AVVENIRE 11 LUGLIO 2001

ANDREA SCIFFO

Quei cattolici in prima linea

Quadrelli e Samek Lodovici: due intellettuali che guidarono l'azione culturale contro il laicismo degli anni '70

Vent'anni dopo il sodalizio dei due discepoli di Del Noce, si riscopre la loro critica al Sessantotto e alle ideologie. Le punte di diamante di una opposizione alla gnosi e al libertinismo

"La cultura della quale intendiamo parlare non è la cultura degli indios o deipolinesiani, sulla quale ora indugiano anche i rotocalchi, con ipocrita pietà, per dire che l'autostrada transamazzonica era inevitabile; parliamo invece della cultura italiana ed europea per dire che l'Autostrada del Sole era evitabile".

Con queste (diffuse in ciclostile, nel 1972, da Vanni Scheiwiller) e altre illuminazioni, Rodolfo Quadrelli partecipava al dibattito culturale degli anni settanta: insegnante al liceo Berchet di Milano, era impossibile non conoscerlo. Apprezzata da Geno Pampaloni, la sua idea di letteratura raccoglieva l'eredità morale di Manzoni e dovette apparire antipatica agli intellettuali organici al PCI.

"Ci fu allora, e per un buon quindicennio, un gruppo di giovani promettenti studiosi: Quadrelli, Principe, Samek Lodovici" ricorda ancora oggi Mario Marcolla che fu loro amico "i quali avevano le prerogative umane e intellettuali per rispondere all'attacco della mentalità libertina, forti del cattolicesimo di sempre, apparentemente tradizionale ma in realtà nuovo e fecondo a ogni generazione". Marcolla quarant'anni fa fu discepolo del filosofo Augusto Del Noce e, pur lavorando come operaio, studiò autodidatta filosofia e teologia: arrivò a scrivere sulla terzapagina dell'"Osservatore romano" dal 1967 ai primi anni Ottanta. Nella sua autobiografia "Una vita in fabbrica" (Minchella,1998) c'è la memoria di un'epoca decisiva per la cultura cattolica italiana.

"L'egemonia del gramscismo era schiacciante" spiega Marcolla "ma le figure maggiori stavano altrove. Alfredo Cattabiani fu un sagace promotore di iniziative editoriali che ora appaiono di un'importanza storica, come la collana Borla nella quale, su consiglio di Del Noce e di Elémire Zolla, apparvero i testi, sconosciuti in Italia, di Simone Weil. Quando nel '70 nacque l'editrice Rusconi, molti dei loro libri vennero finalmente tradotti, a dispetto della censura dominante e i lettori della cosiddetta maggioranza silenziosa ebbero a disposizione le pagine di Sermonti, del rabbino Heschel, del teologo Cornelio Fabro, del magistrale Prezzolini. Data l'impostazione non specialistica né scientista, si venivano a creare situazioni anche molto eterogenee, come l'incontro tra il pensiero apocalittico di un Sergio Quinzio e la politica trasformistica di un Armando Plebe. Tant'è che su "L'Espresso" del 30 gennaio '72, Umberto Eco marchiò come "ultras della sottocultura" gli autori rusconiani. Ma a trent'anni di distanza, sono enormi i meriti incancellabili della Rusconi: la scoperta di una scrittrice perfetta, Cristina Campo; la diffusione del genio russo di Florenskij; la traduzione de "Il signore degli anelli" di Tolkien curata da Quirino Principe".

Notevoli furono gli scontri filosofici con Fortini o con Cassola riguardo la politica, o i tentativi di collaborare con Ennio Flaiano, con Solzenicyn attraverso la rivista "Kontinent", o con Pasolini, che poco prima di morire disse in un'intervista di voler incontrare Quadrelli. Da riscoprire sono gli interventi contro il dilagare della motorizzazione automobilistica e la paralisi del traffico: profetica la fondazione di un movimento a difesa della città e la collaborazione con Rosario Assunto per "Il rombo del motore" edito da Vallecchi nel '74. O le proteste a favore di una scuola nuova cioè equidistante dall'obsoleta impostazione crociano-desanctisiana e dalle follie rivoluzionarie della contestazione che si era subito rivelata radicale, cioè intollerante. Su questo fronte, i consigli di Quirino Principe restano, insuperabili, come ad esempio nel rusconiano "Manuale di idee per la scuola" del 1977. Inutile dire che caddero inascoltati.

La rivista "Studi cattolici" diretta daCesare Cavalleri costituì allora la tribuna delle voci più intelligenti, come quella di Emanuele Samek Lodovici, studioso di patristica e assistente di Vittorio Mathieu all'università di Torino. Una sera egli iniziò una conferenza deplorando che l'unica idea di ordine, nel senso comune, fosse ormai l'illuministica, quella "delle enciclopedie, l'ordine alfabetico: in cui pantofola viene prima di Platone", e suscitò stizzite reazioni nei presenti. Osservando le aberrazioni del (mal)costume che andava affermandosi dopo il Sessantotto, vi scoprì il ritorno della mentalità gnostica, cioè anticristiana: ancora lo constatiamo rileggendo il suo "Metamorfosi della gnosi" (Ares,1991).

Malgrado gli anni di piombo, sembrò possibile proporre una diversa, non ideologica visione della realtà, forte del magistero filosofico di Augusto Del Noce. Su "Vita e Pensiero", la rivista dell'Università Cattolica, egli aveva interpretato la contestazione come "una rivolta che ha sbagliato oggetto" ma venne incompreso ed emarginato da molti, anche dentro il mondo cattolico.

Sarebbe andata diversamente, se gli interlocutori avessero accolto questi autori poco accomodanti? Scriveva Quadrelli in una lettera del '79 a Del Noce: "ci troviamo di fronte al tradimento e cedimento di una generazione: stanno venendo al pettine pratico, etico, politico, le aporie trascinate per cinquanta o cento anni. La sola via è una ricostruzione della cultura italiana. Il compito che ci attende è immane".

La storia si interruppe con la morte prematura di Samek Lodovici nell'81 e di Quadrelli nell'84. Nessuno proseguì nel denunciare il nichilismo gaio di intellettuali che accettarono di pensare in termini marxisti o neoborghesi: Samek, in "Dov'è finito il Sessantotto" (Ares,1978), scrisse che la contestazione era stata per i cattolici "la grande occasione perduta", essendo stati incapaci di capire che "era proprio il loro momento, il momento di riproporre al posto del razzismo darwiniano, dello storicismo crociano, dell'esistenzialismo sartriano, autori magari come Rosmini, Manzoni, Vico, Malebranche, Agostino, Tommaso e altri più moderni ma in lineacon quella tradizione".

Da http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/news.htm

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