Divenire delle culture creative (Anni 60-70)

La fenomenologia delle culture creative contiene un complesso sistema di riferimenti che rinviano alle avanguardie storiche, al maoismo, ma anche alla filosofia hippy, all'orientalismo degli anni Sessanta, all'utopismo felice e comunitario, connesso con la pessimistica profezia della Teoria critica.

Nel corso degli anni Sessanta due tendenze avevano dato forma alle culture cosiddette giovanili: la tendenza a considerare I'avvenire con sicurezza e fiducia, ad accettare il modello di sviluppo economico e tecnologico che sembrava destinato ad essere illimitato e irreversibile E poi vi era la tendenza che possiame definire "controculturale": questa non metteva sostanzialmente in questione la certezza di uno sviluppo lineare, ma si limitava a rifiutarne le conseguenze di integrazione culturale e di appiattimento esistenziale, rifiutava l'omologazione e la perdita di libertá che la societá dei consumi determinava. .......

Il movimento controculturale (hippy, antimperialista, movimento delle comuni, movimento studentesco) era strettamente connesso alla societá del benessere, ne era I'altra faccia.

Ma ecco che con gli anni Settanta il quadro economico e politico muta: la crisi rompe la fiducia nel futuro, e l'orizzonte non appare rassicurante: le identitá personali e collettive del decennio precedente (che siano integrate o ribelli) debbono ridisegnarsi su un altro panorama, su un'altra attesa di futuro.

Non c'é dubbio che la data piú significativa di questo rovesciamento di scenari e di percezione é il '77.

Il '77 é un anno carico di significato per le culture giovanili in tutto l'occidente: é l'anno in cui il punk esplode a Londra, ed i Sex Pistols sfidano la polizia e la monarchia con i loro concerti provocatori, nel giorno dei festeggiamenti per la Regina. Ed é l'anno in cui si verificano le prime grandi manifestazioni antinucleari, a Malville ed a Brokdorf. ..........

I movimenti rivoluzionari erano stati portatori di una speranza e di un'ideologia fiduciosa e organica; i movimenti che si manifestano in quell'anno sono invece il segno del rifiuto e del rigetto della modernitá, segnalano piuttosto disperazione per lo scenario creato dalla crisi e dall'emergere delle nuove tecnologie, che una speranza nel progresso tecnologico ed economico.

Un'intera prospettiva storica si rovescia, le culture giovanili registrano questo rovesciamento nel '77: dall'espansione della societá industriale si passa alla sua crisi, e inoltre il progresso industriale comincia a mostrare le sue tendenze catastrofiche. Il rovesciamento della prospettiva é anche segnato dalla transizione alla societá dominata dall'elettronica, dalla freddezza tecnologica e dall'arroganza competitiva, dall'onnipotenza dello spettacolo e dell'informazione.

I giovani che vengono sulla scena dopo il '77 sono in effetti ben diversi da quelli che li avevano preceduti: essi sono gli spettatori del crollo dei miti sociali del moderno: la crisi di prospettiva della societá moderna appare loro come il venir meno di ogni possibilitá di futuro. Il punk é, in questo senso, la lucida consapevolezza di un mutamento epocale. Visto su questo sfondo, il '77 italiano acquista una partioclare densitá: in quell'anno si sommano gli effetti di una prolungata stagione di lotte operaie e di una esplosione culturale di movimenti di rivolta dei disoccupati e dei giovani, di tutti coloro che si sentono minacciati dal nuovo assetto produttivo che si intravvede all'orizzonte del postindustriale. .........

Il movimento del '77 in Italia sintetizza tutte le differenti facce della controcultura giovanile: l'anima politica di stampo maoista, l'aggressivitá guerrigliera si mescolano con il creativismo di chiara derivazione hippy: e tutto questo finisce per sfociare nella cupa e disperata rappresentazione del primo emergere del punk.

