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Riva del Vin raffigurata

da Vittor Carpaccio

(1496-1500 ca.).

 

 

 

 

 

 

VENEZIA:

RIVA DEL VIN A RIALTO

 

 

 

 

 

Riva del Vin e il ponte di Rialto,

nella pianta di Jacopo de' Barbari (1500).

 

 

 

 

 

 

 

 

NUOVE PUBBLICAZIONI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima parte della riedizione ampliata del testo Luoghi del tempo - La Riva del Vin, il Bucintoro ed i fasti della Venetia di Marin Sanudo e Jacopo de' Barbari (1999), nel quale veniva per la prima volta individuata l’ambientazione topografica e la datazione più precisa di una nota incisione anonima, conservata al British Museum di Londra, raffigurante il vascello dogale detto bucintoro, nella sua realizzazione quattrocentesca con modifiche probabilmente d’inizio ‘500; nel medesimo studio, per la fastosa imbarcazione e sempre per la prima volta, vi veniva coniata la denominazione originale di Bucintoro dai tralci di vite”, con analisi in dettaglio nelle sue caratteristiche costruttive e decorative, anche in relazione alla contestualizzazione storico-sociale.

 

 

 

 

Dario Zanverdiani, URBIS GENIO II:

I segreti di Riva del Vin - I, Youcanprint, s.l. 2016.

 

  CAPITOLI:

- IL DAZIO DEL VINO, LE MAGISTRATURE E LE SCOMPARSE

  ARCHITETTURE PUBBLICHE

- DALLO STURION AL GAMBARO: LE RICOSTRUZIONI E

  LE SUCCESSIVE TRASFORMAZIONI ARCHITETTONICHE

- LE VOLTE GRADENIGHE E MOROSINE, L’OFFIZIO DE LA SEDA

  E IL FONTEGO DEL CURAME

- LE VOLTE DI SANT’ADRIANO

- I MERCANTI DELLA SETA: DA SAN GIOVANNI CRISOSTOMO

  A SAN GIOVANNI DI RIALTO

- IL FONDACO DELLE FARINE E I TRAGHETTI DI RIVA DEL VIN

- L’ANONIMA XILOGRAFIA LONDINESE E LE ARCHITETTURE GOTICHE

  E VENETO-BIZANTINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rialto a Venezia, un luogo tra i più frequentati al mondo, descritto e riprodotto in innumerevoli immagini di ogni genere fin dal XV secolo, non dovrebbe riservare più sorprese, segreti da scoprire, microcosmi da esplorare. Ma molte, misconosciute tracce della plurisecolare storia della Serenissima Repubblica sono ancora racchiuse nelle antiche architetture o in quello che ci resta di esse, ancora in grado tuttavia di raccontare ognuna una propria, peculiare storia e di ridare nella concretezza della pietra nuova vita ai piccoli o grandi protagonisti dei polverosi documenti del passato.

 

Si segnalano tra i nuovi contenuti quelli riguardanti le corporazioni veneziane (seta, lana, telaroli, fustagneri, conciapelli, venditori e portatori di vino, arrotini, cartai, barbieri), le architetture tardorinascimentali (edificio dell’Ufficio della Seta; datazione di palazzo Ruzzini di San Giovanni Crisostomo), gli stemmi lapidei (in particolare Gradenigo e dei “Provisores serici”), le antiche locande (osterie dello Sturione del Gambaro), i traghetti, la proprietà patrizia nelle sue relazioni con le strutture commerciali, i mercanti operanti nel XVII secolo (come gli ebrei e i convertiti ponentini), la storia dell’arte (opere del pittore settecentesco Angelo Trevisan; osservazione di alcuni dettagli di un dipinto di Michele Marieschi; l’analisi dei contenuti topografici del celebre dipinto di Carpaccio).

Riferimenti alla toponomastica: Riva del Vin, Rialto Novo, calle del Gambaro, calle della Madonna, calle dei Cinque, calle della Dogana, calle del Sturion, calle dei Barileri e del Paradiso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Leone marciano lapideo che campeggiava

sulla Dogana da Terra prima del 1514.

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Seconda parte della riedizione ampliata del testo Luoghi del tempo - La Riva del Vin, il Bucintoro ed i fasti della Venetia di Marin Sanudo e Jacopo de' Barbari (1999).

 

 

 

 

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Dario Zanverdiani, URBIS GENIO III:

I segreti di Riva del Vin - II (e del Bucintoro "dai tralci di vite"), Youcanprint, s.l. 2016.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una fondamentale testimonianza iconografica sulla civiltà veneziana del Rinascimento rivela i propri sorprendenti segreti, che interessano le più varie discipline storiografiche, travalicando i limiti della storia dell’arte e nello specifico della grafica applicata alle multiformi iniziative editoriali che trovarono al tempo sviluppo, in un clima di eccezionale fervore culturale.

Un’opera unica nel suo campo, per la concezione, la precocità d’esecuzione, la completezza degli esiti, che mai furono in seguito eguagliati, in analogia a quanto accadde per la pressoché contemporanea pianta prospettica di Jacopo de’ Barbari. Un identico, spontaneo anelito, sorprendentemente moderno, sembra animare queste due opere: la necessità di documentare in un eterno, incomparabile ed emblematico attimo, la coscienza della realtà irripetibile del proprio tempo, fosse essa espressa nella complessiva organizzazione e configurazione della forma urbis, oppure nello svolgimento di un evento corale in un singolo, significativo luogo della città, coinvolgente per di più uno dei suoi simboli primari, quale il Bucintoro.

 

Tra i contenuti principali, si possono segnalare: inedite osservazioni sul celebre dipinto Miracolo della reliquia della Croce a Rialto, di Vittor Carpaccio, riguardanti sia dettagli topografici e architettonici che alcuni dei personaggi minori raffigurati nella scena; trascrizione e traduzione di varie testimonianze storiche sul Bucintoro del XV secolo; iconografia del Bucintoro, in particolare relativa al periodo compreso tra la fine del XV e il XVI secolo; analisi dell'evoluzione morfologica dell'imbarcazione dogale, nel suo fondamentale quanto ignorato adeguamento avvenuto all’inizio del 1500, se non negli ultimi 2-3 anni del ‘400; esame iconografico della nota, ma scarsamente o per nulla approfondita xilografia anonima appartenente al British Museum di Londra e raffigurante il Bucintoro “dai tralci di vite” in navigazione di fronte a Riva del Vin a Rialto, con l’inedita, esatta individuazione dell’evento storico rappresentato, associata al riconoscimento di particolari personaggi, tra i 705 in totale raffigurati, che costituiscono casi di assoluta precocità e singolarità nei diversi campi della storia politica, del costume, delle corporazioni e dello spettacolo nella città di Venezia.

 

In appendice contributi che integrano il primo volume della collana per quanto riguarda le case dei Bombardieri e Corte Nova di Santa Ternita, nel sestiere di Castello. In particolare, nel caso di Corte Nova o Morosini, risulta identificato il preciso periodo di costruzione e viene confermata la committenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Xilografia anonima conservata

presso il British Museum di Londra.

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