BIBLIOGRAFIA


Il sergente nella neve

Nel 1953 arriva il contratto dalla Einaudi per il suo libro nei «gettoni». Vittorini e Calvino decisero di intitolarlo Il sergente nella neve. Nel 1963 riceve il premio Bancarellino.

I ricordi della ritirata di Russia scritti in un lager tedesco dall'alpino Rigoni Stern nell'inverno del 1944 vennero pubblicati da Einaudi il sergentenel 1953 nei «Gettoni» diretti da Vittorini sotto il titolo Il sergente nella neve. Apprezzato inizialmente soprattutto per il valore della testimonianza, il romanzo mostrò le sue grandi qualità espressive con la progressiva distanza temporale dai drammatici avvenimenti narrati. E ormai è giustamente considerato un classico del Novecento: per la lingua intensa e sempre concretissima, per l'alta moralità di fronte a esperienze estreme, per la totale mancanza di qualsiasi enfasi retorica, per il candore e la forza con cui viene rappresentata la lotta dell'uomo per conservare la propria umanità.

“Questo romanzo non è semplicemente il frutto di un’ esperienza vissuta personalmente, non è solo la cronistoria di un evento occorso all’ autore, ma per la capacità di analisi, di estrapolazione dei fatti e per il messaggio pacifista che ne emerge raggiunge vette di universalità su tematiche di interesse generale che lo rendono un’opera di ampia e rilevante completezza.” “… Rigoni Stern si supera nelle ultime pagine con quella ritrovata serenità nel caldo di un’isba e con le ragazze russe che filano la canapa cantando le loro canzoni popolari.” (di Renzo Montagnoli 16/6/2009)




Il bosco degli urogalli

Nel 1962 pubblica nei «coralli» Einaudiani Il bosco degli urogalli.

Storie di cacciatori, il bosco degli urogallidi animali selvatici, di cani, di montagne in cui si respira l'anima degli spazi aperti e di paesaggi impervi solo sfiorati dalla presenza umana. Rigoni sa rendere la limpida immediatezza di ciò che ci circonda e insieme un accento di fiducia nella vita, sprigionando un sentimento altamente poetico e un genuino amore per il suo mondo alpino. Il bosco degli urogalli narra di villaggi chiusi nell'inverno con il grato fuoco delle cucine, della solitudine delle albe per i sentieri delle montagne, dei silenzi che riempiono i boschi, attraverso un linguaggio lirico e allo stesso tempo semplice che restituisce al lettore i paesaggi fraterni e familiari del «sergente Rigoni Stern».

“… una raccolta di racconti, per lo più imperniati sulla caccia, in cui il contatto dell’uomo con la natura diventa centralità e di fatto dà vita a un filone di grande pregio in cui l’autore asiaghese diventerà insuperabile”. (di Renzo Montagnoli 16/6/2009)


Dal 1964 incominciò la sua collaborazione con Il Giorno e con altri settimanali.




Quota Albania

Nel 1971 scrisse Quota Albania, memoria-racconto sulla scorta di appunti scelti nel tempo delle campagne contro la Francia e contro la Grecia, dal giugno 1940 all'aprile 1941.

quota albania Un anno di guerra e due campagne militari, in Francia e in Grecia, ricostruite grazie a due taccuini fortunosamente salvati. Del diarista Rigoni possiede le qualità innate: l'occhio attento, l'intimo sentire; la sorridente modestia per cui sempre dissimula se stesso nelle pieghe dei fatti e dei personaggi. Ed eccolo il diciannovenne caporale Rigoni, conoscitore infallibile di ogni sentiero e bosco e dirupo, sulle Alpi valdostane, nella breve campagna di giugno contro la Francia, a far conoscenza della prima fame e della tristezza di combattere senza un perché, occupando paesini arrampicati sulle costole delle montagne straniere, eppure tanto simili a quelle di casa propria. Poi l'Italia dichiara guerra alla Grecia e tocca agli alpini prendere posizione su quelle desolate montagne albanesi, remote e irreali come crateri sulla Luna. E l'unico a sapersi orientare è Rigoni - «Piè veloce» lo hanno soprannominato - che corre imperterrito per chilometri nel fango e nella neve, trovando un modo per sentirsi libero, per riavvicinarsi idealmente ai suoi monti e ritagliarsi l'illusione di una pace dove la vita nel bosco ha ancora il suo antico significato.




