PRESENTAZIONE


Cominciai a conoscere Mario Rigoni Stern nel febbraio del 2005 quando Marco Paolini, bellunese e attore teatrale della narrazione, portò a Genova lo spettacolo “Il Sergente” tratto dal libro “Il SERGENTE NELLA NEVE”.

Lo spettacolo, rigoni stern un monologo come quasi tutte le rappresentazioni teatrali di Paolini, creò in me una profonda emozione per il contenuto e la bravura dell’attore che riuscì a coinvolgere lo spettatore portandolo a rivivere l’ immane tragedia della ritirata del Corpo d’ Armata Alpino in Russia durante la seconda guerra mondiale.
Dopo lo spettacolo incominciai a leggere le opere di Mario Rigoni Stern. Le mie letture e i miei ricordi scolastici sulla seconda guerra mondiale non includevano la conoscenza della storia degli Alpini.

La storia degli Alpini l’ho conosciuta durante la mia permanenza nel coro Soreghina dell’A.N.A. di Genova. Tra i coristi ebbi modo di ascoltare testimonianze dirette sia sulla campagna Greca/Albanese (ricordata ad es. coi canti “il Golico” e “Sul ponte di Perati”) sia sulla campagna di Russia (ricordata nei canti di "Nickolajevka", "L’ ultima notte", "Joska"…).

Tra gli spettacoli, vale la pena ricordare quello del 13 marzo 2007 quando Mario Rigoni Stern ricevette al Teatro Duse di Genova il Premio “Provincia senza Frontiere” dal Presidente della Provincia Alessandro Repetto e dall’ Assessore Maria Cristina Castellani. Nel corso dell’evento vi fu uno scambio di opinioni tra l’autore e Giorgio Bertone Professore Ordinario della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova. Lo spettacolo fu accompagnato dai canti del Coro Amici della Montagna di Genova, intercalato da letture tratte dalle opere di Rigoni Stern iterpretate dal giovane attore Fabrizio Maiocco. Il giorno successivo al Teatro Stabile di Genova fu conferita a Mario Rigoni Stern la laurea “Honoris Causa” dalla facoltà di Scienze Politiche dell’ Università di Genova. (A tal proposito si può leggere la “laudatio del professor Danilo Veneruso”).


A Mario Rigoni Stern piaceva cantare e sentir cantare. Amava, ascoltava, e a volte seguiva con un fil di voce i canti corali, in particolare quelli degli Alpini. Il “cantare” lo troviamo spesso nelle sue opere. Cantava sin da bambino quando frequentava l’asilo. Donò alcuni suoi versi a Bepi De Marzi il quale li tramutò nel canto “Volano le bianche”.