Mentre nei mesi caldi della primavera del '77 (quando esplosero le rivolte di piazza a Bologna e a Roma) il tono predominante era quello della speranza messianica, della fiducia euforica in una comunitá liberata, nella costruzione di zone liberate, nei mesi successivi, dopo l'impatto con la durezza della repressione e soprattutto con la spietata logica dell'emarginazione , della disoccupazione, della competitivitá, divenne predominante il tono disperato e autodistruttivo, il sentimento del sopravvenire di un'epoca disumana in cui tutti i valori di solidarietá sarebbero stati cancellati.

In questo senso possiamo dire che il '77 fu al contempo una sintesi degli anni Sessanta e Settanta, ed una cupa premonizione degli anni Ottanta.

Dopo il '77 vennero ad emergenza in maniera diffusa quelle tendenze che caratterizzano il comportamento della popolazione giovanile nei cosiddetti anni del "riflusso": si modificano gli atteggiamenti e le motivazioni verso il lavoro, gli atteggiamenti verso il processo di socializzazione, il bisogno di comunitá e il gusto estremistico e sprezzante per la propria solitudine orgogliosa. E infine matura in quel momento il passaggio dalle forme culturali improntate al collettivismo e all'egualitarismo verso le forme che sono dominate dall'individualismo.

Il '77 rappresenta una critica di ogni investimento psicologico sul futuro, e la rivendicazione di un'immanenza senza residui, di un vivere nel presente che non lascia spazio alle ideologie né alle attese. Nella cultura del '77 l'insurrezione é un atto tutto presente, un atto che vale la sua immediatezza e non per il futuro che deve instaurare. Su questo rifiuto dell'investimento nel futuro si fonda anche la critica che la cultura del'77 rivolse alla militanza politica tradizionale.

Bisogna vivere subito la felicitá, e non proporsela per il futuro post-rivoluzionario. Ma se vediamo le cose in prospettiva, con gli occhi della successiva esperienza, ci rendiamo conto del fatto che l'immanentismo felice del '77, la rivendicazione di un futuro integrale da vivere pienamente altro non é che l'anticipazione del "no future" del punk, che subito dopo il tramonto della bruciante esperienza del '77 dilaga nella coscienza giovanile. Non bisogna attendersi nulla dal futuro perché non c'é futuro per i valori umani, per la solidarietá, la libertá, il piacere di vivere. .........

Il futuro apparve improvvisamente segnato dagli spettri della militarizzazione, della violenza, del conformismo, della miseria. E in effetti dopo il '77 che gli investimenti militari aumentano spaventosamente e il clima della guerra fredda riprende in concomitanza con l avittoria di Reagan; é dopo il '77 che un'ondata di licenziamenti si abbatte sugli operai in tutto l'Occidente industriale, e le nuove tecnologie mettono fuori gioco milioni di posti di lavoro facendo della disoccupazione giovanile un dato strutturale ineliminabile.

Il futuro appare arido e deserto; e in effetti é a partire da quel momento che sul mercato dell droga fa la sua comparsa massiccia l'eroina, ed é anche il momento in cui, costretti a trovare uno spazio nel mondo della deregulation e della concorrenza spietata fra disoccupati, fanno la loro ricomparsa individualismo e competizione, producendo una crisi profonda delle forme di comunitá solidale degli anni precedenti.

Insomma, é in quel momento che cambia lo scenario: ma esso cambia soprattutto nel sistema di attese e di immaginazioni possibili del futuro. Cambia, cioé, nella mente sociale, nella percezione culturale, fino a rinchiudersi cupamente nell'omologazione conformista ed anestetizzante degli anni Ottanta dispiegati............

(PRIMO MORONI/NANNI BALESTRINI - L'ORDA D'ORO - SugarCo 1988 )

 

Da http://www.itasmatteoricci.sinp.net/lascuola/didattica/Progetti/Giovani/culture%20creative.htm#punto1

BACK