Ritorno sul Don

Nel 1973 esce ritorno sul donRitorno sul Don, cronaca di un viaggio in Russia compiuto sulle tracce e nei luoghi dove era stato impegnato il Corpo d'Armata Alpino, unitamente ad altri racconti di guerra, di prigionia e della resistenza.

I ricordi della ritirata di Russia scritti in un lager tedesco dall'alpino Rigoni Stern nell'inverno del 1944, pubblicati da Einaudi nel 1953 sotto il titolo "Il sergente nella neve" e da allora long - seller per il candore e la forza con cui viene rappresentata la lotta dell'uomo per conservare la propria umanità. Un sogno di pace rivisitato nel 1973, quasi trent'anni dopo, in Ritorno sul Don, un viaggio non solo nello spazio, ma anche nel tempo, senza rancori e senza voglie di rivalse, come atto d'amore e di riappacificazione con gli uomini e con la storia.




Storia di Tönle

Storia di Tönle è del 1978: è la vita di un montanaro nel tempo che va dall'annessione del Veneto all'Italia alla Grande Guerra attraverso emigrazioni, ritorni, lavori, contrabbandi di povere cose.


Per questo libro riceve il premio Campiello e il premio Bagutta.


La storia di Tönle Bintarn, contadino e pastore delle antiche montagne venete, comincia con un incontro con una pattuglia storia di tonledella Regia Finanza quando, di là, sul trono dell'Impero sedeva Francesco Giuseppe; e termina durante la Grande Guerra in un bosco millenario piantato da monaci. In mezzo, la condanna, l'esilio e ritorni furtivi, ogni inverno, come un uccello migratore alla casa. Soltanto quando Tönle è vecchio e stanco arriva finalmente il condono. Ma è tardi per tutti: la guerra travolge ogni cosa, distrugge casolari e villaggi. Solo Tönle rimane ora caparbio con le poche pecore sui monti, al limite della linea degli scontri, difensore corrucciato di una rustica civiltà. E là, dopo un ultimo distacco, un'altra fuga e un ritorno come connaturati a un destino, tra colonne di truppe, file di ambulanze e traini e scoppi di artiglieria. Tönle Bintarn, pastore contadino, minatore, ferroviere, venditore di stampe, allevatore di cavalli, giardiniere per tutte le terre dell'Impero austro - ungarico e dell'Italia, incontra finalmente la pace, appoggiato a un ulivo, con la pipa in mano. Intreccio di grandi personaggi e di umili popolazioni in un angolo remoto del mondo dove la Storia s'insinua tra le vite, la vicenda di Tönle Bintarn corre via rapida e intensa, con quei singolari profumi di foreste e di nevi e d'aria in cui Rigoni Stern avvolge i suoi intensi, poetici racconti. Qui la concentrazione è ancora più fitta, gli stacchi ancora più rapidi e netti, come in un'esistenza intera composta da sequenze brevissime.

“E’ un nuovo filone, quello della memoria, delle origini della sua gente di Asiago, una comunità che in Stern assurge al valore di unica e autentica patria..” (di Renzo Montagnoli 16/6/2009)

“La storia di Tönle è un romanzo sull’uomo, sul suo innato sentimento per la terra dove è nato e vissuto, sulla nostalgia che prevale su ogni evento e che fa della battaglia per il ritorno a casa un inno al concetto di patria come luogo dei propri affetti..” (di Renzo Montagnoli 16/6/2009)




Uomini, boschi e api

Nel 1980 Uomini, boschi e api: una serie di racconti e di impressioni naturalistiche acquisite con l'osservazione.

"Esiste un' enigmatica 'terra' della memoria, sempre reinventata, e insieme riscoperta, lungo una linea internazionale vitale. uomini, boschi ed apiQuesta memoria è onnicomprensiva e insieme selettiva, a vari livelli, ed è costituita da un sottofondo, da un brusio innumerevole di voci contraddittorie. Come la traccia scritta lasciata dall'uomo, è memoria il canto di un uccello nel bosco, lo spirare del vento o il rombo della valanga. Lo è soprattutto quell'eco misteriosa di una lingua che era in noi e che noi abbiamo perduta".

