Ulrich Beck, Che cos'è la globalizzazione? Rischi e prospettive della società planetaria.

Carocci, Roma 1999

(edizione originale: Was ist Globarisierung? Irtümer des Globalismus - Antworten auf Globalisierung, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1997).

Recensione di Ilaria Dal Canton - 8/5/2000

 

 

Di estrema chiarezza e concisione, il libro di Beck si colloca all'interno dell'ampio dibattito - in realtà tardivo rispetto all'esplosione del fenomeno stesso - che concerne il problema della globalizzazione: problema dalle mille sfumature, al quale non si può sottrarre una odierna riflessione sul politico e il sociale.

Che cos'è dunque la globalizzazione? Secondo Beck si tratta dell' "evidente perdita di confini dell'agire quotidiano nelle diverse dimensioni dell'economia, dell'informazione, dell'ecologia, della tecnica, dei conflitti transculturali e della società civile, cioè, in fondo qualcosa di familiare e nello stesso tempo inconcepibile, difficile da afferrare, ma che trasforma radicalmente la vita quotidiana, con una forza ben percepibile, costringendo tutti ad adeguarsi, a trovare risposte" (pag. 39).

Un fenomeno, dunque, che coinvolge la vita umana (ma non solo) nel suo complesso, per la cui comprensione non è sufficiente un'analisi di tipo solo economicistico (come quella di Wallerstein). La globalizzazione è anzitutto un fenomeno culturale. Il che non implica necessariamente una omologazione, una "macdonaldizzazione" del mondo, quale denunciata con preoccupazione dai cultural studies. Si tratta di un che di molto più complesso, contraddittorio, sfumato.

L'originalità di Beck consiste proprio nell'affrontare un'indagine sulla società globale, senza cercare di ridurre la complessità dell'oggetto: "lo sforzo di determinare questo concetto, scrive, è simile al tentativo di inchiodare un budino alla parete". Da qui, la possibilità di fornire un quadro esauriente delle diverse sfumature, che caratterizzano questa "seconda modernità". Beck considera la globalizzazione come un fenomeno intrinsecamente conflittuale. La chiave per comprenderlo consiste, dunque, nel pensare dialetticamente le contraddizioni, che sono ad esso implicite, senza ridurle ad un tutto omogeneo e monolitico. Così, egli osserva, la globalizzazione comporta una ri-localizzazione, la quale non si configura come un semplice ritorno alle tradizioni, ma come una sintesi efficace tra globale e locale, ben esemplificata dal tirolese "Wüsterl bianco Hawaii". Si tratta insomma di una "glocalizzazione" (neologismo, che Beck mutua da Roland Robertson): de-localizzione e ri-localizzazione, insieme.

La stessa composizione mobile di contrari si insinua anche nella sfera della morale: l'universalismo degli imperativi deve farsi contestuale, essere cioè in grado di cogliere i propri limiti, che sono dati dal proprio tempo e dal proprio luogo. Da questa prospettiva soltanto, può essere proposta una critica, di ampiezza interculturale.

Per un analogo principio, la risposta che la politica può dare al mondo globale (o meglio "glocale"), è una stato "trans-nazionale". Organismo androgino, dotato di una "sovranità inclusiva" come osserva Beck, che rappresenterebbe l'incarnazione del motto "pensare globale, agire locale". In tal senso, lo stato trans-nazionale si configurerebbe come un superamento radicale della nazione, pur non comportandone l'eliminazione. Facendo leva sullo stato trans-nazionale (concepito come uno stato commerciale globale), la politica deve essere con ciò in grado di organizzarsi a più livelli, tramite una rete di azioni che possa imbrigliare tanto il particolare, quanto il generale. Una prospettiva, questa, che esclude radicalmente la formazione di uno stato mondiale, così come di un governo mondiale unitario: la politica mondiale deve essere pensata come policentrica, come la coordinazione di una pluralità di stati trans-nazionali. "Globalizzazione significa anche: non-Stato mondiale. Meglio: società mondiale senza Stato mondiale e senza governo mondiale. Si espande un capitalismo globale dis-organizzato, perché non ci sono una potenza egemone e un regime internazionale, né economico né politico" (pag. 26).

Un ruolo cruciale in questa direzione è quindi attribuito alla società civile, non fosse altro per il fatto che, molto più avanzata delle istituzioni politiche, essa già è proiettata verso una dimensione mondiale, travalicando i confini delle nazioni, ponendo fine alla concezione dello "stato come container della società". Come lo stato transnazionale, anche la società mondiale "non è una megasocietà nazionale, che contiene e annulla in sé tutte le società nazionali, ma un orizzonte mondiale, caratterizzato dalla molteplicità e dalla non-integrazione, che si manifesta solo quando viene prodotto e conservato nella comunicazione e nell'agire" (pag. 25). Si tratta, insomma, di una diversa concezione della società civile, a cui necessariamente fa riscontro una diversa concezione della democrazia. La riorganizzazione del mondo in senso globale inevitabilmente conferisce infatti un duro colpo alla democrazia rappresentativa, come è stata consegnata alla tradizione politica europea dall'Illuminismo settecentesco. La riappropriazione da parte della politica di sfere lasciate de-regolamentate in mano all'economia non è indolore, richiede un adattamento, che tuttavia non può non essere affrontato. La democrazia deve essere rifondata, per tenere a bada l'economia di mercato. La seconda modernità ha dunque bisogno di un secondo Illuminismo? Ulrich Beck è, in fondo, ottimista.

 

Indice

Prefazione
Parte I. Contribuenti virtuali; Tra economia mondiale e individualizzazione lo Stato nazionale perde la sua sovranità: che fare?; Lo schock da globalizzazione: una discussione tardiva.
Parte II. La controrivoluzione fallisce; L'apertura dell'orizzonte mondiale: per una sociologia della globalizzazione; Società civile transnazionale: come si forma uno sguardo cosmopolitico?; Profili della società mondiale: prospettive concorrenti
Parte III. Errori del globalismo
Parte IV. Risposte alla globalizzazione; L'Europa come risposta alla globalizzazione; Prospettive à la carte: la brasilianizzazione dell'Europa

 

Autore

Ulrich Beck insegna Sociologia alla Ludwig Maximilian Universität di Monaco di Baviera, è docente alla London School of Economics ed è firma autorevole del settimanale "Der Spiegel". Ha pubblicato Das Zeitalter des eigenen Lebens: die Globalisierung der Biographien, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1998 e curato il volume Perspektiven der Weltgesellschaft, Suhrkamp.

 

 

Consigli per ulteriori letture

Sul medesimo argomento si segnalano di recente pubblicazione: Jürgen Habermas, Die Postnationale Konstellation, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1998 (parzialmente tradotto in: La costellazione postnazionale. Mercato globale, nazioni e democrazia, Feltrinelli, Milano 1999). Zygmunt Bauman, Globalization. The Human Consequences, Blackwell, Cambridge-Oxford 1998 (trad. it.: Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Laterza, Bari 1999). Per un diverso approccio alla politica mondiale: Danilo Zolo, I signori della pace. Una critica al globalismo giuridico, Carocci, Roma 1998.

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