PROFILO


Asiago (in cimbro: Slege) 1º novembre 1921 – Asiago, 16 giugno 2008.

Nato ad Asiago (provincia di Vicenza), in una casa appena ricostruita sulle macerie della Grande Guerra da Giovanni Battista Rigoni e Annetta Vescovi, era terzo di sette fratelli e una sorella, tra i quali alcuni diventarono medici ed ingegneri forestali. La sua famiglia esercitava da secoli i commerci tra montagna e pianura (prodotti delle malghe alpine, pezze di lino, lana e manufatti in legno della comunità dell'Altipiano). Il padre era stato congedato come ufficiale subalterno di fanteria, la madre proveniva da una famiglia dove era alto lo spirito risorgimentale, raccontava di suo nonno Giulio, avvocato, che nel 1848 era fuggito dal Seminario Maggiore di Padova per correre a Venezia da Daniele Manin e nel 1849 fu uno dei difensori di Marghera. La crisi degli anni Trenta portò alla decadenza economica della numerosa famiglia. Da ragazzo Mario amava più giocare che studiare;sciare, vagabondare per i boschi, esplorare luoghi lontani, ma leggeva anche libri dei grandi romanzi classici che giravano per casa.


Nel 1936 prese la licenza di Scuola Secondaria di Avviamento al lavoro per poi lavorare presso la bottega di famiglia, un negozio di generi alimentari che si trovava nella piazza centrale del paese. Preparava la legna per l’inverno, tagliava fieno sui prati e si prodigava in altri lavori tipici della gente di montagna.


Nel 1938 si arruolò volontario nella Scuola Militare d'Alpinismo di Aosta per avere la qualifica di «specializzato sciatore-rocciatore». A 17 anni e mezzo venne promosso caporalmaggiore.


Nel settembre del 1939, mentre era in licenza, dovette rientrare improvvisamente al reparto, in quel momento, nel treno che lo portava al fronte occidentale osservava i volti di alcuni non più giovani, di uomini costretti a lasciare improvvisamente moglie e figli, capì che ciò che stava accadendo avrebbe cambiato per sempre anche la sua vita.


Nel febbraio del 1940 venne assegnato al 6° Reggimento Alpini della divisione Tridentina nel battaglione Vestone quale istruttore di alpinismo e di sci. Nello zaino teneva due libricini: “La Divina Commedia” di Dante e “Il fiore della lirica italiana dal Trecento all’Ottocento” (perduti poi, tra le steppe verso Stalingrado nell’estate del 1942).


Partecipò alla campagna italo-francese sulle Alpi al tempo dell’entrata in guerra dell’Italia e a quella italo - greca sulle montagne albanesi quale porta-ordini sciatore, dove venne soprannominato “piè veloce”.


Nell'inverno del 1941-42 venne comandato quale istruttore di sci per il Corpo Italiano di Spedizione in Russia e aggregato al battaglione sciatori "Monte Cervino".


Dopo un breve rientro in Italia, nell'estate del 1942, ritornò sul fronte Orientale con il suo reggimento. Partecipò con questo reparto alla battaglia difensiva di quell'estate nell'ansa del Don, alle battaglie invernali sul medio Don e alla grande ritirata del Corpo d'Armata Alpino.


Fu fatto prigioniero dai tedeschi quando l’Italia firmò l’armistizio di Cassible l'8 settembre 1943, deportato nei Lager vi rimase per tutta la rimanente durata della guerra.


Magro e provato rientrò fortunosamente a piedi in Italia dopo due anni il 5 maggio del 1945.


Nel dicembre 1945, a seguito di dimostrazioni di reduci e partigiani che chiedevano di lavorare, venne assunto come "diurnista di terza categoria" nell'Amministrazione Provinciale delle Imposte Dirette (Ministero delle Finanze) e addetto alla conservazione del catasto, dove lavorò fino al 1970 quando lasciò per ragioni di salute (problemi cardiaci).


Successivamente si dedicò totalmente al mestiere di scrittore che aveva abbracciato fin dagli anni '50.


Nel 1953, Elio Vittorini pubblicò presso I Gettoni di Einaudi, il suo primo e più celebre romanzo «Il sergente nella neve», presto diventò un classico della letteratura moderna italiana. Il libro fu tradotto in diverse lingue ed è utilizzato a tutt’oggi in molte scuole italiane come testo di lettura. E’ una storia straordinaria frutto dell'esperienza personale dell'autore che partecipò alla campagna di Russia e di là riuscì a tornare vivo.


Nel 1946 si sposò con Anna, sua compagna di scuola dalla quale ebbe tre figli e quattro nipoti.


Sul finire degli anni sessanta scrisse il soggetto e collaborò alla sceneggiatura "I recuperanti", film girato da Ermanno Olmi sulle vicende delle genti di Asiago all'indomani della Grande guerra. (Una curiosità: Ermanno Olmi abita nella stessa strada di Mario Rigoni Stern).


Oltre a vari premi per i suoi romanzi nel 1997 vinse il Premio Feltrinelli e nel 2003 il Premio Chiara alla carriera.


Per la sua sensibilità verso il mondo della natura e della montagna l'11 maggio 1998 l'Università di Padova gli conferì la laurea honoris causa in scienze forestali ed ambientali.


Nel 1999 girò con Marco Paolini un film-dialogo diretto da Carlo Mazzacurati, Ritratti: Mario Rigoni Stern.


Lo scrittore Ferdinando Camon, quando era presidente del Pen Club italiano nel 1999 propose Mario Rigoni Stern per il premio Nobel della letteratura.


Nel 2000, insieme all'allora Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, curò il volume: "1915-1918 La guerra sugli Altipiani. Testimonianze di Soldati al fronte".


L’attore Marco Paolini portò in teatro dal novembre 2004 “IL SERGENTE”, tratto dal libro "Il sergente nella neve", (rappresentazione a Genova Teatro della Corte - Febbraio 2005).


Nel 2005 gli conferirono la cittadinanza onoraria di Montebelluna.


Il 14 marzo 2007 l'Università degli studi di Genova gli conferì la laurea honoris causa in scienze politiche.


Il 16 giugno 2008, già malato da tempo, muore di un tumore al cervello.