Così il poeta Andrea Zanzotto ha parlato dell'opera di Rigoni Stern; e questa immagine dello scrittore degli altipiani che fissa e trascrive la storia dell'uomo anche attraverso la voce di un animale gioca in modo particolare in questo libro, che riunisce quattro raccolte di racconti, ognuna delle quali ha il respiro di un breve romanzo: I giorni del Nord-Est, "con il cielo e le selve", Stagione di vita in compagnia delle api, Lavori di montagna .E' il mondo di Rigoni Stern, i suoi inverni, con i segni rossi sulla neve del lepre ferito, le sue primavere, con le coturnici che cantano, e i prati che si riempiono del giallo del tarassaco e di sciami di api.




L'anno della vittoria

L'anno della vittoria è del 1985 e si riallaccia a Storia di Tönle: è la vita dei profughi dell’Altipiano che nel 1916, a seguito della nota offensiva austro - ungarica, sono costretti ad abbandonare precipitosamente case e beni; il l'anno della vittorialoro doloroso rientro nel 1919, la ripresa della vita nei paesi rasi al suolo.


L'anno della vittoria, continuazione ideale della Storia di Tönle, è quello che va dal novembre 1918 all'inverno successivo e racconta la storia di una famiglia e di un paese che devono risollevarsi dall'immane naufragio della guerra. Il lento ritorno alla vita, la fatica di riannodare i fili degli affetti e dei sentimenti, la riscoperta di luoghi e ritmi di vita perduti: Rigoni Stern dà voce alle cose, alle persone, alla natura nei loro aspetti piú autentici, testimonianze di un'umanità di confine che vince nonostante la Storia.

“L’anno della vittoria è un’ opera corale, dove uomini come Tönle, riuniti, esaltano il concetto di comunità, di identiche radici, indissolubili, inalienabili, tali da superare ogni difficoltà purché sempre solidali, in un’unica grande famiglia per cui vale la pena di vivere e di lottare.” (di Renzo Montagnoli 16/6/2009)




Amore di confine

Nel 1986, sempre con Einaudi, Amore di confine: racconti e memorie di un mondo che va scomparendo, se non già scomparso.

La voce di Mario Rigoni Stern è di quelle che non ci si stanca mai di ascoltare. Il lettore di queste pagine avrà l'impressione di ritrovarsi con lui davanti al fuoco di un camino, in una notte d'inverno sull'Altipiano, e di sentirgli raccontare storie di Amore di confineguerra e di pace, di uomini e di animali, di boschi e di piante, legate insieme da una adesione profonda ai ritmi dell'esistenza. I capitoli in cui è diviso il libro sembrano scandire i momenti di un'autobiografia: la prigionia nei campi di lavoro nazisti, narrata senz'ombra di enfasi vittimista, con la consueta attenzione al rifiorire della solidarietà anche nelle circostanze più drammatiche; il ritorno a casa e il lavoro come avventizio di terza categoria al servizio catastale, esemplare microcosmo di contadini e montanari, dove è possibile seguire sulle mappe e sui documenti l'intreccio delle varie vicende familiari; la vita quotidiana al paese, con i suoi personaggi salienti: don Titta, Bepi del Pune, Toni Zurlo, la bambina che era amica di Ezra Pound... Osservatore esperto ed autorevole, Rigoni Stern preferisce il ruolo del testimone a quello del protagonista. Ogni paesaggio - dice - ha le sue storie, a saperle leggere, e l'Altipiano di storie è ricchissimo, una miniera di memorie, riti, leggende, che trova quasi il suo emblema in quella sperduta Osteria dell'Antico Termine, per secoli rifugio alpestre e stazione di posta, che nel Medioevo segnava il confine tra la Reggenza dei Sette Comuni e il Vescovo Principe di Trento; o nei tre meravigliosi ciliegi che la tradizione vuole siano stati piantati alla notizia della scoperta dell'America. Il titolo allude non soltanto alla particolare posizione geografica di quel crocevia di genti, lingue ed esperienze, ma anche e soprattutto a quello speciale momento che è caro all'ispirazione dell'autore: il trapasso struggente di età e di stagioni, il trascolorare di epoche e di emozioni che ogni anno trova la sua cifra poetica nelle settimane del disgelo...




