"L'UOMO A UNA DIMENSIONE"

LA LIBERTÀ NELLA SOCIETÀ INDUSTRIALE AVANZATA


Il concetto di libertà espresso in "Eros e civiltà" verrà ripreso e approfondito da
Marcuse circa dieci anni più tardi nel suo "L'uomo a una dimensione - L'ideologia delle società industriali avanzate" (1964). Già dal titolo si può facilmente comprendere come in questo libro egli voglia analizzare più in profondità la società del suo tempo, riferendosi in particolare alla società americana,
in cui era inserito già da 30 anni. L'ideologia di questa civiltà verrà poi ad essere l'ideologia di tutte le società industriali avanzate. Nel primo capitolo, intitolato "Le nuove forme di controllo", Marcuse sottolinea come "una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella società industriale avanzata".
Mentre nell'era pre-industriale i diritti e le libertà "erano idee essenzialmente critiche", perché contrastavano la realtà di allora ed erano tese a promuovere l'avvento di una società più produttiva, ora hanno perso il loro contenuto e valore: la società industriale avanzata è così ben organizzata, che riesce a soddisfare tutti i bisogni degli uomini; quindi opporsi allo "status quo" risulta inutile o, peggio, economicamente dannoso. In questo senso i controlli esercitati dalla società sembrano essere "l'incarnazione stessa della ragione, a vantaggio di tutti i gruppi ed interessi sociali", mentre ogni atto teso a ostacolare quest'ordine viene considerato profondamente irrazionale. Marcuse definisce dunque la società moderna come "totalitaria", intendendo con questo termine una società che "preclude l'emergere di una opposizione efficace contro l'insieme" mediante "la manipolazione dei bisogni". Egli si sofferma quindi sulla distinzione tra bisogni veri e bisogni falsi: i primi sono quelli propri dell'uomo; i bisogni falsi sono invece determinati dagli interessi della società, a cui preme la repressione dell'individuo: "sono i bisogni che perpetuano la fatica, l'aggressività, la miseria e l'ingiustizia" ma anche "il bisogno di rilassarsi, di divertirsi, di comportarsi e di consumare in accordo con gli annunci pubblicitari, di amare e di odiare ciò che gli altri amano e odiano". Secondo Marcuse l'uomo è indottrinato e manipolato a tal punto da non saper distinguere tra i bisogni veri, vitali, e quelli falsi, anche perché in questo tipo di società "la differenza tra i due sembra essere puramente teorica": non è infatti possibile operare una distinzione netta tra i mezzi di comunicazione utilizzati come strumenti d'informazione o come strumenti di propaganda politica, o distinguere tra il lavoro necessario alla comunità e quello impiegato per accrescere gli utili di una singola società. É quindi necessario chiedersi "in che modo delle persone che sono state l'oggetto di un dominio efficace e produttivo possano creare da sé le condizionidella libertà".Innanzitutto Marcuse rileva come, rispetto alle prime fasi della società industriale, oggi sono i più efficaci controlli sociali che impedendo una qualsiasi forma di opposizione, assicurano la massima produttività e quindi un maggior grado di benessere per tutti gli individui. Per questo motivo, tali controlli vengono quasi "introiettati", non però in modo spontaneo:il meccanismo dell'introiezione implica infatti l'esistenza di una "dimensione interiore" in cui trasferire i dati esterni; nella società attuale invece questa dimensione è scomparsa: in questo modo l'uomo perde la capacità di dissociarsi dalla realtà precostituita e di considerare l'esistenza di altre alternative, senza arrivare ad una reale opposizione allo "status quo". L'individuo quindi si identifica immediatamente con tutta la società, con la società nel suo insieme, tanto che Marcuse arriva a mettere in discussione il concetto di alienazione: gli individui si identificano con l'intera "esistenza che è loro imposta" e di conseguenza anche con ciò che producono. Quindi, nella società attuale l'uomo è "a una dimensione", sia per quanto riguarda il pensiero, che non contiene (e non può contenere) elementi di opposizione, sia per quanto riguarda il comportamento, che è e