Da alcuni mesi, su molte riviste specializzate, compaiono articoli sulla
Base Atlantica di Bordeaux. Ricordo un bellissimo articolo di Sirotti,
credo del ’94, poi, a parte qualche citazione, la mia memoria non trattiene
altro.
Recentemente, invece, le segnalazioni si susseguono con periodicità
e costanza: lo stesso Sirotti torna sull’ argomento per descrivere i francobolli
soprastampati della Base, e prima di lui un altro grande della filatelia,
nella prefazione ad un noto catalogo di vendita, torna sullo stesso argomento
trattandone, per me, “benevolmente” a fronte delle numerose critiche di
filatelismo di tali “emissioni”.
La cosa strana è che, insieme alle rievocazioni, sono apparsi
su numerosi cataloghi d’asta e di vendita, tantissimi pezzi, dai francobolli
nuovi agli usati, alle varietà, alle buste, viaggiate e non.
I prezzi? Atlantici!
Fino a qualche tempo fa, una busta busta spedita dalla Base con su
i soprastampati, mediamente, si trovava a 150-200.000 lire. Ora ci vuole
un milioncino o più.
Voglio tralasciare però l’aspetto economico dell’ argomento,
per soffermarmi su quello storico-postale.
Mi scuso se quanto dirò è conosciuto già; ma,
per fare le mie considerazioni, devo necessariamente ricorrere ad una premessa
storica.
La Base Atlantica di Bordeaux (o “Betasom”) ebbe origine da un accordo
italo-germanico che prevedeva, fra l’altro, la costituzione di un’ area,
presso il porto di Bordeaux, destinata alle operazioni dei sommergibili
in Atlantico.
Venne aperta il 30 agosto 1940 (e non il 1° settembre, come afferma
un noto filatelista) e cominciò a funzionare il mese successivo
con l’ arrivo dei primi sommergibili.
Dipendeva logisticamente dal Comando di Supermarina Italiano, mentre
dal punto di vista operativo richiedeva l’ autorizzazione del Comando Tedesco.
In funzione di appoggio per i comandi e i vari equipaggi, venne usato
il piroscafo francese De Grasse su cui vennero posti uffici, magazzini,
depositi, infermeria, tipografia, ecc..
Successivamente, con funzione di alloggio, fu adoperato il piroscafo
tedesco Usaramo.
La sera dell’ 8 settembre ’43 il comandante della Base , Enzo
Grossi, ebbe notizia dell’ armistizio e, con essa, l’ ordine di distruggere
i sommergibili italiani e di chiedere poi ai tedeschi i mezzi per rientrare
in Italia.
Di fronte a questa ridicola imposizione (ve li immaginate i tedeschi
che accompagnano gli ex alleati in patria, dopo che hanno distrutto i mezzi
navali?), che il Grossi giustamente disattese, egli cercò di far
confluire a Bordeaux i marinai italiani che si trovavano in Francia e Germania,
nonché i figli di emigrati, che formarono il gruppo dei “Volontari
di Francia”, poi aggregati alla X MAS di Borghese.
A Betasom affluirono, tra il Settembre ed il Dicembre del ’43, circa
20.000 italiani, molti dei quali vennero poi rimpatriati.
Nel settembre del ’43 la Base prese il nome di “Base Atlantica dell
‘ Italia Repubblicana”.
LA POSTA NELLA BASE
All’inizio la corrispondenza veniva inoltrata tramite la Feldpost tedesca,
transitando dal centro Marina di Roma, dove era sottoposta a censura.
Dalla fine di settembre del ’40 la posta prese il bollo della R. NAVE
MALASPINA (fig. 1) , mentre il mittente poneva come indirizzo “Base B (o
BX) Min. Marina”.
In ottobre l’ ufficio postale fu dotato del bollo “XI GRUPPO SOMMERGIBILI”
(fig. 2) usato fino al novembre 1942.
I primi francobolli comparvero nella Base alla fine dell’ ottobre del
’40.