Il magico Kolobok

il magico kolobok

Nel 1989 La Stampa, nelle edizioni «Terza pagina», pubblica Il magico kolobok, cronache di viaggi in Europa, storie della Prima e della Seconda guerra mondiale.

Il magico Kolobok è la descrizione di un viaggio intrapreso in Russia, dove, assieme allo scrittore russo Michail Michajlovic Prisvin, l'autore aveva rivisitato i luoghi nei quali la sua esistenza era stata profondamente segnata, i luoghi, cioè, della tragica ritirata dal fronte sul Don nell’inverno del 1943. Lo scrittore russo, di cui si conosce poco (Adelphi ha pubblicato, nel 1979, una sua opera, Ginseng), nel 1908 aveva seguito il magico “kolobok”, la guida fatata delle favole. Non è certo un caso che “kolobok” sia anche una tipica focaccia tonda, che è al centro di una celebre favola russa.




Il libro degli animali

animali

Nel 1990 Il libro degli animali.

Il bosco come universo narrativo e i suoi animali come protagonisti. Questa è la chiave dei racconti di Rigoni Stern, una chiave che può aprire le porte di etologie minime come quelle di aspre epopee. Sono storie di caprioli sperduti, di cani «dai segreti amori», di misteriosi gufi delle nevi, di ghiri e lepri in fuga, di api il cui operare quotidiano ha realmente qualcosa di epico. Sono storie a volte commoventi a volte un po' barbare, ma la violenza che vi alberga, lo stesso senso di morte che sovente le domina, si saldano ai meccanismi millenari della natura e perdono ogni significato angoscioso. Perché il male, sembra dire Rigoni Stern, è solo dell'uomo, quando dimentica o disprezza o distrugge gli equilibri del bosco.
I diciannove racconti che compongono questa raccolta disegnano un mondo che sa ancora vivere in simbiosi con il più segreto ritmo della vita e, forse, della poesia.




Arboreto salvatico

Nel 1991 Arboreto salvatico, racconta venti alberi nelle loro caratteristiche botaniche e ambientali, nella storia e nelle tradizioni letterarie e mitologiche.

arboreto salvatico

Dal larice «albero cosmico lungo il quale scendono il sole e la luna», alla quercia con la sua forza araldica, al faggio «albero felice agli dèi», al tasso simbolo della morte e dell'eternità: Rigoni Stern sceglie venti alberi a lui particolarmente cari e li «racconta», dandone le caratteristiche botaniche e ambientali, illustrandone la storia e le ricchezze, spiegando gli influssi che hanno avuto nella cultura popolare e nella letteratura, e animando il suo arboreto con le proprie esperienze di uomo di montagna, i ricordi, la nostalgia di «quando gli uomini vivevano con la natura». La descrizione si intreccia così alle riflessioni personali dello scrittore che vede una consonanza di vicende e di destini tra gli uomini e gli alberi, chiusi nella parabola eterna di nascita e morte, gioia e sofferenza, destinati magari a vivere a lungo, ma comunque condannati a sparire, ad essere sostituiti.

“Con il ciliegio di Asiago che verrà abbattuto, per far posto alla costruzione di un condominio per i villeggianti, se ne va un amico, un testimone e protagonista di gioventù, se ne vanno i ricordi, emozioni passate, se ne va un pezzo dell’ autore”. (di Renzo Montagnoli 16/6/2009)




Il poeta segreto

Nel 1992 un libretto di racconti, II poeta segreto, nell' edizione «Il girasole», Valverde.

il poeta segreto

Ecco di seguito uno dei racconti:
«Le sere di febbraio si passano in casa a guardare il fuoco e ad aspettare la primavera, ma queste sere di giugno dal lungo crepuscolo sono belle da godere camminando per le strade e i sentieri lontano dalle case. Non ci sono ancora villeggianti e turisti, cercatori di funghi, cacciatori; i boscaioli contadini sono stanchi per la lunga giornata di lavoro, gli altri sono seduti davanti alla televisione o in discoteca. Così, dopo le uscite primaverili delle motociclette che fanno fuggire nel folto i caprioli che bramano l’erba novella ai bordi del bosco, in queste sere puoi camminare in altro tempo. In altri tempi da collocare nel tuo vissuto o nel vivendo che puoi scegliere. In queste passeggiate, per non distogliere il vagabondare della mente e del corpo, non voglio per compagna nemmeno Ambra, la mia cagna spinona. Questo o quel sentiero? Uno vale l’altro, ognuno e qualsiasi può richiamarmi una storia o riservarmi una sorpresa».




