Il volume di Luciano Gallino, senza dubbio tra i migliori sociologi italiani, si distingue per il fatto di essere uno dei non numerosi libri sulla globalizzazione, apparsi in lingua italiana, in grado di sostenerne una trattazione agevole, ma allo stesso tempo senza mai superare il confine sottile che separa la divulgazione scientifica dal giornalismo. D'altra parte, è pur vero che la globalizzazione è stata il tema dell'anno, e pertanto ha coinvolto alla stessa maniera tanto il dibattito, quanto la pubblicistica politica. Molteplici iniziative editoriali (in se stesse benemerite) e un numero fin troppo copioso di convegni e incontri seminariali hanno ripercorso anche in Italia quanto già avveniva da alcuni anni in altri paesi, soprattutto in quelli di area anglosassone.
Il libro che presentiamo si caratterizza per essere uno studio molto interessante che, nonostante l'estrema sobrietà della trattazione, si distingue per aver contribuito alla discussione intorno a un aspetto molto controverso del tema, ma di rilievo indubbio non solo per questioni puramente scientifiche: gli effetti della mondializzazione dei mercati sulla crescita delle disuguaglianze. Le tesi principali del volume appaiono chiare fin dalla prima fugace scorsa dell'indice: il rapporto tra stato e mercato, un tema classico della letteratura sociologico-politica fin da Max Weber, è l'oggetto del primo capitolo, quello maggiormente teorico. Il secondo capitolo affronta il problema che dà il titolo al volume: il problema della stratificazione delle disuguaglianze all'interno di una realtà sociale dominata da quella stessa apertura sovranazionale dei capitalismi nazionali che è il tratto distintivo dell'età della globalizzazione. L'ultimo capitolo è dedicato a una ricognizione delle politiche internazionali volte a contrastare gli effetti perversi della globalizzazione, cioè le nuove forme di disuguaglianza che il mercato mondiale tende a costituire.
Come ben comprende lo studioso di scienza economica, la produzione delle disuguaglianze rappresenta una caratteristica immanente al sistema di produzione capitalistico, del quale tuttavia l'autore non pone mai in dubbio la necessità strutturale. Al contrario, le intenzioni di Gallino appaiono diverse. In modo differente dalla letteratura di orientamento coerentemente marxista, egli cerca di porre in rilievo non tanto la possibilità di un sistema 'alternativo' di produzioni di beni e di servizi, ma l'ineluttabilità propria della sfera economica e del mercato a entrare in rapporto con la sfera politica. Si tratta pertanto di quello stesso sistema politico che nel mondo contemporaneo non può che identificarsi con lo stato nazionale. Secondo Gallino (ma qui si potrebbe anche far riferimento alla foltissima letteratura sul tema, una letteratura che ha dominato almeno l'ultimo ventennio delle ricerche di sociologia politica), non è davvero possibile parlare di mercato senza affermare, allo stesso tempo, la dimensione statuale. Si tratta, appunto, di quello stesso "mercato come istituzione di stato", per la verità già presente in forma chiara nella letteratura di orientamento socialdemocratico nella prima metà del ventesimo secolo. In opposizione a quanti, come i cosiddetti Globalizers, sostengono la tesi della crisi, o persino della morte dello stato nazionale, la sfida dell'autore è quella di verificare quanto sia ancora attuale la difesa del primato della politica in un mondo in cui il mercato non solo ha valicato lo spazio geografico della territorialità, ma ha trasceso pure quello fisico di quanto era finora considerato realtà. Il mondo virtuale, il regno delle reti e dei sistemi d'informazione, cominciano a disegnare in misura sempre crescente una geografia nella quale le idee di residenzialità degli interessi, delle abitudini di vita, persino delle frequentazioni quotidiane, non esistono più (p. 19 ss.).
Eppure l'autore non pare convinto di una tale ineluttabilità dell'estensione sovranazionale. Egli ricorda come sia ancora possibile, anzi venga messa in atto in modo consapevole, una politica commerciale apertamente espansiva o restrittiva del mercato interno, come la politica di alte tariffe doganali praticata dagli Stati Uniti, oppure la stessa politica di difesa e promozione del mercato interno dell'Unione Europea. Per il secolo entrante, l'autore prospetta non già la distruzione dello stato, bensì lo sviluppo di una sua diversa configurazione (p. 33). Troppi sono i fenomeni negativi prodotti dalla ristrutturazione capitalistica che ha caratterizzato gli anni novanta, tanto in riferimento al sistema commerciale mondiale, quanto in riferimento al mercato del lavoro interno; così sui movimenti della popolazione nelle varie regioni del mondo - si pensi alle grandi migrazioni di massa dal sud verso il nord del globo (p. 46) -, come sugli equilibri intergenerazionali all'interno dei singoli paesi (p. 47). In conclusione, la globalizzazione sembra aver accentuato la disparità delle risorse materiali e intellettuali tra i paesi, sia in relazione all'innovazione tecnologica, sia in relazione alla formazione del capitale umano (p. 41).