Nel maggio del ’42 fu approntato un bollo con dicitura “FORZE SUBACQUEE
ITALIANE IN ATLANTICO” (fig. 3), con stemma e fasci, cui nell’ agosto del
’43 venne scalpellato l’ anno dell’ era fascista (fig. 4).
La posta inoltrata in corrispondenza dell’ armistizio venne bloccata
e poi inviata al controllo della censura tedesca, giungendo a destino dal
gennaio ’44 in poi.
Successivamente, e fino al giugno ’44, pare che la posta venisse trasportata
da soldati italiani diretti a La Spezia, consegnata agli uffici di posta
civile, e da questi inoltrata a destino.
Il recapito del mittente era “Feldpost 28986”.
Sulle corrispondenze provenienti dalla Base sono presenti, in questo
periodo, i bolli postali di Muggiano, La Spezia e Genova (fig. 5).
Fino al febbraio del ’44, i francobolli vennero annullati dagli uffici
di posta civile surriferiti; dal 17/2 compare invece il bollo della Base
con lo stemma scalpellato e l’ anno dell’ e.f. ripristinato (fig. 6).
Dal marzo del ’44 il recapito del mittente divenne “Betasom – P.d.C.
781”.
Dal 20/5/44 il mittente indicava come recapito la Feldpost 85701 e
la corrispondenza della Base era inoltrata tramite FeldPost con censura
solo tedesca.
L’ultima missiva conosciuta è dell’ 11/7/44.
I FRANCOBOLLI SOPRASTAMPATI
Alla fine dell’ ottobre ’43 si decise di soprastampare i francobolli
giacenti con diciture più consone al nuovo status (RSI).
A giustificare ciò sono noti due atti:
a) l’ ordine del giorno nr. 148 bis dell’ 1/11/43 a firma di Enzo Grossi
, comandante;
b) il nr. 29A del 31/1/44 firmato Ferdinando Corsi, vicecomandante.
Sono noti tre tipi di soprastampe. Due tipografiche, eseguite nella
Base, che recano la dicitura “Italia Repubblicana Fascista Base Atlantica”,
una su quattro righe, l’ altra su cinque righe (figg. 8 e 9). La terza
soprastampa, “Repubblica Sociale Italiana Base Atlantica” venne litografata
presso la tipografia Oliveaux di Bordeaux (fig. 10).
Furono soprastampati i valori della serie Imperiale in centesimi, tra
il 5 ed il 50, e quelli con appendice “Propaganda di Guerra” dal 25 al
50 centesimi, per un totale complessivo di oltre 210.000 francobolli.
CONSIDERAZIONI STORICO-POSTALI
Un aspetto postale particolare nella corrispondenza da Betasom dopo
l’ armistizio, e fino al maggio ’44, è che questa risulta quasi
tutta affrancata, mentre già dal dicembre ’43 la corrispondenza
ordinaria dei militari in RSI godeva di franchigia (e dicendo questo, dis-
sento da un grande filatelista che scrive, e cito testualmente:”
….fino all’ aprile del ’44 il sistema delle franchigie restò legato
alle vecchie norme, ovvero alle 4 speciali cartoline più un biglietto
…… che però dopo l’ 8 settembre non furono più stampati”).
In realtà il bollo in dotazione a Betasom sarebbe di per sé
stato sufficiente a determinare l’esenzione dall’ affrancatura.
Alcuni “esperti” spiegano l’ incongruenza con la possibilità
che a Betasom la notizia dell’ esenzione non sia mai giunta.
Sarà .., ma la storia insegna che nella vita militare, come
in quella civile, le norme favorevoli sono sempre state prontamente recepite
e applicate; sono quelle sfavorevoli ad essere spesso dimenticate, tralasciate
o …misconosciute.
Altro aspetto non trascurabile nella storia postale della Base: le
corrispondenze dall’ armistizio al 16/2/44, nonostante il bollo in dotazione,
recano solo bolli di posta civile ligure.
Un elemento di perplessità sta nel fatto che i militari di ritorno
dalla Base avrebbero potuto usare, e lo fecero certamente, altre strade
oltre quella francese meridionale fino alla Liguria: ad esempio via Parigi,
Alsazia, Germania meridionale e Brennero.