Le stagioni di Giacomo

Nel 1995 Le stagioni di Giacomo, un lungo racconto che si collega a L'anno della vittoria e a Storia di Tönle come un unico tempo di vita paesana tra pace e guerra a cavallo del XIX e XX secolo. Riceve per questo libro il Premio Grinzane Cavour.

Una piccola comunità dell'altipiano di Asiago, nel Veneto, è uscita stremata dalla Grande Guerra: ovunque macerie, povertà disoccupazione, il senso di una prostrazione morale. Chi non emigra all'estero ha davanti a sé come unico lavoro possibile la montagna Le stagioni di Giacomoalla ricerca dei residui bellici da rivendere ai grossisti di metalli per pochi centesimi. E' un lavoro ad alto rischio, che può costare la vita se si incontra un ordigno inesploso; è un lavoro pietoso, perché molti corpi di soldati "dispersi" affiorano dalla terra sconvolta. Giacomo, il protagonista del romanzo, impara il mestiere fin da bambino, quando una giornata di recupero significava un concreto aiuto al magro bilancio familiare, o un piccolo svago domenicale. Al seguito del padre, diventa un professionista esperto: nel silenzio dei monti, Giacomo impara a dialogare con i soldati scomparsi, ma anche a conoscere la natura e a decifrarne il linguaggio segreto, ad amare piante ed animali. Gli anni passano i segnali del nuovo regime fascista raggiungono anche le periferie più lontane. Il paese viene scelto per una colonia nazionale di balilla e per la costruzione di un monumentale ossario dei caduti. Si trovano così a convivere due società: quella ufficiale del nuovo potere, con la sua retorica guerriera e imperiale, e la società alpina, solida e solidale, gelosa custode dei valori in cui crede, capace di sacrifici e di entusiasmi spontanei. Ma già si annuncia una nuova stagione di guerre, e altri giovani si apprestano a ripercorrere, ingigantita, la tragedia di cui i "recuperanti" sono stati testimoni. Quello che Mario Rigoni Stern racconta in questo romanzo è un mondo ancora integro, dominato da un forte senso della comunità, sapiente nella sua conoscenza (e nel rispetto) della natura e dei suoi ritmi: una civiltà armoniosa che oggi ci appare come travolta da un degrado irreversibile, i cui primi sintomi sono appunto da cercare negli anni Venti e Trenta. Rigoni Stern ce la restituisce con poetica [...]

“E’ un romanzo struggente su una gioventù che non poté conoscere le gioie della vita tipiche della sua età, su un mondo di miseria e di fame in cui tuttavia fiorivano la solidarietà e il mutuo soccorso, su un fascismo retorico e tronfio che non solo non permise a tanti, a troppi di vivere dignitosamente, ma che sacrificò inutilmente in una guerra non sentita proprio quei figli che avrebbero dovuto rappresentare l’avvenire”. (di Renzo Montagnoli 16/6/2009)




Sentieri sotto la neve

Nel 1998 Sentieri sotto la neve

Questo è un libro intriso di memoria. Seguendo con fedeltà le tracce degli uomini, non arrendendosi alle ragioni del tempo, Sentieri sotto la neveogni racconto trae in salvo con uguale magia qualcosa o qualcuno: i tanti nomi della neve, un pastore solitario che parla con amore alle sue pecore, paesaggi scomparsi, la storia di un popolo, un giovane legnaiolo la cui esistenza è sconvolta dall’apparizione di una strega bellissima e impietosa, una famiglia di caprioli, un focolare intorno al quale si raccolgono vivi e morti intrecciando rimpianti e speranze, e poi i tanti intensissimi ricordi personali: l'infanzia, la guerra, la prigionia. I ricordi si coagulano in frammenti o si dilatano in narrazioni estese di grande potenza, come quella che apre il libro, incentrata sulla lunga marcia verso casa di un uomo uscito dal Lager, gracile scheletro che arranca tra i relitti lasciati dalla guerra.
Sentieri sotto fa neve è una raccolta di voci che si alzano contro il silenzio incombente da più parti sulla nostra storia e sulla nostra identità. Quelle voci raccontano gli eventi inauditi che appartengono al passato di tutti noi, compreso chi non c'era, ma narrano anche di luoghi dimenticati, di lingue antiche, di una fauna e di una flora in continua trasformazione, di tutto quanto insomma occorre nominare e descrivere con cura affettuosa perche esista ancora, e per sempre.




