L'insufficienza coronarica acuta protratta, di solito conseguente alla interruzione del flusso sanguigno in uno dei rami coronarici principali, esita comunemente nell'infarto miocardico.
Dopo occlusione coronarica, per la brusca diminuzione di apporto di ossigeno al miocardio, si ha in un primo momento un quadro di ischemia sottoepicardica, successivamente un'ischemia-lesione sottoepicardica, entrambi reversibili, ed infine la necrosi, irreversibile.
Una volta stabilito, l'infarto va incontro ad una serie di modificazioni fisio ed istopatologiche, a cui corrispondono caratteristiche modificazioni elettrocardiografiche. Nell'evoluzione dell'infarto si distinguono abitualmente quattro stadi successivi. Questa evoluzione biologica ha una cronologia molto variabile : il secondo stadio, ad esempio, può durare da alcune ore fino a diversi giorni.
NEL I° STADIO sono presenti rilevanti segni di lesione sottoepicardica (slivellamento in alto del tratto ST). L'entita' dello slivellamento è tale da mascherare completamente o quasi l'ischemia della zona periinfartuale.
NEL II° STADIO sono presenti contemporaneamente segni di necrosi, di lesione e di ischemia ( onda Q, slivellamento in alto del tratto ST, inversione dell'onda T ); l'entita' della lesione appare minore che nel I° stadio .
Durante il II° stadio il tratto ST si avvicina gradualmente alla linea isoelettrica, mentre l'inversione dell'onda T diviene piu' profonda .
NB: la persistenza dell'onda di lesione oltre qualche mese dopo la fase acuta dell'infarto è un indice molto sospetto di una dilatazione aneurismatica della parete ventricolare sede dell'infarto.
NEL III° STADIO sono presenti segni di necrosi e di ischemia ( onda Q, inversione dell'onda T ) . La negativita' dell'onda T gradatamente diminuisce.
NEL IV° STADIO sono presenti unicamente i segni di necrosi ( onda Q ).
L'onda Q, nella maggioranza dei casi, rimane a testimoniare per tutta la durata della vita il pregresso infarto. In alcuni casi ( 10% ) l'onda Q può regredire totalmente o ridursi di profondita' ( 20% dei casi ) fino a non permettere piu' il riconoscimento della pregressa necrosi .
Le alterazioni dell'onda T talvolta regrediscono in maniera completa, per lo piu' in maniera incompleta .
L'INFARTO SOTTOENDOCARDICO
Se la necrosi è limitata agli strati sottoendocardici, il complesso rapido non viene significativamente modificato. Questo è dovuto probabilmente al fatto che negli strati sottoendocardici, dove inizia l'attivazione ventricolare, si ha la formazione contemporanea di numerose f.e.m. di piccola entita' ed orientate in varie direzioni, in modo che esse si annullano a vicenda.
NB: è da sottolineare che gli strati sottoendocardici, che non partecipano alla genesi dei potenziali elettrici durante la fase di depolarizzazione, rappresentano circa i 2/3 interni della parete ventricolare (endocardio elettrico) . E' pertanto da considerare transmurale, dal punto di vista elettrico, anche la sola necrosi che interessa il terzo esterno del miocardio ventricolare, ossia tutta la regione elettricamente attiva .
La caratteristica fondamentale dell'infarto sottoendocardico è la mancanza dell'onda Q . L'alterazione elettrocardiografica fondamentale è uno slivellamento verso il basso, rettilineo, del tratto ST, seguito da onda T positiva, presente in varie derivazioni a seconda dell'estensione dell'infarto (per lo piu' questo è diffuso).
La diagnosi di certezza viene fornita in genere dall'innalzamento degli enzimi cardiaci.