Tra gli effetti perversi della globalizzazione Gallino annovera innanzi tutto la stratificazione delle disuguaglianze. Forse, il capitolo dedicato all'argomento è davvero la parte maggiormente riuscita del volume. Coniugando in modo esemplare chiarezza e sinteticità, dapprima l'autore guida il lettore all'interno della teoria della stratificazione sociale, mettendone in luce la relatività in relazione ai sistemi di organizzazione delle collettività, e, al contempo, ricordandone l'ineluttabilità all'interno della comunità umana (p. 51 ss.; p. 63). Successivamente, egli fornisce una rassegna delle teorie attraverso cui si tenta l'interpretazione di una realtà siffatta (p. 63). Le conclusioni di Gallino sono sconsolanti. Il mondo della globalizzazione non solo è lontano dall'essere il luogo della soluzione del problema economico come i cultori dell'apertura 'mondiale', forse in modo eccessivamente ottimistico, hanno sperato potesse rivelarsi, ma addirittura appare la causa di un effettivo incremento delle disuguaglianze, in modo conforme a quanto era già avvenuto all'interno delle singole nazioni nel corso dell'età delle 'rivoluzioni del capitalismo', cioè in un'epoca anteriore alla comparsa del potere regolativo dello stato.
Il terzo e ultimo capitolo affronta problemi più dichiaratamente programmatici, ponendo in questione le politiche indicate nelle agende dei principali poteri regolativi del sistema mondiale. Anche in questa sede, l'autore mette in rilievo come la globalizzazione (interpretata ora come fenomeno esclusivamente economico) tenda a produrre una polarizzazione delle condizioni di vita (p. 98), soprattutto allorché la fiducia nel mito della crescita infinita, maturata nel corso degli anni sessanta, oggi appare dichiaratamente smentita dai rappresentanti più illustri della scienza economica (su questa posizione, infatti, si vedano gli interventi di J. K. Galbraith e P. Krugman).
La parte conclusiva del volume si addentra nelle analisi dell'azione delle organizzazioni internazionali, prima fra tutte le Nazioni Unite. Il Rapporto sullo sviluppo umano dell'ONU relativo all'anno 1999 ha messo apertamente in evidenza l'esistenza degli "effetti perversi della globalizzazione" (p. 106), anche se una linea d'azione conseguente in direzione di una global governance in verità tarda molto ad arrivare. Per questa ragione, nella parte conclusiva del volume, l'autore auspica la formazione di una forte rete di movimenti transnazionali per la promozione di una "globalizzazione dal volto umano" (pp. 117 ss.). Se il Consiglio di sicurezza economica in seno alle Nazioni Unite in verità rappresenta un obiettivo ancora futuribile, tuttavia questo fallimento non può essere imputato solamente all'avversione del potere economico internazionale. In questa sede entra in gioco una questione che resta sullo sfondo del lavoro di Gallino: il fatto che ogni ipotetica cessione di sovranità da parte degli stati nazionali in favore di un rafforzamento del ruolo delle Nazioni Unite come organo di gestione del governo mondiale si pone dinanzi a un problema preliminare, che è meramente politico. La difficoltà incontrata dalla revisione del principio del controllo diffuso praticato dall'Assemblea Generale dell'ONU (che rappresenta la proiezione in sede di diritto internazionale del principio di sovranità, propria del diritto interno) esprime a chiare lettere tutta la forza che ancora oggi gli stati esercitano come strumenti di formazione dell'ordine politico. D'altra parte, il depotenziamento della sovranità nazionale esprime sotto un altro versante la crisi di quella stessa possibilità regolativa dello stato nei confronti del mercato, dalla quale però Gallino ha preso le mosse. Per questa ragione, la promozione di una global governance non può essere affatto una riproposizione delle caratteristiche dello stato nazionale in sede più ampia.
Introduzione
Capitolo primo - Il mercato, istituzione di stato
1. La costruzione sociale del mercato - 2. Il mercato come sistema informativo e regolatore sociale - 3. Il fattore tecnologia. Dal mercato luogo al ciber-mercato - 4. Mercato e mercati. Globalizzazione e localizzazione - 5. Stato, sovranità e mercato - 6. Mercato del lavoro e stratificazione sociale - 7. Globalizzazione dei gruppi di riferimento e migrazioni
Capitolo secondo - La stratificazione delle disuguaglianze nel mondo globalizzato
1. La stratificazione sociale, sistema di disuguaglianze - 2. Come si misura la stratificazione - 3. Perché le società sono formate da strati disuguali? - 4. Nel mondo globalizzato le disuguaglianze crescono - 5. Il ricambio degli individui che formano i diversi strati. La mobilità sociale - 6. Stratificazione sociale, marginalità ed esclusione - 7. Rappresentazioni collettive della stratificazione
Capitolo terzo - Globalizzazione, occupazione, sviluppo: degli effetti perversi della globalizzazione
1. Le credenziali della globalizzazione: una verifica - 2. Le proposte dell'ONU per governare la globalizzazione - 3. Alcuni obiettivi per una "global governance" efficace - 4. Iniziative dal basso per una globalizzazione dal volto umano
Bibliografia
Luciano Gallino insegna sociologia all'Università di Torino. Tra i maggiori sociologi italiani, è autore dei volumi: La sociologia: concetti fondamentali, Torino 1989; L'incerta alleanza: modelli di relazioni tra scienze umane e della natura, Torino 1992 e Se tre milioni vi sembran pochi. Sui modi per combattere la disoccupazione, Torino 1998.
Da http://lgxserver.uniba.it/lei/recensioni/crono/2001-04/gallino.htm#indice