Inverni lontani

Nel 1999 Inverni lontani

Il racconto parte da una semplice constatazione: se per noi che viviamo nelle moderne città occidentali è facile affrontare Inverni lontanil'inverno - basta accendere il riscaldamento, andare al supermercato - per molte persone non è cosi. E doversi preparare a lunghi mesi di gelo un problema che riguarda non soltanto i paesi lontani come la Patagonia o la Siberia, ma anche certi villaggi isolati delle nostre montagne. Mario Rigoni Stern ci offre quindi una serie di «istruzioni per l'uso»: una sorta di manuale in cui racconta come ci si prepara ai rigori invernali in assenza degli agi messi a disposizione dal progresso. Prima di tutto, bisogna fare provviste, accumulare e conservare cibo: i prodotti dell'orto, le patate di montagna ammucchiate in cantina, la farina da polenta. E poi bisogna badare al freddo: la legna di faggio è la migliore perche non sporca il camino, e la temperatura si tiene d'occhio controllando che l'acqua lasciata in un secchio non geli. Non mancano neanche i consigli per restare in buona salute: la grappa scaccia l'influenza, il miele di salvia fa bene alle vie respiratorie. E ciò che emerge da tanti consigli pratici è il ritratto di un'esistenza vissuta secondo ritmi antichi, diversissimi da quelli sincopati del mondo di oggi, ritmi che permettono di vivere in armonia con la natura e di dedicarsi allo spirito perché resta il tempo per riflettere e per leggere. In attesa della primavera.




Tra due guerre e altre storie

Nel 2000 Tra due guerre e altre storie

Sul finire degli anni Ottanta in una fredda sera natalizia Rigoni Stern, ascoltando i rumori notturni e lasciando vagare la mente tra due guerree i suoi pensieri, compì un viaggio immaginario sulle orme del «magico kolobok», rotolante guida fatata delle fiabe che lo accompagnò nell'estremo nord della Russia. Anni dopo quel racconto diede il titolo a una raccolta di articoli, usciti nell'arco di oltre vent'anni sulle pagine del quotidiano «La Stampa», riuniti in un unico volume. Ora il «kolobok» ritorna a guidare il lettore alla riscoperta di molti di quegli agili racconti rigoniani in una scelta che privilegia il «viaggio della memoria» sulle orme dei ricordi di guerra, di entrambe le guerre che hanno devastato l'Europa. Agli articoli già pubblicati si affiancano nuove e inedite pagine di racconti e riflessioni in un intreccio fra il tempo presente e un passato più e meno lontano, dalla Prima guerra mondiale attraverso il nodo cruciale degli anni del Secondo conflitto (con le battaglie sul fronte alpino, la disfatta dell'Armir e la prigionia nei campi nazisti) per arrivare al racconto dei viaggi in Russia compiuti quando ancora il Muro non era crollato. Aneddoti si mescolano a fatti di guerra, eventi storici si legano a vicende minute, il racconto dei paesaggi del Nord innevato conduce a riflessioni letterarie. E l'impossibilità di ricostruire quanto fatto «quel» 25 aprile, trascorso verosimilmente vagando a piedi fra i boschi austriaci nel tentativo di tornare in Italia, diventa il significativo epilogo di un itinerario nella memoria che vuole impedire l'oblio.




