DA COSA DERIVA "BEAT"

La parola Beat fu usata dopo la II Guerra Mondiale, soprattutto dai musicisti jazz e dagli hipsters, come termine slang che significava "senza lavoro e senza una lira", o al verde. Nel linguaggio jazz la parola Beat viene usata per sostituire la parola Swing, alla fine della sua epoca, e, riferita ad un musicista o ad un’esecuzione jazzistica, col significato di possedere un autentico senso del ritmo. Beat era un termine molto usato soprattutto in Times Square a New York, ritrovo di giovani che vivevano di espedienti e voleva dire "senza soldi e senza un posto dove andare", oppure si usava con il significato di esausto, che ha toccato il fondo del mondo e da lì guarda fuori o in alto, insonne, con gli occhi ben aperti, percettivo, respinto dalla società, che non ha nessuno su cui contare, conoscitore della vita di strada. Beat voleva anche dire finito, compiuto nella notte buia dell’anima o nella nebbia del non sapere. In molti ambienti Beat quindi era interpretato col senso di svuotato, esausto e al tempo stesso aperto e ricettivo alla visione, perché in una condizione di estrema stanchezza fisica, la psiche abbassa tutte le difese, indebolendo il superio e dando libero arbitrio alla percezione istintuale.Un terzo significato della parola, con "beatifico", fu formulato in pubblico da Kerouac nel 1959 per contrastare l’abuso del termine nei media dove veniva interpretato come "battuto", "finito", "un perdente", senza includere l’aspetto di umile intelligenza.Kerouac cercò di indicare il senso corretto della parola, sottolineandone il nesso con parole come "beatitudine" e "beatifico". I media, sopraffatti dal fenomeno beat, cercavano d’inserirlo in una logica di consumo. Infatti un brillante giornalista di San Francisco Herb Caen fuse la parola beat con la parola Sputnik in "beatnik". Egli venne ispirato dalla contemporaneità in quell’attimo del ’57 dall’uscita di "on the road", che riscosse un enorme successo e dal lancio nello spazio del primo satellite artificiale sovietico. I due eventi avevano in comune la capacità di minare la sicurezza della routine familiare della borghesia americana, sia dal punto di vista psicologico che fisico. Caen realizzò un coktail semantico a base di giovani marginali americani e del genio aeronautico sovietico. Il termine beatnik infatti piacque molto ai "regolari" di tutto il mondo, ma infastidì non poco i Beat della I, II e III generazione. A questi non va di essere identificati in un gruppo, poiché percepiscono il rischio di essere trasformati in oggetti di consumo.

Da : http://web.tiscali.it/ecasale/da_cosa_deriva_beat.htm

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