Mi pare strano che i bolli di posta civile italiana siano di sole tre
città liguri.
Ma a questo i grandi filatelisti obiettano che la strada della corrispondenza
era quella dei marinai che confluivano nella X MAS di La Spezia. Sarà
….
A parte questo, ci sembrano per lo meno “improprie” queste missive,
giunte in Italia con mezzi non postali, consegnate alla posta affrancate
con valori discutibili (ne parlerò dopo), e accettate, nonostante
tutto, per il tratto restante al destino.
Finalmente, dal 17/2/44 le corrispondenze da Betasom presentano il
bollo della Base, per di più obliterante i francobolli.
Si tratta quindi di lettere spedite dalla Base, affrancate inutilmente,
trasportate in Italia con vettori non postali, e affidate per il tratto
finale alla posta civile di tre località italiane, e non altre.
E chi più ne ha …
Ma i grandi filatelisti considerano i soldati vettori postali “d’ emergenza”,
e il tutto diviene giustificabile sul piano storico-postale.
Un altro aspetto a me non ben chiaro è il seguente: dall’ armistizio
in poi, il mittente della Base dava come recapito, prima la Feldpost 28986
(Uff. Tedesco di collegamento, sito a Betasom), poi dal marzo ’44
la Posta da Campo 781 (sita a La Spezia), infine dal 20/5 la Feldpost 85071
(I Divisione Italiana di Marina).
Ebbene, nonostante il Comando tedesco concedesse agli italiani l’uso
della Feldpost, si conoscono pochissime lettere con i bolli specifici,
mentre tutta la corrispondenza ritrovata risulta inoltrata in Italia
per la via civile ligure.
I grandi filatelisti dicono che, attraverso questo percorso, la posta
impiegava non più di cinque giorni per giungere in Italia, mentre
i canali militari non offrivano celerità e sicurezza d’ inoltro
e arrivo.
Si, può essere.
Passiamo allora ai francobolli soprastampati, il cui numero supera
le 200.000 unità (cifre ufficiali, ma si dice che siano di più).
Certo, non sono le emissioni “a milioni” dei francobolli ufficiali
della RSI o del Regno del Sud; ma non dimentichiamo che qui si tratta di
“stati”, mentre i soprastampati Base Atlantica erano destinati al personale.
No, dirà qualcuno. Dalla Base, dopo l’ 8/9/43, transitarono
più di 20.000 persone!
E’ vero, ma non tutti in una volta, e molti stazionarono per pochissimo
tempo.
Eppoi, quand’ anche fosse, chi di questi scriveva? Chi aveva diritto
all’ acquisto dei francobolli? Chi poteva godere dell’ inoltro della corrispondenza
per i canali “inusuali” già detti? Mistero!
Veniamo ora alla liceità di questi francobolli che vennero soprastampati
in seguito a due ORDINI DEL GIORNO del Comando Base e che furono TOLLERATI
dalle varie Amministrazioni della RSI.
Che significa tollerati? Agli albori del mio superficiale impegno filatelico,
mi divertivo a spedirmi delle buste affrancate nei modi più strani
e fantasiosi: valori pluriframmentati (sono riuscito a fare un francobollo
con otto pezzetti di otto diversi), esteri, scaduti da cinquant’ anni,
o marche da bollo, ritagli di giornali, vignette umoristiche, etc.
Ebbene, nel 90% dei casi mi è andata bene: annullo postale e
arrivo a casa.
Conservo ancora tutto, come souvenir, ma l’ ultima cosa che mi viene
di pensare e che le mie affrancature siano state “tollerate”.
E, a proposito di tolleranza, per sfizio mi sono messo a leggere il
Regolamento Postale del Regno che non mi pare, nella parte in esame, essere
stato abolito in RSI e neanche nella Base di Bordeaux.