L'ultima partita a carte

Nel 2002 L’ultima partita a carte

Certi libri nascono per caso, e sono piccoli miracoli. L'ultima partita a carte è nato da una sfida coraggiosa e apparentemente inaudita che l'autore ha voluto lanciare a se stesso, stimolato da una richiesta della Fondazione Cini: raccontare in modo secco e caldo insieme, in un breve intervento pubblico, quanto aveva narrato distesamente nei libri di tutta una vita, e cioè la sua vicenda di ragazzo nella Seconda guerra mondiale. Lavorando per un lungo periodo su quegli appunti, con uno sguardo ai libri di storia e ai documenti, e un altro sguardo, di natura ben diversa, alla sua personale esperienza di soldato tra i tanti, Rigoni Stern l'ultima partita a carteha scritto uno dei suoi libri più singolari, un distillato prezioso. In ogni pagina la biografia si fonde con la storia collettiva, per poi disperdersi in rivoli di storie individuali: ed è proprio questo movimento naturale di diastole e di sistole a far pulsare il cuore vivo del racconto, a rendere udibile, per le generazioni lontane da quegli eventi, il battito del tempo. Nel rievocare l'inizio delle ostilità, la campagna d'Albania, di Russia, l'8 settembre, il Lager - sempre contrapponendo le vuote parole dei bollettini di guerra, dei proclami, dei comunicati ufficiali, alla realtà incandescente del vissuto -, Rigoni Stern non rinuncia mai a raccontare episodi apparentemente marginali, che custodiscono un altro senso della Storia: cinque carote barattate con una penna stilografica d'oro, lo sguardo di un compagno di cordata che precipita, una fossa comune apparsa nel nulla della steppa e poi subito inghiottita dalla neve, un placido laghetto che si prosciuga rivelando il suo carico di morte. E c'è spazio, come nella vita, per aneddoti quasi comici: le lezioni di buone maniere impartite settimanalmente alla compagnia da un improbabile capitano nobile; il momento in cui, diciassettenne, Rigoni Stern tenta d'arruolarsi in Marina tra il dileggio degli esaminatori che gli chiedono «Ma tu sai nuotare?». Così, per sussulti e frammenti, la storia di un uomo e di un'epoca ci viene incontro.«Ero un piccolo uomo, - dice Rigoni Stern, - che tra milioni di altri uomini stava combattendo lontanissimo da casa in una guerra così orribile che mai le stelle videro nel loro esistere. Sentivo solo la grande responsabilità verso i miei compagni che il fato mi aveva portato a guidare; sentivo che il mio corpo era forte, che in Italia ero amato e aspettato. "Sergentmagiù ghe rivarem a baita?" Dovevo tenerli uniti e fare il possibile per riportarli a casa».




Aspettando l'alba e altri racconti

Nel 2004 Aspettando l’alba e altri racconti

I racconti che compongono questo libro hanno una doppia anima: guerra e natura si alternano in un contrappunto che la scrittura di Rigoni sa modulare con verità. Così, accanto alla storia di Romedio e della sua mula che salvarono decine di feriti in Russia, o a quella di una bottiglia di grappa nascosta in una trincea da un soldato nel 1917, e ritrovata trent'anni dopo, o ancora a quella di un ritorno, dopo sessant'anni, sul luogo della sofferenza e della morte - il Lager 1|b, in Polonia - trasformato in un impossibile Aspettanfo l'albapaesaggio bucolico, possono trovare posto due piccoli caprioli che si avvicinano alle case in cerca di cibo e di riparo, una lepre inseguita nel bosco, la legna messa da parte per l'inverno o per chi verrà dopo di noi; e poi Ast, un cane speciale, addestrato a una caccia lenta, senile: un cane per chi non sogna più carnieri abbondanti, «ma un andar lento nel bosco». Sempre un viaggiare nel tempo, con tenacia: può bastare aprire una vecchia cassettina di noce trovata in soffitta, e leggere le lettere che un ragazzo di vent'anni - il sergente Rigoni - scriveva dal fronte. O sfogliare un atlante, da cui sbalzano «ricordi vivi di noi vagabondi dentro la storia su nevi lontane»: e i ricordi che riemergono sono i più disparati. Molti insostenibili, come quello di un soldato italiano inginocchiato nella neve che grida aiuto invano. Altri quasi lieti: le patate rubate qua e là, per non nuocere a un solo contadino, con un bastone chiodato: «Patate con il chiodo. Specialità della ditta Tardivel e Rigoni». Infine, «ora che il tempo scende al tramonto», vanno salutati gli amici: Primo, Nuto, e poi i poeti segreti. «Anche il mio corpo è stanco, questo vecchio corpo che tante vicende ha subito, e nelle ore notturne, in attesa del sonno o dell'alba, il pensiero si sofferma su quel tempo, e ricompaiono volti di amici, episodi, situazioni drammatiche. Non solo sofferenze, anche momenti sereni di giochi infantili, visi ridenti, lettere d'amore, sogni, canti, montagne conquistate».
«Cammino sul prato dove c'era la mia baracca, conto i passi, trovo il luogo dove stavo sdraiato a meditare: sul passato, sulla fame, sulla responsabilità. Mi guardo intorno, le pecore pascolano tranquille, non ci sono cani né pastori; l'autunno è nei suoi colori più belli; è un paesaggio pastorale: sembra impossibile che qui sessant'anni fa c'erano fame, morte, miserie, urla di comando.
Ora voglio anch'io mangiare una mela, una piccola mela rossa del Lager I|b: mi sembra un dono che la natura mi offre come diritto, come risarcimento di tanta non-natura patita»
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I racconti di guerra

