Conoscere-mettersi nei panni di... | |||
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Ma chi è l'"altro"? Una canzone di qualche anno fa canta: "Gli altri siamo noi" Ci
sono molti modi
di conoscere, di mettersi "nei
panni dell'altro", essendo lui per un
momento, nella nostra mente, con l'immaginazione, o assumendo per mezza
giornata il suo ruolo in un compito e provare a sentirci come pensiamo
si possa sentire lui... |
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Cosa ne pensi? | |||
File | |||
Il file è stato prodotto dal Sermig- Servizio Missionario Giovani (http://www.sermig.org) | |||
Cosa ne pensa Dario | 13/01/2003 | ||
Penso che molte cose siano possibili ma finché non si azzereranno le
posizioni sociale, finché uno o pochi avranno potere di decidere per
tutti garantendo la stabilità delle differenze sociali per non
compromettere ne' ora ne' in futuro il loro tenore, allora ci troveremo
sempre a dire e a voler cambiare le cose ma senza un reale successo, ..se
le cose non si muovono dall'alto. Dario Rispondi a Dario |
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Cosa ne pensa un "altro" (Roberto) | 09/01/2003 | ||
Ma io sono orientale... sai Daniela, un orientale non cerca che gli altri
si mettano nei suoi panni, ricco o povero che sia. Questo e' il segreto a
volte della incomunicabilità con l'occidente, l'ho verificato spesso. Noi vorremmo altro, mantenere le nostre tradizioni e nello stesso tempo partecipare da pari al mondo di tutti, un mondo che e' l'insieme delle varie tradizioni, delle varie culture, né l'occidente né l'oriente devono mettersi nei panni dell'altro, ognuno con i propri panni dovrà partecipare alla costruzione comune all'esterno, per poter continuare ad illuminare le proprie candele all'interno. Certo sono partito da un argomento diverso per spiegare quello che divide i mondi, quello che nessuno di noi, ebrei o musulmani o indù o buddisti, riusciamo a capire quando ci incontriamo con questo occidente che pure amiamo, perché un modo per capire è anche ascoltare un modo completamente diverso di porsi nella vita, un modo così diverso da quello dell'occidente. Quando i due mondi, pieni di valori entrambi, decideranno semplicemente di convivere fuori per poter vivere dentro, le due strade scorreranno parallele, nessuno avrà bisogno di mettersi nei panni dell'altro per comprenderlo, perché ci sarà un futuro comune. Mi ha sempre appassionato questa differenza che ho visto spesso, tante volte mi sono stupito dell'abisso che si crea per le differenti cognizioni del tempo, tante volte ho rinunciato a spiegare e ho ripreso a vivere solo tra la gente a cui appartengo, ma leggendo le tue parole, forse sono riuscito a mettere insieme per la prima volta le mie. Io credo che nessuno sia diverso. Spero che le parole di un orientale servano a spiegare che nessuno può mai parlare o pensare a nome di altri popoli, che siano lontani o che siano in mezzo a noi, che sia a favore o che sia contro, senza che nello stesso momento ci sia aperta curiosità verso questi popoli, con mente chiara da giudizi. "Ascoltare di pace", anziché "parlare di pace", e' questo il senso che cerco di spiegare e che preferisco, credo che sia una differenza di pensiero tra oriente e occidente. E su concerto di sogni, tu sei ospite dell'oriente, e' un'occasione per leggerlo. Si dice che gli orientali siano spinosi fuori e dolci dentro, come i cactus del deserto. Forse perché mangiamo tanto ma tanto cioccolato:-). Ciao Roberto (http://www.concertodisogni.com) Rispondi a Roberto |
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Cosa ne pensa Enriquez | 09/01/2003 | ||
ho visto il ppt sul mettersi nei panni degli altri... scusa, ma sono cose che cmq avevo appreso già da tempo, ma fa sempre piacere vedere che qualcuno che le dice c'è! ieri sera sentivo una previsione agghiacciante: tra pochissimi anni (forse meno di dieci) ci saranno 1200 milioni di cinesi che pretenderanno di vivere secondo lo stile che gli americani gli stanno inculcando x sradicare pacificamente il comunismo. questo spiega il menefreghismo dei governi occidentali di fronte ai massacri mediorientali, alle carestie africane, ai dissesti economici sudamericani e del sud est asiatico. insomma, certa gente farebbe bene a farsi fuori da sola, così noi potremo stare tutti un po' più larghi! Naturalmente, non sono affatto d'accordo! Meglio sarebbe se l'occidente si fermasse un attimo a guardarsi bene intorno, aiutando gli altri a svilupparsi in maniera sostenibile dal resto del pianeta, invece di catapultarsi in un salto nel vuoto verso l'incognita di un benessere sempre più opprimente x la terra... queste sono le mie riflessioni sul tuo sito! brava! enriquez Rispondi a Enriquez |