Ho trovato 5 articoletti di cui trascriverò solo quanto serve:
- art 238: “ …l’ istituzione, la soppressione e la modificazione di
tipi e specie delle carte valori postali sono disposte con decreto ministeriale
….”;
- art. 239:” L’ emissione di carte valori postali per commemorare o
celebrare avvenimenti … è autorizzata con Decreto Reale, sentito
il Consiglio dei Ministri ….. L’ emissione è a cura esclusiva dello
Stato senza ingerenza degli enti o Comitati promotori ….”;
- art. 240:” La vendita di francobolli.. … è fatta da tutti
gli uffici postali. La rivendita è fatta dagli spacciatori di generi
del monopolio ….., ma può anche essere affidata ad altri, mediante
autorizzazione dell’ Amministrazione Postale …. .E’ vietato a venditori
o rivenditori … di vendere o rivendere a prezzi diversi da quelli
nominali o in uno stato diverso da quello in cui sono provveduti dall’
Amministrazione Postale …”;
- art. 241:” Le carte valori si vendono non bollate, è vietato
agli uffici postali di porre il bollo su quelle che non siano adoperate
per francatura di spedizioni …”;
- art. 242:” Le carte valori debbono essere adoperate nello stato in
cui sono provvedute dall’ Amministrazione …”.
Si può dire allora che:
a) Le soprastampe dei francobolli della Base Atlantica sono private
e non autorizzate da alcun organo preposto per legge;
b) I francobolli con effigie reale vennero posti fuori corso in RSI
a partire dal 15/3/44, ma non è difficile reperire materiale non
soprastampato, regolarmente viaggiato e non tassato, per tutto il ’44 e
anche oltre;
c) Le soprastampe della Base di Bordeaux interessano anche francobolli
senza l’ effigie reale … e, fra l’ altro e purtroppo, sono regolarmente
classificate nei più importanti cataloghi italiani.
d) Per gran parte del loro periodo d’ uso, l’ affrancatura non era
necessaria, i valori furono quindi inutilmente usati, cioè sono
nulli dal punto di vista postale;
e) La manomissione dei francobolli, non autorizzata, essendo illegittima,
ne invalida il significato e il valore, non giustificandone quindi, l’
uso postale.
Allora, se ne escludiamo il significato e il valore postale, quale definizione
si può dare di questi oggetti?
Proviamo a darne qualcuna:
1) Furono messaggi patriottici o nostalgici o orgogliosi souvenir o
veicoli pubblicitari o un modo di ingraziarsi il Comando Tedesco, assai
irritato e diffidente dall’ armistizio in poi;
2) Furono strumenti filatelici: corre voce che il comandante e molti
suoi collaboratori fossero buoni collezionisti, inoltre sono note tantissime
buste non viaggiate, con annullo del novembre ’43, affrancate con soprastampati
annullati col bollo della Base senza stemma ma con anno dell’ E.F.; è
ormai accertato poi, che esistono in circolazione molti sovrastampati di
francobolli mai giunti alla Base; esistono poi, moltissime varietà,
alcune fantasiose e creative.
Se volessimo dare a questi oggetti una veste storico-postale, dovremmo
allora scrivere un nuovo capitolo: “Storia postale della filatelia”.
E questo può anche andar bene : quante splendide assicurate,
indirizzate o spedite dai vari “noti e famosi” filatelisti ed esperti,
con affrancature roboanti entrerebbero di dirtto in questo campo? E che
dire delle lettere che ci spediamo noi, filatelisti dei vari circoli e
non? Anche le nostre, con quelle belle affrancature multicolori,
valori gemelli, miste, ecc. avrebbero il loro giusto posto nel filatelismo
della storia postale.
Ma c’è una differenza coi soprastampati della Base: le nostre
lettere sono certamente viaggiate per posta, sono in tariffa e, soprattutto,
i francobolli sono buoni e in corso.
3) Mettendo da parte il valore storico-postale, quello pubblicitario,
patriottico o filatelico dei soprastampati di Bordeaux, non si può
tuttavia disconoscere il loro interesse storico.
Certo, siamo d’accordo, ma se questo è, allora tutto può
essere comsiderato storia.
Tutto è storia: anche il mio ultimo incontro carnale, risalente
a circa vent’ anni fa, che, pur breve, fu per me importante e indimenticabile
….. ma a chi può importare?
Francesco Grandinetti