Nel 2006 I racconti di guerra

I racconti di guerra Dalle storie della Grande Guerra, scaturite dall'album di famiglia e dai bollettini ufficiali, a quelle della seconda guerra mondiale che ripercorrono la campagna di Francia, la tragica spedizione albanese, il drammatico fronte russo, la prigionia, il ritorno sull'Altipiano: pagina dopo pagina, attingendo alla sua memoria personale e a quella collettiva,«il sergente» Rigoni costruisce un quadro scarno e spietato di un tempo che non è il nostro ma che ci viene lasciatoin eredità. Tutti i racconti che Rigoni Stern ha dedicato al tema della guerra nelle sue opere precedenti, oltre a numerosi altri testi sparsi in giornali e riviste, vengono qui pubblicati in un ordine storico-narrativo a cura dell'autore.




Stagioni

Nel 2006 Stagioni

«Erano belle le sere estive con la luna sopra i tetti. Mi pareva di sentire le stelle e invece erano i grilli sui prati. Allora le voci del paese e della natura intorno, gli odori, i rumori, le nuvole e le luci avevano chiaro riferimento con la vita e seguivano le stagioni dei nostri giuochi e del lavoro degli uomini». Questo libro è il percorso di una vita.Stagioni Nato da un profondo rispetto della natura, del suo equilibrio e della sua grazia, rievoca grandi avvenimenti della Storia e piccole vicende personali, in un flusso scandito dall’alternarsi delle stagioni. Nella memoria dell’autore ogni cosa ha lo stesso spazio, la stessa dignità; ogni frammento trova la giusta collocazione all’interno di un quadro che Rigoni Stern, «uomo di montagna», dipinge dei colori più vivi. Accanto alla campagna di Russia e alla drammatica esperienza del Lager riemergono così episodi apparentemente marginali, che tuttavia danno il senso di una vita: dai suoi giochi di ragazzo alle prime battute di caccia, da una visita alla Reggia di Versailles al «bel gallo» regalato all’amico Vittorini, che però, a mangiarlo, si rivela «selvatico e coriaceo»… E poi ancora antichi riti e vecchie tradizioni, uomini e affetti di altre epoche, alberi e animali destinati ad annunciare il nuovo clima e la nuova stagione, luoghi e paesaggi forse dimenticati ma sempre carichi di storia e di ricordi: su tutto lo sguardo, a volte divertito a volte malinconico, dell’autore, testimone del suo tempo e di un passato che continua a riaffiorare. “Non si tratta solo dei periodi dell’anno, bensì anche di quelli di una vita e in questi riemergono i ricordi dei predecessori che già vissero quelle stagioni. Mario Rigoni Stern ci offre un’opera straordinaria, frutto di esperienza di vita, di profondo rispetto e amore per la natura.” (di Renzo Montagnoli 16/6/2009)




Quel Natale nella steppa

Nel 2006 Qul Natale nella steppa

natale In questi racconti la scrittura di Mario Rigoni Stern, precisa e rigorosa ma in grado di chinarsi ad ascoltare le più minute sfumature delle vicende umane, rievoca e riporta in vita un mondo che sta irrimediabilmente scomparendo. È la forza di uno scrittore che ha trasformato la lucida testimonianza delle ultime disastrose guerre in indimenticabile lezione civile, ricostruendo le ragioni profonde dell'essere uomini e dello stare insieme. Il Natale emerge come rappresentazione del mondo più autentico che l'autore porta con sé, custode di quei valori umani che le sue pagine cercano di conservare e tramandare, e che diventa la chiave di riferimento con cui fronteggiare gli avvenimenti del presente.