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Occhi di Santa Lucia

     
             
             
      Lo stabilimento militare è abbandonato d'inverno.  Bianche mura si stagliano verso un cielo   plumbeo, silenziose e fredde.
Dalla parete esterna di destra,  guardando verso il mare,  diparte un muretto alto pressappoco un metro,  di blocchetti rossi,  con un piano di legno scuro,  un po' umido.  Non ha smesso da molto di piovere e già ne promette di nuovo  tanta,  tanta acqua,  dopo  un mese e  mezzo di siccità.
Lei è seduta sul muretto,  la schiena appoggiata alla parete esterna destra dello stabilimento guardando verso il mare; le ginocchia al petto, guarda con la fronte verso avanti,  ma non con gli occhi.  Avanti la spiaggia si dipana verso la città e  si srotola a formare un piccolo golfetto sormontato da una scogliera,  difesa da un castello rosa.  L'orecchio  sinistro è rivolto verso il mare e ne ascolta il fragore. Le onde si rincorrono come pensieri, legati l'un l'altro, ieri, oggi, domani.  Ieri era,  oggi è,  domani...  chissà.  Sgravano i loro  detriti  sulla  sabbia lasciandola sporca di alghe, conchiglie, sassi. E una scarpa viene cullata avanti e indietro, triste presagio, in balia dell'acqua fredda e sporca di petrolio e putridume.
Appoggiata a quel muretto che la sorregge in un istante di solitudine con se stessa,   attende, ma  senza  ansia.  La  sua  fronte guarda  verso un  tramonto dai colori stinti, i suoi  occhi  no. Eppure non sono chiusi. Guardano uno specchio d'aria che riflette un arcobaleno interiore, un arcobaleno  di  colori vivaci  immerso e  sommerso  in  un  nero  profondo che li inghiottisce talvolta e solo per pochi istanti li lascia riemergere. Di tanto in tanto fa un sospiro.
Avrà venticinque anni,  o pochi di più.  Ha l'aria di chi se ne sente cento.  I capelli tagliati a    caschetto sono scompigliati leggermente da raffiche di vento gelido,  un  vento  che sussurra, un vento a cui forse,  chissà,  vorrebbe affidare i suoi pensieri più tristi e i suoi colori più neri, che li porti via con sé e non tornino più.
Per  terra,  appoggiata  al  muretto,  dal  lato  della  spiaggia,  una  borsa nera, straripante di spartiti.  Ne tira fuori un blocchetto notes e una penna.  Cambia posizione, incrocia le gambe, protrae  il  busto  in  avanti,  appoggia  il  blocco  notes al  piano di legno  un  po' umido  del muretto,  comincia a scrivere in modo frenetico.    Scrive scrive scrive, riempie di parole fogli interi che svolazzano e tiene fermi con la mano sinistra, il polso destro un po' dolorante:  non gli  lascia  tregua,  nessun  istante  di  riposo.   E'  un  tempo  breve  che  riempie  di  rigurgiti d'inchiostro,  pensieri rifiutati,  emozioni partorite,  tutto fuori tutto fuori tutto fuori, che dentro non resti niente!    E dentro non resta niente, tranne la spossatezza, tranne gli stessi pensieri, le stesse emozioni di due minuti fa.     Ma ora hanno preso forma,  può guardarli  in  faccia  e provare a dargli un nome.
Riprende  la  posizione  di  prima,  più  comoda.  La sua  fronte guarda verso il castello che si illumina  di  stelle, ma  i  suoi  occhi no.  Sono chiusi;   sospira, respira,  piange una lacrima; i muscoli del viso si distendono, abbozza un sorriso. Attende.
Poco  più  in  là,  al  di  là  del  muretto,  dalla  parte  destra,  appoggiato  ad un'auto bianca,  un uomo la guarda.   Non avrà trenta anni,  ha l'aria di chi attende da cento,  e finalmente ha trovato.
L'ha vista sospirare, ad occhi chiusi, guardando dentro sé, l'ha vista scrivere, i capelli e i fogli scompigliati dal vento gelido, mentre il sole tramontava e accendeva una notte di promesse.  Il  cielo  si  era  schiarito.  La promessa  di  altra  pioggia non  era stata  mantenuta; ma altre promesse aveva l'uomo nel cuore.   In una tasca un cofanetto incartato con carta color oro e   un fiocchetto dello stesso colore con una stampa blu: "Oreficeria...".  Era rimasto a guardarla per non distrarla, per non interrompere  la  corsa  dei  suoi  pensieri.  Sapeva  che quelli  non sarebbero mai   stati  suoi, come lei  non sarebbe mai stata sua.   Evanescente,  libera  come  l'aria,  ma carezzevole come un venticello primaverile.
Solo ora che la vede rilassarsi cauto, le si avvicina. E' arrivato il momento di guardarla negli occhi e chiederle di camminare insieme sulla spiaggia per cercare "Occhi di Santa Lucia".
     
             
     

Daniela Troncacci

     
             
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