deve essere sempre in "linea con le norme dell?intera società". Tutti i concetti che non rientrano nello stato di cose prestabilito vengono invece svuotati di ogni significato e valore, rendendo difatto impossibile ogni forma di opposizione. Ciò avviene a tutti i livelli: Marcuse evidenzia infatti come il "progredire della razionalità tecnologica stia liquidando anche gli elementi di opposizione e di trascendenza insiti nella "alta cultura"": questa è sempre stata in contraddizione con la realtà e per questo motivo costituiva una sorta di o pposizione; nelle società industriali avanzate invece "l'alta cultura diventa parte della cultura materiale e perde, nel corso della trasformazione, la maggior parte della sua verità". Persino il proletariato industriale sembra aver perso la sua forza contestataria: con la promessa di un più alto livello di vita, la società industriale avanzata riesce ad integrare la classe operaiaentro il sistema, assimilando, e perciò neutralizzando,i suoi contenuti d?opposizione. La società è quindi "libera" di muoversi senza alcun impedimento verso il "progresso". Ma paradossalmente è proprio a partire da questa situazione che Marcuse individua la possibilità di liberare gli uomini da questa società repressiva. Infatti, egli fa notare che
il termine progresso "designa un movimento verso fini specifici", definiti "dalle possibilità che esistono per migliorare la condizione umana". Connesso all'avanzamento dell'industrializzazione e all'automazione, Marcuse vede la possibilità di ridurre il tempo destinato al lavoro: "i progressi tecnologici (...) potrebbero liberare l'energia di molti individui" (finora spesa per soddisfare i propri bisogni) "facendola confluire in un regno ancora inesplorato
di libertà al di là della necessità". La società si trova quindi di
fronte all?alternativa di "pacificare l'esistenza", cioè alla
possibilità di poter organizzare i bisogni, i desideri e le
aspirazioni non più secondo gli interessi del dominio e dello
sfruttamento, ma seguendo le esigenze dei singoli uomini. In
questo modo, l'uomo sarebbe libero in un senso nuovo, perché la parola libertà acquisterebbe un nuovo significato: la
libertà economica diventerebbe "libertà dalla economia, (...),
dalla lotta quotidiana per l'esistenza, dal problema di guadagnarsi la vita"; la libertà politica significherebbe "libertà da una politica su cui gli individui non hanno alcun controllo effettivo"; infine la libertà intellettuale "equivarrebbe alla restaurazione del pensiero individuale, ora assorbito dalla comunicazione e dall'indottrinamento di massa".
Ma al contrario di quanto si potrebbe pensare, nella società moderna "sembra operare la tendenza opposta": il potere detenuto mediante il possesso di macchine necessarie alla produzione viene infatti esercitato "sul tempo di lavoro come sul tempo libero, sulla cultura materiale come su quella intellettuale".
Marcuse dunque individua una forte contraddizione all?interno di tutte le società industriali avanzate: da una parte essa presenta "una tendenza alla piena realizzazione della razionalità tecnologica", cioè di una società realmente libera grazie allo sviluppo della tecnologia e della razionalità; d?altro canto questa società è caratterizzata dalla presenza di "sforzi intensi per contenere tale tendenza entro le istituzioni stabilite". Questo contrasto interno alla società viene inteso da Marcuse come "l?elemento
irrazionale nella sua razionalità". In conclusione, Marcuse vede nella consapevolezza del suo stato di
non-libertà la base su cui l'uomo potrebbe creare le condizioni per la realizzazione di una società finalmente libera. Ciò potrà avvenire solamente tramite un cambiamento in campo economico o politico, connesso ad un profondo "mutamento nella base tecnica su cui la società attuale riposa": fine del progresso non dovrà più essere il perseguimento di valori come il dominio e lo sfruttamento, ma dovrà puntare alla completa realizzazione delle potenzialità umane in uno stato di completa libertà.

da
http://digilander.iol.it/bbrando00/page14.html

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