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Quella volta in cui mi sono messo nei panni di un "altro" | |||
Fabiola e "i miei panni" | 09/01/2003 | ||
Sempre costantemente mi metto nei panni
dell'altro, vivo non facendo mai al mio prossimo, quello che io non vorrei
che lui facesse a me. A volte però vorrei mettermi nei panni di chi non
gliene importa nulla del suo prossimo, di chi vive solo per amore di se
stesso... di chi calpesta i piedi costantemente al suo vicino, solo per
comodità. Però credo che per comportarsi in questo maniera, bisogna
avere carattere e una forte personalità, a me mancano entrambe. Qualche
giorno fa sono andata al supermercato, sul muretto c'era seduto un ragazzo
di 16/17 anni teneva in mano un foglio scritto a penna, stava lì a
chiedere l'elemosina. Sono entrata al negozio, mentre facevo la spesa, mi
ripetevo: questa volta non mi importa, non gli dò un soldo..., non posso
farmi sempre intenerire da tutti... basta la devo fare finita! Quando sono
arrivata alla cassa, mentre attendevo il mio turno, il ragazzo aveva
lasciato il muretto, si era posizionato di fronte l'uscita del negozio...
la sua espressione dolorante, di chi sa, malgrado l'umiliazione,che deve
stare in quel posto... la gente passava indifferente, facendo finta di non
vederlo, così ho fatto anch'io... ma la mia coscienza mi mordeva
dentro... ho raggiunto l'auto parcheggiata, ho sistemato la spesa, ho
preso dei soldi, sono tornata indietro, li ho abbandonati sulla sua mano.
Mi ha ringraziato, con un sorriso, dopo di me un signore ha fatto la
stessa cosa, sicuramente qualcun altro. No, pensandoci bene è meglio che
continuo a vestire i miei panni. Rispondi a Fabiola |
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Una giornata con un "barbone" (Palsai) | 07/01/2003 | ||
Mi è capitato una volta di vivere una giornata con un cosidetto barbone. Non ricordo come ci siamo conosciuti ne perché ci siamo ritrovati a girare in macchina insieme. Fatto sta che lui mi pagò la cena a base di toast e io comprai dei medicinali che servivano ad altri suoi amici barboni. Passammo ore insieme come se fossimo vecchi amici ritrovati. Mi raccontò le vicende della sua vita, il suo impegno nella società pur vivendo nella strada e della strada. Ci salutammo consci che non ci saremmo mai più rivisti. Ripensando a quella giornata ho capito che non c'era differenza fra me e lui e che condividevamo molti ideali di giustizia e di fratellanza; per una volta, in tutta semplicità, la barriera che mi separava da un "diverso" si era abbattuta facendomi scoprire il fratello mio prossimo. Rispondi a Palsai |
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Distribuendo volantini (Daniela) | 08/01/2003 | ||
Ogni piccola esperienza di vita può essere una occasione per riflettere e
sentirsi nei panni di un "altro". A me è capitato di
pensarci un giorno in cui ho fatto del volantinaggio volontario. Qualche
simpatico signore anziano ha preso spunto dal mio nome per fare un po' di
ironia, una signora solare e socievole mi ha fatto i complimenti per la
manifestazione che i volantini pubblicizzavano, ma tanti giovani, tanti
davvero, non mi hanno neanche guardata o mi hanno scansata con un
atteggiamento di fastidio e ciò mi ha rattristato. Allora mi sono ricordata quelle volte in cui sono stata io a dire "uffa" di fronte a chi voleva "ammollarmi" un volantino di cui non mi importava niente, di quando non ho guardato negli occhi chi teneva una mano tesa verso di me a stringere un foglietto che non ho letto... Mi sono messa "nei suoi panni," perché c'ero, in quel momento, nei suoi panni e mi è sembrato di percepire la sua di tristezza; poi, però, ho pensato anche alla gioia che provo quando mi fermo davanti ai banchetti di chi raccoglie firme le più disparate, solo per parlare un po' e conoscere chi c'è seduto dietro quei banchetti... alla gioia di sorridere ed essere accolta con un sorriso... Non è necessario andare lontano per trovare piccole grandi realtà di sofferenza, basta guardarsi intorno, a volte basta guardarci dentro. Solo se cominceremo a guardarci dentro e a guardare negli occhi chi ci sta accanto, allora, pian piano, potremo allargare la visuale e guardare sempre più in là. Rispondi a Daniela |
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