Interviste

Giuseppe Bedeschi

Marcuse e la scuola di Francoforte

17/12/1993
da http://www.emsf.rai.it/interviste/interviste.asp?d=344


Bedeschi approfondisce la critica di Herbert Marcuse alla razionalità tecnologica e la sua caratterizzazione del lavoro, del "fare lavorativo" in tre momenti distinti. Secondo Marcuse il lavoro è qualcosa di passivo, e l'"alienazione" o "estraniazione" non è solo qualcosa strettamente inerente ai rapporti capitalistici di produzione, ma riguarda la società teconologica in quanto tale. Al lavoro egli contrappone il gioco, nel quale soltanto l'uomo può realizzare veramente la sua libertà. A Freud Marcuse rimprovera di aver considerato l'uomo in astratto e di non aver distinto tra repressione degli istinti e repressione "addizionale", cioè quella che la società industriale-teconologica richiede agli individui. Tuttavia, proprio nella società industriale avanzata si pongono le premesse per la liberazione dell'uomo: con la riduzione dell'orario di lavoro e con l'intercambiabilità delle funzioni all'interno dell'apparato produttivo, si assiste alla caduta di Prometeo. Come afferma Marcuse in Eros e Civiltà, il suo posto verrà preso da Orfeo e da Narciso, nelle cui immagini si riconciliano Eros e Thanatos. Bedeschi sottolinea come questa prospettiva idillico-estetistica si distanzia dalla concezione drammatica di Freud e dal realismo di Marx per quanto concerene la riflessione sulla storia. Viene spiegato in seguito il concetto di "teoria critica", formula mediante cui i rappresentanti della scuola di Francoforte definiscono il proprio pensiero. La critica si rivolge essenzialmente alla società esistente, alla "società industriale avanzata" ed essendo "dialettica" ne implica però la negazione. In conclusione, si discute, nella sua importanza e nei suoi limiti, il concetto di "totalitarismo", frutto originale dell'elaborazione della scuola di Francoforte.

BACK