanto bagnato, Meo arrivò ad assaggiare i cavoli. Ma l’acqua e il freddo gli facevano dimenticare quanto potevano essere buone le nuove piante.

"Ah, com’era asciutta e calda la mia tana!" Pensava con nostalgia il coniglietto intirizzito: "Oh, come vorrei essere a casa! Meglio l’erba secca del bosco piuttosto che soffrire così!"

Smise di piovere e, rabbrividendo, Meo cominciò a correre e a saltare per scrollarsi l’acqua di dosso. Stava già pensando che, dopo tutto, gli sarebbe piaciuto continuare a vivere in un posto così, quando…

"Scappa, scappa!" Gli urlò la Tartaruga rannicchiandosi dentro il suo guscio. "Perché, cosa c’è?" Stava chiedendo Meo, quando vide con terrore la Faina  avvicinarsi. Neanche quando gareggiava con i fratelli aveva corso così veloce e senza mai voltarsi indietro continuò la fuga, dimenticando il paradiso che stava abbandonando.

L’idea di sentirsi i denti aguzzi della Faina affondati nella schiena, lo fece correre così velocemente che in poco tempo si ritrovò sul ciglio del bosco.

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Rimase nascosto in un grosso cespuglio. Sembrava che il cuore gli scoppiasse dalla paura e ci volle un bel po’ di tempo prima che tornasse a battere normalmente. "Uffa!… Che paura!"

Uscito dal cespuglio, si guardò intorno e vide un codino bianco, che gli sembrava familiare, agitarsi lì vicino, mentre una testa conosciuta si girava verso di lui: "Dove sei stato fino adesso? Ti abbiamo cercato tanto!"

"Sapeste cosa mi è successo!" Esclamò Meo. E cominciò a raccontare…

 

 

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